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[GDR] La pelle che abito

Legio













Mi misi comodo come per guardarla per bene in ogni suo centimetro mentre era distesa esanime a terra.
Mi sedetti su un sasso a un metro dalla sua testa e stetti li' a guardarla per un po'.
Avrei voluto accarezzarle i capelli.
Al posto di una rosa aveva del sangue rappreso.
Invece del vestito di nozze aveva una mantella di panno marrone e una borsa di cuoio.
Fossi stato un buon marito avrei potuto anche provare dei sensi di colpa.







Il diavolo rovistava tra le sue cose.
Stavo osservando una profanazione a denti stretti , eppure non muovevo un dito.
Un sacrilegio , un saccheggio come tanti , eppure ne spartivo la refurtiva .












" Prendo anche questo ?"
Fece il diavolo mentre gioiva ilare saltellando attorno a morphea,
e cosi dicendo sventolo' un mazzo di carte.















" ...... abbiamo scelta ?"














"No...... "
fece lui.



























Pulii la spada con un lembo del suo mantello.

" Idiota..."
dissi lasciando ricadere il tessuto.







Zompammo a cavallo piu per abitudine che per reale convinzione.











" ...... chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!."
Gracchio' il diavolo una volta in sella.


"....e Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno lo colpisse."
concluse questi rivolto verso Legio con un gran sbadiglio.








"Via da qui'......viaaa....."












"Inutile lavare il suolo , esso non darà più frutti.....
ramingo e fuggiasco sarai sulla terra......
nulla ti dara piu pace.
nulla sara per te piu albergo."






















Nelle feste di paese attaccavano un esca di pece accesa alla coda di una capra.
Questa correva come impazzita.
Il piu delle volte finiva in fondo ad un burrone.











_________________
Morphea





Mi guardava lui.
Sembrava quasi contemplasse la madonna delle grazie.

" Cretin m fa mal a cap, almen statt zitt!"
ma non ce la facevo neppure a parlare.

Uno normale ti avrebbe preso e messo da qualche parte, chessò pure in un fosso... viva o morta atterrami, no? No... parlava co' quell'altro lui e quello lo sfotteva pure, pure le carte si so' presi.



" Prendo anche questo ?" gli fa.
" Abbiamo scelta?"...
"Sì... accir'l" ( sì, uccidilo )" Ma che ti prendi tuuuuuuu? E' miooooooo... quello è miooooooooooo... me l'ha regalato due giorni faaaaaa... puosssssss'.... pigliati l'olio di ricino e schiatta piuttosto! Over' eh... ma pecchè nun muor'?( veramente, perchè non muori?) e po' lev'm e man' a cuoll... t stai pigliann a cunf'renzzzzzzzz!" ( e poi levami le mani da dosso, ti stai prendendo la confidenza )

Io mò capisco che mi so buttata apposta sotto le mazzate ma che fai? Prima fa i regali e poi te li ripigli... "ennonvaleeeeeeee! sì proprio mbruglion dentro, nossifanno i dispetti cosìììììììììì!"

Pensi pure che so' idiota, ma almeno fammi fa la bella addormentata nel bosco. Vestiti da Principe di quaccheccosa - no d'azzurro però, che vomito - a cavallo di un ciucciariello e dammi l'ultimo bacio, no? E no... lui no! Lui il normale non lo può fare neppure in tempi di guerra.


Comm'è bell! S'è messo pure a fare il pazzo e se n'è andato.
Pure un pezzo di pane m'ha lanciatto appresso... mm'è bell!
Mò ndò sta? Addò è jut'?
( dov'è andato?)
Fermatelooooooooooooo! Fategli uno sgambettoooooo!
Cadesse con la capa a terra, così può darsi che gli ritorna tutto dove deve stare.






Agliagliai come mi pesa tutto.






Grevius
Alla fine sbarcammo, eccome se sbarcammo...
Il porto era uguale a mille altri porti, ma era terra dopo tanto mare e non dispiacque cercare una locanda per la permanenza.


Nel pomeriggio ci ritrovammo in tre, seduti attorno al tavolo della prima taverna che trovammo, eravamo io, lei e un'altra che non conoscevo.

"Vi stavo cercando" disse Alessia
"E io cercavo voi" rispose quell'altra
"Ah bene, siamo tutti soddisfatti allora" esclamai io, tanto per fare colore.

"La nave è d'impiccio" proseguì quell'altra.
"Ma ho le carte di permesso" disse Alessia sventolando il documento
"Impiccia uguale. Quindi mi avete ingannata"
"Ah?"
"Siete diventata ingauna apposta"
"Di solito succede"
"Moralmente come vi sentite"
"Non c'è male"
"Potete spostarla?"
"Non c'è problema... ma devo montare in nave, e quindi dopodomani posso spostarla"
"Ehmm dovreste farlo subito"
"Ma oggi lavoro"
"Perchè non avete chiesto in dogana?"
"Perchè non ero io il capitano"
"Allora chiedete all'altro capitano di spostarla"
"E' a terra con me... e lavora, dopodomani vi sposto la nave"
"Ma se avete detto che era capitano prima di voi..."
"Eh... in nave, poi siamo scese"
"Vorrei che mi veniste incontro"
"L'unico modo è aspettare dopodomani"
"Certo certo"
"Siamo a terra... non so più come dirvelo"
"Ma avete detto che era lei capitano..."
"E' a terra anche lei.........."
"D'accordo, può essere così, io queste cose non le so...."

Tutti e tre respirammo profondamente, anche se io non avevo ancora detto nulla...

"Ve lo dico io, in nave ci sono stata un pezzo e qualcosa so" disse nuovamente Alessia.
"Si si, sono la prima a dire che non sa certe cose"
"Eh..."
"Voi però non sindacate sul mio lavoro"
"E chi dice niente"
"Voi, solo perchè sono amica di quell'altro, e poi concedo troppo"
"Temo di non seguirvi"
"Bene allora chiudiamo qua, dopodomani spostate?"
"Si..."
"L'altro capitano è a terra allora..."
"Dove stava prima"
"Cioè?"
"A terra!"

Ormai nemmeno io capivo dove mi trovavo, stavo cercando di capire l'intero discorso, ma l'unica cosa che ero in grado di fare non comprendeva ragionamenti...

E fu sera e fu mattina, primo giorno nella ridente città.

_________________
Grevius
"Ho scritto mille parole per trovare la libertà" le dissi quella sera stessa, davanti al tavolo di legno lavorato.
"Le ho lette una ad una" rispose Alessia.
"Ho scritto ai rappresentanti di Aristotele... ma a chi dovrei scrivere per dare la mia anima a voi?"

Mi guardò per un momento interminabile.


"Potreste scrivere al Diavolo" suggerì.

E avrebbe mai letto la mia missiva?
Il Diavolo... doveva provare passione per comprendermi, vedere ciò che più mancava nella mia vita, semplicemente per enumerare il mio pegno volontario da scontare.



Rovistai nella bisaccia, trovai la pergamena meno raffinata, perchè le frasi apparissero come trame tessute di sogni, e incominciai a scrivere con la penna d'oca più malandata, perchè i pensieri vi potessero far presa senza dover chinar la testa di fronte allo strumento.









Signora della notte, del freddo lunare e del caldo viscerale della Terra,

Sono un mortale, figlio del nessuno, nato per una vita di sventure e infinite ricchezze, vissuto nel sole, esiliato da esso per mia volontà.
Ho navigato con una nave senza vele, tra stelle e sfere di luce per giungere nel vostro regno di ombre.
Sono caduto dal cielo, ho squarciato le nubi con la mia spada, facendomi largo tra schiere di Arcangeli diplomatici e vuoti, tra messer Pregiudizio e madonna Noia, per giungere nella vostra nazione.
Ho visto il fuoco bianco della purezza, scoprendo che era solo una variazione di grigio, poichè sotto bruciava corruzione, ho gettato a terra molte maschere di vetro, portate da persone vicine e degne un tempo di fiducia.
Non sono ambasciatore, non porto doni in sacrificio se non me stesso.
La mia anima ai vostri piedi, la mia libertà nelle vostre mani, il mio essere ciò che sono... eterno schiavo di voi, mangiato dalle vostre labbra di peccato e dai vostri occhi penetranti, in cui risiede il potere degli inferi.
Fuoco nero che nulla illumina, colore che tinge le mie vesti in omaggio a voi mia Signora, pago l'ingresso chinando il capo e baciandovi di passione la mano.
Vi chiedo di essere mia, per finire nel girone dei dannati, vivendovi per scontare una pena che ambisco più della vita stessa.

Pena eterna, nel vostro Impero di infiniti.

Chiedo tutto in cambio di me.



Grevius.






Non la rilessi, perchè solo in questo modo avrebbe potuto perdersi, e perdersi era il miglior modo per raggiungere l'irraggiungibile.



Attesi la notte più fonda e la portai di persona al destinatario, perchè non vi erano messaggeri con ali capaci di volare all'incontrario.
La infilai sotto la porta della stanza dove dormiva, perchè il Diavolo non si fa aspettare...



Respirai l'aria del mio male, e sussurrai all'orecchio del vento parole impronunciabili.

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Morphea




Appena ebbi la forza di rialzarmi, raccolsi il pezzo di pane e lo lanciai nella stessa direzione in cui si perdevano le impronte degli zoccoli.

Montai a cavallo e mi diressi verso est.

Non ero lucida e qualsiasi cosa pensassi mi induceva a smettere di farmi domande, così mi arresi.


" Ho qualcosa che ti appartiene " disse la donna che mi accompagnava. Riversò su un tavolo tutto ciò che aveva nella bisaccia, spingendolo con le mani verso me.



"Queste sono l'unica cosa che mi appartiene, il resto tienilo... è tuo oramai. Se riprendessi ogni cosa, quello che è accaduto, perderebbe di significato".

L'espressione che le comparve sul viso era esattamente la stessa di tutti quelli che non comprendono il senso delle cose che faccio, e non me ne stupii... e visto che non era lei che avrebbe dovuto farlo, aggiunsi: " Puoi raggiungerlo, saresti al sicuro con lui, ed io ne sarei felice... ritieniti libera da ogni vincolo."Avevo sperato di dissiparle ogni dubbio con quelle parole, spingendola a fare la cosa giusta. Volle, però, fare quella sbagliata, decidendo di continuare a seguirmi."Sella il tuo cavallo, stasera ci rimettiamo in viaggio".

Mi strappai il lembo della pellegrina, con cui aveva ripulito la spada, ci avvolsi dentro le carte e le nascosi nel corsetto.

Non ricordo molto di quei giorni.
Non rammento dove andai, nè quando toccai città, nè in quante mi fermai, o se lo feci... o quanto tempo trascorse prima che un messo mi trovasse per consegnarmi una mappa, in una città assediata da un esercito a cui neppure avevo fatto caso.


Dissi alla donna di fermarsi lì e di attendere il mio ritorno. L'avevo già messa in pericolo due volte, la terza decisi di sfidare la sorte da sola, per incamminarmi nel posto contrassegnato da una "X" sulla carta.

Impiegai solo un giorno per arrivarci.


Incontrai la mia dannazione davanti ad una croce gemmata, fuori le mura di una città fantasma.

Mi disse qualcosa che compresi solo molte ore dopo e un'altra a cui risposi semeplicemente:" Certo che basterà. Lo ha sempre fatto..."


E senza aggiungere atro, quella notte restammo nascosti a lungo, in attesa di un segno che ci inducesse ad espiare le nostre colpe.



... e la fogorazione arrivò!




Ottomila ducati suonati, con non si sa quanti carri di merci al seguito, insieme ad una transumansa di montoni, a noi noti, ci sfilarono sotto gli occhi.
Concordi sul fatto che fosse un vero spreco la prima ed un'anomala migrazione la seconda, fummo indotti ad alleggerire un uomo del suo greve fardello fuori dalle mura della città carolingia..."in remissione dei peccati, ecco!"





Legio
































Il cielo di pietra lavica gettava ombre di metallo sulle colline circostanti.
Noi stavamo li' tutti , come allodole sui rami.
Nell'ora che precede la cena.
Muti.
Ad attendere la pioggia.




Il cielo divento' bianco d'un tratto ed il vento smise di soffiare.
Non avevamo mai visto tanta pioggia cadere in cosi poco tempo.
Ci riparammo in una spelonca e li accendemmo un fuoco.








" ...... legna secca........ci serve legna secca "
il diavolo lo diceva facendo ondeggiare la piccola barba che teneva in punta al mento,
con le labbra leggermente tese, come a guadagnare qualcos'altro..... si' si'........come a volere altro ancora.....

sventolava ora questo.....ora l'altro ninnolo......una giara........



La pioggia scrosciava con un rumore assordante di fiume un palmo avanti i loro nasi.




Il diavolo attizzava il povero fuoco di sterpi.



Legio accostato alla parete opposta stava avvolto nel mantello.
Osservava le forme della donna sotto le vesti con occhi piccoli.



" Siamo fuori tiro dagli eserciti.....stanotte deprediamo nuovamente.....
....loro sono in 3.....tu eric mira al piu piccolo, io e marfy prendiamo gli altri due.......... domande?"



Marfy stava con le gambe accavallate e a volte mi guardava fisso negli occhi come uno che cerca nelle cose un senso non necessario.
Era il vestito di nozze che non avrebbe mai avuto.
La cerimonia che nessuno avrebbe mai celebrato.
E so' che le andava bene cosi'. O almeno se lo faceva bastare...almeno per il momento.

Era tutto come quel fuoco di sterpi rimediati dal diavolo.
Bruciava all'istante di una fiamma bianca , ma durava un attimo.
Come i bisonti appena passati.
Legio si era voltato verso er canotta, lui aveva sorriso del sorriso di uno che va via,
e Legio era rimasto solidificato di una paresi permanente.

I giorni scorrono veloci uno dietro l'altro , e il tempo tutto, scorre insieme a questa pioggia.
Il senso glielo trovi se proprio vuoi trovarlo.
Ma il dubbio che in fondo tutto sia un enorme cagata rimane.





Piazzai eric a destra, marfy poco sopra, e dispiegato il suo esercito infine il gran generalissimo Legio si ando' a rintanare nel folto di un enorme parietaria.





















Il disincanto puo' essere amaro per chi ha avuto sogni di gloria.

Ma col tempo e l'eta' impari che la gloria che hai perso è una merce che ritrovi in vendita nei posti piu inaspettati.






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Morphea









Non sentivo il chiasso delle piazze; non dovevo barcamenarmi tra i banchi al mercato per cercare merce non tassata o far finta di non ascoltare i pettegolezzi sterili di comari insoddisfatte, per evitare di prenderle a calci nel di dietro; non ero costretta a nascondermi, per non presenziare a matrimoni inverosimili tra nobili e popolani, senza differenza di sorta, celebrati nelle taverne più infime della città, manco fossero Cattedrali consacrate, in cui si celebrano i drammi più fasulli, degni solo degli stessi titoli nobiliari che vantano in ogni dove e che si ripassano sotto mano come bari d’eccezione; non dovevo andarmene in giro perennemente con un secchio in mano, per evitare di vomitare sui piedi di gente che si urla, da un capo all’altro del mondo e le colonne d’Ercole, un “miamimaquantomiami” ed un “mipensimaquantotitocchi” e … soprattutto … non c’era pericolo che mi venissero i crampi allo stomaco per l’ennesimo trattato idiota tra il "Principato di Vaffanfrù" , quello del "Ducato di Vaccipuretu", della "Repubblica di Vengoanchionottuno" e de "L’Impero di Epperchèpperchènno".

Eravamo finalmente nell’Impero del nulla assoluto - ma anche no – dove ogni cosa ha un senso insensato ed alienante, ma ti fa vivere perchè esiste nella misura in cui esisti tu e tutto ciò che il tuo sguardo avvolge, e ogni cosa, anche la più semplice, ti rende felice semplicemente perchè ti fa ridere o piangere e ti riempie lo stomaco di sensazioni che il tempo, a volte, si porta via. E basta un'investitura fatta con un tronco di legno, tra una guardata di cosce del piscione e le mie perplessità, per ricordarti che le cose più semplici e senza fronzoli, sono quelle di cui hai bisogno e che non ne vorresti altre.



“Non sei solo la moglie, sei la moglie.. M O G L I E … e te investo de tutti i santi poteri.................... da ora sei Principessa del niente, padrona incontrastata della fame …”
“ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah”
“… e della carestia sul nodo”
“Pisciò.... so Imperatrice delle Cesse... a prescindere!”
“Santa protettrice dei processati a distanza”
“ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah”



E, dopo l'ultimo soffio del diavolo sul fuoco, uscivamo fuori ad incendendiare le notti di pioggia e ad assaporare la vita e la morte condividendola con viaggiatori di ventura.

Un attimo prima ascoltavi il Rodano scorrere lento e, poi, d'improvviso cominciava a graffiare, gonfio, contro le anse del suo giaciglio inespressivo.
Quasi lo sentivi ansimare sotto le carezze calde della pioggia gelida... e più lei incalzava il suo respiro, montando sul suo ventre acquoso, più lui si aggrappava inerme lungo gli argini.

... e tutte le notti così... e ti sembrava fossero appagati dei tuoi stessi piaceri.

Non c'era ricchezza o brama di potere che potesse inzozzare quel fumo bianco con mani luride e corrotte.
E a me tutto questo piaceva, perchè di nastri, lustrini, vestiti bianchi e cerimonie, di potere, cartacce e scranni rossi, io non avevo mai saputo cosa farmene... avevo solo un cruccio e riguardava lui.

Era il disincanto che aveva negli occhi quando ha incrociato lo sguardo di Babbi.
Era la rassegnazione di chi ha visto morire così tante volte la speranza e ti osserva nella convinzione che tutto ciò che ti offre non ti basterà.














Una gallina bianca e spennacchiata correva tra gli alberi all'imbrunire di un giorno ormai andato, e nella mia scompostezza di gambe accavallate, vestita rigorosamente di corsetto e mutande, coperta solo di una misera pellegrina, mi venne di urlare....



" Pisciòòòò... l'ovettoooooooooo sbattutooooooooooooo!"
"Copriti svergognata! Te lo faccio vede' io l'ovetto sbattuto......"









Legio
























Mentre masticavo parietaria nascosto dentro un rovo li sentii arrivare anche quella notte.






Crack...


crack.....


crack.....







Distinguevo i passi di ognuno ,il fruscio delle vesti sull'erba , il loro respiro pesante .......sempre piu vicino.





.......come ogni notte.





Questa volta erano in 3.
Marfy sembrava divertirsi un sacco , aveva preso a tirar su' la mantella sulla gamba al momento dell'attacco ,
la vedevo ridere spesso, si era persino messa dei colori sulla faccia che la rendevano ancora piu carina,
il diavolo aveva preso a guardarla quando io non guardavo.

Presto avrebbe riempito un fosso.











A notte scendevamo dalle montagne come 3 piccoli indiani operosi.













07-04 04:03 : Avete derubato due tipi che possedevano 220,15 ducati.




08-04 04:03 : Avete derubato uno che possedeva 197,87 ducati e degli oggetti.




10-04 04:03 : Avete derubato uno che possedeva 124,57 ducati e degli oggetti.



11-04 04:04 : Avete combattuto con un gruppo ... (coefficiente di combattimento 8),
che ha cercato di resistervi. Avete trionfato, l'avete obbligato ad aprire la sua borsa.




12-04 04:03 : Avete derubato un povero cristo che possedeva 241,20 ducati e degli oggetti.













All'alba come ogni giorno riprendevamo la via della montagna.
La notte successiva saremmo tornati.













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Morphea





Una notte, invece di giocare a "nascondino" fra gli alberi per poi gridare il mattino dopo " trentuno morti tuttiiiiiiiiiiiiiii!", decidemmo di giocare a " un, due, tre... si salvi chi può" che era pure più divertente.
Lui si andò a mimetizzare in mezzo a delle piante azzeccose, ma almeno non puzzavano; il diavolo saltellava e rideva pure quando non doveva, e solo per questo si sarebbe meritato un santantuono di mazziatone... si era fatto pure tanare il mamozio; ed io, per non inciampare in quella maledetta pellegrina, o me la mantenevo con una mano o... come quella notte... mi buttai a terra e strisciai sulla terra fin quando non sentimmo i passi di uno, sul sentiero, e il piscione fece segno di uscire allo scoperto.

Saltai in piedi e gli comparvi davanti gridando....

" Bubusettettèèèèèèèèè.... O LA BORSA O LA VITA!" gli intimai, minacciandolo con la criminalità della mia arma assassina " ... se però mi dai pure tutto il resto, so' pure più felice assai. " presi un gran respiro "Sai? Abbiamo un sacco di figli da sfamare, ne aspetto solo venticinque, anche se non li abbiamo ancora concepiti, Vedi? CIO preparato l'ovetto sbattuto, vuoi sbatterlo un poco pure tu, mentre svuotiamo tutto? Tanto che tieni da fare? Pure devi aspettare... così, se ci dai una mano ne concepiremo sicuro trentatre... " gli dissi, puntandogli il bastone da re magio sul piluscino "... e poi ci sono la nonna e il nonno che sono morti una sacco di tempo fa e devono mangiare pure loro... non li vorrai mica far resuscitare? Guarda che la stregoneria è peccato grave... io ti denuncio, sa'?!"


Quello mi guardava un poco strano... ma non solo lui...

"O LA BORSA O LA VITA!"
ripetei voltandomi "... mmmhhhh gnocca sta cosa... era da tanto che volevo dirla, suona bene ve'?" domandai, rivolgendomi al piscione.



Quando quello se ne andò zoppicante, perchè il diavolo gli aveva teso involontariamente una gamba per fargli lo sgambetto - e quello era sgambettato per vero - noi ce ne ritornammo sulla montagna.


Vidi Giacomo stendersi di schiena e, dopo aver controllato che non mancasse nulla, lo raggiunsi.

Gli zompai sulla pancia per dirgli "Ailoffiuverimucc' " Scoppiò a ridere, ma io, serissima, gli puntai un dito sul naso e aggiunsi " Devo comprare un lenzuolo bianco e deve essere grande... grandissimo..." E visto che rifece la stessa espressione strana di prima, continuai " Sìsì... lo dobbiamo comprare, ci devo fare i buchi dentro... pppoooooiiiiiii... tu mi ripoTTi lì... mi prendi a cavacece, me lo metto in testa e ci copriamo tutti... eppppoooooiiiiii... facciamo i fantasmi nel bosco, sì?" gli domandai battendo ripetutamente gli occhi, ma anche così non mi sembrò molto convinto " Uè... non vale... se tu giochi a nascondino pure io voglio fare il fantasmino... nun mbruglia'!"






Legio




















"...Ailoffiuverimucc' ..."





















Stavano carichi come i somari....
l'unica era puntare la citta piu vicina per scaricare il malloppo e convertirlo in denaro sonante.


A Legio sembrava di essere tornato tra i balcani, tra il pantano e la guazza lui ci stava da Dio,
sembrava che piu il cielo piangesse , piu lui era a suo agio.
....... in realta' era l'esatto opposto.





Per strada lasciammo giocare marfy come si guarda razzolare a dismisura un vitello sacrificale.
















Il Diavolo grondava torrenti d'acqua barcollando sul cavallo ed eravamo solo a meta' strada.







" Vi vedo contenti...... di questo passo rischio di non averla piu la tua pelle "
disse col cappuccio calato
spruzzando l'acqua che a rivoli gli scivolava sulla bocca semiaperta sul mondo.







"L'avrai l'avrai.........ma avro' prima io la tua"


















Fecero i tre nodi indispensabili per portarli a terra a nuoto,
e sotto il diluvio universale passarono la porta principale della citta' mischiati ai pellegrini.





Legio diede una pacca sulla spalla alla guardia......

" Sveglia su'......"
gli disse.

Quello lo guardo' sorpreso, Legio gli fece l'occhietto e prosegui' sotto la pioggia.












Piazzo' ar mercato l'ira de dio....je dissero.....te la compro....lui je disse è rubbata...
loro dissero..te denuncio......e lui rispose...simme denunci l'ha da restitui'...........
loro chiusero un occhio e allungarono er soldo......lui prese er soldo sotto la pioggia e nun fece na piega.











Giunti ad una locanda che sembrava puzzare meno delle altre smontarono.

Legio guardo' il diavolo. " Trovati un posto ....ci muoviamo a sera "


" Marfy......"
disse poi porgendo il braccio ..... "Che hai 5 minuti ?.............."










Un sorcio tutto unto fece capolino da sotto l'impalcatura e scappo' via di corsa.
Le ragnatele inchiodate alle assi arrugginite ondeggiavano melodiose al vento di pioggia.










Legio si scompose in un inchino e indicando la taverna disse : "....Madam.......Si'vu'ple' ?"









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Morphea



Le ombre del cielo si spostavano sulle nostre teste, contorcendosi su se stesse, intrecciandosi sinuosamente... si fondevano nel grigiore di una notte di pioggia... una qualunque... eppure...
Non accennava a smettere e quando loro si nascosero sotto i mantelli per ripararsi, io lo tolsi.
La pellegrina mi stava scomoda, anche solo per tenere le briglie.


Battibeccavano a bassa voce loro, come se io non potessi sentirli.


Allargai le braccia, chiusi gli occhi e piegai la testa all'indietro.
" Perchè perdi tempo con lui? Non senti le arpe suonate dalla furia del vento e i violini che squarciano il cielo per rapirci l'anima?"






Arrivammò nella prima città nel raggio di tre nodi.
" Copriti!" mi disse severo.
Inzuppati fradici, ci nascondemo nella ressa e superammo le guardie per dirigerci in fretta al mercato.


I garzoni, dalle botteghe, di tanto in tanto cacciavano fuori le teste pronti a chiamare le guardie. Il timore che noi ambulanti vendessimo la merce a prezzi troppo bassi rispetto ai loro, li rendeva furiosi. Eppure era tutta merce guadagnata disonestamente la nostra e non avrebbero dovuto temere il raffronto.


Dopo qualche ora iniziammo a cercare un tetto sotto cui ripararci.
Giacomo finalmente si decise, liquidò il diavolo e con i modi gentili che lo contraddistinguevano, mi porse un braccio.



"....Madam.......Si'vu'ple' ?"




Solitamente, in passato, mi avrebbe offerto il braccio per ballare... ma sotto la pioggia non credo lo avrebbe mai fatto. Intanto, mi indicava l'uscio della locanda, a quattro stelle e cinquequarti di metronomo, con l'altro.

" Monsieur... si'vu'che? ove vules ander'? Adiem' dove volete vojo... bast che dov andiem andiem, mi fate toglier' esta mappina da doss che ci inciampecheo per dentr'. Mi si stann attacchend tutti li nerv ne la tête e mi stann venend' li turcimient di stom'c.




Così, feci un inchino e... inciampai, come solito mio - non era proprio arte e neppure imparavo.


Mi aggrappai al suo braccio per evitare di ritrovarmi con le chiappe a terra ed esclamai"Ooops! Distrattammer' stavo cadend'... stav'..." tossii, portando la mano alla bocca e fingendo indifferenza, continuai come nulla fosse " Ho capit', ho capit'... mon petit piscion'... mi volet porteur a strafucher o' piec'r co' lì patanell, in cinque minut' solo lu piec'r co' li patanell possiamo mangier'... andiem andiem... ma stavet accort a nu' sbatt'r co le corn sott a le port'!"





Legio















Aveva tirato fuori il saraceno stretto.
E quando era cosi' non si capiva una mazza quando parlava.


Strepitava come una quaglia che la taverna puzzava.
Legio gli aveva anche dato un annusata, ma a lui non sembrava cosi male,
meglio della stalla era....mah...valle a capi' le donne....










Pe farla contenta sgommarono via veloci verso il nodo del giorno prima.















Sul nodo lui je se presento'in camiciotto arubbato de canapa grezza a pallini fucsia stringato sui fianchi ,
pantaloni attilati e scampanati rubbati anchessi,
le scarpe invece erano le sue , stivali marroni e con due dita di fango attaccato alla suola.










Je disse....... " ...Madamigella..........Abballa ?..."











Lei timorosa e casta fece un lieve segno come a di' de si'.
















Legio diede un gesto con la mano e er nodo se svoto' de botto.





Poi schiocco' du dita e attacco' su' un orchestrina de paese rimediata a meta' prezzo per l'occasione.







Butto' un occhiata a un poro disgraziato sul nodo in gruppo semplice che era rimasto impietrito e je fece...


" Tie' reggime la giacca......."








Legio poi si sputo' sulla mano e se la passo' sui i capelli appiattendoli un po',
si frego' vigorosamente con la manica della camicia sui denti gialli e infine con occhio marpione je tese delicatamente du dita.










" Favorischi....." Disse sfoderando tutto il suo savuarfèr......















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Morphea







Varcata la sogliola della Locanda, mi stava per prendere un colpo.
Puzzava... c'era la muffa... le feline
( ragnatele )... i rangi ( ragni )... i surici e gli scarrafoni (topi e scarafaggi... jamm bell!).





Mi guardò con aria triste e sconsolata, ma sellammo subito il cavallo - uno solo che a due potevamo dargli da mangiare - e sparrimo nel bosco.


Ritrovammo tutto com'era.

Gli alberi erano tutti dove li avevamo lasciati... non se n'erano andati in giro come fanno tutti...
La montagna ci accolse senza braccia... perchè nessuno gliele aveva mai regalate, neppure di pezza...
La pioggia aveva continuato a tenerci compagnia... fosse mai che senza il mamozio fossimo rimasti soli, che pareva assai brutto....








Al risveglio, nel tardo pomeriggio... me lo ritrovai davanti vestito a festa.
Era come quando, in tempi assai lontani, ritornava dai suoi viaggi e mi offriva, con un solo gesto, il mondo che si portava dentro.
Avrei voluto avere i bigodini dietro, per mettergli apposto i capelli... o curargli le ferite che nessuno avrebbe mai notato e che su quel nodo si riaprivano, lacerandogli il cuore, ogni qual volta martorizzavamo il popolo.




Mi avrebbero ripetuto che tutto cambia, lui compreso...................... ma... era una di quelle notti di festa che solitamente consumavamo da soli...
Una di quelle onde che calcano la marea e si infrangono impietosamente sul dorsale di una scogliera frastagliata e incauta.



Non so cosa ci fosse lì in quell'istante, ma io sentivo i violini e le arpe girarci intorno.



" ...Madamigella..........Abballa ?..."



Buttò via la giacca, si impomatò i capelli... si diede un'ultima sistemata e mi allungò due dita.


" Favorischi....."

"Più che altro mi vorrei togliere questa mappina da dosso! me la posso togliere?

"Mappina ?"

"Eh sta pezza sporca è la mappina... "

"Pezza ?"

"La pellegrina"

".......................ah! ..... giammai... copriti.....!"

"Aesh"

" Ho pronta la pelle de piec'r pesante.... te regalo na mucca da mettete addossso..."








" Scusassi... c'è gente... par brutt! ahahahahahah"





In un attimo l'imbarazzo sparì e fece posto a tutto il resto e tra una pestata di piedi ed un'altra, ballammo.



Legio


























Attaccarono la musica e fantasticamente rapiti da furioso e subitaneo sentimento .........abballarono














Lui da sotto er ciuffo cotonato col grasso, mandava sguardi da paura e ce stava a prova' stringendola stretta,
lei distinta , ostentava con regalita sciantosa una pelle de piecr al collo ,
avviluppati in rapide giravolte distribuivano nell'aere circostante un lezzo insopportabile.






Tra er primo e er sesto volteggio la fece sua ardentemente e con passione ignorante ,
lei esito' sulle prime , altera e casta alle avances de lui .....ma manco tanto,
stava sulle sue con fare regale e virgineo , mentre con destrezza nell'abbraccio tentava di fargli la catenina .




" In inventario nun c'è una mazza e la catenina l'ho impegnata in albania st'estate.."
je fece lui tra i denti stringendola ardentemente tra le braccia.




Ar che lei , guardandolo negli occhi fu travolta dal vortice intenso dalla sua maschiosissima passione..........e alfin cedette .















Prese la madamigella piu volte ripetutamente ..... per mano ...............
classico , de rimando , rovescio e de rinterzo , passando per tutto il repertorio completo.



Tra una mano dietro i fianchi e una a reggere er busto...be'....
sto ballo fu na cosa parecchio intensa che duro' fino a sera...........
ce furono parechie ripercussioni....co mani che andavano da tutte le parti ,
pellegrine che volavano e corsetti sbrillentati che partivano come mazzafionde,
camice , pantaloni e bottoni che saltavano come canguri che manco esistono .






Lo fecero 3 volte per terra sto' ballo , due attaccati a un albero e una sdraiati dietro una siepe ,

e proprio mentre se stavano a inventa' la posizione a quattro de spade co lei che saltava da sopra un ramo de un albero ,

legio con il corsetto che gli si era intrecciato colla stringa della mentoniera, si immobilizzo' come un tafano acciaccato al muro ,

drizzo' la testa e fece ....





"...ITALIANIIIIII.........Caricaaaaaaaaaa......"






E cosi' dicendo brandendo un paio di mutandine per signora si rituffo' nel mezzo della siepe.















Nun diventeremo Imperatori ,
ne' stimati e rispettabili funzionari ,
non dipingeremo la gioconda e nun sapemo manco tene' in mano un pennello.


..... ma si se trattava de da' du botte sul nodo.........ah be'.....ce stavamo solo noi.









_________________
Morphea





Abballavamo sotto le stelle lucenti nascoste dalle nuvole.
Abballavamo assai stretti e non si capiva se fosse per carnalità o per il fango che s'era tramutato in ceralacca e nun s'è scioglieva neppure a pagarlo.
Provai ad allontanarlo, ma niente... restava appiccicato come una sanguetta.




"C'è gente... nun vedi?"
" S'è svotato tutto... zitta e abballa!"
"... e abballiamo..."





Dopo cinque o sei volteggi, la mia mancanza d'equilibrio arrivò puntuale... mi strinse a sè più forte di prima e al che... cedetti, per non cedere alla terra.
Nel mentre di una stretta e n'altra, adagiata candidamente et ingenuamente con la testa sulla sua spalla... cercai, coi denti, il brillocco che portava appeso al collo.


" In inventario nun c'è una mazza e la catenina l'ho impegnata in albania st'estate.."
"Uccheppeccato!"



Maschio latrino come non mai, mi fissò negli occhi e mi travolse nell'ennesimo volteggio
con una stretta di mano talmente forte che il grasso dei capelli, impiastricciato sulla mano, nulla potè.



Aprì le carceri e vidi gli abiti volare... e il popolo sovrano chiamato ad esultare.







"...ITALIANIIIIII.........Caricaaaaaaaaaa......"



"Eh... chiamm pur' a sor't, t' truov'. Buzurro, troglodita e maschio infame... t vuò mpara' a fa' l'ommmmmm? ....Allucc' n'à poc'... a Rijeka ancora non t'hann s'ntut!"








E sembrò n'assalto al municipio... la croce rovesciata di una cattredrale... un furto di brillocchi e lapislazzuli... il distruggere cartacce in un castello... un popolo che si ribella all'oppressore infame.
Fu demone geniale... fu Giuda sui miei fianchi...fu scroscio di fiume sotto un cielo di tempesta ...




E dopo ore di scintille, fuochi e fiamme ardenti... lo fissai con occhi stanchi e trasudati...



" Nun sei più il ghepardo de 'na volta.............."
" ... copriti!"
"fuffy ailoffiuverimucc'...... ahahahahahah"




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