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[GDR]Campo di battaglia 2: la guerra di Modena

Xbeowulfx
Verona, notte del 23 maggio 1457

Lo stregone era seduto nella sua tenda a visionare documenti ricevuti tramite i corvi quando il campanaccio d'allarme suonò. Con gesti fulminei la prima linea degli eserciti veneziani venne schierata prontamente in linea difensiva. I soldati erano pronti ed in tensione quando dalle tenebre spuntarono le prime lance del nemico che avanzava.

"Ahhh, credono forse di colpirci di sorpresa nella notte? Impareranno che sono i leoni a cacciare di notte!"



Un boato fragoroso si levo nell'aria quando i due muri di scudi cozzarono, lo scontro fu incredibilmente breve, nessuno dei due eserciti riusciva a menare fendenti in quel spazio così angusto. Nel momento in cui però L'esercito veneziano cominciò a spingere con maggior forza il generale tancredi decise saggiamente di far ritare i suoi uomini.

Lo scontro fu così breve che ci furono solo alcuni feriti da ambo le parti.

Lo stregone pregustava le azioni che sarebbero seguite....
Sigfrido
Nemmeno il tempo di arrivare a Verona che era già subito battaglia.
L'esercito di Tancredi era accampato appena fuori la città ed era già pronto a incrociare le armi col nostro.
Un sergente passò a Sigfrido un elmo e gli ordinò di presentarsi dal comandante, un certo Federico di Montefeltro (Pirata83). Non lo conosceva ma la prima impressione che ne ebbe era quella di comandante capace e fiero, cosa poi dimostrata sul campo di battaglia.

La battaglia si avviciniva ormai, l'esercito di Tancredi avrebbe provato a prendere Verona per tagliar fuori le truppe del Leone da Modena. C'era palpitazione sulle mura, a Sig avevano assegnato un posto su una torretta occidentale. Pochi attimi e si sarebbe scatenato l'inferno. Come la classica calma prima della tempesta, sugli spalti si respirava un'aria irreale, un silenzio scosso solo da un leggero vento e poi subito nugoli di frecce oscurarono la luna.
Tancredi infatti stava tentando una sortita notturna per cercar di sorprendere i Veneziani, che però non si fecero affatto sorprendere, visto che eravamo tutti pronti ad combattere.
Dalle mura gli arcieri del poderoso Leone di San Marco risposero fiaccando l'avanzata milanese, spuntarono catapulte e dardi infuocati ma i bastioni veronesi ressero bene. Dopo ore di aspri combattimenti sulle mura l'attacco di Tancredi aveva perso oramai la sua forza d'urto e con un'abile sortita della cavalleria veneziana l'esercito nemico fu costretto alla ritirata.
I Veneziani avevano respinto gli invasori senza troppe perdite.
Sigfrido fu quasi solo uno spettatore degli eventi di questa notte poichè non ebbe la possibilità di incrociare la sua ascia contro nessun nemico.


23-05-2009 04:08 : Siete stati attaccati da l'armata"%Nome dell'armata%" comandata da Tancredi.
Lupaski
Sante ascoltava le notizie venute dal fronte

Tancredi con il suo solo esercito aveva attaccato da solo ben DUE ESERCITI nemici, che stavano fuori dalle mura della città di Verona.

Aveva fatto feriti, e aveva retto bene lo scontro, e questo con lui solo contro due armate Veneziane.

quindi pensò

Uomini di questa pasta, che non hanno paura di affrontare gli avversari, che non hanno paura dell'azione, rappresentano lo spirito dei soldati di Milano

ONORE A TANCREDI

Occhilucenti
Ella sedeva con i compagni intorno al fuoco in attesa...
All'improvviso udì una musica provenire dall'interno della città ... Le note le sembravano familiari... ma certo!!! Era il Bardo_lino!!! Chi altri avrebbe potuto comporre versi simili...graffianti e veritieri... schietti come le parole di un soldato genovese.
Chiamò i compagni e li invitò a unirsi al coro che ormai accompagnava la voce del bardo...
Sui loro visi si dipinse un piacevole sorriso ... cantavano... erano insieme ... In uno slancio di affettò abbracciò gli amici presenti con lei al fronte. Non ne avrebbe voluti di migliori...erano il meglio che potesse desiderare.
The_prince
"Comandante!! Comandante!!" - Due soldati nella notte vengono a svegliare il barone nell'accampamento con voce squillante

"Che c'è maledetti farabutti, se è l'ennesima chiamata a vuoto giuro che vi..."


"Ma no comandante, il Castello è stato liberato! E' la prima vittoria comandante!" - Dissero i due insieme, con voce colma di gioia.

Edoardo osservando i loro occhi, sentì una scossa provenire da dentro lo stomaco.
Modena stava risorgendo, e con essa tutti i Modenesi suonavano la riscossa da tutte le città del Ducato.


"Ottima notizia...ottima notizia davvero, invasore trema, hai i giorni contati..."
- Rispose Edoardo ghignando.

La nuova alba di Modena stava sorgendo, e lui poteva esserne protagonista.
Lui, con i suoi fidi soldati.
Ippolita
la notte era stata lunga... i soldati avevano lottato strenuamente, il loro capitano era riuscito a tener sempre alto il morale... si erano visti davanti due eserciti... grandi.... imponenti.
I grifoni avevano avanzato senza indecisioni, nessuno poteva dir loro cosa fare, loro erano fieri, coraggiosi, forti.
La battaglia aveva fatto feriti da entrambe le parti, il sole incominciava a nascere ad est, ora ippolita poteva vedere bene i suoi nemici...
un ultimo grido prima di lasciare il campo di battaglia, in attesa del prossimo scontro " volevate vedere la nostra faccia???? eccola!" si sfilò l'elmo
"Guardateci negli occhi, non vi vedrete mai paura, guardateci bene!
Queste sono le facce di chi non tradirà mai Milano, queste sono le facce di chi non teme nulla! Viviamo ogni giorno a contatto con la morte... ella è nostra amica... credete davvero che possa spaventarci??? chi nel cuore è puro e lotta per il suo ducato.. per i suoi ideali, come noi.. come voi, non avrà mai paura! ricordatelo!"
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Frederickdemolay
...sordo rumore da far tremare le mura. Un brontolio prolungato, come di un esercito in movimento.

"Oh Bestia, è un esercito in movimento!"
Loquisce ad alta voce Frederick, sentendo il richiamo alla battaglia suonato dalle guardie.

Guardie che avevano scorto, oltre che udito, l'avanzata dell'esercito di Tancredi, che avanzava ardito verso la bella Verona.

"Tutti gli uomini in posizione! "Grida da presso un superiore, che onestamente DeMolay non riesce ad identificare. Ma poco importa e si stringe al fianco dei compagni, cominciando a marciare.

La prima battaglia della guerra per l'esercito Veneziano ebbe così inizio, in un clangore di spade e ordini gridati, accompagnato dalle urla e gemiti di dolore, che in breve si inalzarono dal campo.
Fu uno scontro veloce, ove le truppe della Repubblica ebbero la meglio, riuscendo a fermare l'esercito Milanese..


"Per la miseria, sono ancora vivo" pensò Frederick, constatando lo status che lo poteva descrivere: Incolume.
Un attimo di attonito silenzio lo colse, per poi unirsi alle grida di giubilio dei compagni... "Per la Serenissima! Per il Doge! Per San Marco!"

Gridò anche lui, stanco, sudato e anche vagamente sporco. I suoi più vicini compagni erano stati colpiti, come Dama Agneses al suo fianco, che però, come lui, risultavano incolumi...

E fu così, che per quella notte, i soldati poterono tornare tronfi nelle loro tende, dopo aver affrontato vittoriosamente le indomite truppe di Tancredi.
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Ebernitz
Una notte tesa come molte altre a Modena. Postosi assieme al suo plotone di Lancieri Guastallesi controllava le vie della Capitale del piccolo ducato con attenzione, seppure gli eventi precedenti, i due assedi sopportati e il viaggio compiuto lo avevano reso molto stanco.

Ai suoi occhi era tutto tranquillo, sembrava che i nemici avessero desistito dalla volontà di prendere la città quando ecco che una tromba di allarme risuonò per le vie della città e senza nemmeno riuscire a pensare ad altro si ritrovò in mezo allo scontro. Dei Figuri stavano ripetendo l'attacco, al municipio questa volta e si ritrvò in mezzo allo scontro, di minime dimensioni in confronto ad una battaglia campale, in mezzo alle vie. Cercava di far quel che poteva per respingere il nemico, certo non esperto nell'uso della lancia, assieme ai suoi compagni.

Si spostava per le vie a seconda degli ordini impartiti e alla comparsa di nuovi gruppetti di invasori, andava a frapporsi tra loro e il palazzo cercando di bloccarli.

dopo ore di corse, contatti con il nemico, veri allarmi, finti allarmi, ordini giusti, ordini sbagliati, arrivò l'alba che trovò Modena ancora una volta libera.

Dopo tante ore riuscì a sedersi e a tergersi il sudore che lo ricopriva, stanco e affamato. Il morale non era alto, dopo tutti quei giorni di resistenza ma non voleva cedere, finchè il suo corpo lo avrebbe sorretto avrebbe fatto il suo.

Vide alcuni compagni difensori sedersi affianco a lui e li salutò con un cenno. Dopo qualche istante sospirò e disse:


"ancora una notte è andata"

Gli altri non gli risposero, asciando al silenzio tutte le risposte
--Rerum_scriptor



pnj
Il Cavaliere arrivò fuori le mura massesi con il suo esercito.
I Compagni erano accampati e si preparavano ad affrontare un'altra giornata di assedio.
L'atmosfera era tesissima ed i compagni esausti, ma pronti ad entrare in azione.
Si sistemò nell'accampamento, montò la tenda, sistemò le sue cose e si deresse verso la taverna fuori le mura, fatta erigere dal suo Generale.
Entrò, si sedette al tavolo e ordinò una birra.
La taverna era piena di gente, compagni ed abitanti del luogo, volti nuovi e volti conosciuti.
Era immerso nei suoi pensieri quando d'improvviso una figura femminile catturò la sua attenzione...... era Occhilucenti, la dama che tempo addietro aveva turbato i suoi sonni.
La chiamò, ella lo riconobbe ed accettò l' invito a sedersi con lui al tavolo.
Insieme bevvero e Occhilucenti raccontò al Cavaliere le giornate passate al fronte.
Fuori dalla taverna si sentiva rumore di ferro e scalpitare di zoccoli, un'altra notte stava per cominciare ed i soldati si preparavano all' evenienza di una battaglia.
Il Cavaliere prese le mani della fanciulla e le strinse nelle sue, le si avvicinò e, guardandola negli ochhi le sussurrò:

"a questi occhi io dico che rubano i miei sonni... Voi, dama di una bellezza così disarmante turbate i miei pensieri..... "

Sfiorandole con le labbra le mani, si alzò, si avvicinò alla porta, le diede un ultimo sguardo e uscì per raggiungere l'accampamento e prepararsi per la notte al fianco dei suoi compagni; con la spelndida dama nel cuore e nei pensieri, nella speranza di rivederla il giorno seguente......
Tisfiato
fu quella la notte in cui Tisfiato incontrò indirettamente un pazzo che lo fece morire di risate e che avrebbe voluto come miglior amico, ma per il momento non c'era posto per l'amicizia: si era in guerra.
Lo scontro notturno alle porte di Verona si era concluso con la ritirata dell'esercito milanese comandato da Tancredi.
"BAFTAVDI! VI UCCIDEVEMO TUTTI! VE LA FAVEMO PAGAVE PEV TUTTE LE BOTTE CHE CI AVETE FUONATO FTANOTTE!"
un pazzoide stava urlando ormai da una vita ed era diventato l'attrazione delle attrazioni.
Tis, il bello di Verona, passeggiava allegramente informandosi qua e là di come stessero i feriti e di come avessero vissuto la battaglia le varie persone, ad esempio incontrò Kirmish...
T:"hola kir, manco stavolta ti hanno fatto la pellaccia eh? eheh"
K:"ma che pellaccia, mi sto divertendo un casino, non solo gliene abbiamo date tante ma tante, ma il bello è che ho sentito certe sparate, che la mia paura più grande è quella di dimenticarne alcune eheheh"
T:"e non mi racconti niente?" prende il taccuino e segna tutto...
K"ma ad esempio c'era gente milanese che diceva che siamo vigliacchi perchè li abbiamo sconfitti usando due eserciti mentre loro sono venuti a invadere Verona con un solo esercito, ma ti rendi conto? ahahahah mi uccideranno si, ma per le risate che mi fanno fare, mi sto a morì!"
Tis aveva già le lacrime agli occhi...
T"BAHAHAHAH hanno ragione anzichenò, dovevamo aprire le porte e lasciarli entrare, perchè ci siamo difesi? che scostumati siamo! hehehe e offrir loro del buon vino? no?"
i due se la ridevano come pazzi, quando Lazarus li zittì:
"OOOOHHHHH e la smettete di ridere voi? non mi fate sentire il pazzo, venite qua e ridete piano, mannaggia a voi..."
eccoli i baldi giovani lesti nel raggiungere il lazzarone.
L:"lo vedete quello lì tutto insanguinondato? è il matto dell'esercito di Tancredi, tutti se ne sono scappati con la coda tra le gambe per paura di essere trucidati, ma questo è veramente imbestialito e resta a tiro di freccia e sono ore che ce ne dice di tutti i colori, non lo so perchè, sicuro i denti glieli hanno fatti saltare ma la erre moscia credo ce l'avesse di suo..."
K:" ma perchè non gli piantano una freccia nella panza?"
Tis:"ahahahah, ma scherzi Kir? e quando ti ricapita un pagliaccio così? ahhaahha ci vuole coraggio per ammazzarlo...." Tis tenta di ridere a bassa voce ma la mano davanti la bocca ha l'effetto di acuire l'ilarità della situazione...intanto mezza Verona ascolta il delirio del matto senza nome...
"BAFTAVDI!! MI AVETE FATTO FALTAVE I DENTI E MI AVETE CALPEFTATO E VIEMPITO LA FACCIA DI CALCI, E NON FOLO A ME MA ANCHE A TUTTI I MIEI AMICI, DOMANI DICO AL GENEVALE DI VIPVOVAVE AD ATTACCAVVI E VEDVETE CHE FTAVOVTA NON CI PVENDEVETE A CALCI IN BOCCA! FIETE FTATI FLEALI A MAFFACVAVCI DI BAFTONATE NELLE OVECCHIE APPVOFITTANDO DELL'OFCUVITA' E DELLA FOVTUNA MA DOMANI VINCEVEMO E FALTEVEMO DI GIOIA"
dalle mura di Verona arrivò un intervento: "POSSIAMO DIRE ANCHE NOI UNA COSA?"
il matto: "CHE COFA?"
"UNA COSA SOLA"
m:"CHE COFA?"
"PPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR"
e giù risate e lacrime di pianti di risate di pancie doloranti di risate...
rosso e ancor più rosso di rabbia in faccia il matto ricominciò:
"BAFVAVDI! IL FUFFEGUIVFI DI QUESTE FLEALI PEVNACCHIE NOTTUVNE MI FA FOLO IMBEFTIALIVE DI PIU' E ANCOV DI PIU'....BAF......"
e continuò fino a quando fu catturato e riportato al campo dagli stessi soldati milanesi...ore e ore dopo.
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Ilbavone


Quella notte evo di guavdia al castello insieme ad alcuni commilitoni ed alcuni soldati veneziani ed uno di lovo ci vacconto' cosa eva successo a Vevona, del soldato milanese a cui a suon di calci gli avevano votto i denti.
Nel silenzio nottuvno abbiam faticato non poco a tvetteneve delle sonove visate che altvimenti savebbevo uscite fuovi facendo scopvive la nostva posizione.
Abbiam potuto solo stvingeve le mani a quei valovosi veneziani continuando insieme la nostva guavdia.
Occhilucenti
Partì nottetempo...senza neppure il tempo per un addio al caro amico.
Sul suo volto un sorriso al pensiero della serata trascorsa in taverna degustando un'ottima pasta al pesto.
Rise pensando ai cuochi improvvisatisi tali.
La sua risata scosse il soldato al suo fianco che le chiese: "Che fai? Partiamo per la guerra e ridi?"
Rispose: "Preferisco aver nel cuore lieti pensieri non appena posso e voglio concentrarmi su quelli ora".
Lui le disse: "Tempo per altri ne avrai purtroppo... ma dimmi di che ridi?"
Ella rispose: "Rido pensando a ieri, in taverna. Sorrido pensando che seppur soldati abbiam sempre in cuore... di conquistare fanciulle e non solo terre... e finchè sarà così saremo buoni soldati."
pnj
La notte era passata abbastanza tranquilla alle porte di Massa.
La mattina era giunta, ed il sole si stava alzando illuminando il lago.
Il soldato, esausto per la notte insonne si diresse verso l'accampamento per liberarsi dell'armatura e riposare le sue membra.
Prima però voleva incontrare coleì che le tormentava l'anima....
Si diresse verso l'altro accampamneto ma, una spiacevole sorpresa lo attendeva..... le tende erano state smontate, e la sua conturbante fanciulla era partita.
Una stretta lo prese al cuore ma era certo che l'avrebbe rivista molto presto.
Con aria triste si diresse verso la sua tenda, prese una pergamena e cominciò a scrivere:




Massa, addì 25 Maggio 1457

Mia dolce creatura,
nemmeno ho potuto salutarti e questo mi rattrista.
Eri l'unico raggio di sole nel grigio cielo della guerra.....
Sole momentanemente coperto da una nuvola passeggera, ma che continui a brillare sopra di essa.
Spero di poterti presto rivedere....
Non vado oltre perchè ciò che avrei da dirti vorrei dirtelo faccia a faccia.
Assieme a questa pergamena ti mando una cosa che ti terrà compagnia e ti ricorderà di me.
A presto
Il tuo Cavaliere


Arrotolò la pergamena, estrasse dalla bisaccia un ciondolo e lo legò attorno ad essa.
Appose il sigillo di cera e la affidò ad un messaggero fidato dicendogli:

"Corri, sono partiti da poco, raggiungi colei che io bramo e consegnale questo"


Il messaggerò partì di corsa per compiere il suo dovere, mentre il cavaliere si sdraiò per riposare e chiuse gli occhi...... nella testa un solo pensiero, uno solo nome.....
Sigfrido
Erano passati ormai due giorni dalla battaglia vittoriosa contro l'esercito di Tancredi, due giorni trascorsi a contare i morti ed i feriti, a riordinare i ranghi e reclutare qualche riserva, a ripulire spade e scudi dal sangue nemico, a lucidare elmi ed armature. Due giorni tranquilli insomma, che fossero solo il preludio ad avvenimenti ancora più infausti, che si stava per profilare una battaglia ancora più cruenta?
Notizie ambivalenti giunsero a Verona dove eravamo ancora accampati: la riconquista del castello da parte dei Modenesi e un'assembramento ancora più grande di forze nemiche a Mantua.
Non sapevamo se gioire o disperarci, l'unica certezza era che la guerra era tutt'altro che finita e che sarebbe stato versato altro sangue. La cosa ancora più snervante era quell'attesa, il trovarsi in bilico tra disastro o vittoria, tra vita o morte e il dover aspettare senza conoscere ancora il proprio destino.
Questi erano i pensieri che attanagliavano le menti di chi era lì a Verona quando improvvisamente una voce ridestò tutti.

Avanti soldati in marcia.

L'attesa era finita. Si andava finalmente in contro al proprio destino qualunque esso fosse.
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