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[GDR] La pelle che abito

Grevius
Mentre l'ennesimo sole calava oltre il mare per poter sorgere nel lato oscuro della Terra, mi ritrovai fra le mani la maschera di me stesso quando più non fui.

La vistosa crepa che irregolare si faceva strada dal naso alla fronte, pareva un sorriso distorto.
Toccai la bocca legnosa e gli occhi vuoti, per assicurarmi che non ci fosse più nemmeno un alito di vita.


La gettai nel fuoco stanco di tanta pietà, e la guardai trasformarsi in cenere.
Affascinante magia di Logos.


Senza maschera potevo vedere e riconoscere coloro che portavano ancora la propria.
Mille mascherai vicini a noi; tanti sorridevano, altri sobillavano, alcuni parlavano di nulla... sussurri nascosti nell'ombra.

Tornò normalità in quel di Genova.
E quando la normalità iniziò a soffiare da nord, portò il tempo di partire.

_________________
--_ombra











La sensazione equivale a una notte senza stelle,anche loro tramontate come il sole,una maledizione continua che non cessa di esistere...
piccoli rumori..dalle tenebre un fuoco nero brucia












un lupo grida verso l'ombra della luna che in questa notte non splende, è tetra,fa paura.




una reazione mistica, l'amore, la vita, la morte...
eppure sono li, quelle streghe che danzano attorno ad un fuoco, un fuoco enorme,nero..



















Il suo calore espande uno spirito di tristezza, un velo, una corda, un legame!



Quell'amore che non ha confini, un amore difficile, un amore tanto lontano quanto vicino, un amore forte destinato a bruciare, destinato a scolpire un cuore, destinato a ............... rimanere nel buio o sparire






















confusione..


streghe,stelle,amore...dov'è tutto questo?


















la testa alta verso il cielo,gli occhi socchiusi, il palmo delle mani verso l'alto, una lacrima che scorre sul viso..

Nemmeno oggi piove...rimarrò qui, ancora per poco.Buonanotte



......






Morphea





Il vento freddo del nord ha cominciato a soffiare, il cielo ha perso i suoi colori..." ed è tempo di partire..."







Spesso la gente si illude d'amare o d'essere amata... ed intanto rincorre gli ori e la fama, perdendosi nel nulla, diventando cieca e sorda pur di non vedere ciò che la realtà trapela.






Sono in grado d'amare?



Non c'è giorno di questa miserabile vita in cui non me lo sia chiesto, ed ogni volta la mia risposta è sempre stata la stessa.



No! Non lo so fare... non so cosa sia...




Spesso mi hanno chiesto quanti fossero gli uomini che m'avessero amata, e se avessi dovuto rispondere in funzione di tutti quelli che me l'hanno sussurrato, urlato, scritto o taciuto.... avrei dovuto rispondere che ne sono stati tanti, eppure ognuno di loro, non viveva altro che nell'illusione d'amore.
Lo leggevo nelle loro parole, nella gioia di un bacio rubato, o nel piacere della carne... ma mai nei loro occhi, nei loro gesti o nella sola stretta di un abbraccio.
E chi di loro ha mai baciato la mia anima?
Chi avrebbe mai potuto farlo se io non ne posseggo alcuna?
E senz'anima come avrei mai potuto amare solo uno di loro?





No! Non ne ho alcuna.
No! Non sono mai stata in grado d'amare.






Se ne avessi una, soltanto una, sarebbe straziata e condannata alle pene dell'Inferno fino alla fine dei miei giorni... e le fiamme che vedo non hanno spiegazione alcuna.








A volte credo di non amare neppure i miei figli.
Li lascio spesso soli e non me ne occupo... potrei fargli più male restandogli accanto.
Li ho stretti spesso fra le braccia, col distacco che c'è tra la luna e la terra... per paura di bruciarli col calore della pelle che abito e che mai m'appartiene.





Troppe maschere ho visto sui volti d'alcuni, per poter credere a ciò che dicessero... e il respiro m'è mancato, quasi a soffocarmi, neppure fossi io a nasconderci il viso.





E così annuso il sapore delle cose, spesso senza sentire alcun odore.
E così spesso poggio due mani invisibili sulle orecchie, per non ascoltare... perchè altro non sono che frasi vuote e senza corpo, sciocche e senza senso, che altro non hanno che il sapore del nulla... eppure son canti intonati da muse e sirene.




Ho chiuso gli occhi, e ho tirato un respiro profondo, per poi lasciarlo andare via.









Io come voi sono stata sorpresa
mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d'amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli.

A.M.










Così stamattina ho aperto quella porta.



Ho indossato il mio sorriso migliore e salutato ognuno.


Ho visto il grigiore calare sul volto di Kratos.
Ho visto la speranza vana di un ritorno, nelle parole di Ro.
Ho ascoltato un'inaspettata favola di Selene.
Ho visto Lilih. asciugarsi una lacrima, quando le ho assicurato che prima o poi ci saremmo riviste, pur sapendo che forse non accadrà... e la tristezza calare sul volto di Num.
Ho ascoltato l'urlo di dissenso di Deste, quando gli ho detto "Vecio... non potrò più leggere nessuno dei tuoi tomi, perchè mollo gli ormeggi.." e l'ho visto sbattere la porta, senza che facesse più ritorno.
Ho fatto fatica a non rispondere alle domande di Ardo, che insistente mi chiedeva cosa avrei fatto di così diverso altrove, da non poterlo fare lì dov'ero.
Non ho dovuto far fatica a sottrarmi al baciamano profumoso del Conte Babj, nello sguardo severo del "nonno" Marchese, della pignola Clo o del Carrozzone e del figlio Carrozzino... e del finto burbero Vit.




Ho fatto fatica ad indossare il mio sorriso migliore e salutato ognuno, ingoiando a forza quello che d'incorporeo mi s'era bloccato nella gola.





Così, mentre muovo un passo dietro l'altro e avanzo verso il porto... sento ancora la marcia dei soldati diretti in Cattedrale, e vedo, come fosse ora, passarmi accanto una carrozza preceduta da un destriero nero... nell'ombra di una notte come tante altre.











E senza voltarmi indietro, sorridendo, calpesto la banchina scivolosa sotto la pioggia e mi ripeto...
"No! Non so farlo e non ho mai saputo amare..."









--_ombra


















Chi conosce bene la vita ed il mondo, sa che le donne non si mettono volentieri sul delicato lor petto il cilicio di un vero amore.
Chi nega l'amore è un pazzo poichè non ha mai conosciuta la potenza, non è mai vissuto in modo completo, non è mai stato travolto da quel turbine impetuoso, che trascina con sé le più belle intelligenze, le coscienze più oneste, seminando cadaveri lungo la via...
Ciascuno di noi, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama, la finestra diventa uno specchio; qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo,diventa parte di te, è amore.
Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male.
Coloro che amano dovrebbero stare spesso silenziosi...


















a volte ti domandano:

"come sai che ti ama?"
perchè conosce la parte peggiore di me




















il cielo è cupo, il vento soffia verso nord-ovest direzione mare
"amico mio, l'esercito si sta preparando, la fanteria è pronta raggiungiamo le forze armate, non vorremmo farci trovare impreparati agli ordini!"



...





sia mai, prepariamoci, prima che il vento spazzi via tutto
Morphea



E' salita la marea stanotte.



La carena batteva sulla palafitta della banchina, spinta a forza dalle acque in burrasca.
Ho controllato più volte che gli ormeggi fossero saldi e le vele accuratamente ammainate.
Fin quando tutti non saranno a bordo, mi sarà impossibile prendere il largo... poco mi cambia che sia oggi o domani, o un altro giorno ancora; poco mi cambia quale sarà la meta che vorranno raggiungere, basta che sia lontano da qui.




Non ho chiuso occhio tutta la notte, e alle prime luci dell'alba sono corsa sul ponte... sotto la pioggia battente, e, senza far a tempo a sporgermi, ho vomitato anche l'anima...




ahahahahahah ma io non ce l'ho un'anima....
, ho pensato quando, rialzandomi, mettevo in ordine le ciocche di capelli fuori posto e zuppe d'acqua.



E poi ho sentito una voce a me familiare.




"Sto pensando se venire un po' con voi...partiirei tra qualche giorno però. Problemi eventualmente per i tuoi?"



Ho cominciato a ridere per l'imbarazzo, pensando alle scena a cui aveva sicuramente assistito pochi istanti prima.


" Che ..zzo ridi?"

E senza riuscire a fermarmi....

" ...ancora?"

" Stai messo peggio di me...."

" Abbastanza. Ti raggiungerei con un'altra nave, ma non prima di... "

" Ma se venissi a piedi? "

" No, vengo in nave... e poi perchè a piedi?"

"Boh... per evitare di farti rimanere bloccato in un porto"

"Ma ci sarà posto al porto?"

"Bella domanda"
e dopo aver tentennato per qualche istante " hey... oggi mi sarei imbarcata comuque..."

" Come mai non sei ancora partita? in castigo?"

" Diciamo di sì ahah..."
ed improvvisamente sono ritornata seria Per evitare di aver ripensamenti..."

"Io non capisco..."

"Eh lo so... non lo pretendo, ma me ne dovevo andare..."


" Dovevi?"

" Sì, me ne dovevo andare"


" Sembra che hai commesso reati penali... "

" Ahahahah macchè! Stavolta neppure gli impicci al mercato ho fatto... "

" Da come parli... che è? scappi dall'amore? "

" Mettiamola così... devo solo andare."

" Enigmatica... "

" Ahahahahahahahahahha"


" Devo essere sincero? ... Come al solito... non c'ho capito un ...zzo!"

" Te lo ripeto, anche volendo, non riusciresti, ma, se puoi, scusami... sarebbe come restare senza mutande, ed io proprio non riesco, proprio non riesco a parlarne... "


Ci siamo guardati per pochi istanti negli occhi, in silenzio, poi l'ho visto allontanarsi e scomparire nel buio pesto della pioggia.


Ho poggiato le mani sul parapetto, cercando, invano, l'orizzonte nascosto dalle nubi a dritta.
Non so quante ore siano passate, o se il tempo si sia fermato... sento solo incessante e fastidios0 il suono lontano di campane stonate.





Ardomante
'' Dimenticavo...si scappa sempre da qualcosa...o da qualcuno....''


...la pioggia batteva insistente,e quelle gocce che cadevano parevano lacrime di tristezza...così come triste era la sua anima.

Si allontanò dalla banchina,chiamò il fido Ambroeus...gli diede una lettera..


'' Recapitala a mio fratello Malo....fai presto....''
_________________
Mistic
Una distesa di sabbia simile al deserto...
Un cespuglio arido senza fiori nè frutti...
Nebbia in una città già priva di sole...
Silenzio in un campo dopo una battaglia cruenta...


Ero,probabilmente l'unica,consapevole che lei fosse tutto questo in quel momento.

Sentirle raccontare quanto le era accaduto mi aveva riportata indietro nel tempo.
Un tempo che avevo cercato di dimenticare ma che,puntualmente,mi si riproponeva dinanzi.
Un dolore lancinante misto a delusione era tutto ciò che ricordavo di quel periodo,anche se,ne portavo ancora i segni.


...e il silenzio...fossi stata monaca ne sarebbe uscito un voto niente male.
Mentre io tendevo a chiudermi in me stessa lei si dava alla fuga.

Esaurito il suo racconto non aspettai neanche che me lo dicesse...

"Avverto subito gli altri!" esordii "Domani si parte!Come vuoi che ci dividiamo?"

Scosse le spalle poi iniziò a ridere.
La maschera le si era appena posata sul volto,quella maschera che la rendeva una roccia agli occhi degli altri...quella maschera che,come se fosse una coscienza,le sussurrava che lei non aveva un anima e che chi ne è sprovvisto non può provar dolore e non può amare.

...anche quella maledetta ombra c'era riuscita!

L'oasi all'interno del deserto...
La pioggia fresca dopo un mese di siccità...
Il calore irradiato dal sole...
L'urlo di chi ha appena vinto una battaglia difficile...


Avrei ancora una volta raccolto i cocci e sarei stata per lei tutto questo!
_________________

16 Ottobre 1460
--Ombra_nera


Siedo alle tue spalle.
Scomode queste casse.



Che fai Morph?
Hai voglia di danzare vero?
Lascia il timone e raggiungi il parapetto Morph!




Il mare s'increspa.
Caparbia punti a dritta, tenendo i polsi saldi sul timone.



Vai a prua Morph, la visuale è sfocata.
Le carte navali non illuminano la tua traversata Morph, e la notte è troppo buia Morph.
Sporgiti quel tanto che basta, cosa aspetti?




Lasci la presa e avanzi a prora.
Ho quasi la tentazione di colpirti alle spalle, ma mi hai insegnato che un colpo maestro và dato in pieno petto.



Puoi fare da sola Morph, non è poi così difficile.
E' a pochi passi da te, non vedi che t'attende?
Ha appena spiegato le sue braccia e ti invita a danzare con lei.
Cosa aspetti Morph?
Raggiungila!



E' un battito d'ali ti avvolge.
In una notte senza stelle, sotto la pioggia battente.


Hai vomitato ogni cosa Morph.
E questa notte è come te... senz'anima e senza cielo Morph.
Salta Morph!
Cosa aspetti Morph?



Lei è lì che t'attende e tu lì che attendi lei.


Salta Morph!



Morphea



Addormentarsi per sfinimento attaccati al timone, con la nave ancora ferma in porto, nella convinzione di aver preso già il largo, direi che sia una visione, pressocchè irrequieta, di uno scenario già scritto e senza alcuna trama.



E così quando riaprii gli occhi, sotto l'ira saettante e uggiosa di Giove, il vento sferzante di Eolo, e delle acqua salmastri gonfie dell'insofferenza di Nettuno, mi accorsi che la carena si stava imbattendo in una serie di testate violente contro la banchina.... e non solo.
Me li ritrovai tutti e quattro davanti, uno di fianco all'altro, fradici e sgomenti, che mi fissavano silenziosi. Non c'era modo che, in quel buio pesto, li distinguessi gli uni dagli altri, ma che vedessi, nitido e tagliente, il bianco dei loro occhi.... sì!








" Mollate gli ormeggi... si salpa!"
" Ma... "
" Nessun ma, fate quello che vi ho detto... è ora di prendere il largo!"











Sentivo addosso i loro sguardi pietosi.
Li sentivo ad ogni respiro e ad ogni battito di ciglia; ed ogni qual volta che il mare si increspava, innalzandosi affamato, sopra le nostre teste, per inghiottirci, li vedevo tremare... nel timore che gli andassi incontro, per soddisfare la voracità con cui spalancava le sue acquose fauci.





A notte fonda finalmente scivolarono sotto coperta.

















Non ero sola...





Mi abbandonai alla veglia del nulla assoluto che mi circondava e che si insinuava, a poco a poco, nelle ossa, approfittando delle staffilate del vento.





Mi trovai a prua, d'improvviso, a fissare le sue ali spiegate.





" Salta Morph!"





Tesi il braccio in avanti per afferrarla.





Non ero sola.................





" non se lo meritano "





Piansi fino al timone ogni singola lacrima che avessi in corpo... in quella notte senz'anima e senza cielo.





.... e senza stelle puntai a dritta....

















... ancora una volta!




Ardomante
Fidelis 19 dicembre 1459


L'ultima volta che vi aveva messo piede era stato per il bombardamento a Spezia...la nave era stata perfettamente riparate...nessun segno della battaglia.
La Brilloca non era più in porto...si diresse verso la propria cabina,spartana,solo una branda ed uno scrittoio....


'' Comandante....felice di vedervi a bordo''

Era il fido Ambroeus....tra le mani una missiva...sul suo volto molta tristezza


''Questa è per voi....''


Prese la missiva,riconobbe i sigilli,la apri'...
Poche parole...senza dir nulla sali' sul ponte della nave....nel cielo splendeva il sole....il vento soffiava verso sud e si sarebbe portato con se quelle poche parole...perche' le parole se le porta via il vento
Lancio' la missiva dal ponte...pochi secondi ed era già lontana


''Ambroeus...vado a controllare che tutto sia a posto...appena arriva l'equipaggio conducilo verso le loro cabine...più tardi li riunirò sul ponte..''
_________________
Ardomante
''Generale...l'equipaggio è pronto sul ponte comando..''

'' Grazie Ambroeus....pochi minuti e arrivo...finisco un lavoro..''

Terminato di tracciare la rotta sulla cartina nautica di MR Groar salì sul ponte comando.
Vivi ed una giovane donna lo attendevano impettite...le osservò attentamente...poi volse lo sguardo verso il fido Ambroeus...gli si avvicinò e gli sussurrò...


'' Scusa...ma...il resto dell'equipaggio...dove si trova...? ''


Il servitore abbassò timorosamente lo sguardo,poi lo volse verso la banchina del porto,ed improvvisamente un sorriso di tranquillità tornò sul suo volto.Puntò il dito verso il pontile richiamando a gran voce l'attenzionde del comandante..


'' Generale,guardate là,Messere Ocosang sta arrivando... di corsa ''

L'uomo stava affannosamente correndo verso la nave...inciampò due o tre volte...poi salito sulla nave cadde rovinosamente rotolando fino ai piedi del comandante.Ancora straziato dal fiatone si sollevò faticosamenteda terra,e si rivolse al comandante che a sua volta lo stava fissando...sbigottito..?...dai su...diciamo sbigottito..ma probabilmente anche molto incazzato...

'' Comandante...(pausa fiatone)...mi deve...(altra pausa fiatone piegato in due)..scusare il ritardo...''


Fu subito interroto col solo sguardo fulminante del comandante.'' Messer Ocosang,la avverto...IO DE-TES-TO I RITARDI...e ora ragiunga i suoi compagni e si metta al lavoro...Ambroeus..Ambroeus...potrei avere la compiacenza di sapere dove si trova Messer Tuben...?....forse che abbia scambiato la sottocoperta con sotto le coperte...?...vai immediatamente da lui e digli che è atteso in cambusa...che non siamo in viaggio di piacere...e che se non si mette in riga appena giunti a destinazione relazionerò mammina...CHIAROOOOOOO ''

Si allontanò dirigendosi verso il timone,a breve sarebbero salpati...Ambroeus lo fermò tenendolo per un braccio...

'' Mi perdoni comandante...ma vostro padre sa...?...''

'' Mio padre non sa...ma capirà...ormai mi conosce...sa quanto mi sto sentendo un leone chiuso in gabbia...e poi penso proprio preferisca un figlio morto avventuriero che uno morto suicida per noia...capirà ''

'' e...mi perdoni ancora...Madonna C...''


Non gli diede il tempo di terminare la frase,girò le spalle e si diressse verso il timone...l'ancora era stata levata,le vele spiegate al vento,finalmente si salpava,la brezza marina gli accarezzava il volto,ora si sentiva felice.
Volse un ultimo sguardo verso la sua Genova,illuminata,e gridò con tutto il fiato che aveva in gola...


'' Adiós a pronto padre... adiós a pronto hermanos y hermanas... amigos... y para te un simple adiós''
_________________
Morphea







Arrivata sotto le coste fiorentine, d'istinto portai la mano alla fronte, per vedere se la scorgessi tra la ressa che mi salutava.
Il braccio mi cadde lungo il fianco, quando la ragione mi riportò alla realtà, facendomi rendere conto che la sua voce non l'avrei più sentita.



Ricevetti notizie della sua morte quando ancora ero in Albania.
Arrivò in quelle terre la notizia che la peste aveva fatto miriadi di vittime in ogni dove.
Quando tornai nelle terre italiche, diverso tempo dopo, compresi che, quella della peste, era stata la motivazione con cui, in molti,avevano cercato di salvare la faccia delle proprie famiglie, più che dei loro cari.
La verità era un'altra.
Nelle piazze di molte città erano stati allestiti roghi, su cui avevano arso, uomini e donne, per stregoneria.
Se fossero stati realmente colpevoli o meno, nessuno lo aveva appurato con certezza... non era stata fatta distinzione tra chi praticava le pratiche magiche, e chi aveva incrociato, inconsapevolmente, la loro strada.
Raccontarono che si camminasse per le piazze tra pire ancora fumanti, tra l'olezzo nauseabondo emanato dalla carne viva ridotta in cenere, così come accade con la selvaggina cotta e lasciata sul fuoco fino a quando il fuoco non si consuma.
Ciò che ne restava veniva riposto ai lati delle strade, in attesa che gli uomini sui carri ci andassero apposta per ripurirle.
Ne conoscevamo molti di quelli che morirono.
Di alcuni giravano voci da tempo, di altri furono trovate le prove, altri ancora la scamparono... di lei tutti avevamo la certezza che fosse innocente.
Ovviamente parlo di noi che la conoscevamo... di altri non ce ne interessammo.

Aveva solo un difetto... era ingenua.

La sua ingenuità l'aveva spesso condotta a mettersi in dei pasticci più grandi di lei, che poi, inevitabilmente, le procuravano grandi sofferenze.
Non si risparmiava mai per nessuno, sempre pronta a tendere la mano a chiunque, senza fare distinzione alcuna... era morta per questo, per la sua ingenuità-
Era una di quelli morti per essersi trovata al momento sbagliato nel posto sbagliato, insieme alla gente sbagliata.

Non mancavo da molto da Piombino, ma quando qualche giorno fa, mi sono ritrovata fuori al porto, in attesa dell'attracco... quella sensazione di vuoto assordante s'è manifestata come un eco in una vallata immensa fra le montagne.
E più restavamo fermi a largo, più quella sensazione cresceva, facendomi ritrovare spesso a fissare la riva come un'ebete, senza alcuna logica.




E come se non bastasse, quando il mozzo è venuto a comunicarci che potevamo dare il via alle manovre d'attracco, m'ha piazzato in mano una pergamena consunta e sgualcita, che ho letto e riletto diverse volte prima di dare le disposizione prima dello sbarco.












Così ho chiamato la ciurma a raccolta e, mentre continuavano a fissarmi con lo stesso sguardo pietoso, ho impartito il nuovo ordine, tenendo lo sguardo basso e andando nervosamente avanti e indietro sul ponte,


" Domani mattina saremo a terra, il giorno dopo salirete a bordo prima che il sole si piazzi nel punto del cielo più alto!"


" E se ci fossero le nuvole? "
domandò uno, impertinente.

Mi fermai, lo fissai, e ripresi a parlare, altalenante tra un punto e l'altro.

" A metà mattinata di dopodomani, dovrete essere a bordo per riprendere il largo."


" Ma non dovevamo fermarci qui per un mese?"


Ancora mi fermai, stringendo nel pugno quel pezzo di carta.

" I programmi sono cambiati! Avete solo il tempo di andare a baldracche, rimettervi in sesto, e di fare scorte."

Mi avvicinai al parapetto guardando verso ovest, evitando accuratamente lo sguardo di Alessia, di Grevius e Parzek.


" Per quanti giorni? E dove siamo dir.... "


Non fece in tempo a concludere la frase, che la voce di Mistic tuonò d'improvviso in quella calma apparente, e nervosa della mia stasi, rivolta all'orizzonte.


" Cosa stringi nel pugno? Di chi è quella missiva? ... e perchè eviti di guardarci negli occhi? "


Tentennai qualche istante, e mi voltai cercando di tenere a freno la lingua.

" Non è questo il momento per parlarne, pensate ad ammainare le vele e cominciamo l'ancoraggio."

Non aggiunse altro, ma quando si avvicinò al timone per dirmi che non restava altro che lanciare le cime, srotolai la pergamena quel tanto che bastava a riconoscere la scrittura di chi me l'aveva spedita.
Il suo sguardo mi trapassò da parte a parte, peggio di quanto non avessero fatto i fulmini nella tempesta che ci aveva accompagnato per tutto il tempo del viaggio, fino alla notte precedente.




E senza indugiare molto, si allontanò silenziosa.







" Bene! Ha solo capito chi me la manda... il peggio è fatto .... "

Dissi tra me e me, provando a convicermi che non l'avrebbe presa, poi, così male....

" ... e che Aristotele mi protegga dalla sua ira funesta!"









Mistic
"Ci sono cose che il destino si propone ostinatamente. Invano gli attraversano la strada la ragione e la virtù, il dovere e tutto ciò che c’è di più sacro; qualcosa deve accadere, che per lui è giusto, che a noi non sembra giusto; e possiamo comportarci come vogliamo, alla fine è lui che vince." [Cit. Affinità elettive Goethe]




Sgranai gli occhi dopo aver fissato solo per qualche istante, il foglio che mi mostrò.
Caddi nel silenzio più profondo.
Mi guardò sperando che mi destassi da quella strana stasi.

Quando sbarcammo mi si affiancò e mi disse cosa ci fosse scritto.
Continuai a starmene in silenzio.

"Dì qualcosa..." esordì ormai stanca di aspettare.
"Ti ha contagiata,sei in pieno delirio!"
"Non sono convinta sia serio..."
"Ma intanto..."
feci cadere lì la frase,continuarla era retorica.

Scricchiolava nervosamente le dita della mano destra e continuava a portare la ciocca di capelli,che le cadeva sulla fronte,indietro.

"Vorrei venissi con me".
"Scordatelo!Non ho intenzione di accompagnarti al patibolo consapevolmente!"
il mio tono di voce fu più duro di quello che avrei voluto, ma non me ne scusai.
"Non puoi abbandonarmi...non tu!"
"Questa volta posso e non credo di dover aggiungere altro, le motivazioni le conosci tutte".
"Sappiamo entrambe di chi parliamo!"
"Non mi riguarda più..."
la fissai un secondo e dopo aver stroto la bocca aggiunsi "e non dovrebbe riguardare più neppure te...ma sicuramente non riguarda più me.Ti rendi conto che non ha senso...?" continuai a lasciare le frasi a metà.
"Forse è semplicemente destino".

Mi aveva appena sferrato un colpo micidiale senza neanche esserne consapevole.
La parte più stupida di me,quella più debole e incline ai sentimentalismi,fu catapultata in un passato che sembrava ormai essere remoto,parte di una pelle che non abitavo più,quando a pronunciare quelle parole non fu lei e soprattutto quando a quelle parole credevo anche io.
Feci un cenno con il capo e andai via non avendo altro da dire.
Camminai per le strade di Piombino,fortunatamente deserte.
Avrei voluto urlare ma non ne ebbi la forza.
Continuai a rimuginare e a cercare un filo che collegasse il passato al presente.
C'era un vento gelido che quasi rigava il viso e che mi aveva fatto perdere la sensibilità alle mani.Decisi di restare chiusa nella stanza, in cui avrei dovuto pernottare.
Lei era lì.

"Cosa pensi?"
"C'è sempre una spiegazione dietro le sue azioni...perchè Ora Morph? perchè non un anno fa? e tu? perchè dovresti?"


Ero terribilmente confusa e arrabbiata,sentivo ribollire il sangue nelle vene.

"Apri la mappa".
"Non ho intenzione di venir lì!"
"Non ti obbligherei mai... ma almeno resta nelle vicinanze, mi aiuterà a sentire meno la tua mancanza."


La studiò per pochi istanti poi piantò il pugnale contrassegnando un punto.

"Diciamo... qui?"

Estrassi il pugnale e lo spostai su un punto più a nord.

"Diciamo qui!"

Rise amaramente.

"Mi stai abbandonando..."
_________________

16 Ottobre 1460
Grevius
"Non potete giudicarla" disse Alessia...

La notizia mi era piombata addosso il pomeriggio stesso, e alla sera mi ritrovai a parlarne con lei.

"Non la sto giudicando, ma non mi va ugualmente" risposi
"E' libera di fare quel che vuole... è adulta, fa quello che sente giusto fare"

Riflettei tutta la notte su quelle parole.
Conoscevo Morphea, sapevo bene qual'era il suo carattere... le sue forze e le sue debolezze. Smisi di dar credito agli impulsi e mi raffreddai pian piano.





Mi risvegliai a mattina inoltrata, forse era mezzogiorno, non ebbi voglia di scoprirlo... non era importante.
Spezzai del pane per placare la fame e scesi sul molo dirigendomi in città.

Il mercato era una miseria, le poche merci presenti erano sparpagliate alla rinfusa, preferii non commentare trattenendo un'imprecazione.
Un mercante cercava invano di vendere il suo latte, facendolo passare per il migliore della zona; passai oltre verso quella città affollata di desolazione.
Mancava tanta gente a Piombino.


Tornarono a farmi compagnia i miei pensieri.
Ebbi paura dei fantasmi del passato, non potevo e non volevo vederli... ma forse era inevitabile.
Scoprii nuovamente che il destino non sarebbe cambiato, la pallida forza degli uomini non poteva nulla nei confronti del Fato... tantomeno quella di un brigante, contro un'orda barbarica.
Ripensai alle tre armate nere che incontrammo lungo il cammino; non c'era molta differenza da allora.

Forse le mie paure si sarebbero compiute ugualmente.
Forse sarebbe stato tutto vano.
Forse avrei potuto creare quella sottile linea che legava il mio mondo a quell'altro.
La realtà dalla mera illusione.


Pensieri nel mare.

_________________
Morphea






Curioso come l'evolversi degli eventi influisca sullo sguardo degli uomini, e quanto l'espressione dei loro volti diventi come l'acqua muta e sorda, di un mare o di un lago, interrotta dal lancio di un sasso, sulla sua superfice piatta.











... e dalla pietà, passarono alla rabbia.













Non sapevo se sorridere o fingere indifferenza, e se esserne soddisfatta o sentirmi definitivamente sconfitta.





Ancora una volta non potevo permettermi di sentirne il peso, e, mai come quel giorno, tra la gente, per le strade di Piombino, il tempo, che intercorre tra il levare del sole e il suo tramonto, mi sembrò così lungo ed interminabile.










Non feci altro che tenere, per tutto il tempo, quel foglio stretto in un pugno, senza leggerlo o riguardarlo; ed in quella stretta di mano il sangue si addensava, trasportato da ogni sorta d'emozione... malevola, maldestra, dubbiosa, sconcertata, perplessa, e più di ogni cosa, pacatamente e controllatamente, entusiasta.











"j te dico che el mi corazon es sujo... y la certeza de arivederse....... "




...................





".......................... datte na mossa!"







La mia attenzione era concentrata su quelle due frasi, di un solo rigo, e io non riuscivo a smettere di ridere.
Era tutto lì.
Tutto quello che mi faceva giocare d'azzardo da tutta una vita, era concentrato in quelle due espressioni, diametralmente opposte, dello stesso doblone d'oro... ehm... d'argento... no... forse di stagno... ahahahahahahahaaaaaaaaaaaa



Forse non avrei trovato nulla...
Forse avrei trovato tutto...



Ma se ti siedi ad un tavolo di poker e sei difronte ad un baro... c'è poco da decidere... o giochi d'azzardo andando a vedere qualsiasi puntata, o ti alzi e te ne vai... ed io mi ci ero seduta da prima che il cartaro distribuisse le carte.


Misti lo sapeva, inutile darle ulteriori spiegazioni, conoscevo il motivo della sua rabbia, e non aveva nulla a che vedere con l'odio o il disprezzo... dagli altri non mi aspettavo ripensamenti, nè li avrei mai pretesi da nessuno di loro... loro non erano lei, e nessuno era mai stato spettatore silenzioso e alienato, così come lei.
E oltre la duchessa, solo un'altra persona avrebbe potuto capirmi... ma non era lì, e prima di guardarlo negli occhi, non avrei mai potuto sapere cosa pensasse esattamente. La fine di quel viaggio avrebbe chiarito molte cose... dovevo solo intraprenderlo.







Prima di partire, però, avevo qualcos'altro da fare.
Sapevo che Falcia s'era rinchiuso in monastero da tempo, e non sarei mai potuta partire senza fargli sapere nulla.
Bussai a quella porta e chiesi di lui.









Attesi.
















Aveva il viso sereno di sempre, e nei suoi occhi continuavo a vedere quello sguardo rassicurante che più s'avvicinava a quello che m'aspettavo da un padre, almeno dal mio.


" Sono venuta a prenderti"
" Non credo uscirò mai più da qui. Ci sono da tempo ormai, e quello che c'è fuori non mi da più gioie nè dolori."









Restai a lungo in silenzio.









" Credo ci sia un ottimo motivo per cui tu debba seguirmi, non credo vorresti perdertelo."


Gli passai il foglio che avevo ancora nel pugno e attesi che lo leggesse.
Alzò lo sguardo, e poi lo riabbassò per rileggere dinuovo quello che gli avevo mostrato.
Poi mi guardò fisso negli occhi, sbigottito come non l'avevo mai visto.



" Mi sono perso qualcosa?"

" Nulla di più di quello che sai. Le nostre strade si sono divise allora e si sono incrociate una volta soltanto per un addio."

" Devo raccogliere le mie cose..."

" Ti aspetto al porto."















Stamattina al sorgere del sole, Piombino spariva nuovamente alle mie spalle.







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