All'imbrunire
La taverna a sera si riempiva di gente.
Il Sindaco, nel suo angolo riservato, su una pedana nellangolo accanto al bancone, sorseggiava da solo un sidro.
Si divertiva a guardare volti atteggiamenti e manie dei personaggi che entravano.
Il camino sulla parete di fondo ardeva in previsione della sera, gli arrosti e i pentoloni erano a cuocere sulle fiamme vispe e guizzanti di ciocchi di legna ben stagionata. Il cuoco dirigeva gli inservienti che andavano e venivano dal retro, scodellando zuppe e tagli darrosto a seconda delle richieste. La taverniera e il ragazzo servivano ai tavoli.
E il Sindaco osservava.
Ormai sapeva riconoscere contrabbandieri e lestofanti, uomini senza un nome e stranieri con il cappuccio in testa, nonostante il caldo.
Capiva chi sedeva alla luce e chi al buio, e perché.
E si divertiva ad ascoltare discorsi.
Il Consiglio ci ha trascinato in questa guerra, e ora che cè anche Venezia, dove andremo a finire?
Vedi tu, se non verranno fin qua a chiedere un tributo, e speriamo che sia solo di ducati, e non di sangue
Da parte mia offro il tuo sangue in luogo dei miei ducati! Un grosso mercante aveva parlato toccandosi la borsa, e suscitando lilarità dei vicini.
Guardate, io ve lo dico ora e poi non ditemi che non lavevo detto: questa guerra è una iattura, non si può viaggiare, non si può commerciare, solo stare fermi a non far nulla
Già, e i divertimenti ,e i giochi, i canti e i balli
già non ce li ricordiamo più!
Ma poi, una dichiarazione di guerra in questo modo, senza una ragione né un motivo, che forse i modenesi ci avevano attaccato?
Io di Genova non mi fiderei neanche morto!
Vedrai se ci metterai molto a fidarti, visto che tra poco saremo morti tutti!
Amsterdam pensò che a quel tavolo ci fossero un bel gruppetto di vesciche piene daria, che quando esce fa un rumore
soltanto per il gusto di farlo
Eppure urlavano e sbraitavano come se fossero loro i padroni, anche infastidendo chi, la maggioranza, in santa pace, stava consumando il proprio pasto serale.
Si chiese se non fosse il caso di farli calmare, mentre osservava Osman il gigantesco nero che portava dentro unenorme bracciata di legna per il camino. Poi pensò che tanto valeva lasciar sfogare quelle vesciche e che non avrebbero potuto fare nulla di male, per il semplice fatto che erano bravi solo a parlare.
Uscì fuori incontro allimbrunire, guardò verso loscuro est e incrociò lo sguardo di uno dei miliziani di ronda. Mandò a chiamare il Tenente dei Lanceri e quando arrivò dopo poco, anchegli di ronda, gli disse:
Perlesvaus, tieni docchio i due stranieri dietro la porta, quelli coi cappucci. A mio parere sono modenesi.
Perlesvaus rispose:
Li ho incontrati stamattina al mercato, sono di Mirandola e Guastalla, sono qui con due moribondi che larte dei nostri medici dovrebbe riuscire a guarire. Devono farsi riconoscere mane e sera, sennò li sbatto dentro concluse con un sorrisò facendo girare il gran mazzo di chiavi tolto dalla cintura.
Amsterdam diede una pacca sulla spalla al Tenente e rientrò nella taverna. Passando vicino alle vesciche urlanti, piene solo daria e di sé, livorose contro il mondo perché infine incapaci di comprenderlo, pensò tra sé e sé:
Almeno pagano la loro birra.
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