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[GDR] La pelle che abito

Morphea




Di un Miguelitos qualunque... neppure l'ombra...
Il tipo che avevo ribattezzato PaQuitolinos, fortunatamente si era accasato con la Señora che voleva la mia testa, e, entrambi, attendendevano impazienti, col loro bel numeretto ben in vista, nella fila che cominciava da un punto imprecisato della mappa e finiva chissà dove...

" CIO la famosezza" disti alla Duchessa, che era entrata in una sorta di rigoroso mutismo che si esprimeva assai loquacemente in espressioni disarticolate del viso, già ampiamente disastrato dopo l'intervento divino... ma questa è un'altra storia... ed immancabilmente, anche questa volta, non si smentì.

" Comm sì bell'!" esclamai... " qua già le pelotaS si sono abboffateS alquantoS... tu ti stai pure zittaS, e io mi devo solo suicidareS per il sopravventoS di uallariteS cronicaS..."


In tutto questo, la Señora continuava a ripetere
"Usted no debe hablar su idioma"
" Idiot a chi? C'ò dic' a sor't idiota!" ma tanto quella manco mi capiva, per cui lo dissi tra i denti, così a bassa voce che neppure Misti mi sentì, ma, PaQuitolinos, qualcosa del mio commento silenzioso doveva averlo capito, perchè poi le disse..."Pero es inteligente, pone S al final de todas las palabras".Io anche a lui avrei voluto dire..."gente e niente c'ò dic' a frat't, e le ammarri a lui le palpebre", ma ero annoiata... assai annoiata... scUnsUlatissima stavo.

" Maddico io... porcavaccaccia la miserciacciaS... ma a questoS proprio mò lo dovevanoS ingabbiareS? Grrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!"
ringhiai pure... così si mettevano pure più paura, tanta da andarsene e lasciarmi dire tutte le male parole di tutto l'alfabetoS che conoscevo; che poi sarei andata pure a casaccio, visto che lo conoscevo in ordine sparso e a seconda di come mi svegliavo la mattina.
E Aristotele, nonostante tutto, ogni tanto me la faceva concedere una grazia... perchè quelli se ne andaronoS, dove... è meglio non dirlo, ma io mi sfogai... uhhhhh e quanto mi sfogai!
Soprattutto quando ritirandoci nella regale bettola, coi purtusi ( buchi) sotto alle travi di legno, senza finestre "jamurì!", la fame, la peste e la carestia " jamurì doj vot!"... aprendo la porta sfondata, ritrovai una bella missiva con tanto di benvenuto di " un informatore che mi informava" del piacere incommensurabile che i catalani avevano nel sapermi nelle loro terre " jamurì tre volte... e se muori, ti sucuto fino all'inferno e ti struppeo!"

Lo lessi pure ad alta voce, tanto per gradire in due...






Morphea..

governo qui dire che tu es un pirata pericolosa.
Non mi credono quando dico che si può fidare.

.........................................

Progetti che ho parlato no sono possibili ora.
Molti eserciti muoversi qualcosa sta per accadere.
Essere molto attenti per favore.

...............................








Guardai il foglio, guardai Misti... riguardai il foglio, riguardai Misti...




"Miguelitosssssssssssssss se esisti in qualche locoS della CatalunyaSSSS... ti do io il permessoS... pigliaS a mio maritoS per i zilloS e buttalo a mareS!
e dopo l'urlo disumano, mentre mi buttavo sulla balla di fieno puzzolente "... tanto è stato per erroreS... il notaroS s'è sbagliatoS, era solo per l'eredità... l'eredità di che?... jamurì, tu e pure ioS... e so' quattro! Murimm assiem oì... una spesaS..."


Morphea




Tutto era stato riposto accuratamente nelle casse, per essere caricato nei carri.
I cavalli erano ormai sellati e noi pronte ad imboccare la notte.


Il freddo di quei giorni era diventato persino nemico del cuore.


Una lettera aveva ritardato la partenza.


Grev mi annunciava la morte di Falcia, con una lettera.


Tremavo ed un nodo alla gola mi incatenava al dolore.
Mi sentii tremendamente in colpa.


"Se non l'avessi convinto a seguirmi, sarebbe ancora al sicuro tra le pareti di quel Monastero...".
Fu la prima cosa che pensai, gettando nel fuoco quel foglio di carta privo di vita.


Perdevo mio padre.
Era sempre stato questo per me.
Non avevamo lo stesso sangue nelle vene, non una goccia... ma erano i suoi occhi che avevano incontrato i miei, da che memoria mi assisteva, ed era lui che mi soccorreva ogni qual volta ne avessi bisogno.


Non una lacrima, se solo ne avessi versata mezza, ogni ricordo a me caro, sarebbe scivolato via, come tutti gli altri.

"Non ero lì con lui".






Ero stata per ore a guardare fuori, e neppure me ne ero resa conto.




Mi decisi ad informare la sua famiglia, dopo due giorni di mutismo.











Tortosa, 24 Gennaio 1460



" Caro Leone,

a distanza di così tanto tempo, avrei voluto scriverti per motivi ben diversi da quello per cui mi accingo a farlo.

Non credo di riuscire a trovare parole diverse da quelle che userò, per informarti di quanto è accaduto... non credo di averne la forza, nè la voglia.


Falcia è morto.


La sua dipartita mi ha colto di sorpresa. ed io non ho nessuna parola di conforto da offrire.
Vorrei, solo, avervi potuto restituire le sue spoglie mortali, ma non ero con lui.
Sono stata informata dell'accaduto tramite missiva, e so che è stato seppellito sulle coste marsigliesi, nulla più... purtroppo...






Scusami con la tua famiglia Leone... è tutta colpa mia.





Morphea."











Una morsa al petto mi inchiodava alla vita, ed io non ne ero degna.





Morphea




Hai rubato la lana di pecora ai pastori?
ehm... no
Hai matado il figlio del nonno del cugino dell'uomo coi calli?
ehmmm... nono
Hai provato a rovesciare, come solito tuo, il potere costituito?
ehmmmmmm... no.... rincorrevvo solo il mio esposo per farmi portare una gallina.
Ma chi? Il Generalissimo Legio?
Sì! el mi esposo muy hermoso
- che figata il catalano - il piscione, insomma...
Apperò... che te l'ha portato l'ovetto?
Ehhhhhhh come no... è andato a cercare il fienile lui....
E da quando ste cose si trovano in un fienile?
Non te li fare mai i tuoi eh....
I miei che?
Aòòòòòòò ebbastaaaa, ma non vedi come sono messa?
Sei? ....siamo!
Ti pare questo il momento di fa' le pignole?








Strano... questa è solo la tredicesima o quattordicesima volta, ho perso il conto ormai, e stavolta, a differenza delle altre, non l'ho cercata e neppure so perchè sia accaduto.
Me lo sono pure chiesta il perchè, e una risposta ancora non l'ho trovata.

E pensare che s'è scomodato addirittura
El Governator... sto fijo della gemella di quella vacca di mia madre!

Ma questi dagli scranni non si scollano mai, proprio qui doveva succedere?
E allò ditelo che il riferimenti a fatti o persone
NON è puramente casuale, no?


Neppure ai catalani di Tortosa la cosa è piaciuta molto.


C'era Rutger che non se ne capacitava, Fabilla, la moglie, e Kurht provavano a tradurmi tutto quello che diceva la tipa che mi voleva morta, e Bastean che s'è presentato al capezzale, come il Re Magio, tutto felice e sorridente con le sacche d'avena, perchè stavo un'altra volta là.
La testa del Governator voglio, che me ne faccio delle sacche di mais? - e, non perchè non gli fossi grata eh, anzi... ma ho preso le sacche d'avena e le ho buttate ai piedi del letto di Misti
- avrà fame, povera figlia, e dire che qui neppure ci voleva venire - e mentre loro, ancora parlavano, mi sono rigirata dall'altra parte. Chi glielo spiegava a tutta sta gente, che l'unica cosa che mi interessasse, fosse sapere come stesse il piscione, e, soprattutto, dove fosse finito?
Una cosa credo di averla capita, però. Pare che, tra i corpi nella neve, non ci fosse nessuno con le braghe pisciate. Già è qualcosa, no?

Se inizio a capirci, pocopoco, di catalano, ci hanno riportate a Tortosa un gruppo di
puta - così chiamano qui le baldracche - sul loro carro, dopo averci raccattate per strada. Così diceva quella che schiacciava l'unguento, con delle foglie, sulle ferite, ridestandomi così piacevolmente dal calore gelido e avvolgente della morte.



La manoooooooooo......



Amsterdam707


La strada da... da dove? Da lontano, comunque.


La strada da lontano fino a Fonovo è lunga. Un messaggero, non è detto che arrivi vivo in fondo.



Leone ebbe la ventura di ricevere la missiva dalle mani di un vecchio sdentato, di passaggio a Fornovo seduto sul retro di un carretto diretto a Massa.



Lesse le parole vergate sul foglio, e capì con forza crescente che i legami che lo ancoravano alla vita si erano fatti ancora più tenui.



"Dovrò dirlo a Palazzo...." mormorò ad un esterrefatto Rodolfo, che nella stalla si vide arrivare il suo padrone con lo sguardo vuoto, le spalle curve, il passo incerto.



"Sellami un cavallo".




_________________
Legio













I bambini furono i primi a levarsi al mattino per giocare alla guerra.











Avevano detto loro che l'Alcade de Dierna, il terrore della serenissima, uno dei pirati piu feroci,
il conquistatore dell'Arabia ,della mesopotamia e dei ghiacci del nord sarebbe arrivato nella citta'.

I maggiorenti della citta fecero a gara a piazzare i loro figli migliori sulle mura,
la milizia fu rafforzata, le donne piu giovani furono chiuse in casa ,
il sindaco e il nuovo candidato fecero a gara nell'arringare la folla sul pericolo che correva la citta,
e subito dopo corsero a sottane alzate per far mandati al parroco.


In molti nelle taverne scommisero sul numero e la composizione dell'armata che di li' a breve li avrebbe attaccati.

















A mezzodi' una figura a piedi scese lentamente dalla collina che antistava la porta sud.


La guardia fu schierata , gli arceri incoccarono le frecce,
le madri raccattarono i figli dalla strada e li trascinarono veloci nelle case.
Il portone fu sbarrato.
L'alcade locale stava in piedi sulla sommita della torre sud.


Man mano che si avvicinava lo vedevano meglio,
non sembrava un guerriero... forse non erano loro... forse era solo l'avanguardia ,
aveva vesti sporche , indossava pezzi di una vecchia armatura distrutta , non aveva armi, e sopratutto era solo.



" HECHOS RECONOCER HOMBRE !.....¿Quién ERES?! "
urlo' l'Alcade dalle mura.




L'uomo per tutta risposta giunto dinnanzi il portone crollo' prima in ginocchio ,e poi a faccia nella neve.







Ci volle una riunione del consiglio della citta' che duro' parecchie ore per decidere se far entrare quell'uomo oppure no.
intanto lo lasciarono li' tutta la notte,
raddoppiarono le sentinelle e decisero che la neve l'avrebbe fatto muovere o morire assiderato entro il mattino seguente.








La notte non nevico' abbastanza da ucciderlo e all'alba era ancora li' che ansimava di un respiro fetido e gelato.
Mandarono un gruppo di armigeri a prelevarlo, e lo portarono nel refettorio dei frati.



" Perquisitelo, legatelo e fate venire il cerusico....."
comando' l'alcade.



Una volta legato l'alcade si avvicino' all'uomo disteso sul tavolaccio.








" Chi sei? ...."




Quello apri' l' occhio meno gonfio e giro' la testa verso la voce,,
ciocche di capelli incollate al viso gli pendevano secche e attorte,
scruto' con attenzione intorno fino allo stemma della citta' attaccato sopra la porta,
poi schiuse le labbra nere sopra due fila di denti scheggiati e con un sorriso cattivo disse....





" ...... el nuevo gobernador de Catalogna ..."






Poi sputo' un dente e reclino' la testa dall'altro lato.













_________________
Morphea





Un uomo anziano, viene a farmi visita sempre più spesso negli ultimi giorni.
Credo sia un cerusico.
Ha la fronte scandita da solchi profondi e deve avere problemi di vista.
Quando la moglie finisce di martorizzarmi con l'unguento, e lui si china, appoggiando il monocolo all'occhio, aggrotta sempre la fronte.

Ieri è rimasto, ricurvo, a fissare la ferita sul collo, più del solito.
Lo guardavo con la coda dell'occhio, ma non avevo la forza di parlare.
Quando poi ha fatto forza sul bastone, per raddrizzarsi, ho capito che se ne sarebbe andato.


Ho sentito che borbottava con qualcuno nell'altra stanza, ma non capivo cosa si dicessero. E, dopo poco, la donna che si occupa di noi, è arrivata con un pitale colmo d'acqua e uno straccio di lino bianco. Lo ha avvolto più volte su se stesso, ripiegandolo, e dopo averlo immerso nel vaso da notte, ha cominciato a tamponarmi le labbra. Ha fatto lo stesso sul viso e, poi, sul resto del corpo, più e più volte, evitando, meticolosamente, di toccare le ferite.
Avevo freddo e tremavo, ma non mi pare se ne curasse.
Quando ha finito, mi ha sistemato la pellegrina, coprendomi con una grossa coperta di lana di pecora, piegata a doppio.
Il tremore, così, s'è placato... ma avevo ancora freddo.







Oggi, l'uomo anziano e sua moglie, sono tornati.
Lui è stato così carino con me.
Dopo che la moglie ha portato a termine la sua tortura giornaliera, ha tirato fuori dalla borsa, una fiaschetta d'argento. Deve essere proprio un ricco signore, non ne vedevo una così dai tempi di Teramo.
Mi ha sollevato, infilandomi un braccio dietro al collo e, dopo che la moglie l'ha aperta, l'ha avvicinata alla bocca e mi ha fatto cenno di bere.
Che gentile che è stato, l'ha tolta quando l'ho svuotata del tutto.
Doveva essere qualcosa di pregiato, dopo mi sono sentita meglio.

Sentivo il corpo così leggero.
Il soffitto s'è pure abbassato a darmi un bacio sulla fronte, mentre il vento mi ha cantato una nenia così dolce... forse era la voce di mia madre, che tornava a cercarmi.
Qualcuno, però, deve averle detto che l'avrei sgozzata se solo si fosse avvicinata, così dopo un po' ha smesso di cantare.

Anche sua moglie mi aveva portato un regalo, ma lei mi porta sempre cose che mi fanno uno strano effetto.
Ho visto che ha preso, dalla stessa borsa, un barattolo di vetro.
Lo ha aperto e ha tirato fuori delle cose nere, e, se non avessi avuto la vista appannata, avrei giurato che fossero dei vermi con un sacco di zampette, e che me le mettesse sul collo per farmi pizzicare, ma devo essermi sicuramennte sbagliata.... anche perchè, poi, non ricordo più niente. Mi sono addormentata.



Quella ninna nanna era così dolce...




Quando ho riaperto gli occhi, nella stanza non c'era più nessuno.
Misti, però, era ancora nell'altro letto.
















Ho guardato fuori.
Il cielo era terso stanotte, si vedeva la luna e c'erano anche le stelle... ma è ritornato il freddo.
Un freddo che ha poco a che vedere con la pelle che abito.
Quel freddo... io ce l'ho dentro...






Mistic
Ero solita guardare fisso il soffitto.

"Qua gira e rigira...sempre in un letto vado a finì..." iniziai a brontolare.
"No no...non dire neanche mezza parola,in questo momento anche come ti senti potrebbe essere usato contro di te..." continuai il mio monologo sentendomi lo sguardo di Morphea addosso.

Bussarono alla porta.

"No eh...ebbastaaaa con le pezze e sti miscugliiiii...dopo mi sento peggio di primaaaa..." mi lamentai quando vidi la vecchia donna che ci curava,entrare in quella stanza che iniziavo a sentire come una prigione.
"Llegó una carta para ti"
"Eh? che vuole darmi?La carta per andare in bagno?" chiesi a Morphea che ormai era più di là che di qua.
"Seeeeeee..."

Presi la pezza che avevo in fronte e cominciai a sbatterla sul suo braccio,come fosse una frusta.

"Maporcamign...."

E' tornata nel mondo dei vivi.Pensai.

"Vedi che dice la Catalana qui che non capisco."

Dopo una breve serie di parole,per me incomprensibili,mi spiegò che la donna aveva una missiva per me.

"E non poteva dirlo subito?"

Le tesi la mano,sperando capisse il gesto.
Era malandata,sporca e sudicia.
La lessi d'un fiato,poi rimasi a fissarla a lungo.



Le forze mi abbandonano, e sento la morte vicina. Siamo arrivati alla resa dei conti.
Avrei voluto rivederti almeno una volta, ma non sarà possibile...
volevo che Tu sapessi quanto ti ho voluto bene.
Un Amore che porterò per sempre dentro di me: Scusami e perdonami se puoi.
Ogni cosa volge alla fine, ma non finirai Tu, nonostante senta le forze abbandonarmi.
Mi raccomando, comportati bene, io ti osserverò e proteggerò dall'alto.
Infinite grazie e infiniti abbracci.

Addio

P.


"Non cambia..." sbuffai.

Le passai la missiva senza aggiungere parole inutili.
La lesse e quando arrivò alla fine, aggiunse:

" ... mondo crudele - s'è scurdato r'o scriv'r... non mi far ridere, mi fa male tutto"
e mentre la avvolgeva, mi chiese:
"Che gli prende ora? che è successo?"
"Niente che non si possa rimediare!" conclusi e chiusi gli occhi cercando di credere alle mie stesse menzogne.
_________________

16 Ottobre 1460
--Goyo
Il fango pesante della strada rese difficile il mio cammino fino alla porta della casa dei catalani in fondo alla via.
Era una costruzione fatiscente come tante altre, ma più nascosta.

Bussai.
"Tengo de vedér la señorìta..."

Aprì la porta un tizio poco raccomandabile e mi scrutò
"Que' pasa?"

"Soy el Cerusico... tengo de vedér la señorìta"

Finalmente quello mi fece entrare.
Come sempre aspettai fuori dalla stanza per un po' e quando udii il mio nome entrai.

"Buongiorno Goyo" disse la donna mettendosi seduta sul letto, appoggiando la schiena al cuscino.

"Buenas dias Morphea... como te sente las heridas?"

mi guardò strano

"Las feridas..." dissi indicando le fasciature

"Meno male dei primi giorni... poco male" rispose lentamente per farmi capire.

Levai le medicazioni precedenti e le sostituii con delle nuove, aggiungendo delle erbe officinali che sul momento fecero sussultare la donna italiana.



Riposi le mie attrezzature nella bisaccia e la guardai.
"Tengo noticias de Legio..."

La donna, che prima mi guardava con occhi socchiusi, ora li spalancò, segno che la sua attenzione era aumentata di colpo.
"Che notizie hai? Parla Goyo"

"E' vivo ma se trova a Urgell" dissi abbassando la voce istintivamente
"Come fai a sapere questo"
"Tengo un amigo de Urgell, Legio non sa que tu es viva..."
"E' ferito?"
"Esto yo non lo sò, pero si tu vuoi..."

alzò lo sguardo verso di me

"Cosa?"
"Puedo andàr a parlar con ello... si tu vuoi.

tornò il silenzio, mentre le rimettevo le fasciature
Legio






















Lo rimisero in forze perche non rappresentava un pericolo per la citta'.
Anzi fece amicizia con l'Alcade a cui quasi sputo' un dente addosso.
Questi gli disse che odiava Rocaberti quanto lui e cosi' la maggior parte dei cittadini, ma la loro era una citta libera,
e questa era la cosa piu importante.
Ed era importante farla rimanere tale.


L'Alcade gli faceva portare da mangiare e chiacchieravano quasi tutti i giorni.


Ljesus...cosi si chiamava...e col tempo Lecio comprese che era un uomo giusto.


Un giorno si presento' senza la fascia dell'alcade e con la spada alla cintura.
Si sedette gravemente come un uomo stanco .



" Lecio....mi tiempo de alcalde es acabado...."
disse.

"......Voy en guerra contra Rocaberti..........tú estás libre.........Vas!....."







Al cenno dell'alcade un armigero gli porse un fagotto con due pagnotte e indico' un cavallo.







"...tú estás libre...vas................o rimane a combattere con nosotros...."
disse Lijesus con un sorriso.













Lecio si frugo' nervosamente con l'indice tra i capelli sopra la tempia e ne cavo' un pidocchietto bello cicciotto,
ne tasto' bene la consistenza tra le due dita facendolo rotolare,
poi lo avvicino' alla bocca e ne fece sgranocchiare la consistenza tra i canini.














Guardo l'alcade e gli armigeri pallidi sotto la luna,
salto' con un gesto nervoso a cavallo.
Li guardo' piu a lungo del dovuto come un gesto d'amore.
L'unico possibile.
Poi , con lo stesso sorriso cattivo di quando era arrivato ,
volto' le redini e sprono' al galoppo il cavallo verso nord senza piu' voltarsi.






_________________
Morphea






Il parlottare, spesso incomprensibile, fuori da quella porta, iniziava a darmi sui nervi.
E quel pagliericcio, sempre inamidato, mi sembrava sempre di più il tavolaccio di una cella, su avevo la sensazione di essere stata legata, mani e piedi, con corde invisibili.


...ma non c'erano sbarre, nè tavole di legno o capestri ad obbligarmi...







Goyo arrivò puntuale all'imbrunire. Era grazie a lui se potevo annusare il calar del sole e la venuta della notte.
Fece quello che doveva, e mentre riponeva le sue cose nella borsa, mi disse che aveva notizie di Legio.
Qualcosa mi infiammò il petto ed esplose nello sguardo.

"Che notizie hai? Parla Goyo"


"E' vivo ma se trova a Urgell" disse abbassando improvvisamente il tono della voce.


Lui parlava e io riuscivo solo a pensare - vivo...



"Come fai a sapere questo"
"Tengo un amigo de Urgell, Legio non sa que tu es viva..."
"E' ferito?"
"Esto yo non lo sò, pero si tu vuoi..."




Vivo... - alzai lo sguardo verso di lui




"Cosa?"
"Puedo andàr a parlar con ello... si tu vuoi.




Mi ammutolii - vivo... - mentre mi ricopriva le ferite coi bendaggi.




" Qualcuno gli ha detto che ci aspettavano al confine, perchè nel Regno de Valencya, pare sia vietata la caccia alle galline?"



Sì zittì.




" Questi catalani sono sempre più incomprensibili per me"mugugnai fra i denti.








.... vivo






Improvvisamente mi commossi.








"Cirujano, puede pasar conmigo la bacinilla? ...Tengo que orinar...!"























Morphea



Al risveglio c'era
la señora seduta, al centro della stanza, con una rosa rossa fra le mani ed era tutta sorridente. Non sapeva se fosse per me o per Misti, e visto che lei dormiva, ne ho approfittato subito per puntarle il dito contro... tanto a lei 'ste cose piacciono, io proprio non avrei saputo cosa farmene. Neppure le ho chiesto di chi fosse, tant'è che m'ha guardato stranita. Fosse stato un brillocco o dell'oro, avrei saputo bene cosa farmene una volta uscita da qui.

Ma quando sarà fuori da qui?





Sento solo il peso del corpo e dei pensieri, molto più dei secondi che del primo.
Avverto mute le braccia adagiate lungo i fianchi, così come cieca è la sagoma del corpo sotto la coperta di lana... mi stanca anche alzare un braccio per puntare un dito.
E quando Il vento ha preso a soffiare da est, invece di guardare fuori, ho cominciato a fissare il catino dove sono stati messi in ammollo gli stracci intrisi di sangue.










Stasera poi l'ho sentita parlare con suo figlio nell'altra stanza, come sempre a bassa voce, e lui le diceva che erano arrivati altri
"spaghetti" a Tortosa - è così che chiamano gli italici da queste parti. Ancora non ho capito perchè quei due, invece di abbassare il tono della voce, non chiudano la porta... io così li sento lo stesso, e se non è per me, nè per Misti, mi chiedo cosa temano, visto che non mi pare di sentire mai carri da queste parti, se non quello del cerusico e quello del figlio quando esce la mattina presto e rientra a quest'ora.
Comunque... le raccontava che per gli
"spaghetti" - come mi urta questa cosa- il Principe usurpatore ha fatto chiudere le macellerie, perchè dice che così non potranno rimettersi in forze. Ha fatto chiudere anche parecchie panetterie, e pare che quelle che ci sono, vendano il pane a caro prezzo, per non parlare dell'avena che inizia, addirittura, a scarseggiare.
Ha detto anche che Rutger ha avuto autorizzazione dallo stesso Governator a tirare su esercito per proteggere la città da tutti questi pirati e per tenere sotto controllo il confine ovest della Catalunya. Io, di questa cosa, me ne sono parecchio stupita, perchè sembrava fossero nemici giurati, e che lo odiasse visto che el Governator Rucaberti lo ha mandato in esilio diverse volte in passato.




Pare che, tra gli
"spaghetti" ci sia un uomo che se ne và in giro con un'armatura strana, con un grosso pacco sulle parti basse. Mi ha divertito sentire la descrizione che ne faceva il ragazzo, anche perchè ho pensato che potesse essere il zelloso... ma non credo, anche perchè, a distanza di tutto questo tempo, li avrà rimediati du' spicci per comprarsene una nuova.





Mentre loro ancora parlavano, mi sono appisolata... per poco però... perchè quella ha ricominciato con le sue solite domande, e neppure nascondere la testa sotto al cuscino, è servito a qualcosa.





--Goyo
"No me gùsta mucho el tu viso... Tienes un colòr palido..." dissi a Morphea quella mattina, durante la mia visita periodica in quella casa.

"Devi comèr carne!" continuai "Mangiàr carne Morphea...".

Le asciugai la fronte imperlata di sudore con una benda, mentre controllavo la respirazione.
Tentò di dire qualcosa ma era molto stanca.

"Non c'è carne al mercato." disse all'improvviso la sua compagna.

Pensavo dormisse, e invece si era tirata su a sedere.
Lei non aveva ferite molto gravi, però erano comunque serie.

"Como? Donde es la carne!" risposi meravigliato.
"Hanno chiuso le macellerie, non c'è più carne."

Mi grattai la testa.
"Què gobierno de hijos de pu..."
"Goyo!" mi interruppe
"Non imprecare qui dentro! Non servirà a farci avere la carne."

Sospirai e tornai a sistemare le bende di Morphea.
"Escusame Mistic... péro esta situacion no es buena por vosotros, non và bien per voi, capito?"
Mi venne in mente una soluzione.
"Por el momento, te chiedo de mangiàr leche... lattes, y cereales, para sostituir la carne... y dicelo a Morphea."

Annuì silenziosa.

"Mañana... domanes yo rètorno, maximo rìposo."

Mi alzai e mentre sistemavo le mie cose la vidi mettersi una rosa rossa fra i capelli, un tocco di colore in quel momento grigio.
Avrei voluto chiederle dove l'avesse trovata, in Catalogna non crescono così belle, ma mi uscì solamente un sorriso.


Dovevo cercare di rimetterle in forze.
Morphea



Sono venuta su male.

Questo è quello che spesso mi ricordano gli altri.
Io, invece, credo di essermene andata solo in giro da qualche parte... lì fuori.

Ho vissuto cose che in molti non sfioreranno...

Già... sono venuta su male.

Io me ne andavo scalza tra la gente e ascoltavo.
Li vedevo sorridere per la nascita dei loro figli e piangere quando non avevano tozzi di pane raffermo con cui sfamarli.

Ricordo di coloni che assumevano per dodici ducati, perchè non ne avevano neppure per loro stessi e che ci si doveva indebitare per portare la pagnotta a casa, ma che il pezzo di pane lo dividevi con quello che non lo aveva. Oggi si pagano i contadini dodici ducati, ma i coloni hanno per se e per gli altri e nascondono tutto nelle balle di fieno.

Si rubava per fame. Ci si ribellava per questo e non dovevi per forza sfondare porte e portoni, non per potere o perchè si era incapaci e la gente aveva il coraggio di urlartelo contro. Non è un furto o un atto di ribellione a renderti scaltro. Non sono le tasche piene nè uno scettro a salvarti il di dietro.

Eravamo così felici ad andarcene in giro con le pezze attaccate alle chiappe e a menarci a mani nude. Ci bastava una pagnotta di pane, o una sacca d'avena, del pesce o un pezzo di carne, ma ciò che più contava era l'essere liberi e aiutare gli altri a non essere più schiavi.

I nobili erano terrorizzati dalle nostre menti, non da ciò che possedevamo.

Sono venuta su molto male, perchè, ancora oggi, credo che per uccidere qualcuno così, dovresti togliergli la facoltà di pensare o sperare che ceda al potere e allo sfarzo.






Oggi fisso nella direzione del muro che fissavo due giorni fa, il catino è ancora lì con gli stracci intrisi di sangue,ma... da quand'è sorto il sole, continuo a farmi la stessa domanda.

"Sono viva o morta?"









ahahahahahahah



Legio
















Taverne de l'Heure bleue , quarantatre gradi e undici primi a nord di niente.














Legio entro' pasteggiando la terza fiasca di acquavite in un pomeriggio piovoso e anonimo di fine febbraio.

Si fermo' sulla soglia indeciso se dare di stomaco o no , poi scruto' attentamente tutti i commensali,
senti' l'odore di donne tristi sedute in attesa, e risate di uomini grassi
senti' il vuoto allungarsi nello spazio innanzi , come un mostro che inghiotte cio' che ama,
allora diede un grosso sorso dalla fiasca , trucidando sul posto' l'ultimo pensiero lucido sopravvissuto
e infine si puli' la bocca con la manica in un gesto di improbabile resurrezione.




Seduto nel posto piu anonimo della sala mentre tutto il mondo andava scongelandosi la' fuori in mille rivoli e fiumi di fango ,
Legio vide finalmente chi cercava, si avvicino' al tavolo , sistemo' lo sgabello e sedette.



" ...Non eri morto ?"
disse posando la fiasca.



"Siamo morti infatti....è per questo che siamo qui'"
gli risposero in coro i diavoli.




Gia' da mezzogiorno era cessato il riverbero della terra e un odore di verzura fradicia si sovrappose al gelo del pomeriggio.
La neve stava facendo marcire uomini e cose allo stesso modo , indistintamente.




Quel giorno furono venduti 5 pesci,
scambiate 6 ceste di mais per un pezzo di carne,
con una lettera il sindaco esorto' la popolazione alla cooperazione e allo sforzo comune per il bene della citta',
la milizia era di 4 uomini e il parroco disse sbrigativamente messa al vespro.















A sera Legio si presento' dallo scrivano.

" ...30 ducati per una lettera a tortosa........"
disse.


" ....Shcrivi........"







" La spada ancora la tengo.
Torno presto.
Tieniti viva.

tuo.


LeCio."














A sera un morto ed un ferito grave caricarono stracci e fagotti ,e sparirono a piedi inghiottiti dal buio fuori le mura.










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Mistic
Bianco...bianco era il colorito della mia pelle e quello di Morphea che diventava sempre più irrequieta.
Bianco era il paesaggio che si vedeva fuori da quella piccola finestra che ornava quella mia prigione dai muri bianchi...
Bianco anche il lenzuolo che era perennemente sulle mie gambe.

Non un filo di colore in quella stanza...non un filo di colore tutto intorno se non quella rosa...rossa!

Ero abituata a ricevere fiori così come uno storpio lo era a ricevere complimenti.
Non un ringraziamento,non mezza parola per colui che me l'aveva fatta recapitare con tanto impegno.

"Tra un pò inizierà a pensare che sono morta..."
"Stavamo lì..." replicò Morphea con la sua solita delicatezza da nobildonna mentre sputava un pezzo d'osso.
"Sei la degna moglie di tuo marito!" sentenziai.

Rise.

"Cercava un fienile lui...ed io un uovo volevo..."

"Zitta!io sto qua per caso...almeno tu hai...che hai?si vabbè diciamo che hai un mezzo motivo decente..."


Mi fissò e riprese a ridere.
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16 Ottobre 1460
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