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Dichiarazione di Guerra

Rod_morash
Brutte nbotizie arrivavano dalla sua terra di origine.
Una guerra era all'orizzonte.
Certo, Rd si sentiva Fiorentino, ma qualcosa glu brucava dentro, sentedo che la patria dei suoi antenati, la splendida modena, rischiava di cadere nelle mani dello straniero.

Pòvra modna...


S'av pòl fer piaser vu eter avìv al me apòz, anc'sa vel com'al du ed càp quand a ghe sàta bastòun. Na cadga insàma.


[traduzione per i non modenesi

Povera Modena,

Se vi può farpiacere avete il mio appoggio, anche se vale come il due di coppe con briscola bastoni (ma detta in modenese fa più ridere ) Insomma, niente (cadga è la pelle del maiale che vuol dire niente)]
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El Batuffolo vive.

Siempre.
Rodney dei Medici, se mi chiami messere mi fai pure un piacere.
Teodorico
- Aristotele perdoni i miei occhi per aver letto di un suo rappresentate benedire guerra, orrore, morte, distruzione...

Dorotea strinse i pugni, si vestì, si armò e fu pronta.

- Duca Marcolando, confido nella vostra guida.. Per Modena, posso andare a testa alta..
Weissmatten


à la guerre comme à la guerre, pensò Weissmatten affilando la sua spada, non c'entrava molto ma era consona alla situazione, quella frase gli faceva venire in mente tempi di cavalleria, quando gli avversari a volte nemici e parenti si incontravano sui campi di battaglia spesso stringendosi la mano prima di affrontarsi. Come è beffarda la vita, un tempo i milanesi erano i nemici di Genova e i modenesi quelli che li aiutavano ora le parti si erano invertite e molti dei protagonisti erano gli stessi. Non provava piacere in quello che accadeva, ma si ricordava l'occupazione del nodo genovese quando lui era Doge, le mancate scuse, il ritiro degli ambasciatori, gesto diplomatico grave a cui dopo settimane non era seguito nulla da parte modenese, l'assalto da parte di un esercito modenese ad uno genovese avvenuto sul nostro territorio con l'evidente motivazione di preparare un assalto che permettesse di scavalcare Spezia. Ricordava tutte le spie che da tempo agivano in territorio genovese, gli insulti, la diffamazione dei governi democraticamente eletti.
Si ricordava la sua lettera con la sua offerta di mediazione rimasta senza risposta, ora capiva il perchè, non vi era alcuna intenzione di avere la pace solo di prendere tempo per assalire i genovesi.
Tolse una piccola tacca di ruggine, da quanto tempo non usava la spada, la cosa più divertente era che lui uomo di pace e di diplomazia era fondatore di un Ordine cavalleresco, Ordine che vedeva molti suoi membri presenti al confine con una divisione o in altri reparti dell'esercito.
Ora li avrebbe raggiunti con tristezza, la guerra era il fallimento della diplomazia, l'unico cosa divertente era che forse proprio lui avrebbe tagliato la gola di qualche spia o di quei miserabili capaci solo di insultare e raccontare bugie per poi nascondersi frignando dietro la schiena di qualche esercito, una soddisfazione ogni tanto ci vuole! Vedremo adesso cosa avrebbero fatto quei vigliacchi, se avrebbero trascinato nella loro perdizione con le loro menzogne qualche Stato oppure sarebbero scappati a nascondersi in qualche terra forestiera.
à la guerre comme à la guerre
Haiku
Ohibò finalmente ora è tutto chiaro ^_^

Haiku nn era ancora sveglia del tutto, però i suoi neuroni eleboravano che :

L'attacco di Rosaselvaggia a Misery era solo la scusa per dichiarare guerra, altro che bug.

Rosaselvaggia ha cliccato su Massa, nn sul nodo e aveva Misery in black list ed ecco lo scontro, poi si può affermare che ella cliccò sul nodo, ma prove convincenti nn ne abbiamo visto e soprattutto senn accadeva lo scontro (PREMEDITATO) come si giustificava tutta la sceneggiata successiva? Complimenti agli attori per il bel teatrino ^^

Milano nel contempo chiude le frontiere poichè è imminente l'attacco a Modena , gli eserciti sono già in modalità aggressiva e nn vogliono rischiare di uccidere loro stessi cittadini , ma soprattutto vogliono impedire che da più parti si porti aiuto a Modena.

E in tutto questo, l'esercito di Icemen è a Guastalla come previsto, ma l'esercito di Tancredi che è sparito da qualche giorno da Piacenza è sui nodi sicuramente ma dove è diretto ? a Modena o a Guastalla ?

Mah mah, per ora i neuroni son troppo stanchi, meglio riposare un pò....


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Amleto


Rijeka, piazza del municipio nei pressi del Ponos Rijeke
"Rat!"


"Rat! Rat!", gridavano dei bambinetti correndo per la piazza.
Amleto, per il chiasso, uscì dalla locanda del Ponos con gli occhi ancora intorpiditi dal sonno,
indossando solo un paio di braghe di tela e un paio di stivali.

"Cos'ha quel moccioso da strillare tanto? Rat? Ci son topi in giro", esclamò pensando di trovarsi ancora in Irlanda per via del sonno.
"Macchè... rat vuol dire guerra, siamo in Croazia qualora tu l'avessi scordato", fece Solex uscendo anch'ella dopo di lui, già ben vestita e profumata a differenza del cavaliere scarlatto.

"Mmmh? Topi in guerra? Coalizzati contro i gatti?", borbottò lui scrollando la testa e stiracchiandosi.
"Aspetta... non c'è modo di spiegartelo ora."

Solex si allontanò senza aggiungere altro, dirigendosi verso la pompa dell'acqua.
Intanto Amleto s'era seduto sul muretto antistante la locanda, e guardava verso la piazza la gente che incuriosita ascoltava i bambini. La sua conoscenza del croato non era tale da riuscire a capire quel che si dicevano. Udiva solo un concitato farfugliare e vociare eccitato di un branco di persone. Bambini, giovani donne, vecchietti, tutti commentavano qualcosa.

"Rat... topi... guerra... topi con le spade? spade... irlanda... guerra... guerra???"
Quando finalmente cominciò a realizzare, il sonno calò all'istante...
"Finalmente ho cap..."
*SPLASH*

Secchiata d'acqua dritta in faccia.
"Solex, che diamine ti prende?!?!", fece lui scrollando i capelli scuri e ritrovandosi tutto bagnato dalla testa ai piedi.
"Sei sveglio adesso?"
"Lo ero già prima! Guerra, ho capito! Genova e Modena presumo, giusto?"
"Eh già."
"Era da tanto che sapevamo che sarebbe successo."
"Pare che anche Milano sia coinvolta."
"E quindi?"

Amleto si rialzò e rientrò nella locanda. Lì la locandiera, vedendolo tutto inzuppato, gli portò un panno per asciugarsi.
Solex lo seguì dentro camminando lentamente e fissandolo.
Amleto non disse nulla e si sedette al bancone.

"Portami del pane e del latte, per favore", fece Amleto alla locandiera.
"Što?", fece la locandiera che di dialetti italici non capiva una parola.
Amleto sbuffò. Poi cercò di mimare il gesto di mungere una mucca e la locandiera annuì.
"Noto che la notizia ti ha sconvolto", osservò ironicamente Solex, appoggiata alla balaustra delle scale in legno che portavano alle stanze della locanda.
"Per piacere, passami il burro", fece Amleto mentre apriva in due il pane con un coltello.
Solex non disse nulla e fece come l'amico le aveva chiesto.
Amleto iniziò ad imburrare il pane, con aria soddisfatta.

"Che facciamo?", domandò lei sedendoglisi accanto e cercando di estrapolargli i pensieri dalla testa.
"Facciamo colazione!", esclamò lui spezzando il pane a metà e offrendogliene un pezzo.
Solex afferrò la sua metà, per nulla soddisfatta dell'atteggiamento del compare.

Amleto notò l'aria seccata di Solex. Tirò un bel morso al pezzo di pane e dopo averlo masticato e ingoiato con fare solenne, esclamò.
"Non faremo nulla. Questa non è la nostra guerra e la faccenda non ci riguarda. Lascia che guerreggino, se gli piace."
"E la nostra città? I nostri amici?"
"Non succederà niente...", la rassicurò lui.
"E se...", fece ancora lei, ma fu interrotta.
Amleto le mise un dito sulle labbra, come a silenziarla, poi si diresse verso la locanda per uscire come ogni mattina a sbrigar le sue faccende in quel di Rijeka.

Mentre s'allontanava, si voltò ancora verso Solex, sorridendole e strizzando gli occhi come avrebbe fatto un fratello maggiore rivolgendosi alla sorellina piccola e innocente.
"Se gli attacchi dovessero arrivare addirittura dinanzi alla porta di casa nostra, faremo ciò che abbiamo sempre fatto...
... li uccideremo tutti."
Riusciva a dirlo come se fosse un gioco. Era una cosa che spaventava e affascinava al tempo stesso. Poi sorrise con quel suo sorriso rassicurante e quel volto quasi angelico.
E sparì tra la folla.



offgdr: se dovete commentare la guerra, NON FATELO NEL TOPIC GDR.
Aprite un topic a parte, e che cazz...!!!
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Lapantacalam
Lapanta aveva sentito della dichiarazione di guerra ed in fretta e furia era andato ad informarsi per bene.
Era ora, ormai i tempi erano maturi e niente poteva fermare gli eserciti.
Gloria a Genova ed ai suoi combattenti
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Jonrod
- “Braciola!!!” - Urlò Jon. - “E da oggi braciole succose! Piene si sangue e con tanta ciccia!” - Disse sbattendo il piatto sul tavolo.

- “Facciamo festa oggi?” – chiese il taverniere sparendo dietro al bancone.

Jon non rispose. Da molto tempo ormai si nutriva di sola carne. Salsicce, braciole, grigliata mista, ossibuchi, e anche pollame. Polli belli cicciotti, rubati come sempre a qualche grasso e borioso nobile e poi cotti sulla spiaggia, sul falò in riva al lago.

Dopo l’ennesima conversazione velata, dopo l’ultima lettera di Lutetiae esposta nella pubblica piazza, Jon si era stufato. I potenti e i veterani di guerra parlavano di un problema, scrivevano che si sarebbero spostati sui confini per l’imminente conflitto, e dicevano, scrivevano, e Jon se ne stava zitto e si faceva i suoi calcoli. Calcoli che, a volte, erano risultati sbagliati ma che invece, questa volta, si erano rivelati esatti.

- “Mangi per la guerra vero Jonny?” – domandò il taverniere mettendo davanti al giovane ragazzo un succoso stinco di maiale.

- “Uff… questa non è un…” –

- “So benissimo cosa è!” – lo interrupe bruscamente il taverniere. – “Non vedi che braccine che hai? Come pensi di impugnare la spada? Sarai venuto si è no due volte a mangiare… morirai!”

Jonrod scoppiò a ridere. Poi aggiunse, - “caro amico, non sono un pazzo e poi non andrò in guerra, difenderò solo la mia città, è diverso."Disse Jon.

- " e se proprio lo vuoi sapere" - aggiunse - "la tua taverna non è l’unica in città.” -

- “Traditore!” – tuonò il taverniere. Jon però prosegui a parlare, senza dargli retta.

- “Sono forte abbastanza ormai” - riprese a dire – “e poi, ormai non devo più badare solo a me stesso, c’è una donna da proteggere…” s’interrupe.

- “ …oltre che d’amare .” - Concluse.

Infine, dopo aver spezzato l’osso ed averne succhiato il midollo, Jon pagò e salutò l’amico. Ora doveva andare dai suoi cinque pavoni, per controllarli e fargli la pettinata giornaliera. Doveva anche chiedere al Sindaco se li poteva tenere nel Municipio per sicurezza.

- “No” pensò poi. - “Meglio che non glielo chiedo, dopo se li papperebbero tutti.” -
Magodisale
Lassù in alto volevano la guerra. E non da oggi.
Finalmente dopo lunga attesa era arrivata.

Mesi di intrighi, di truppe al confine, di morti ammazzati alle frontiere.
Si andava ad invadere Modena mascherando un intenzione chiara di espansione con futili motivazioni. Perchè son quelle che aizzano il popolo, quelle che servono per far sembrare di esser sempre dalla parte dei giusti.






Orgoglioso popolo genovese armiamoci di spade, bastoni e coraggio ed andiamo a combattere, non curiamoci delle castronerie riportate nei comunicati ufficiali perchè sono menzogne, giochi di potere che al popolo non appartengono. Si fa la guerra perchè siamo forti, capaci ed abbiamo la possibilità di allargare i nostri confini.
Modena è la preda più facile e se soccomberà non sarà per torti suoi ma perchè è toccato loro in sorte di esser nostri vicini. Solo questo.

Ma quando ci si troverà a faccia a faccia con il nemico ricordatevi di non odiarlo perchè lui come voi fa parte di un piano di cui non è stato messo a parte, di un gioco deciso dai vari poteri ed a cui probabilmente è estraneo.

Sebbene non ancora iniziata questa guerra finirà prima o poi. ma non finirà l'astio ed il rancore tra i popoli che essa produrrà. Siate coscienti di questo e non nascondetevi dietro i falsi proclami. Abbiate almeno l'onestà fiero popolo genovese di rivolgervi ai vostri avversari guardandoli negli occhi in maniera sincera e dire: "Siamo qui fratello perchè vogliamo questa terra, e come voi siete pronti a morire per difenderla, noi altrettanto siamo pronti per far grande la nostra Repubblica".
Allora forse il nemico, pur moltiplicando i suoi sforzi nella difesa, vedrà in voi un degno avversario, un fiero leone che si scaglia sulla preda e non una miserrima iena che nottetempo approfitta delle carcasse, celandosi nell'oscurità di macchinazioni senza senso.
Helein
Antonio lesse attentamente la dichiarazione di guerra.
Lentamente un sorriso si deliniò sul suo volto finchè non scoppiò in una fragorosa risata.

Questa si che è veramente divertente, mi ricorda moltissimo la guerra Firenze-Siena,

Continuò a ridere di gusto mentre faceva ritorno a casa
Amsterdam707

Amsterdam aveva passato la giornata a rafforzare le difese della città.

Fornovo era la città più esposta del Ducato di Milano, ma anche, senz'altro, la più coriacea.

Pensò ai suoi amici lontani, tutti nell'Esercito a compiere il proprio dovere... e si trovò a firmare con uno svolazzo le carte che uno scrivano gli porgeva.

I cittadini lo fermavano per strada chiedendo direttive, i Lanceri lo salutavano dall'alto degli spalti.

Era l'imbrunire, e lui guardava lontano, ad est.


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Giuseppe10
Di qua!!!
Portatelo di qui!
Fermi!!! Il vostro posto e a est!!
Le provviste! Portate quelle dannate provviste!!!


I Luogotenenti davano direttive a destra e manca, Guastalla si era riempita di modenesi, pronti a combattere e a uccidere se era necessario, non era quello che volevano ma non sempre si riesce a ottenere ciò che si vuole, il loro obbiettivo era la pace.


Giuseppe aiutava tutti quelli che si trovavano confusi e in difficoltà d'altra parte lui da tempo era nell'esercito e anche se non aveva mai vissuto cose del genere era pronto a qualsiasi evenienza.

Signore mi scusi, mi hanno detto di portare dei cavalli a est del villaggio ma non so bene a chi...gli disse un compagno modenese che però non aveva mai conosciuto.

Non chiamarmi signore sono un comune cittadino come te, rispose, i cavalli li cercava il Sergente raggiungilo e consegnali a lui.

Con un sorriso l'uomo andò via...

La sua amata patria era pronta da tanto tempo a fronteggiare i nemici che ormai erano alle porte, non era sicuro di riuscire a vedere l'alba del giorno dopo, ci avrebbe provato, se proprio doveva morire avrebbe cercato di portarsi più nemici possibili con sè!
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Non era perfetto, ma era quello di cui avevamo bisogno.
Valegm82
Vale venne subito a conoscenza della dichiarazione di guerra - ...nella notte...bella dimostrazione di coraggio e di onore...complimenti genovesi... - pensò.
Ella non chiuse occhio...la sua mente vagava, pensava al suo popolo, ai suoi amici, alla sua famiglia, a Guastalla...
- Guastalla fatti onore...
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Sharo
ancora una guerra... ancora morte, sangue e sofferenza...

Sharo aveva gli occhi fissi sul lago, le mani strette sull'impugnatura del suo bastone, un velo di tristezza copriva la sua anima offuscando la gioia del riverbero della luce che le onde del lago rinfrangevano dando all'aere un lucore quasi sovrannaturale...

ancora una guerra... ancora morte, sangue e sofferenza...

quel pensiero non lo abbandonava, la sua indole pacifica e cordiale non riusciva a far si che quella parola, guerra, potesse prendere posto in lui...
il rumore dei passi di corsa, il nitrire dei cavalli, il cozzare delle spade sugli scudi dei cavalieri dentro le mura che, per noia o per diletto, si allenavano a tirare di scherma lo riportarono a quella triste e maledetta realtà...

ancora una guerra... ancora morte, sangue e sofferenza...

si sciaquò la faccia e si rialzò scrollando via dai pantaloni la sabbia che vi si era insinuata...
ne raccolse una manciata e ponendosela in tasca chiuse gli occhi... la visione che da anni lo perseguitava si ripropose innanzi alla sua vista...


una coppia di anziani legati ad un palo ed un casolare in fiamme...


chi mai erano, chi mai...erano quei due anziani?

quella domanda lo attanagliava come un ferro rovente tra le carni...

Riprese il controllo del respiro a fatica, le nocche delle mani erano sbiancate per la forza con la quale aveva stretto l'impugnatura del suo bastone, ora la sua anima era in sintonia con le onde e le luci del lago... quel pugno di sabbia lo legava ora indissolubilmente al lago, alla sua Guastalla, al suo ducato...



Ho l'obbligo morale di difendere tutto ciò al costo della mia vita, ormai hanno deciso che guerra dovrà essere... che il cielo abbia pietà della mia anima e di tutti quelli che si accingono a compiere questo crudele reato...
una mano si poggiò sulla sua spalla... riconobbe il tocco delicato e deciso di Dorotea...
venite dentro è pericoloso stare fuori dalle mura della città
Teodorico
Dorotea accarezzava nervosa l'elsa della sua spada.. Aveva passato la giornata a fare avanti e indietro dalle mura, al mercato, alla caserma e ancora il municipio e .. Le sembrava di aver camminato per miglia. Le voci che si rincorrevano sull'attuale situazione diplomatica la preoccupavano, l'incalzare di notizie la rendevano impaziente.
Ma il suo cuore era saldo.
Lungo la strada che portava al lago, scorse Sharo. Sembrava assorto nei suoi pensieri, e sapeva bene che motivi per pensare ce n'erano assai.
Si avvicino piano, per chiedergli di tornare in città, al sicuro.

- venite dentro è pericoloso stare fuori dalle mura della città


Sharo annuì e assieme si incamminarono a passo svelto.

- Sarà una lunga notte Sharo, ma sono pronta a combattere per il mio Ducato. Si, per Modena, la mia patria. Sporcata dall'ignavia di soldati che muovono distruzione e morte per noia.
Soldati come lo sono io. Che a casa hanno una famiglia, amici a cui voler bene, un campo da coltivare, una bottega in cui lavorare. Eppure sono alle porte della nostra città convinti di far scorrere il nostro sangue..
Ognuno ha i propri motivi per fare le proprie scelte.
Io scelgo di difendere la mia terra.
Per Modena!
Amleto


Rijeka, palazzo universitario, tardo pomeriggio
"Chi ama la pace combatte più spesso di chi ama la guerra"


"Era ora che arrivassi... si puo' sapere cosa ti è successo, stavolta?", borbottò l'anziano custode dell'edificio.
"Mi sono perso... l'altra volta per arrivare qui avevo seguito una bella fanciulla che portava un'anfora sulla testa, ma questa volta la medesima donzella deve aver seguito una strada diversa...", borbottò Amleto grattandosi il capo per l'imbarazzo.
"Oh Aristotele benedetto! Non ho mai visto qualcuno prendere dei punti di riferimento semoventi...", esclamò sconsolato il custode portando le mani verso l'alto in gesto di preghiera.
"Suvvia, son qui ora... in fondo è solo un quarto d'ora di ritardo."
"Un quarto d'ora con giovani scalmanati ed eccitati dalla guerra, ecco cos'è!", borbottò il custode.
"Hanno già saputo della guerra, uh?"
"Altrochè se l'hanno saputo! E sembra che debbano andarci loro, per quanto scalpitano e s'entusiasmano a parlarne. Come se fossero fuoco e legna e s'attizzassero a vicenda in un calderone infernale!"
"Te ne prego, non cominciar coi tuoi poemi. Fammi andare dagli studenti, piuttosto.", fece Amleto dando un'amichevole pacca sulla spalla al vecchio.

In quel periodo, a causa di una malattia che aveva colpito il docente titolare, Amleto era stato chiamato ad insegnar i fondamenti di conoscenza militare ad un gruppo di giovani studenti croati, noti per la loro irrequietudine.

Il custode non aveva certo esagerato.
Amleto li trovò intenti a decantar le forze in campo, avevan persino messo sulla cattedra una cartina delle lande italiche e giocavano ad ipotizzar la posizione degli schieramenti e la risultanza delle lor congetture.

"E allora? Cos'è questo baccano?", fece Amleto entrando e richiudendosi rumosoramente la porta alle spalle, per attirar la loro attenzione.
"Guerra Amleto! Guerra! A due passi da noi! Gloria! Onore! Virtù!", esclamò uno tra i più eccitati.
"Guerra, si... e allora? Sai quante ne vedrai ancora, se vivrai abbastanza? Tante da scocciarti ben prima che ti sian venuti i primi capelli bianchi!", sorrise Amleto.
"Non ti piace la guerra, Amleto?", domandò un altro un po' sorpreso.

Amleto lasciò il mantello sullo sgabello vicino e si sedette rozzamente su un banco.
"Come potrebbe piacermi? Nella guerra si perdono vite, a volte anche quelle di persone care. Preferisco la pace, è ovvio."
"Uff. Che noia!", borbottò uno studente, "Ci mancava l'insegnante pacifista. Ma non avevi detto di averne combattute tre?"
"Questo è accaduto perchè chi ama la pace combatte più spesso di chi ama la guerra.", ribattè Amleto.
Cadde il silenzio nell'aula, gli studenti iniziarono a mormorare tra loro.

"Sarà il caso di fare una lezione di zoologia, oggi", esclamò Amleto, suscitando ancor più la curiosità dei giovani dell'accademia.
Prese una pergamena e vi disegnò un curioso animale dal dorso puntuto.
"Questo è un istrice", spiegò Amleto soddisfatto.
"Lo sappiamo cos'è... ma cosa c'entra?"
"L'istrice è un animale pacifico, perfino timido. Ma se provate ad infastidirlo o a metterlo alle strette, diventa aggressivo e carica senza pietà trafiggendo con i suoi aculei."
"Questo", continuò Amleto, "è il tipico comportamento di un uomo che difenda la sua casa. Per amor di pace, è portato alla battaglia per non lasciarsi assoggettare."

"Ma questa guerra è giusta?", domandò un altro studente.
"Chi puo' dirlo? Chi conosce le reali motivazioni che vi si annidano? Il desiderio di gloria e prosperità per la propria nazione puo' portare la distruzione in un'altra, eppure viene considerato dai più un motivo più che valido."

"Quindi", borbottò uno degli studenti più calmi, seduto in fondo all'aula, "per mantere la pace occorre combattere? Non è un controsenso?"
"La pace e la libertà sono valori enormi.", rispose il cavaliere scarlatto, "Non si puo' pensare che restino sempre disponibili per grazia ricevuta. Puo' occorrere anche qualche grosso sacrificio, a volte, per riuscire a mantenerli. Anche la vita di molti uomini."

"Non tutti quelli che amano la pace son disposti a combattere", borbottò entrando in aula il vecchio custode, che aveva origliato fino a quel momento.
"Allora impegnati ad ottener la pace con la politica, se non vuoi usar le armi", fece Amleto di rimando al custode brontolone, "ma non pretendere che un soldato abbassi la sua spada perchè tu glielo chiedi. Non sempre si puo' trovare un accordo, purtroppo."

Calmati i bollenti spiriti degli studenti, Amleto potè finalmente fare lezione.
E già che c'era, prese ad esempio l'imminente conflitto per spiegar le difficoltà insite in una guerra di espansione. V'era da tener conto della strenua difesa che sarebbe stata opposta dagli abitanti delle città oltre che dai militari regolari, delle nazioni di guerriglia, dei sabotaggi. E in più v'era da tener presente che le uniche nazioni che potevan permettersi di far guerre d'espansione erano quelle presso cui i governanti godessero di un fortissimo consenso da parte del popolo, quasi totale. Perchè le guerre facevan crescere i malcontenti col passare del tempo, dato che non si poteva più viaggiar liberamente nè poteva commerciar con l'altre genti.
La lezione andò avanti piuttosto a lungo...

...

"Amleto", lo interruppe il custode mentre spiegava con gli studenti che ancor pigramente prendevano appunti ma quasi eran lì per lì nel cedere al sonno.
"Si, custode?"
"Non vorrei disturbarti ma... è quasi mezzanotte! Non credi che tutte queste ore bastino?!? Eh!?", brontolò lui.
"E' già così tardi?", fece lui cadendo dalle nuvole imbarazzato, "eheheh come vola il tempo quando si parla di queste cose!"
Attorno a lui s'erano addormentati praticamente tutti.

"Beh", disse Amleto rivolgendosi ancora al custode, "a questo punto direi che potremmo andarcene anche noi. Hai ancora un po' di quel buon vino che mi hai fatto assaggiare ieri?"
"Uff. E va bene, ce l'ho. Però in cambio mi aspetto una bella partita a scacchi. E non sperare di farmi sbronzare per vincere, lo sai bene che il vino lo reggo meglio di te", rispose il vecchio sogghignando.

Il giorno dopo avrebbe portato altre notizie su quella guerra.
Ma nel frattempo, c'era senz'altro tempo per combatterne una, feroce come al solito, sulla scacchiera d'avorio del custode.



offgdr: mi sentivo ispirato e ho voluto fare un altro piccolo post; adesso però mi ritiro di buon ordine e lascio il gdr a coloro che di questa guerra diventeranno i protagonisti... :)
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