pnj
Danitheripper aveva vissuto una lunga notte in cui sogni e realtà avevano abbattuto ogni confine e si erano fusi in una serie di immagini irreali.
Si vedeva vestita di pelli, parlare ad una folla di uomini e donne agguerriti e pronti alla pugna.
"Sbabbari - li appellava - uomini di inaudita violenza, di inaudita ferocia ... figli del Dio Odino ... Io vi dico vostro re che questa volta hanno tirato troppo la corda, perciò chi la fa l'aspetti è chiaro?"
"Chiaroooo!" Le facevano eco gli astanti.
"Voi sapete qual è la città dei modenesi diciamo più tarchiotta, la città più grossa?"
"Modenaaaa!" Urlavano.
"Bravi indovinato ... Modena capitale dei modenesi è chiaro, ma volevo sapere se lo sapevate pure voi ... E io vi dico sbabbari che noi Modena la raderemo al suolo, noi la ridurremo a carne e pesce, non ci rimarrà più neanche un filino d'erba".
Trepidanti li vedeva dirigersi verso un Castello, li vedeva sopraffare delle guardie forti e orgogliose, cui neppure la certezza della sconfitta faceva recedere di un passo.
Guardava ammirata i suoi uomini e guardava ammirata i nemici, il cui onore era manifesto.
Aveva sentito molto parlare di onore in quei giorni, dopo la dichiarazione di guerra congiunta di Milano e Genova contro Modena, ma solo in quel momento aveva compreso cosa fosse.
Chiunque si attaccava a questa parola cercando in essa mille sfaccettature. Si guardò riflessa nella sua spada, vide un volto che aveva rinunziato allonore per inseguire il suo destino. Non cè onore nel destino, ciò che va fatto non cerca inutili orpelli. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
"Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire - le diceva il suo maestro d'arme - nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un guerriero deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte".
Le parole del suo maestro si erano fatte uomini. Guardò il suo gruppo all'opera e comprese che, come sempre, gli insegnamenti che aveva ricevuto in gioventù erano destinate a tradursi in immagini reali.
Giunta nella sala del trono vide che Marcolando era lì, in piedi, lo sguardo torvo. Nessuna parola. Lei gli sorrise bonariamente, ricordava quando in quelle lunghe giornate modenesi, passate in taverne desolate, chiedeva stupita come potesse fare tutto lui: Principe, Sindaco, taverniere, grossista di abiti ... in fondo lei lo stava salvando da se stesso.
"E adesso chi è lo re?" gli disse con un motto di scherzo, che solo la soddisfazione di un assalto riuscito poteva recare con sé. Si sentiva molto infantile in quel momento, ma nulla che lei potesse dirgli avrebbe lenito la sua rabbia e lei non era lì per consolare ma per usurpare.
"Lasciatelo andare e lasciate che tutti i consiglieri tornino alle loro case - disse - se siamo destinati a prenderci le loro vite lo faremo in un campo di battaglia. Non ho nulla da discutere oltre con loro, non ho risposte per i modenesi, da che mondo è mondo i leoni non trattano con gli agnelli".
Nessuno all'alba lascerà il rimpianto nel bicchiere
Nessuno all'alba capirà davvero perché tutto sia proprio finito ...
Nessuno all'alba comprenderà questo profondo vuoto o comprenderà l'amaro piacere rimasto dietro la lingua dopo aver consumato la fiera bevanda.
Un intero giorno di luce passerà prima che la notte giunga e porti via altre vite e compia altri destini.
Si vedeva vestita di pelli, parlare ad una folla di uomini e donne agguerriti e pronti alla pugna.
"Sbabbari - li appellava - uomini di inaudita violenza, di inaudita ferocia ... figli del Dio Odino ... Io vi dico vostro re che questa volta hanno tirato troppo la corda, perciò chi la fa l'aspetti è chiaro?"
"Chiaroooo!" Le facevano eco gli astanti.
"Voi sapete qual è la città dei modenesi diciamo più tarchiotta, la città più grossa?"
"Modenaaaa!" Urlavano.
"Bravi indovinato ... Modena capitale dei modenesi è chiaro, ma volevo sapere se lo sapevate pure voi ... E io vi dico sbabbari che noi Modena la raderemo al suolo, noi la ridurremo a carne e pesce, non ci rimarrà più neanche un filino d'erba".
Trepidanti li vedeva dirigersi verso un Castello, li vedeva sopraffare delle guardie forti e orgogliose, cui neppure la certezza della sconfitta faceva recedere di un passo.
Guardava ammirata i suoi uomini e guardava ammirata i nemici, il cui onore era manifesto.
Aveva sentito molto parlare di onore in quei giorni, dopo la dichiarazione di guerra congiunta di Milano e Genova contro Modena, ma solo in quel momento aveva compreso cosa fosse.
Chiunque si attaccava a questa parola cercando in essa mille sfaccettature. Si guardò riflessa nella sua spada, vide un volto che aveva rinunziato allonore per inseguire il suo destino. Non cè onore nel destino, ciò che va fatto non cerca inutili orpelli. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
"Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire - le diceva il suo maestro d'arme - nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un guerriero deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte".
Le parole del suo maestro si erano fatte uomini. Guardò il suo gruppo all'opera e comprese che, come sempre, gli insegnamenti che aveva ricevuto in gioventù erano destinate a tradursi in immagini reali.
Giunta nella sala del trono vide che Marcolando era lì, in piedi, lo sguardo torvo. Nessuna parola. Lei gli sorrise bonariamente, ricordava quando in quelle lunghe giornate modenesi, passate in taverne desolate, chiedeva stupita come potesse fare tutto lui: Principe, Sindaco, taverniere, grossista di abiti ... in fondo lei lo stava salvando da se stesso.
"E adesso chi è lo re?" gli disse con un motto di scherzo, che solo la soddisfazione di un assalto riuscito poteva recare con sé. Si sentiva molto infantile in quel momento, ma nulla che lei potesse dirgli avrebbe lenito la sua rabbia e lei non era lì per consolare ma per usurpare.
"Lasciatelo andare e lasciate che tutti i consiglieri tornino alle loro case - disse - se siamo destinati a prenderci le loro vite lo faremo in un campo di battaglia. Non ho nulla da discutere oltre con loro, non ho risposte per i modenesi, da che mondo è mondo i leoni non trattano con gli agnelli".
Nessuno all'alba lascerà il rimpianto nel bicchiere
Nessuno all'alba capirà davvero perché tutto sia proprio finito ...
Nessuno all'alba comprenderà questo profondo vuoto o comprenderà l'amaro piacere rimasto dietro la lingua dopo aver consumato la fiera bevanda.
Un intero giorno di luce passerà prima che la notte giunga e porti via altre vite e compia altri destini.