Morphea
Dormire in un letto era sempre qualcosa di comodo, ma fortemente noioso...
Avevamo trovato un finiele in disuso che utilizzavamo per scopi diversi, spesso per mettere al fresco la merce, altre per la terra circostante, che era diventata un nascondiglio perfetto per i ducati.
Quando cominciava a scavare, mi sedevo su una balla di fieno e l'osservavo da lontano, spiandolo quasi... anche se sotto i suoi occhi e alla luce del giorno.
Dicono che quando ci si perde nei ricordi si comincia ad invecchiare, forse cominciava ad essere così anche per me, perchè era inevitabile che non guardassi al passato, paragonandolo al presente.
Ritornava dai boschi sempre carico di legna e la utilizzava per farci pane per quelli che non avevano molti ducati con cui sfamarsi, o la rivendeva in giro a poco prezzo per gli stessi motivi. Gli ho visto anche regalare cibo o merci a chi arrivava nella Taverna del Popolo Sovrano senza il becco di un quattrino e non sapeva come sbarcare il lunario.Così l'avevo conosciuto e mai avrei ipotizzato che la mia vita prendesse una piega diversa solo per quell'incontro. Non ne avrei immaginate tante altre di cose, eppure erano successe.
" Non ci rivedremo per un po' Marfy... m'hanno seccato e gettato in un fosso. Non potrò portarti la legna che t'avevo promesso.
Tuo Legio"
Questa fu la prima cosa che mi scrisse dopo pochi giorni che ci conoscemmo.
Ho sempre creduto che quella sia stata la goccia che avesse fatto traboccare il vaso ed il motivo per cui ora stringe tra le mani quella vanga, disprezzandola, e non con la stessa luce di allora, quando portava a spalla l'ascia in ritorno dai boschi.
Ad ogni scavo pare che provi a sotterrare l'amore per il popolo e la mano che oggi alza contro di lui... un amore che persino il diavolo gli ha ricordato essere un amore non corrisposto e quella sarà per sempre la sua dannazione... ci morirà per questo. Quell'ascia... la sua bottega... rappresentavano il suo donarsi incondizionatamente al mondo... glielo leggevi sul volto, come quando sfondava le porte di un castello e gli urlava il suo amore. "Hey... c'è una festa qui! Non più tasse, nessuna legge, nessun permesso... è tutto vostro, siete liberi! Liberi, capite? Liberi!"
Ma se liberi un uccellino in gabbia, una volta fuori, muore. Il suo volo è irregolare... non sa cosa fare, nè sa come spiccare il volo oltre quelle sbarre per procurarsi cibo.
E non puoi liberare chi non vede costrinzioni o non ne sente il peso o chi prova piacere ad essere schiavo di se stesso e degli altri... così è il popolo.
Quella ferita è troppo profonda, perchè riesca a medicargliela come tutte le altre.
" Basta scavare per oggi. Partiamo, ho sellato il cavallo..."
" Sopravvivo comunque io..."
" Zitto e andiamo............ "