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[GDR] La pelle che abito

--Goyo
Se ne stavano andando.
Le loro cose erano ammucchiate in ordine davanti alla vecchia casa, magari mi sarebbero mancate un giorno, avevano dato un colore diverso alla mia povera città.

"Mi servono le briglie per legare l'asino" disse quella che non parlava quasi mai facendo il gesto per mimare i legacci di cuoio e indicando l'animale poco distante da me.

"Ah.. las riendas para el burro... si si, en el granero... voy a tomarle"

andai verso il cortile sul retro dove un'angusta catapecchia fungeva da fienile e ricovero per gli attrezzi.
Entrai e iniziai a guardarmi intorno ma da un angolo in ombra spuntò Morphea.

"Morphéa... que' pasa?" dissi.


Si avvicinò verso di me.
Forse voleva darmi altre mansioni da fare, altre persone da cercare, altre missive scritte con parole che esprimevano emozioni contrastanti.
Non feci in tempo a realizzare tutto questo che una lama mi trafisse la gola.


Appoggiai le mani sul suo braccio, per cercare di scostarlo...
Il sapore del sangue nella bocca mi impedì di parlare, la guardai negli occhi, stupito.


Mi inginocchiai a terra ormai privo di forze.
I bottoni disposti correttamente in fila di un vestito accompagnarono la mia visuale, vedevo la sua mano coperta di rosso, il manico del pugnale... l'altra metà era dentro il mio collo per fare il suo lavoro meschino.

Mi accasciai guardando lo specchio di luce che man mano si allargava dall'entrata.
Attorno a me c'ero io, sparso sul fieno raccolto al chiaro di luna di un'estate passata.
Non ne avrei viste altre.

Morphea se ne andò com'era arrivata.



Quel giorno iniziava la primavera, eppure sentivo così tanto freddo...
Mistic
"Ti piacciono le insalate Morph?" esordii quando mi spuntò alle spalle.

Non mi girai ad osservarla ma sapevo bene,che non mi stava comprendendo.


"Hai presente quella pietanza con tutte le verdure diverse dentro?"
"So cos'è un'insalatà!" sbottò...

Mi girai per spiegarle il perchè della mia domanda.
I miei occhi,istintivamente,fecero cadere lo sguardo sulle sue mani.Dire che li sgranai è un eufemismo.

"Che ca...hai fatto?sei ferita?" mi avvicinai per accertarmi che tutte le sue vecchie ferite fossero sane e che non ce ne fossero di nuove.
"Dammi degli stracci per asciugarmi e sbrigati!dobbiamo andar via subito!"

Raggelai.

"L'ho fatto per amore..."
"Dovresti averlo un cuore per parlare di amore...ma certe volte ne dubito!"

Le passai velocemente il necessario per pulirsi e sellai altrettanto velocemente i cavalli per partire.
Cercai di radunare tutti...

"Manca Mirtella..." mi disse Tab.
"Non c'è tempo per aspettarla...ci raggiungerà poi...salite tutti sui cavalli e cercate di stare quanto e più in incognito possibile"

La fissai ancora una volta,incredula di quello che aveva fatto...

"Sono passata dall'insalata al brodo senza diritto di replica...da un misto di emozioni contrastanti alla fusione e alla scomparsa delle stesse!" le sussurrai con tono duro.

Sorrise...e in quel momento se non fossi stata me e lei,la persona che più amavo al mondo, le avrei mollato un pugno in pieno volto!
Ma non sempre il raziocinio la fa da padrone,l'istinto a volte prende il sopravvento.
La colpii,con tutta la forza che mi era rimasta.

"E' Amore Morph...è semplicemente per Amore!"

Si asciugò il sangue che le uscì dal lato della bocca,si fissò la mano e scoppiò a ridere.

"Monta a cavallo prima che ti colpisca dall'altro lato..."
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16 Ottobre 1460
Morphea


Mi presentai dove avevo detto, ma restai a distanza.


I cavalli erano stati sellati impeccabilmente.
I somari caricati a dovere con pulci e pidocchi.
All'appello erano tutti presenti, ma una ancora mancava.


Guardavo intorno con l'indifferenza di chi non ha più nulla da perdere e che non sa dove cercare qualcosa che dia un senso alle nefandezze dell'essere umano.
Così mi guardai le mani e mi ricordai che, addormentandomi stremata su un balla di fieno, non le avevo neppure lavate.

Lei eri lì, riconobbe i miei passi e senza voltarsi mi chiese qualcosa a proposito di un'insalata, ma le risposi con tono secco e prorompente senza neppure dare peso a ciò che le dicevo.
Si voltò e strabuzzò gli occhi, dopo aver posato lo sguardo sulle mie mani.

Le calai di botto nell'abbeveratoio dei cavalli, cercando di ripulirmele alla meglio.

Si avvicinò e cominciò a toccarmi dappertuto per accertarsi che non fossi ferita.


"Dammi degli stracci per asciugarmi e sbrigati!dobbiamo andar via subito!"


Non so come fece, ma capì cosa fosse successo: i suoi occhi parlavano chiaro.
Lei si pietrificò, sbiancando in viso.


"L'ho fatto per amore..." provai a spiegarle, ma si affrettò a passarmi quello che le avevo chiesto per farmi ripulire le mani e si precipitò a radunare tutti. La vidi parlottare con Tab, per poi ritornare sui suoi passi e venirmi a sussurrare nuovamente dell'insalata. Parlò anche di brodo e a me venne un certa fame... non mangiavo da due giorni, e la sera prima avevo consumato parecchie energie.
E come pochi minuti prima, non riuscivo a capire perchè l'insalata la facesse innervosire a quel modo.

Le sorrisi, mentre mi guardava, sprezzante.
In un attimo mi colpì violentemente in pieno viso con un pugno.
Una guancia mi si piazzò fra i denti, ed improvvisamente qualcosa di caldo e metallico mi riempiva la bocca.



"E' Amore Morph...è semplicemente per Amore!"


Mi asciugai col pollice il rivolo di sangue che colava al lato della bocca. In quel preciso istante mi ero resa conto che non avrebbe mai compreso ciò che le avevo detto.

Mi guardai la mano e scoppiai a ridere fissandone il palmo.


"Monta a cavallo prima che ti colpisca dall'altro lato..."




La notte ci accampammo da qualche parte.
Uno accese un fuoco. Un altro, dopo essersi allontanato, ritornò con qualcosa di grassoccio fra le mani. Lo scuoiò e lo mise a girare sui tizzoni.
Me ne arrivò un avanzo all'alba, quando Mirtella spuntò dagli alberi.


La guancia mi faceva male, ma qualcosa, all'altezza del petto, mi doleva di più.


Abbassai lo sguardo e addentai il pezzo di carne.





Samnyus
Silenzio e luna... Buio e selva...
- Samnyus! Attento!
Nella mente mi chiama la voce cacciatrice dell' istinto.

- Eccolo!
Le ombre allagano ogni cosa dentro un mondo infinito.
Finalmente l’animale si mostra.
Lo vedo. L’attimo del pugnale nell’aria, e già palpo quel coniglio livido di luna e di estinzione.


Riparto verso l’accampamento, voltando le spalle alla luna che sembra stare così bene laggiù, altèra e disapprovante, dinanzi le mura di Barcellona, tanto che mi lascia solo il silenzio come compagno del ritorno.

- Bah! E’ solo un coniglio di meno; non per questo la razza si è estinta, diciamocelo pure!

Trovo quasi tutti ancora svegli, specialmente le donne (chi può dire che non siano creature nottune?): è indubbio che qualche ferita viva curva nell’orlo dei loro occhi.

Trovo inutile fare conversazione.
Scuoio il coniglio.

E così posso smettere di farlo con l’anima.

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Morphea



Il vecchio
señor nelle ultime settimane mi aveva insegnato a riconoscere le stelle e le costellazioni, e ogni notte prima di andare a dormire mi ripeteva: "Si te gusta el mar, será de utilidad para usted!". Ma io il mare lo vedevo solo in lontananza ormai, e sulla terra ferma non potevo far altro che srotolare le mappe, ogni volta che ci fermavamo per la notte, prima che si avvicinasse e mi chiedesse cosa fare.


Le fissavo per ore e provavo ad annusare.

Il fermento delle ultime settimane in Catalogna non ci sarebbe stato di aiuto.
C'era un esercito quasi in ogni città, e probabilmente qualcuno pattugliave le strade... ma dove?

A volte il vento si interrompe bruscamente, ma io quella notte lo sentivo soffiare forte ed era caldo come quando m'aveva trafitto non più di due mesi prima.


Cominciò a cercarmi quando m'ero allontanata per fare ciò che durante il giorno non potevo.

" Ma si può farla in santa pace?" pensai, ma lei continuava a chiamarmi." ... No, evidentemente no... sarà peccato anche questo".

Mi tirai su le braghe e lasciai perdere. Quando venni fuori dalle frasche, angelicamente mi chiese:


" Stavi facendo qualcosa di importante?"

"No... ballavo di nascosto..."

" Come ballavi?"

" Lascia perdere... volevi dirmi qualcosa?"

" Sì, che facciamo?"


Ci togliemmo di lì e vicino al fuoco le indicai come muoversi.

" Attenta! Lui è qui..." le indicai sulla carta." Avvisa gli altri di tenere gli occhi bene aperti e spera che la fortuna ci assista, stanotte...."

Si limitò a fissarmi.

" Ora, se permetti, torno dov'ero... vado a ballare con un tronco. Al mio ritorno ci rimetteremo in marcia..."


" Ma ti pare il momento?"

" Decisamente sì... a meno che tu non voglia che te la faccia sui piedi!" ribattei ridacchiando, mentre mi allontanavo.



Il giorno dopo eravamo ancora vivi, nonostante avessimo intravisto in lontananza, le insegne dell'Esercito dell'uomo che ci aveva fatte fuori.



Mistic
Quando siamo soli,dicono,l'unica che ci ascolta è la nostra anima.

Inizio a pensare che la mia sia simile ad un principato,che al suo interno vi sia un principe con tutti i suoi consiglieri che discutono animatamente su ogni questione gli si ponga.
L'argomento del giorno era degno di un'anima...la morale e l'etica erano lì alla mercè dei più.

"Sono mesi che vi dico che esiste una divinità del male,che si trova dentro di noi e che ci fa fare le cose più inverosimili!"
"Il male è semplicemente il non-desiderabile" gli aveva ribattuto uno dei tanti bambocci che si riempiva la bocca di mille parole complicate.


C'è chi parlava di paradiso ed inferno,chi di destino e di libero arbitrio,chi addirittura blaterava di natura e di influenze.

"Ha ucciso e non c'era motivo...quello è male!Le azioni stesse lo creano!"

Iniziai a sbattere forte i piedi a terra e ad agitare la testa...

"Jat'veeeeeeeeeeeeeeeeenn" (andate via) urlai.

Avevo il volto rigato dal sudore e il colorito che andava tra l'arancione e il rosso tramonto.Mi alzai da quel giaciglio che cercava di darmi riparo dai mille insetti e dal piscio di,beh di chiunque ormai, e andai da Morphea.
Era visibilmente addormentata.La scossi senza alcuna grazia.

"Se non dormo io...non dormi neanche tu..." mi guardò con gli occhi simili a quelli di una talpa e mi rispose male.

"Spiegami...perchè io so che deve esserci un minimo di spiegazione logica!"

Incredula cercava ancora di mettere a fuoco.
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16 Ottobre 1460
Morphea




"Se non dormo io...non dormi neanche tu... "
mi bastò solo questo e l'essere scossa nel sonno, per mollarle un calcio.
Il pugno me l'ero tenuto, ma mi aveva svegliata... " e quand è tropp, è tropp!" pensai...


GRRRRRRRRRRRRRR

" Ma ch vuò? " le chiesi stizzita... " famm rummì.... CIO sonno!"

Continuò a scuotermi, fino a quando sgranai gli occhi e mi piegai a metà per sedermi, poggiando la schiena al fusto esile dell'albero sotto cui dormivo.
Neppure capivo dove fossimo.


"Spiegami...perchè io so che deve esserci un minimo di spiegazione logica!"



Sospirai, sbuffando.

" Che vuoi sapere? Perchè li ho seccati?
Te l'ho detto il perchè, ma tu non mi hai creduta, oppure la mia verità non ti piace... ma non ce ne sono altre."


Sapevo che stavo per dirle qualcosa che le sarebbe piaciuto ancora meno.




" Vuoi il resto?
Se non avessi la certezza che io e te ci ritroveremo anche all'Inferno, avrei provato già ad ammazzarti, e lo avrei fatto con tutti quelli che credo d'amare... ma loro... loro non li avrei rivisti neppure più lì, perchè lì non ci sarebbero mai finiti; e se qualcuno prima o poi avesse scoperto che erano stati loro ad accudirci e a darci asilo... vuoi sapere cosa sarebbe successo?
Vuoi che te lo spieghi?
Quelle brave donne ci dovevano lasciare sul ciglio della strada, perchè nel momento stesso in cui ci hanno portate lì... li hanno condannati a morte!
Vuoi che vada avanti?
Hai mai visto cosa fa l'Inquisizione spagnola quando vuole informazioni?
Hai mai visto che ingrato compito ha un boia?
Hai mai visto i corpi martoriati di quelli che sopravvivono alle torture e finiscono comunque sui roghi? Hai mai visto le loro ossa? Le mani senza dita? ... e le frustate che hanno strappato prima le loro vesti e lacerato, poi, la loro pelle?"



Cercai fino alla fine di non piangere, e ci riuscii.


" Vattene, ora... lasciami dormire!"





Mi distesi nuovamente e mi voltai su un fianco dalla parte opposta a quella in cui era lei.


Le radici di quel salice, non avrebbero sentito il bisogno di affondare nel terreno nei giorni a seguire... quella notte si nutrirono a sufficienza.





Legio



















44N 2E.







4 giorni di muffa e di decubito semiortostatico ad aspettare il campione locale.


L'avevano raccattato dall'altro capo del ducato e spedito qui' in tutta fretta.
Pare fosse il migliore.







Il diavolo mi diceva di non bere,
non si sedeva mai con me,
si sistemava da qualche parte altrove come un avvoltoio....
e da li odorava il mondo, pregustandolo come un piatto di cacciagione idiota e ben cotta.




























Un pomeriggio in cui i ciliegi continuavano ostinatamente a esplodere di fiori bianchi nonostante gli orrori del mondo,
si presento' uno chiuso a riccio dentro un quintale di ferraglia, sfondo' o quasi la porta della bettola ,
e dietro di lui ...rigorosamente acquattati....c'era la delegazione dei maggiorenti della citta che faceva capoccella dalla porta.










" Est-ce que vous êtes vous messer legio? "






Bello come il sole...
Detto tra noi era parecchio carino, efebico , biondo e coi capelli lunghissimi,
niente cicatrici e niente barba, sembrava uscito da un racconto dei cantastorie,
ed era un gran pasticcio che Legio non assomigliasse affatto alla principessa da salvare.

Legio dopo 40 giorni di astinenza forzata cominciava inevitabilmente a non andare piu tanto per il sottile in fatto di gusti.











"Eccotelo tie'....l'alabarda non l'hai portata? "
penso' Legio a voce alta.






Quello si sfilo' un guanto di maglia di ferro,
Legio spero' che non volesse schiaffeggiarlo con quello,
ma il paguro di metallo lo sbatte' sul tavolo pronuciando una frase incomprensibile ma dal tono parecchio minaccioso.




Legio prese il guanto , provo' ad infilarselo poi disse:


" Grazie ma mi sta piccolo...."
















Quello si infilo' l'elmo , fece svolazzare l'enorme mantello rosso a scoprire la spada.




" Tres bien...........A VOUZ ! "



E cosi' dicendo sguaino' l'arma.










Legio sfodero' il suo sorriso migliore.
Si alzo' benevolo , prese la fiasca e fece per porgergliela.










" EN GARDE ! "
urlo' il paguro.






Il diavolo rappreso attorno al suo sgabello
emetteva gridolini di contentezza.














La fiasca si stampo' esplodendo in mille pezzi dentro l'elmo del paguro prima che quello potesse battere ciglio.
Ando' giu' lungo portandosi appresso un mare di ferro inutile.


Legio si sporse oltre il tavolo e lo guardo' bene , doveva aver rotto qualcosa di piu del naso.



















" Signori......se non c'è altro......io andrei...."
Fece Legio rivolto a quelli acquattati oltre l'uscio.
E cosi' dicendo prese i suoi 4 stracci.







" Nnamo frate'....."







Il diavolo zompo' giu dal trappattello e fece gli occhi cattivi.

" Fine del duello ? .... non te lo ingroppi ?... hhihihiiii.....frateee'..... hihihiii... "







Masticando sapore di acquavite Legio scavalco' il paguro,
andava dritto distribuendo sorrisi tra i maggiorenti,
il povero cristo era solo un mezzo, loro erano i mostri,
ma Legio sorrideva a quei mostri,
non ci sarebbe stato altro da fare.



Ne' quel giorno ne' gli altri a venire.








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Morphea





Quando abbiamo passato il confine sentivo il cuore battere forte.

Ho provato un certo imbarazzo, non tanto perchè credevo che potessero udirlo anche quelli in fila con me, ma perchè lo sentivo io.

Guardavo tra gli alberi, cercavo di scorgere dietro i grandi massi, se ci fosse nascosto qualcuno e ad ogni falcata dei cavalli su cui restavamo in sella, mi è sembrato un miracolo.

Non ricordo chi mi ha chiesto...
" Perchè avrebbero dovuto ucciderci?" ... forse l'ho immaginato, ma sono sicura di aver risposto... " Non so a voi, ma a me... per lo stesso motivo dell'ultima volta: nessuno o uno qualunque...
Una gallina, per esempio... potrebbe essere un motivo sufficiente... infondo a me un motivo così, basterebbe..."




Aver paura è una cosa che m'è capitata di rado.
L'ho provata sempre per gli altri, difficile sia accaduto per me... tanto da non ricordarmene ora.


Lei non danza stanotte.
Non la vedo da un po'...
Forse danzerà domani.
Sì... credo sia così.



Infondo il vento soffia... e il richiamo del sangue è sempre più forte........








Credo sia per questo che fin qui siamo arrivate in due.


Ognuno pensa per sè!

E' così da sempre e forse ero l'unica a non averlo ancora accettato, ma ora non fa più male come una volta, ora quasi non lo sento più.


..... e stanotte credo di aver detto addio anche ad Alessia.
Quando è andata via, neppure me ne sono accorta... è da stamattina che fisso un uomo ed una donna vestiti di tutto punto, nascosti laggiù... dietro quelle rocce.
L'uomo si è nascosto una sacca doppia sotto la pelliccia di ermellino.
Non farà troppo caldo con tutta quella roba addosso?
Che ci nasconde sotto?

Continuo a fissarli e non riesco a smettere, anche se a mare... le stelle volano basse ed esplodono di luci incandescenti sulla fiancata di un nave.
I miei occhi brillano con loro.






Il fuoco prima o poi si spegnerà.
Avranno la pancia piena e s'addormenteranno.






Intanto.....






Io non ho sonno.





Morphea
Non dovevo fissarli troppo a lungo, hanno finito con l'impietosirmi.
Più passavano le ore, più mi rendevo conto di quanto fossero poveri.

Non si sono scambiati una parola, nè sguardi.
Ora capisco perchè indossassero quegli indumenti così pesanti... tra loro c'era il gelo, e non avevano altro che quello: pellicce ed un sacca piena.


Dopo un po', osservarli, m'ha annoiato.
Così mi sono messa a girare fra gli alberi e c'era un uomo che raccoglieva sassi.


" Si vous me donnez la main pour les ramasser, je vais vous payer cinq ducats ..." m'ha detto.
" Ehhhhhh? Nel dubbio... semp' a te e a sor't... e sempre nel dubbio.... noccapiscoooooo... cos' tu dire a moi?" almeno "moi" ancora me lo ricordavo, peccato mi mancasse tutto il resto.

Non so se s'è messo paura o cosa, ma poi ha cominciato a gesticolare facendomi capire che voleva una mano a prendere quei sassi e quando ho finito m'ha pure pagato cinque bei ducatozzi...



"Ils sont pour la SMI, sera utilisé pour décorer les maisons des nobles. Merci, merci beaucoup" m'ha detto salutandomi con la mano.
" Noooooo non mi chiamo Merci, il mio nome è Morphea... "

" Merci, Merci beaucoup" continuava a ripetere.
" Aesh... No Merci, e poi non la porto la coppolaaaaaaa... solo Mor-phe-aaaaa!"
gli ripetevo, ma quello non se ne fregava proprio, continuava a fare inchini e ripeteva sempre la stessa cosa, fin quando non m'ha visto sparire dinuovo fra gli alberi.


Potevo mai incontrare qualcuno normale? E no, pareva brutto assai...
E per la gioia di
monsieur, sta cosa è andata avanti per tutta la notte, fino all'alba... e se avessi capito che era un lavoro vero e proprio e che mi avrebbe pagato solo cinque ducati, glieli facevo agliottere ( ingoiare ) ad uno ad uno insieme ai quei quattro denti fracichi ( marci ) che teneva in bocca.... a monsieur !




Intanto, quando all'alba sono ritornata dietro il grande sasso, il fuoco s'era spento, e di quei due... neppure l'ombra; e visto che se n'erano andati e a mare si vedevano ancora i fuochi d'artificio in lontananza, ne ho approfittato per darmi una bella ripulita in acqua, visto ch'erano due giorni che toccavo solo quella da bere.














La notte è tornata in fretta.
A largo non vedo più fuochi d'artificio, nè più la fiancata della nave su cui si fiondavano come stelle cadenti. In realtà non vedo proprio più l'imbarcazione, in compenso, però... pare che lì ci sia cresciuto un albero, e che albero.... maestro direi, ecco!








Sono rimontata a cavallo e so che, sulla mia strada, ci sono due eserciti.






Lei, stanotte, ha ripreso a danzare.






Mistic
"Potrei improvvisarmi oste...a Ventimiglia ho comprato delle polveri che dicono essere ottime se si fanno sciogliere nel latte caldo...volete?"

Era iniziata così una serata in taverna,carica di imbarazzo.Io e il Barone non ci vedevamo da circa due mesi e l'ultimo incontro non era stato dei migliori.

"Che aspettate?" dissi con un tono fintamente spazientito...

La bevanda fu pronta in poco tempo ed aveva un sapore squisito.Non la finii neanche che...

"Naturalmente,da buon oste...vado pagato!" mi disse,diventando rosso in volto.
"...e sentiamo..." gli risposi "a quanto ammonta il mio debito?" lo fissai,curiosa dell'anomala risposta che sicuramente sarebbe arrivata.
"...un bacio..." disse e la sua pelle prese quasi fuoco.
"Barone...dovreste ben sapere che non li elargisco in tempi di pace...figuriamoci in tempi di guerra..."

Caddi in uno strano silenzio,iniziando a ragionare,anche se in modo sconclusionato,su quelle parole...

Tutto ha un suo prezzo...
Anche io ho il mio...una volta era tipo tre cavalli o giù di lì,ed ero la sorella di un barone;al momento pare sia salito, pur essendo, semplicemente, una brigante.... si accontenterebbero della mia testa.

Risi, senza accorgermene, quando gli occhi mi caddero su una missiva, consegnatami da una vecchia imbarcazione,poco prima.




In nome del re della Francia!

E per ordine dello Amirale della Francia, vi ordiniamo di cessare ogni manovra bellicosa contro la nave detta Le Mercator ed il suo capitano Cleo_de_meridor.
Quest'ordine è immediato! Senza risposta positiva da parte vostra sotto 24 ore, saremo costretti a colare le vostre navi senza altro avviso.

Fatto a Montpellier, il 28 marzo 1460.

Charles de Talleyrand
Viceammiraglio della Francia



Anche i pescatori hanno il loro prezzo,era bastata una sacca con poche monete per comprare il loro silenzio.
Tutto sembrava essere una merce da barattare, persone comprese.Iniziavo a credere che quella sbagliata fossi io,che ancora oggi davo un valore diverso alle persone alle quali tenevo,senza mercificarle.La più importante di tutte,in quel momento era lì fuori da qualche parte e la cosa ancora mi faceva rodere le budella...
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16 Ottobre 1460
Morphea





La Linguadoca mi ha messo addosso un malessere che neppure il peggiore dei nemici riesce a trasmettermi.



Tutti quelli che incontro per strada, sembra percorrano una linea retta.
Non mi riferisco alla perfezione, nè tanto meno ad un modo d'essere, ma al fatto che non si ritrovino mai a ricalcare lo stesso tratto di strada vivendolo in maniera diversa.


E poi ci sono io...



Qualche anno fa arrivammo qui in tanti, era pressapoco lo stesso periodo.
Ricordo che accaddero diverse cose che non mi piacquero e che segnarono l'inizio della fine di un qualcosa di meraviglioso che legava alcuni di noi da anni.


Rammento anche qualcosa che vissi con un dolore immenso: la malattia che colpì Giacomo.

La paura di non rivedere più la sua brutta faccia, si trasformò in un verme che mi divorò dall'interno. Non lo amavo allora, eppure era come se mi avessero strappato il cuore dal petto, gettandolo in un luogo senza spazio nè tempo... e rimase lì talmente a lungo che oggi, quando batte, faccio fatica a credere sia il mio.


Ed ora sono qui, e non percorro una linea retta, come chiunque altro, ma un cerchio... ed ad ogni passo, ho il terrore di inciampare, come un funambolo che cammina sospeso tra due strapiombi nel vuoto.





Grevius
La pergamena non pesa poi molto, sono le parole che sono scritte dentro che possono renderla un macigno o un'ala di rondine.
Parole messe assieme, segni precisi abilmente intrecciati di nero, appoggiati sulla ruvida superficie che teme acqua e fuoco al tempo stesso.
Tanto valore in un luogo facile da distruggere.

Avevo fra le mani quella pergamena chiusa con la ceralacca, il sigillo episcopale... sapore di tempo passato.
Restai lì a fissarla, non sapevo cosa fare... non era mancanza di coraggio, dimenticai le emozioni, le mie mani non tremavano.

Ero solo tanto stanco.




Mi decisi...



"Ridoniamo a lui la possibilità di risposarsi, secondo le procedure e i dogmi dell'Aristotelismo, dalla data di emanazione di questo editto..."



Respirai profondamente il mare, gli sussurrai quelle parole guardando dove finiva se mai fosse finito.




e quella sera lo dissi anche a lei.
"Volete sposarmi?"

C'era tutto in quelle due parole, c'era la mia libertà appena conquistata, c'ero io, c'era la mia vita... da lì, fino alla fine del mio mare.

"Non potete chiedermi qualcosa che non c'è, è l'atto supremo di una vita insieme..." rispose.



Posso, strega d'Arborea, signora degli uragani e dei miei naufragi, ora posso.


"... e sembra che lo abbiate messo lì subdolamente, come se fosse la soluzione a tutto" continuò.

"Parto da qui per potervi dare tutto quello che non ho potuto..." dissi.



Guardami dannazione, voltati.

L'occhiata arrivò a trafiggermi come solo lei poteva.




Poteva dire tutto e niente.

Riprendetemi...


Mi baciò sulla fronte... "Buonanotte Barone" uscì.



Forse mi capì, o forse no, forse ci voleva ancora mare.


"Buonanotte amore..." dissi da solo.

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Vivi56
Stanchezza


Gli occhi feriti dal sole e dal vento si intestardivano a scrutare il mare mentre le braccia indolenzite si ostinavano attaccate al timone


Lunghi archi, volute, curve: la sua rotta in cerca di una strada solitaria


Dall'oblò della cambusa venivano voci sommesse, sussurri amorevoli


Riuscirà a portarli in un posto sicuro?
_________________

Orgogliosa moglie di Hans Ludwing della Groana
Morphea



Smisi di camminare e nascosi il cavallo dietro gli alberi.
Non indossavo armi, ma ero pronta a fare qualsiasi cosa mi avesse chiesto... tranne una.
Il
diavolo venne fuori dalla terra e si sorrisero.
Si unì alla fila e tese il braccio col dorso della mano rivolto verso l'alto, roteò il polso, allargò le dita e mi svelò ciò che di rosso nascondeva nel palmo.


Tentennai per l'intero giorno.






A notte fonda guardai Giacomo negli occhi.







"Non troverò risposte sui rami spezzati, nè nel calore del petto.
Nulla mi dirà quale sia la cosa giusta da fare.
Non ho lussi, nè agi o ricchezze... potrei guadagnarne, ma a che prezzo?
Tra chi scelgo o cosa scelgo?
Me stessa? Te? La dannazione eterna? Le poche anime pure per cui avevo scelto una via solitaria?"






La tentazione è dolce, peregrina.
Erra tra tumulti rabbiosi,
tra l'infuocata sabbia di gesti
vigorosi, inconsulti, pretestuosi.






"Sono caduta nel più triste dei silenzi.
Quello senza rabbia, senza sfogo, senza odio, senza nulla... e tu non lo senti."







È mare viscido in salita,
è scala a pioli intricata,
è semplice, rotulea, torsione,
è solitudine: carnosa sostanza del nulla!





"Vorrei... vorrei... vorrei... cosa diamine vorrei?
Vorrei vederti indugiare davanti al corpo che si spoglia delle armi e si mette sulla tua strada a L'Aquila... e resta lì giorno e notte per fermarti.
Perchè è lo stesso di allora, perchè nulla è mutato ed è l'unica certezza che posso ancora darti."







S'infila tra famelici neuroni,
intercapedini appassite dal vizio,
annacquando la folla pensierosa,
s'avvinghia; cieca, occulta ragioni.





"Posso rubare, mentire e uccidere per te, ma non potrei più alzare lo sguardo per incontrare il tuo e dirti di rialzarti perchè và tutto bene, se regalassi la mia anima a chi ti siede accanto."





L'altimetria del dubbio non la sfiora,
la metafisica certezza la sorprende,
senza prodigi, disincantata s'accende,
senza freni, caliginosa, s'espande.






"Chiudi gli occhi e guardali come li guardavi allora.
Guardali con gli occhi dell'amore e senza disinganno.
Guardali per quello che sono e urla la tua rabbia se occorre, ma non venderti come hanno venduto loro."







Rumorosamente schianta la passione,
il fulcro fluorescente della vita,
volando su argute rotte, pare airone:
or s'appresta a planar; or si suicida!






"Uccidimi e sarò la più amorevole delle mogli... compra la mia anima e mi perderai per sempre."













Mi rimisi in fila, ma, fintanto che il
diavolo ci fosse restato accanto, qualsiasi cosa fosse venuta fuori da quelle piante, io non l'avrei neppure sfiorata.









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