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[GDR] La pelle che abito

Morphea



Dormire in un letto era sempre qualcosa di comodo, ma fortemente noioso...
Avevamo trovato un finiele in disuso che utilizzavamo per scopi diversi, spesso per mettere al fresco la merce, altre per la terra circostante, che era diventata un nascondiglio perfetto per i ducati.


Quando cominciava a scavare, mi sedevo su una balla di fieno e l'osservavo da lontano, spiandolo quasi... anche se sotto i suoi occhi e alla luce del giorno.


Dicono che quando ci si perde nei ricordi si comincia ad invecchiare, forse cominciava ad essere così anche per me, perchè era inevitabile che non guardassi al passato, paragonandolo al presente.



Ritornava dai boschi sempre carico di legna e la utilizzava per farci pane per quelli che non avevano molti ducati con cui sfamarsi, o la rivendeva in giro a poco prezzo per gli stessi motivi. Gli ho visto anche regalare cibo o merci a chi arrivava nella Taverna del Popolo Sovrano senza il becco di un quattrino e non sapeva come sbarcare il lunario.Così l'avevo conosciuto e mai avrei ipotizzato che la mia vita prendesse una piega diversa solo per quell'incontro. Non ne avrei immaginate tante altre di cose, eppure erano successe.






" Non ci rivedremo per un po' Marfy... m'hanno seccato e gettato in un fosso. Non potrò portarti la legna che t'avevo promesso.

Tuo Legio"




Questa fu la prima cosa che mi scrisse dopo pochi giorni che ci conoscemmo.



Ho sempre creduto che quella sia stata la goccia che avesse fatto traboccare il vaso ed il motivo per cui ora stringe tra le mani quella vanga, disprezzandola, e non con la stessa luce di allora, quando portava a spalla l'ascia in ritorno dai boschi.
Ad ogni scavo pare che provi a sotterrare l'amore per il popolo e la mano che oggi alza contro di lui... un amore che persino il
diavolo gli ha ricordato essere un amore non corrisposto e quella sarà per sempre la sua dannazione... ci morirà per questo. Quell'ascia... la sua bottega... rappresentavano il suo donarsi incondizionatamente al mondo... glielo leggevi sul volto, come quando sfondava le porte di un castello e gli urlava il suo amore. "Hey... c'è una festa qui! Non più tasse, nessuna legge, nessun permesso... è tutto vostro, siete liberi! Liberi, capite? Liberi!"


Ma se liberi un uccellino in gabbia, una volta fuori, muore. Il suo volo è irregolare... non sa cosa fare, nè sa come spiccare il volo oltre quelle sbarre per procurarsi cibo.
E non puoi liberare chi non vede costrinzioni o non ne sente il peso o chi prova piacere ad essere schiavo di se stesso e degli altri... così è il popolo.


Quella ferita è troppo profonda, perchè riesca a medicargliela come tutte le altre.














" Basta scavare per oggi. Partiamo, ho sellato il cavallo..."
" Sopravvivo comunque io..."
" Zitto e andiamo............ "





Legio






















Ar vespro in genere me intristisco......e penso.







Guardo er cielo , vedo la luna... le stelle......er sole che tramonta.......e spesso divento na cifra triste.
Poi dipende....se trombo no.
Ma se penso si'.

Mo'pero' adesso do' un altro goccio .... me dico...

Perche senno' la ferocia de sto vespro mica la passo io eh....
Bisogna sopravvive in un modo o in un altro.

....belle cose......






Er mondo se sta' a accappotta' in curva come na' carozza senza balestre.



























Oggi ....mi fijo.......me fa'aaaa......

"A Pa'...guarda.... "


21-04 : Avete combattuto con Cyrano_de_bergerac , che ha cercato di resistervi. Avete trionfato, l'avete obbligato ad aprire la sua borsa






"Bravo appapa'"
je faccio io co na lacrima de traverso e incastrato come l'angioletto de la quaresima.






" A pa'..."








" Eh...."










"...... Nello borsa c'aveva questo "
E cosi dicendo tiro' fuori con due dita un paio di calze da donna.











Affogai nell'acquavite l'immagine di un cyrano de bergerac in giro per boschi con un paio di calze da donna.
Un attimo dopo spunto' marfy saltellate e con una missiva in mano.












" Ce l'ho fattaaaaaaa......"
strillava.







" hai fatto er dovere tuo....."
feci io mentre er vespro m'atterrava in testa
" Sei logista apposta.....................................la migliore daltronde..."




" Ah ..... scusa se stasera nun famo bagordi ma ce stanno i pupi sul nodo....domani recuperamo.....mo' te saluto logista...
nun te bacio perche puzzo.....................ah ..ottimo lavoro...............cia'."











Diedi un ultimo goccio esanime...............e raggiunsi di schianto il mondo accappottato a testa in giu'.






_________________
Morphea




" Fa qualcosa Marfy..."
mi aveva detto qualche notte fa... ed io l'ho fatta, ma c'era da aspettare.






"Morpppppppp ho derubato Cyrano_de_bergerac che possedeva 7,50 ducati. IL MIO PRIMO FURTO!!!ahahahahahaha"



Piscionello era tutto entusiasta per aver messo a segno il suo primo colpo, che non avevo avuto neppure il coraggio di dirgli che, co' quei soldi, a stento, ci saremmo comprati un pezzo di pane. Perchè avrei dovuto togliergli quel sorriso dalle labbra?

" Vaglielo a dì, và... che così lo fai contento"


Non m'ero accorta di come stava impicciato il padre, però.
Quando li ho raggiunti, per mostrargli la lettera, piscionello gli sventolava un paio di calze davanti agli occhi e così ho pensato che fossero cose da uomini e dopo avergli fatto leggere la lettera, sono rimasta lì in silenzio senza sapere cosa dire.






" hai fatto er dovere tuo....."
" Sei logista apposta.....................................la migliore daltronde..."






Guardava le calze e poi mi riguardava.
"Logista? Addò sta l'esercito?".
N'altra volta ha riguardato le calze e poi m'ha fissato.
Io mica lo stavo a capì.
"Che gli mancheranno le mignotte?... Mò lo meno!"ho pensato.





" Ah ..... scusa se stasera nun famo bagordi ma ce stanno i pupi sul nodo....domani recuperamo.....mo' te saluto logista...
nun te bacio perche puzzo.....................ah ..ottimo lavoro...............cia'."






Ha preso le calze dalle mani del figlio e se n'è andato vicino l'albero suo.

"Puzzo? ... ma se si contano le volte che profuma... mò ch' sta ricenn?"



Ci sono cose, però, che non aspettano... e prima di andare da lui, dovevo occuparmi di lei... arrivata in anticipo, anche se questo dipende dai punti di vista e nel mondo in cui si nasce.




In questo mondo così complesso i figli, ingurgitati dal ventre, si partoriscono già adulti e anche se solo di pochi anni, ti fanno richieste improbabili, davanti alle quali non sai come reagire ed... inevitabilmente ....................... sbagli!



" Mamasmurf in baccio..."

Mi ha teso le braccia così teneramente...

" Bell' e mamm'... dobbiamo ruba' o chiedere l'elemosina tra i boschi come i mendicanti sugli scalini delle chiese?"


" Alloa vado da pa'..."


Ha ribattuto con i lacrimoni agli occhi.

" Eh... proprio mò devi anda' da pa', sai dove ti fa arrivare? "




Vai a spiegare ad una marmocchia di pochi anni, appena nata, che già viaggia da sola, che a stento parla, ma che già ruba più della madre e il padre messi assieme, che quando il padre gira con la fiasca sotto il braccio, c'è sempre qualcosa che non và.

Lascio lei lì, con il muso capovolto e le braccine conserte, proprie di una bimba dispettosa e raggiungo Giacomo.


" Ma che vuoi anda' a baldracche?" gli domando battendo il piede per terra e coi pugni piantati sui fianchi.

" Tiè queste so' tue... sella il cavallo che qua' nun potemo fa niente! Avvisa quei due di fare quello che devono qui e che ci vediamo tra sette giorni là."
" Uh! Allò mi metto queste e mi tolgo la mappina, sì?"
"Sì, ma con parsimonia e stai coperta e a viso basso senza guardare uomini"
" E a chi devo guarda'?"
" A me o al paesaggio ahahahhahaaaa"
" ahahahahahahahahahahahahahahah"
" ...o ai tui figli"
" ahahahahahahahahahahahahahahah aiutat'mmmmmm"
"all'ultima citta ho controllato, sai? ...ho sempre di piu di punteggio in lizza. Ora avevo 3800, dato come guerrafondaio, per cui...in campana"
"ma stamm sol io e te... a chi vuò sfida'?"
"a chi guardi..."
"ma stiamo solo io e teeeee... tuoi figlio e la nostra... a chi vuò ch guardddd? "
"senno' te lo impaglio e lo attacchiamo sul caminetto"
"ma a chiiii? il coso tuo? ecco... l'hai smontato che me lo metto nella tracolla?"
"ai nostri figli dirai......ahahahahaa...vedi quello.....? l'ha scannato papa'"
" ahahahahahahahahahahahahahahahahah"
"ahahahhahahahaaaaaaaaaaaaaaaaaù"
"l'è vist a papà? ...nn sta buon...."





" Marfy ... copriti! "





Si è riaccasciato sulla fiasca, per ritornare fra le braccia dei suoi demoni.







Morphea



Le avevamo prese di santa ragione da cinque persone, probabilmente, convinte che avessimo chissà cosa. Trovarono solo dell'avena, pochi pezzi di pane e del pesce marcio.

Avevamo appena iniziato a leccarci le ferite, che sentimmo il fruscio delle foglie al passaggio di un carro. Saltammo in piedi e quando mi fece segno, sbucai davanti ai cavalli, gettandomi dolorante a terra. Lui restò nascosto.




Mi contorcevo nel buio delle voci, sporcandomi volutamente di fango e piangendo di un lamento spregevole.


Quello scese dal carretto per prestarmi soccorso.
Legio spuntò alle spalle dell'altro e se ne occupò.
Io badai al mio.


Quando fu abbastanza chino per vedere cos'avessi, senza farmi scrupoli, gli mollai un calcio nelle sue parti basse, consapevole che fosse il punto esatto in cui colpire.
Ricadde di schiena in un attimo, dolorante.


Finimmo di ripulirli insieme.



Una volta sistemata la refurtiva nelle bisacce, provai a togliermi il fango dai vestiti.


" Mi posso togliere sta roba di dosso? Mi dà impiccio"
" No no lascia che stai bene..."
" Ma..."
" Baciame e facite silenzio!"





Ringhiai, afferrando le briglie per montare a cavallo, ma valse a poco... il saio me lo dovetti tenere lo stesso.





Morphea




Certe volte...





"non si dice certe volte" - "sì? eppecchè?"- "perchè voltA è un avverbio" - "e che rob' è? una cosa che si mangia?" - "gnurant!" - "uff".. ch' p'santezz"- "... eh, e stomm'c pero! ...che le hai prese per le volte celesti?"- "uè... m sta simpatic e voglio dire così, jamm bell..." - "gnurant!" -"guard che ci stanno pure quelli che dicono a volte tuttattaccat"- " eh... avvolte int e' cupert'... so' cchiù gnurant e te!"- "pecchè? tu mò sei diventata strologa? ti hai imparato un nuovo mestiere? sei diventato un preCCettore?"- "Cheeee? Fammi stare zitta, và..."-"... ma chi t'ha jtt e parla'? io sicuro, no!"




Certe volte... jamm bell... ci sono volte che proprio dovresti fare dei fatti che non si possono fare.




"tipo?"- "n'ata vot' qua staje? ...sciò sciò"




A me serviva uno scrivano che mi capisse e lo cercati... e lo trovai pure se è per questo.



" Shcrivano... shcrivi!"

" Cosa Madonna?"
" ... delle Grazie o della Pietà?"
" Questo devo scrivere?"
" Sese accumminciamm buon..."
" Prego?"
"Niente niente... volevo diCEre che voi avete detto Madonna... io mò volevo sapere di che specie fossi..."




L'uomo cacciò le palle degli occhi da fuori, intingendo ripetutamente il pennino nell'inchiostro, come se me lo volesse appizzare in fronte.
... fortunatamente non lo fece...




"CIO da shrivere due lettere... una a Misti e un'altra al piscione mio marito, esposo, consorte e tutto il resto appresso che c'è shcritto sulle carte!"
"Così non sono due persone, è un esercito..."
"Voi fatevi i fatti Vostri e shcrivetO pure"



Srotolò pure una pergamena e sbuffò.



" vedi se non inzallanisci pure a questo mò..." - " aehhhh... uè t'è sta zitt!"




L'uomo alzò un'altra volta la testa e mi fissò.


" Scusate Madonna, ma con chi state parlando?"
" Con questa qua."
risposi, battendo una mano nella tempia.


Si diede una mazzata in fronte e scutuliò il pennino per cominciare a scrivere.



" Cominciate pure"




"Misti...adoratissima Misti... mia cara Miss...

ti shcrivo piangendo senza lacrime. Capiscimi!"



"Siiiicuro Vi capisce se le premesse sono queste" commentò.
"Voi faCEtevi i fatti Vostri e shcrivete!"

"Sì sì scrivo... andate avanti..."




"arricetta baracche, baracchelle e gente disonestissima come annoi e raCCiunCimi che mi ammanchi...
CIO una figlia, mia di me e LeCio partorita già nata di otto anni già compiuti il secondo giorno, che devi crescere tu... perchè vuole essere abbracciata, ma come stende le braccine amme mi viene da vummecare e un solo secchio tenevo e l'ho mandato sul fosso di Vic che è schiattato...

Insomma, vieni da me che sto qua, che però non ti dico dove, che leggono... ma te lo dice questo che te la porta... la lettera...

Misti...
vieni... sta cas aspett a te!




Moffettinatua cottanto di sputazzate sulla vavarazza allisciata che tieni mò"





Respirai di un respiro profondissimo, che per dieci interminabili attimi mi ero stancata.

" ...la seconda lettera?"
" ShcrivetO pure quella"









"AiloffiuveVimucch' sentiamme...


    il caVVozzone l'ho compVato... stop!

    il cavallo di VitoVno non si può faVe che il ciucciaViello s'è accasato... stop!

    figl't, la femmina, voleva paVtire con eV canotta vestita semplice, ma io volevo che le Veggesse il mento ma non si poteva, allò ha fatto un caVVo e lo hanno aVmato con la mia giaVVettieVa ma poi non poteva paVtiVe che già lavoVava ma non si VicoVdava della letteVa .. stop!

    figl't, il maschio, mi lascia i bigliettini sotto la poVta e mi dice puVe quando và a faVe la pipì così non me lo peVdo... stop!

    fVat't, l'unico che t'è Vimasto oVamai ( che quell'altVo è moVto un sacco di tempo fa, ma non piangeVci sopra, che tanto sta tVoppo sotto e foVtunatamente, peV l'umanità tutta, non può faVe il VitoVno del moVto vivente Vesuscitato per opeVa e viVtù dello spiVito e chillebbiv), dice che scVivo i biglietti che non si capisce una mazza e io gli ho Visposto che le mazze sulle letteVe non c'entVano, che peV questo non ce le tVoveVà mai e che è inutile che pVova a capiVe il peVchè non c'entVano, peVchè tanto... non c'entVano e... stop!

    il zelloso, sta aVVivando ma col cuDo per teVVa peVchè chi và piano... và sano e và lontano... stop!



    Ah... ci ho appena mandato una letteVa al PommodoVo che mi manca e deve veniVe, ma tu fai finta che non te l'ho neppuVe appena scVitto, così è come se non lo avessi letto... stop!


    ah! quando vieni? se non vieni mi devo teneVe per foVza la mappina addosso... almeno quando vieni peV mezza gioVnata me la posso toglieVe e pVendo un poco d'aVia ja... muov't... stop!


    poi non mi VicoVdo più... stop!


    baci non castVati in libeVtà... stop!



l'esposa tua "






A conclusione della dettatura, quello mi guardò assai schifato, poi aggiunse.


" E queste due missive dove andrebbero consegnate?"
" Una qua... e l'altra là..."
" Che sarebbero?"
" Voi portatele che tanto ci arrivano lo stesso... fanno tutti quanti così, mò volete vedere che proprio le mie non arrivano?"





--_amon_




A volte il mondo si capovolge ed io ti siedo accanto.


Sopra e sotto...
Sopra e sotto...
Sopra e sotto...




Hanno dimenticato cosa fosse la povertà o forse non l'hanno mai conosciuta realmente... è solo per questo che non riescono a comprendere cosa vedi ogni volta che fissi l'orizzonte.
Non hanno mai dovuto duellare per un misero brandello di esistenza. C'era sempre chi, bene o male, pensasse a loro.
I loro padri hanno lavorato tutta la vita come le bestie, per mettersi poi in ginocchio, tutte le settimane, a pregare Christos affinchè gli regalasse una vita migliore di quella che avevano, ma non c'è mai stata per loro un'altra vita.
... lo hanno dimenticato.
Hanno dimenticato tutti chi siamo e da dove arriviamo. Anche a me e te capita...
L'ambizione è stata così sconfinata, in alcuni momenti, tanto da accecarci e schiacciarci... che abbiamo, perfino, provato a cancellare il nostro passato qualche volta.






La carne... si imputridisce nella terra e... scompare.









Non permettere che tutto questo accada ai nostri figli.
Non dimenticare mai chi sei... non rinnegare mai le tue origini.
Ricordati sempre che sulle nostre mani c'è il sangue del passato.
Onora quelle morti, le nostre e quelle di combattevamo.
Raccontalo ai nostri figli...
Raccontaglielo con la stessa passione con cui mi guardavi, quando mi correvi incontro tra le montagne di Rijeka. La stessa passione che oggi incendia le nostre alcove, senza la pretesa di una casa fatta di travi di legno... che non sia il posto in cui trascorriamo una notte, diversa da quella passata...




Aiutami ad insegnare loro come si sopravvive al dolore, perchè è l'unica cosa che non saprei fare da sola. Spiegagli che gli ideali sono una delle poche cose, per cui valga la pena di combattere fino alla morte, e che il denaro non è che un mezzo e non lo scopo.








Mistic
Non c'è silenzio che non abbia fine...e questo,era ciò che ancora mi teneva in vita.






Mi svegliai di soprassalto,benedicendo che quello che ora stavo fissando, era il soffitto e non la superficie di quel mare sconosciuto nel quale stavo annegando pochi attimi prima.
Dapprima portai la mano al collo,presi un'avida boccata d'aria,poi scostai il braccio del Barone che mi limitava i movimenti e scivolai fuori dal letto.
Normalmente svegliarmi la mattina era già traumatico di suo,odiavo i rumori,le parole,i colori e qualsiasi cosa fosse animata o visibile ad occhio umano e non...effettivamente ero na brutta bestia e ne ero perfettamente consapevole,comunque quella mattina il buongiorno fu di gran lunga peggiore del solito.

Con mia somma delicatezza imprecai l'imprecabile appena lontana da orecchie altrui e mi misi alla ricerca di una fonte d'acqua per rendermi presentabile...a chi,non lo so.

"Madonna...Madonna Mistiiiic..."
"Se se...Madamigella no? e perchè non Signora? o Madame...?Non so quante volte mi tocca ripetere che il nome è già più che sufficiente!"


Il tipo che mi aveva appena chiamata mostrò un'espressione perplessa come per dire..."ma a quant' o binn pur tu? (a quanto lo vendi pure tu?) , ed effettivamente tutti i torti non glieli si poteva dare...ma fatto sta che per me era prima mattina e a quell'ora il malumore è concesso!

"Che fai?resti lì impalato? che vuoi?"

Mi diede quasi impaurito una missiva,lurida come poche...gliela sfilai di mano e subito aggiunsi...

"Buh!"

Il tipo sobbalzò...lì nella Repubblica di Genova,in questo periodo non ero molto ben vista,ero pur sempre colei che portava scompiglio in tempo di pace.

"Ridicolo...non vi muovete di qui...sicuramente ci sarà risposta e voi dovreste far fare a questa missiva il viaggio al contrario!"

Guardai quel pezzo di pergamena sapendo bene chi era la mittente...

"E non ti lavare eh..."

Lo aprii sbuffando.




"Misti...adoratissima Misti... mia cara Miss...

ti shcrivo piangendo senza lacrime. Capiscimi!

arricetta baracche, baracchelle e gente disonestissima come annoi e raCCiunCimi che mi ammanchi...
CIO una figlia, mia di me e LeCio partorita già nata di otto anni già compiuti il secondo giorno, che devi crescere tu... perchè vuole essere abbracciata, ma come stende le braccine amme mi viene da vummecare e un solo secchio tenevo e l'ho mandato sul fosso di Vic che è schiattato...

Insomma, vieni da me che sto qua, che però non ti dico dove, che leggono... ma te lo dice questo che te la porta... la lettera...

Misti...
vieni... sta cas aspett a te!




Moffettinatua cottanto di sputazzate sulla vavarazza allisciata che tieni mò"




Tra lacrime e risate tentai di spiegare al tipo difronte a me che doveva darmi una piuma,una seppia,un pò di sangue...comunque qualcosa che mi permettesse di risponderle.







Per colpa tua...ora so cos'è la solitudine,credo.Perlomeno la solitudine passeggera.Se fossi stata malata,sarei stata sicuramente meglio...
Ci vediamo al punto prestabilito mesi fa...non ti assicuro che il mio viaggio coinciderà con il tuo,ma devo vederti!

Tua Misti



Piegai più e più volte,forse più per rabbia che per necessità,quel pezzo di pergamena e lo diedi al ragazzo che ormai aveva un'aria rilassata.

"Fa quello che devi..."

Gli lanciai qualche moneta e mi rimisi alla ricerca di una fonte d'acqua.
_________________

16 Ottobre 1460
Morphea




Un topo morto s'era accaparrato il ponte del carrozzone.




Le mie imprecazione si confondevano nel soffio sferzante del vento, che pareva intento più a divertirsi a nostre spese, piuttosto che liberarmi della vista del ratto, che urtava contro le casse di legno di poppa e di prua, alternativamente all'inclinazione che assumeva la carena affondando a peso morto sulle acque increspate.


Se la sua carne fosse stata ancora tenera avrei potuto amalgamarla col rancio, ma così com'era sarebbe stato buono solo come arma contundente per l'equipaggio che, invece di ramazzare il ponte, si ammutinava a qualsiasi ora, del giorno e della notte, per i motivi più disparati.


Quello che proprio non tolleravo erano le macchie di sangue del piecoro sulla vela grande dell'albero maestro, che avevo scuoiato alla partenza... per non parlare delle ragnatele, che venivano giù dal soffitto a mo' di rami di salice piangente, nella cambusa...
Un giorno stavano per piangere anche nelle scodelle.
Tra tutte quelle lacrime piansi anch'io... fosse mai che si sentissero sole nella loro disperazione?!


Le vedevo ovunque ormai, anche fra i capelli del piscione.



" E pure tu... lavati! Qui di acqua ce n'è in abbondanza... mò non tieni scuse!"

" L'omm adda puzza'!"



E così, mentre gli urlavo contro, alzandomi in piedi e battendo un pugno sul tavolo... un ragno, s'è calato da una trave di legno, passandomi davanti agli occhi... per raccogliere la sua cena dal pavimento: uno scarafaggio nero come il carbone!



"Ecchischiffffffffffffffffffffffff! ... bast mi arrendo... ma anche no!"




Così ho respirato profondamente... mooooolto profondamente....






ADUNATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!






Radunai i tre mocciosi davanti la cambusa, ho accoltellato alla porta un pezzo di pergamena.



"Leggete!"

"... ma non sappiamo leggere...."

" Nun m n mport... leggete!"












State ramazzando il ponte una chiavica... oggi c'era un topo morto che ruciuliava da poppa a prua, e viceversa, che era una bellezza...
Fosse stato ancora tenero, ve lo avrei ammacchiato nel rancio... ma s'era talmente intostato che se ve lo tirassi appresso vi scarderei il cranio!

o sang r' ò piec' r sta ancora là...

a chi stat asp' ttann? o nonn?

inutile che fate, non lo tenete... siamo tutti figli di vacca qua....


SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

Se trovo ancora monnezza in giro vi faccio fare tutto il viaggio appesi a capa sotto, sotto le bocce della polena... jamm bell!



N.B.:... prima di entrare in cambusa... bussate!
    Nun s po' mai sape'..................


Fungo
Fungo, improvvisato pirata

Da quando era salpato Fungo, nonostante la sua tenera età, aveva capito che qualcosa su quella nave non andava.
Oltre ad essere la nave stessa che non andava, visto che per fare un viaggio di qualche giorno si mise una settimana.
Il tempo passava tra le onde che incessantemente scandivano il lavoro dell'equipaggio che ramazzava il ponte.

Ma oltre alla nave che "non andava", pure i passeggeri e l'equipaggio qualcosa non andava.
Il comando passava sempre da una mano all'altra a quella prima, ovvero tra marito e moglie.
Che poi Morfèa chiamava sempre piscione, e Fungo capiva "biscione". Chissà cosa c'entrava un uomo autoritario come Legio con serpente di grosse dimensioni.


Pirati & serpenti. Nel prossimo volume allegato con la rivista "impara anche tu ad interpretare il linguaggio Morphe"

Perchè il linguaggio Morphe da quello fin ora raccolto da Fungo è:
-un linguaggio a se
-un linguaggio capibile solo da una ristretta cerchia di persone
-un linguaggio estremamente utile per capire chi fa davvero parte del circolo
-un linguaggio dove fondamentalmente tagli sempre le ultime lettere di ogni parola, utilizzi spesso la "i" e devi condire il tutto atteggiandoti con la gestualità della fondatrice.

E poi l'incontro con Grebbius.

Che era stato un barone. Un barone che ad un certo punto rifugge la sua storia e va. Che aveva abitato a Tagliacozzo.

Chissà se gli era davvero arrivato a quel porto per caso? Lui mi ci a detto cossì!

Quanti pensieri nella testa di Fungo, aspirante pirata ma con poca dimestichezza con i nodi e la pulizia (in generale).

E poi, chissà cosa c'era scritto su quel foglio che Morfèa ci aveva cercato di farci leggere quella volta.
Era solo la metà del viaggio e già erano successe talmente tante cose che sembrava quasi la fine.

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http://forum.iregni.com/viewtopic.php?p=84461628#84461628
Morphea




Attendiamo il tramonto con la voracità degli affamati.
I bambini smettono di urlare e scendono di sotto a dormire.
Il vento cessa di sibillare ed i rubini del sole si scagliano incandescenti nel cielo, smerlato d'azzurri colori, per infrangersi nei suoi occhi.



" Ammaina le vele una volta in rada. Sanno che arriveremo oggi... qualcuno ti darà il segnale, quando vedranno il calamaro comparire nella baia"



Gli sfioro il viso col dorso della mano, fino a vederlo morire sulle mie labbra.


E' già notte, ormai.


Ed in questo silenzio di cenere, sento voci assordanti che, meschine, mi trafiggono i pensieri già laceri. Sono il passato ed il futuro che mi attanagliano, mentre il presente siede soddisfatto e sazio, guardando entrambi con riluttante timore e sguaiato disprezzo.
E cerco tra le vette il decoro dell'animo nobile degli dei nell'Olimpo e trovo null'altro che me. Umana e scomposta fra i mortali, mi abbandono all'amore, sopraffatta e vinta dai piaceri della carne....
Esausta, mi perdo... nei pendii riflessi in ombre scure sulle increspature rugose del mare, con l'animo in tumulto, con la foga dei venti contrari di questi giorni, e tutto si quieta al palpito dei respiri affannosi e nei suoi ululati soffocati.









Lascio andare il timone al tremore delle mani, in vista della terra ferma... non di quella che il mio sguardo avvolge, ma di quella che vedrà ancora dopo.





Legio

























Addi' de un giorno maggio de un anno qualsiasi dopo er Diluvio.


Ner pomeriggio che precedette er nulla de nostro Signore toccammo terra e prendemmo a bordo vecchi amici.









Presi il sombrero coi specchietti ed i sonagli colorati, un aspersorio caricato a acquavite , il librone coi dipinti ricordo e un mandolino scordato.
Entrai in taverna facendo la mia apparizione bello come il sole , col sombrero in testa e intonando una canzoncina ritmata .



Assonnati tra lo sbadiglio implacabile del tempo di mezzo ci rincontrammo dopo un bel po'.
E anche stavolta ,come allora ,non ballo' nessuno.


Era pomeriggio di un giorno ventoso e incerto, le rondini volavano basse come nell'attesa di una pioggia che non sarebbe arrivata,
e in taverna c'ero solo io che battevo il tempo come una professionista del mestiere.

Tra la seconda grappa e la terza strofa capii che era meglio cambiare repertorio,
cosi' presi i fischietti e l'Ukula di corno, cantando quando calienta el sol mentre battevo i piedi a tempo....





Magari forse preferivano della prosa.





Fatto sta che i specchietti a sonagli si ammosciarono man mano al sole di maggio, i sorrisi diventarono paresi permanenti,
l'aspersorio si secco' come un platano malato e i dipinti ricordo non li guardo' nessuno.
Le rose rosse furono spazzate via il giorno dopo dalla mano solerte che fece le pulizie.






Col sombrero calato sulle tempie che sembrava mi stesse piu grande di prima riguadagnai il boccaporto
e mi buttai in branda con la stessa sensazione di quando rubavo qualcosa.





_________________
Grevius
Eravamo ancora lì; seduti ai bordi della banchina, ai bordi della società, ai bordi del mondo.
Eravamo dove volevamo essere nonostante tutto, senza o con troppi pensieri nelle tasche, tra le pieghe dei vestiti, tra i capelli, tra le mani.
Guardavamo per l'ennesima volta il cielo che toccava il mare.

Dovevamo ancora uscire in punta di piedi, come eravamo, briganti.


Salimmo sulla nave.
Due forze fatte per stare assieme non potevano abitare in luoghi lontani, se questo voleva il destino allora poteva benissimo cadere in errore, e io sapevo che era così.

Ma i ritorni portano tutto ciò che era stato smarrito in passato, allungano la mano verso la luna e raccolgono sensazioni, dubbi, incomprensioni, cose, persone...
Tornano le genti del mare, tornano i ricordi, incubi e sogni.

Quella sera Alessia era tornata vulcano, quel vulcano che se ne sta in silenzio per momenti infiniti, possono passare mesi, anni, secoli, e sempre tace... Poi il suo ventre inizia a ribollire, riapre antiche ferite, spacca la sua dura corteccia... escono i fiumi d'Efesto, rossi, gialli, arancioni; escono come parole che mangiano tutto ciò che gli passa vicino.

E la gente guarda.
Chi resta attonito, chi impotente, chi come me, innamorato della sua natura, guarda mentre si incammina tenendole la mano.



Il mondo era tornato misurabile, la terra era di legno e gli alberi non avevano le chiome di Maggio.

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Morphea





Dopo una giornata feroce, entrai in cambusa, salutai i presenti e mi rannicchiai, silenziosa, nel cantuccio dietro una delle assi di legno.



Quando ti accorgi che il mondo si rovescia schiacciato dalla propria ellisse, puoi solo fissare un punto imprecisato di una parete qualsiasi, nella speranza che, almeno quello, resti lì dov'è. Qualsiasi cosa vissuta quel giorno, si era, immancabilmente, trasformata in spina che si era andata ad intrecciare alle precedenti, conficcandosi sotto pelle all'altezza della fronte. Sicchè... senza alcuna agonia... crollai esausta, come ogni qual volta venissi sopraffatta dalla sensazione che tutto fosse, semplicemente, un'enorme boiata sprovvista di logica.






Venni ridestata da uno strattone improvviso e non casuale.



Tra spifferi di vento ed il monotono ondeggiare delle fiammelle sui tavoli, un figura longeva, nascosta sotto un cappello a falde larghe, intonava un canto odioso, intrecciando le dita tra le corde saltate di un mandolino avanzato alle tarme.


Arricciai il naso, in attesa che gli occhi si abituassero al serpeggiare del fumo delle torce.



Sollevò il capo e mi illuminò il viso, ma il suo e quello degli altri si spensero in breve e tutto si sfaldò contro un'enorme blocco di ghiacchio, che si sciolse in due parole di lava incandescente, mentre il carrozzone continuava ad essere trainato a spalla dalla spuma acquosa, contrastata dai venti.


Diventai in pochi istanti, spettatrice impotente di due monologhi a senso unico parlati in lingue diverse, mentre il petto si crepava in due sotto la lama implacabile delle questioni irrisolte che, come tali, vengono vomitate fuori dagli istinti sotterrando la ragione e diventano massi incandescenti bruciati dall'olio bollente, che si spengono contro il muro della testardaggine .
Agognai che la memoria si perdesse insieme alla vista e all'udito, pur di non comprendere nulla di quello che si era appena consumato, ma, mio malgrado, avevo afferrato ogni cosa ed ogni cosa mi aveva riportato in un tempo lontano.






L'ardore dei petali rossi sbiadì in fretta tra una grappa ed un batitto di piedi audaci, mentre i pensieri si consegnavano, furtivi, alle corde del mandolino scordato, accantonato sul tavolo.













Morphea
Guardo le cime legate laggiù, dove gli uomini scaricano le casse e si avviano verso le strade di Piombino tra i fumi della notte.
Domani sarà giorno e il lago sfamerà ancora i pescatori all'ombra del faro, finirà sui banchi al mercato e farà compagnia al pane e all'avena.



Ha mandato 'Gnazio in avanscoperta e lo guardavano tutti, ma nessuno diceva una parola.


Lo sguardo mio s'era dissolto tra la gente, in cerca di qualcuno che non avrebbe più rivisto.


Un giorno, forse, smetterò di ingoiare quello che mi ferisce sul serio e mi rattrista, ciò che mi rende veramente impotente e da cui non so difendermi, neppure con le parole.


Anche il Capo Porto oggi mi guardava allibito.
Si meravigliava del fatto che non temessi la morte o di essere trafitta da una spada.
Gli ho chiesto più volte perchè mi fissasse, ma lui ha detto di tutto, tranne quello che gli leggevo negli occhi.

La gente si meraviglia sempre del sangue, delle sfuriate... vive nella paura della morte e non si spaventa mai dei silenzi.

Si è spaventato quando gli ho detto che una volta ho dato ordine di uccidere la mia prima figlia, mi ha chiesto il perchè, mi ha chiesto se ci fosse un motivo valido e se lei mi avesse considerato, dopo quel gesto, ancora sua madre.
Non si è accorto che mi sono dovuta sedere e che fissavo il nulla, mentre gli rispondevo.






Così accade che una giornata si evolva come deve, ma che si concluda nella stessa maniera in cui è iniziata.





"Io non ci vedo del male in fondo, anche se..... al posto tuo ce ne vedrei"
"Pensala al contrario, nn credo avresti fatto i salti di gioia"
"...anzi...sarei anche piu infuriato di te"
"appunto"
"si si, ma se tu fossi me, lo saresti meno"




... il mutismo potrebbe significare tutto o niente...





Se proprio uno volesse interpretarlo, lo vedrebbe in una mano che trema, nell'inflessione della voce, nelle pause o nella foga di un discorso, nel buio di uno sguardo abbassato... nell'impotenza di reagire ad una lama incorporea che ti trafigge.
Ciò che fa veramente male, in realtà, ti resta dentro e, in alcuni casi, il tacere non rappresenta altro che un pianto muto.







Vorrei essere in grado di vivere ognuno ed ogni cosa allo stesso modo, così nulla avrebbe il valore che ha ed ora la mia mano non tremerebbe.


Fungo
Fungo, lavoratore poco incallito.

Fungo non è di sicuro bravo a fare i lavori legali. E si annoia spesso.
Essere tornato alla solita vita di pesca, e non nel senso fruttifero della parola, non gli era piaciuto per niente.

Fortuna che c'era la taverna, cui riposarsi di tanto in tanto, soprattutto la sera.
Aveva conosciuto un certo Signor SmiTH dove ogni volta che diceva la TH sputazzava in giro, proprio come gli aveva insegnato Morphea.
Lui continuava a dire di chiamarsi in un altro modo, molto più complicato e brutto, ma è ovvio che stesse mentendo, Morphea non chiamerebbe mai uno con un nome diverso da quello. Eppure questo continuava a ripetere di non chiamarsi così. Però poi anche lo sceriffo di Firenze l'ha chiamato così, perciò ogni dubbio è stato cancellato.

Morphea. Un nome e cinque promesse:
1.non pulirti quando ti sputo
2.se ti carezzo ci sono problemi
4.manca il punto n.3
5.fatti i c***i tuoi


Fungo aveva già sentito parlare di Morphea. Ci aveva già parlato con Morphea, insomma, si conoscevano.

Fungo aveva pure conosciuto il barone Grebbius, che si era rivelato povero, perciò un barone poco utile. E poi la sorella di Morphea, Misti, forse la coscienza di Morphea?
Se c'era una cosa strana che proprio Fungo non riusciva a capire erano i rapporti all'interno di quella nave, dal nome bellissimo.

Cioè, se il Grebbius è la parte razionale di Misti, Misti poteva essere la parte razionale di Morphea, di conseguenza Morphea è la parte razionale di Legio. E allora Legio di che parte razionale è?
è razionale?
è nazionale?
è asociale?
Eh si, perchè Legio in tutto ciò mica si era mai visto. Vero è che probabilmente i pargoli non gli vanno tanto a genio, però mentre Fungo aveva potuto conoscere bene o male quasi tutto, Legio rimaneva ancora un grosso mistero per lui.

Legio. Un nome e una promessa:
1.non chiedere che quasi di sicuro non ti rispondo


Per lo meno, questo appariva alla luce da parte di Fungo. Avrebbe indagato poi se sostituire o eliminare il "quasi".

Il barone Grebbius inoltre, dopo avere impaurito Fungo facendogli credere che Morphea non approva il "lavoro" delle carte, gli aveva insegnato la prima parola in saracceno.
Come chiedere da bere. Una cosa che ovviamente va urlata a più non posso, come se oltre ad avere sete uno abbia bisogno pure di rumore.

Grebbius. Barone. Un nome e undicimila promesse, tutte in fila per sessantaquattro.
Qualcuno sa perchè.


Pensieri parecchio confusi di Fungo. Doveva ancora trovare un equilibrio in tutta quella confusione.

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