Tergesteo
Luce gocciolava dalle imposte.
L'aria ferma e umida, presagio di un temporale, rapiva l'aria dai polmoni.
Tergesteo aprì gli occhi.
A fatica.
Era disteso su un pagliericcio sporco, nel piano superiore di una locanda di Modena, in una di quelle zone della città dove le ronde cittadine non arrivavano.
Ora erano poco considerati poco più che briganti ed era quindi naturale mischiarsi ai criminali.
Si passò la mano segnata sul volto.
Sospirò.
Ancora quel sogno.
I due fanciulli che giocano.
Una donna vestita di scuro.
La bambina che si allontana.
Era una scena che gli capitò di vivere appena arrivato a Modena e che non l'aveva abbandonato.
Tutt'altro.
Abbandonò la stanza afosa preferendole la taverna.
Si sedette ad un tavolo.
C'erano alcuni avventori , non propriamente frequentatori della Corte Imperiale che dissertavano amabilmente di politica, imponendo ad alta voce le loro opinioni agli astanti.
La pidocchiosa avrà quel che si merita una bel colpo di mannaia e quella testaccia bionda che rotola in un cesto!
Non era difficile capire di cosa stessero parlando e soprattutto di chi.
Ti sbagli, vecchio caprone le daranno la galera .. le belle galere di Modena... e sottolineò il concetto con uno sputo a terra ... bastardi milanesi , loro e gli infami Porcelli.... allo spiedo li voglio vedere,tutti!
Non sarebbe stato difficile per Tergesteo aprire la gola di quei gentiluomini.
Ma anche la Morte ha un'etichetta e questi fenomeni da baraccone hanno maggiore pena a vivere che a morire.
E non ultimo era stanco e confuso.
Molto confuso.
Esecuzione ...prigionia certo avrebbero dovuto catturarla tuttavia la prospettiva è tutt'altro che incoraggiante....
Il Folle sentiva come le visceri fossero di ghiaccio : anche un singolo respiro generava una pena insopportabile.
Esecuzione.
Prigionia.
La stanza ruotava davanti ai suoi occhi.
Morta.
Prigioniera.
Respiro affannoso.
Le mani che tremano.
Morta.
Prigioniera.
Uscire da quella stanza. Ora . Subito.
Tergesteo si alzò barcollando e con passo incerto e volto stravolto si fece cadere sull'uscio.
Spalancò la porta.
L'aria era umida ed immobile.
Il cielo plumbeo rimandava l'eco di un tuono.
Il Folle si appoggiò al muro.
Il respiro gli veniva meno.
Le visceri un blocco di ghiaccio.
Cominciò ad avventurarsi per le vie della Suburra modenese.
Procedeva incerto, senza una meta.
Gli occhi sgranati rimandavano immagini ma la sua mente devastata ne produceva altre.
Lei, un patibolo, una donna in nero, due fanciulli.
D'un tratto passò accanto ad un gruppo di persone, coperte da cappucci.
Una mano lo trattenne.
Terges, dove vai allo scoperto? sii prudente e torna in taverna!Non riconobbe subito quella voce.
Potevano essere passati un istante o mille anni prima che realizzasse che era la voce di lei.
Era troppo.
Tergesteo si ritrasse violentemente , barcollò, indietreggiò per mettere quanta più distanza tra quella visione e se stesso
Si voltava disordinatamente alla ricerca di qualcosa.
D'improvviso aggreddì un cittadino che portava per la cavezza un destriero.
Gli rubò il cavallo e prima che potesse opporsi Tergesteo già galoppava per le straduzze tortuose.
Gli parve che quella voce lo chiamasse.
Eterno ritorno all'uguale.
Morta.
Prigioniera.
Uscire da quell'incubo. Ora . Adesso.
Non risparmiava alla cavalcatura poderosi colpi di tallone.
Mettere più distanza possibile tra quella visione e se stesso.
In breve fu fuori dalla capitale.
Strano a dirsi, non trovò nessuno a sbarrargli la strada.
Cominciava a piovere.
La pioggia fredda sfrigolava sulle rocce arroventate dalla giornata calda e afosa.
La strada si faceva fangosa.
Il cavallo in alcuni tratti scartava.
Fu lungo un pendio che Tergesteo persè l'equilibrio e si sentì scivolare lungo il fianco della cavalcatura prima di cozzare sul terreno.
La pioggia gli picchiettava sul volto.
Non riusciva a muoversi, riverso supino a terra, ignorando se ciò fosse dovuto alla caduta o alla spossatezza.
Respirava a fatica.
Morta
Prigioniera.
Tergesteo sentiva la terra che accanto diventava fango, rivoli di acqua ne attraversavano le vesti.
Cominciava a farsi strada l'idea che gli era concesso lasciarsi andare, che ormai non era più necessario combattere.
Attendere quella donna in nero.
Farsi portare via.
Nella speranza di trovare...
Chiuse gli occhi.
Era tempo.
L'aria ferma e umida, presagio di un temporale, rapiva l'aria dai polmoni.
Tergesteo aprì gli occhi.
A fatica.
Era disteso su un pagliericcio sporco, nel piano superiore di una locanda di Modena, in una di quelle zone della città dove le ronde cittadine non arrivavano.
Ora erano poco considerati poco più che briganti ed era quindi naturale mischiarsi ai criminali.
Si passò la mano segnata sul volto.
Sospirò.
Ancora quel sogno.
I due fanciulli che giocano.
Una donna vestita di scuro.
La bambina che si allontana.
Era una scena che gli capitò di vivere appena arrivato a Modena e che non l'aveva abbandonato.
Tutt'altro.
Abbandonò la stanza afosa preferendole la taverna.
Si sedette ad un tavolo.
C'erano alcuni avventori , non propriamente frequentatori della Corte Imperiale che dissertavano amabilmente di politica, imponendo ad alta voce le loro opinioni agli astanti.
La pidocchiosa avrà quel che si merita una bel colpo di mannaia e quella testaccia bionda che rotola in un cesto!
Non era difficile capire di cosa stessero parlando e soprattutto di chi.
Ti sbagli, vecchio caprone le daranno la galera .. le belle galere di Modena... e sottolineò il concetto con uno sputo a terra ... bastardi milanesi , loro e gli infami Porcelli.... allo spiedo li voglio vedere,tutti!
Non sarebbe stato difficile per Tergesteo aprire la gola di quei gentiluomini.
Ma anche la Morte ha un'etichetta e questi fenomeni da baraccone hanno maggiore pena a vivere che a morire.
E non ultimo era stanco e confuso.
Molto confuso.
Esecuzione ...prigionia certo avrebbero dovuto catturarla tuttavia la prospettiva è tutt'altro che incoraggiante....
Il Folle sentiva come le visceri fossero di ghiaccio : anche un singolo respiro generava una pena insopportabile.
Esecuzione.
Prigionia.
La stanza ruotava davanti ai suoi occhi.
Morta.
Prigioniera.
Respiro affannoso.
Le mani che tremano.
Morta.
Prigioniera.
Uscire da quella stanza. Ora . Subito.
Tergesteo si alzò barcollando e con passo incerto e volto stravolto si fece cadere sull'uscio.
Spalancò la porta.
L'aria era umida ed immobile.
Il cielo plumbeo rimandava l'eco di un tuono.
Il Folle si appoggiò al muro.
Il respiro gli veniva meno.
Le visceri un blocco di ghiaccio.
Cominciò ad avventurarsi per le vie della Suburra modenese.
Procedeva incerto, senza una meta.
Gli occhi sgranati rimandavano immagini ma la sua mente devastata ne produceva altre.
Lei, un patibolo, una donna in nero, due fanciulli.
D'un tratto passò accanto ad un gruppo di persone, coperte da cappucci.
Una mano lo trattenne.
Terges, dove vai allo scoperto? sii prudente e torna in taverna!Non riconobbe subito quella voce.
Potevano essere passati un istante o mille anni prima che realizzasse che era la voce di lei.
Era troppo.
Tergesteo si ritrasse violentemente , barcollò, indietreggiò per mettere quanta più distanza tra quella visione e se stesso
Si voltava disordinatamente alla ricerca di qualcosa.
D'improvviso aggreddì un cittadino che portava per la cavezza un destriero.
Gli rubò il cavallo e prima che potesse opporsi Tergesteo già galoppava per le straduzze tortuose.
Gli parve che quella voce lo chiamasse.
Eterno ritorno all'uguale.
Morta.
Prigioniera.
Uscire da quell'incubo. Ora . Adesso.
Non risparmiava alla cavalcatura poderosi colpi di tallone.
Mettere più distanza possibile tra quella visione e se stesso.
In breve fu fuori dalla capitale.
Strano a dirsi, non trovò nessuno a sbarrargli la strada.
Cominciava a piovere.
La pioggia fredda sfrigolava sulle rocce arroventate dalla giornata calda e afosa.
La strada si faceva fangosa.
Il cavallo in alcuni tratti scartava.
Fu lungo un pendio che Tergesteo persè l'equilibrio e si sentì scivolare lungo il fianco della cavalcatura prima di cozzare sul terreno.
La pioggia gli picchiettava sul volto.
Non riusciva a muoversi, riverso supino a terra, ignorando se ciò fosse dovuto alla caduta o alla spossatezza.
Respirava a fatica.
Morta
Prigioniera.
Tergesteo sentiva la terra che accanto diventava fango, rivoli di acqua ne attraversavano le vesti.
Cominciava a farsi strada l'idea che gli era concesso lasciarsi andare, che ormai non era più necessario combattere.
Attendere quella donna in nero.
Farsi portare via.
Nella speranza di trovare...
Chiuse gli occhi.
Era tempo.