--Goyo
Se ne stavano andando.
Le loro cose erano ammucchiate in ordine davanti alla vecchia casa, magari mi sarebbero mancate un giorno, avevano dato un colore diverso alla mia povera città.
"Mi servono le briglie per legare l'asino" disse quella che non parlava quasi mai facendo il gesto per mimare i legacci di cuoio e indicando l'animale poco distante da me.
"Ah.. las riendas para el burro... si si, en el granero... voy a tomarle"
andai verso il cortile sul retro dove un'angusta catapecchia fungeva da fienile e ricovero per gli attrezzi.
Entrai e iniziai a guardarmi intorno ma da un angolo in ombra spuntò Morphea.
"Morphéa... que' pasa?" dissi.
Si avvicinò verso di me.
Forse voleva darmi altre mansioni da fare, altre persone da cercare, altre missive scritte con parole che esprimevano emozioni contrastanti.
Non feci in tempo a realizzare tutto questo che una lama mi trafisse la gola.
Appoggiai le mani sul suo braccio, per cercare di scostarlo...
Il sapore del sangue nella bocca mi impedì di parlare, la guardai negli occhi, stupito.
Mi inginocchiai a terra ormai privo di forze.
I bottoni disposti correttamente in fila di un vestito accompagnarono la mia visuale, vedevo la sua mano coperta di rosso, il manico del pugnale... l'altra metà era dentro il mio collo per fare il suo lavoro meschino.
Mi accasciai guardando lo specchio di luce che man mano si allargava dall'entrata.
Attorno a me c'ero io, sparso sul fieno raccolto al chiaro di luna di un'estate passata.
Non ne avrei viste altre.
Morphea se ne andò com'era arrivata.
Quel giorno iniziava la primavera, eppure sentivo così tanto freddo...
Le loro cose erano ammucchiate in ordine davanti alla vecchia casa, magari mi sarebbero mancate un giorno, avevano dato un colore diverso alla mia povera città.
"Mi servono le briglie per legare l'asino" disse quella che non parlava quasi mai facendo il gesto per mimare i legacci di cuoio e indicando l'animale poco distante da me.
"Ah.. las riendas para el burro... si si, en el granero... voy a tomarle"
andai verso il cortile sul retro dove un'angusta catapecchia fungeva da fienile e ricovero per gli attrezzi.
Entrai e iniziai a guardarmi intorno ma da un angolo in ombra spuntò Morphea.
"Morphéa... que' pasa?" dissi.
Si avvicinò verso di me.
Forse voleva darmi altre mansioni da fare, altre persone da cercare, altre missive scritte con parole che esprimevano emozioni contrastanti.
Non feci in tempo a realizzare tutto questo che una lama mi trafisse la gola.
Appoggiai le mani sul suo braccio, per cercare di scostarlo...
Il sapore del sangue nella bocca mi impedì di parlare, la guardai negli occhi, stupito.
Mi inginocchiai a terra ormai privo di forze.
I bottoni disposti correttamente in fila di un vestito accompagnarono la mia visuale, vedevo la sua mano coperta di rosso, il manico del pugnale... l'altra metà era dentro il mio collo per fare il suo lavoro meschino.
Mi accasciai guardando lo specchio di luce che man mano si allargava dall'entrata.
Attorno a me c'ero io, sparso sul fieno raccolto al chiaro di luna di un'estate passata.
Non ne avrei viste altre.
Morphea se ne andò com'era arrivata.
Quel giorno iniziava la primavera, eppure sentivo così tanto freddo...