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Gdr: Addio sorella e amica.. Addio Danitheripper..

pnj



Tutto era inutile ora
Gli esaltanti giorni sembravano così lontani
Quel soldato coi lunghi capelli più non era

Coraggio
Onore
Lealtà
Ardore

Nulla
Più nulla ormai

No
Non era così
Restavano il Coraggio
L'onore
La lealtà
L'ardore

Quelli quel giudice non poteva cancellarli
Nessun boia poteva rubarli
Nessun uomo meschino poteva cancellarli con scuse infami

Ciao Dani
Unica Vera Duchessa di Modena
Larobee
La voce girava oramai in tutto il Ducato.
La donna che aveva osato nominarsi Duchessa e aveva creato tanto scompiglio, era stata giustiziata.
La sua storia sarebbe stata narrata in molte occasioni, per insegnare ai bambini a non aver paura, perchè la giustizia trionfa sempre e il nemico trova la fine tra le sue maglie...
Molti esultavano e facevano tintinnare i bicchieri nelle taverne, fieri di un tale verdetto...
Non sapeva chi fosse, alle orecchie le erano giunte solo brevi storie, farcite di giochi di parole e motti spiritosi.
Non l'aveva mai vista. Non ci aveva mai parlato.
Ma con il cuore gonfio si chiedeva come fosse possibile toglierle la vita deliberatamente. Non nella foga della battaglia, non combattendo per un ideale, ma decidendo a mente fredda di compiere un tale gesto.
Si chiedeva come si potesse dire di rispettare Dio e i suoi figli, e nel contempo macchiarsi le mani del loro sangue.
La legge, la legge... la legge degli uomini che spesso travalica la pietà per potersi compiere, che dimentica il valore di una vita per ricordare quello della giustizia..
Non lo capiva. Non lo accettava.
Mille miniere non valgono un uomo.
Mille vendette non valgono una vita.
Mille giustificazioni non valgono un'esecuzione.
Questo pensava, mentre impotente si rammaricava della cecità delle istituzioni, mentre spillava una lacrima per una donna mai conosciuta.
Ralph
Como, nella notte fra il 15 e il 16 Giugno 1457



Il Ribelle è deciso a opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata.



Una ribelle. Era morta una ribelle. Una donna indipendente, intelligente, simpatica. E ribelle.

Padre Ralph aveva perso la sua migliore nemica, che non avrebbe esitato a definire in realtà amica.

Il loro primo incontro era stato traumatico. Dani era intervenuta armata di spada in chiesa. Padre Ralph era rimasto turbato per diversi giorni in seguito a quella visione, e Dani era stata punita dal comandante dell'esercito, Tancredi, per quella sua sregolatezza.

In seguito si erano sentiti più volte nel tempo, in un clima di rispettosa inimicizia. Con stima, certamente da parte del Vescovo.

Ora Ralph, era lì, nella sua stanza al palazzo vescovile, seduto al suo scrittoio. Non riusciva a prender sonno, e non era nè Vescovo nè Cardinale, era solo un uomo addolorato per la scomparsa di una persona ormai a lui cara.

Proprio pochi giorni prima di morire, Danitheripper aveva fatto sapere a Ralph che non avrebbe voluto nessun funerale. Dani non era mai stata battezzata, aveva sempre rifiutato il Sacramento. Dani la Ribelle. Dani che si divertiva a schernire Ralph ed Heldor, quello stesso Heldor al quale una volta aveva chiesto di sposarla. Dani l'elegante irrivirente.

Danitheripper, colei che aveva sempre rifiutato il Sacramento, se ne era andata per colpa di uomini che, pur avendolo accettato, si erano sostituiti all'Altissimo, condannandola all'estrema sentenza.

"Dio mio, Dio che sei padre, Dio che conosci il Perdono e l'Amore. Accogli questa tua figlia Ribelle. A Dio, Dani." Questa fu la preghiera di Ralph in quella calda e triste notte di Giugno.

*Alla fine dei nostri giorni, da casa vieni ed a casa ritorni.*

_________________
Spartano8
ll sole tramontava, dietro i monti in lontananza, la giornata era stata interminabile e ora l'astro sembrava bloccato in cielo, e il tempo passava lentamente,
Spartano aveva passato la giornata sdraiato su un letto di iuta con al suo fianco l'inseparabile spada, ormai faceva parte di lui come fosse un estensione di se del suo braccio. Non ci pensava neanche più, lei era li, la sua presenza era parte della sua vita ormai ne avrebbe sentito solo l'assenza.

Era passato tanto tempo da quando lo sentiva un oggetto estraneo che non sapeva come muovere, ma ora era talmente parte di lui, che dormirci gli sembrava la cosa più naturale di questo mondo.....

Dormire..., non riusciva proprio, un agitazione interna lo turbava, e per quanto ci pensasse non ne capiva l'origine.

Guardò fuori dalla tenda, la luce del tramonto dava un aria spettrale al campo, i soldati si muovevano come ombre, come fantasmi nel campo, c'era un caldo afoso che prendeva la mente, la lucidità.

Un fantasma da lontano si avvicinava a lui, pian piano l'immagine divenne più definita, era un caporale,
l'espressione lugubre sul suo viso lo rendeva sinistro.

L'uomo si fermò, si guardò intorno sfuggendo lo sguardo fisso di Spartano, il cui aspetto disordinato ma estremamente militare lo doveva rendere particolarmente temibile

Spartano gli disse, con la sua solita scortesia, accentuata per giunta da quell'agitazione interna di origine sconosciuta


"Che c'è caporale, cosa siete venuto a dirmi?

Il caporale, abbassò gli occhi affranto, e disse solo

"Messer Spartano, è giunta la notizia Danitheripper , vostra cugina è stata oggi giustiziata da un giudice privo di rispetto e dignità"

Spartano lo guardò impassibile , i suoi occhi erano freddi e privi di espressione , nessuna reazione, nessuna parola solo si alzò dal letto e si sedette…

il Caporale comprese, fece il saluto militare non corrisposto e mestamente si allontanò

Rimase per ore seduto senza muoversi, la sua mano con un gesto automatico spostò la punta della lama dietro di se, davanti a se l'elsa si stagliava nella luce, ma lo sguardo del soldato era verso l'infinito, pensieri si affollavano nella sua mente


"Oggi ho perso mia cugina..Oggi ho perso un compagno d'armi..Oggi ho perso una concittadina...Oggi ho perso un'Amica..Domani qualcuno dovrà pagare..a costo della mia stessa vita.."

Strinse, con la mano destra, l'elsa della sua amata spada.

"Mi aiuterai a fare vendetta..non mi interessa la giustizia, non questa giustizia...tu ti bagnerai del sangue di chi ha osato uccidere Dani...tu ti bagnerai del sangue di chi oserà mettersi a difesa di quegli individui.. tu ti bagnerai del sangue di chiunque, non essendone degno,oserà pronunciare il suo nome"

Nessuna lacrima, niente urla disperate, nessuna sfuriata ...erano pensieri di un uomo calmo, freddo, apparentemente insensibile a qualsiasi sentimento...è questo,che piu di ogni altra cosa temevano i suoi nemici, oggi piu di ieri...
_________________
Giovinco
Parma.. Accampamento dell esercito 14/06/1457

Era una notte d estate come tutte le altre il sole calava nelle colline e tutti i soldati si apprestavano a fare ritorno nelle loro tende... una altra dura giornata era passata giovinco ritornava nella sua tenda.. era al limite stava x crollare ma il clima era teso x quando stanco nn riusciva a dormire.. cosi decise di fare una passeggiata incontro un volontario che era agitato lo vide disorientato quindi lo fermo e gli disse?

Cosa succede soldato? cosa ti turba?

Il soldato rispose il comandante Danitheripper e morta... resto spazziato a bocca aperta nel suo cuore solo delusione e rabbia il suo odio verso il nemico si accumulava sempre di piu provo una sete di vendetta che nn aveva provato mai prima... poi vide Spartano... agitato e piu rabbioso di lui lo fermo e gli disse pagheranno x questo sparta,,, la sua morte nn passera innosservata,, pagheranno x il male che ci hanno fatto e lo faranno col sangue...
Spirito_di_vendetta
16 maggio 1457

le prime luci dell’alba illuminavano l’accampamento militare,
I primi movimenti rompevano il silenzio di poche ore prima,
I soldati incominciavano ad uscire dalle tende,
I fuochi incominciavano ad essere ravvivati.

La donna ringraziò la luce del giorno per essere arrivata, erano giorni ormai che pregava che le tenebre non arrivassero mai.
Di giorno il tempo scorreva, di notte si poteva solo pensare e sperare che il sonno giungesse, ma erano giorni che questa visita non le era concessa.

Uscì dalla sua tenda e guardò gli uomini e le donne che si muovevano lesti
La vita era tornata a scorrere, come sempre!

Una carezza gelida lambì le gote della donna
Ella si voltò alla ricerca di quella mano impudente
Niente, nessuno era vicino a lei
Un sussurro nelle sue orecchie, o forse solo nella sua testa


“ guarda gli occhi di quel soldato, donna,
guarda la luce che sprigionano,
la stessa luce che è nei tuoi.
Osserva lo sguardo di quell’ufficiale,
e i bagliori che vedi negli occhi della cuciniera non dipendono dal fuoco.
Guardati intorno, in tutti voi è rimasto un po’ di lei e Voi sarete per sempre in lei.”


La donna si guardò intorno
Sorrise,
per la prima volta dopo giorni.


“ chi sei tu?”

domandò alla voce

“ Io sono la forza che il ricordo di lei sprigiona.
Per ognuno di voi,
Io sono differente
Ma è solo l’energia che tutti insieme sprigionate che mi da vita
Io sono quello che vuoi che io sia”


La donna si voltò, la sua mano strinse la lama della sua spada
Forte…
rivoli di sangue, scendevano sulla lama lucida.
La luce nei suoi occhi divenne fulgida


“ Allora ti chiamerò Vendetta”

e finalmente una lacrima scivolò sul viso e si mescolò col sangue.
*philippe*
Inis An Mumhain County
16 maggio 1457

Alla forte, simpatica, incomparabile Dani, non posso dimenticare i nostri giorni a Piacenza, tu giovane fanciulla promettente, noi ormai artigiani e funzionari affermati...

La tua frase è rimasta sempre nei nostri cuori ed è ciò che chi ci guida ci ricorda sempre:

Posso promettervi solo sangue, lacrime e sudore

Hai mantenuto la tua promessa, come è nel tuo carattere.....
Ti piango giovane figlia del prestigioso Ducato di Milano, le tue gestae il tuo coraggio non saranno dimenticati.



Quando il mio corpo sarà cenere il mio nome sarà leggenda.


Filippo Colonna
Lodovico
Nell'accampamento regnava un'atmosfera irreale. Tensione, rabbia, scoramento, costernazione, dolore.
Lodovico si allontanò un poco dai suoi compagni d'arme per poter riflettere con calma sull'ultimo avvenimento.
Dani, non ti ho mai conosciuta personalmente. Quando assaltasti il castello di Milano provai per te disapprovazione, ma mai disprezzo. Leggendo e sentendo in giro ho dovuto ricredermi su idee errate che mi ero fatto nei confronti tuoi e di altri.
Ti auguro che il riposo ti sia dolce, e la terra lieve.
"May the road rise to meet you,
may the wind be always at your back,
may the sun shine warm upon your face,
and the rain fall soft upon your fields and,
until we meet again,
may God hold you in the palm of His hand."
.
Ciao Dani

[/b]
_________________

LODOVICO MARIA STIBBERT, SIGNORE DI TREZZO
A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.
Skioppo
Castello Sforzesco di Milano. 15/06/1457

Markus, sedeva stancamente nel suo studio.... era in attesa di notizie da Modena...
Un suo soldato era stato condannato... a nulla erano valsi i tentativi di evitare la condanna...

Ad un tratto Vercingetorice bussò alla porta dicendo:

Duca, è arrivata una missiva da parte di Dama Arabell Epelfing.

Markus lesse tutto d'un fiato la missiva e un velo di tristezza gli calò sul suo viso...

Prese piuma e pergamena e vergò poche, ma sentite parole:



Markus GianMaria Casanova, Duca di Milano ed il Consiglio tutto,
esprimono il proprio cordoglio nei confronti della morte della propria concittadina, Danitheripper.
Già vittima di una azione di guerra, Danitheripper, è stata inopinatamente anche sottoposta alla pena capitale da parte di un iniquo Giudice.
Quest'azione non cadrà nel dimenticatoio.
Alla famiglia Epelfing giungano le nostre più sentite condoglianze.

Markus GianMaria Casanova
Duca di Milano
Barone di Caorso
Cavaliere di Parma


Vergingetorice, fà in modo che questa pergamena giunga direttamente nelle mani di Dama Arabell
_________________
Markus GianMaria Casanova Skioppo - Barone Imperiale di GieSSen - Conte di Monticelli d'Ongina e Barone di Caorso

[img]firma-in-costruzione[/img]

ex Duca (6) del Ducato di Milano - Membro del PPM
Sophia23
Milano,16.06.1457

Sophia se ne stava nella sua tenda dell'esercito a Milano.
Intorno a lei silenzio, un silenzio pesante, rotto ad un tratto da alcuni passi che si avvicinavano sempre più alla sua tenda.

Scattò in piedi quando si sentì chiamare da un uomo.
Uscì fuori

Dite messere

Dama Sophia, ho per Voi una lettera dai Vostri famigliari...una triste notizia..

La ragazza annuì con il capo, sicura del contenuto della missiva.
Ringraziò il messo prendendo tra le mani la lettera, e con le lacrime agli occhi tornò nella tenda.

Si sedette sul suo giaciglio, lesse la lettera che annunciava la morte della cugna Dani... le lacrime presero a scendere ancora più abbondanti.

Strinse tra le mani la lettera accartocciandola... rabbia...solo rabbia.. tanta nei confronti di chi aveva osato tanto verso la cugina... persone ingiuste che forse meriavano la stessa fine...se non peggiore.

Tanti i pensieri che le passavano per la testa..solo una frase però riuscì a pronunciare tra se e se

Addio Dani..ti voglio bene.

_________________
]
Legio



O Dio spezza loro i denti in bocca,
Si disperdano come acqua che scorre via,
possano tirare solo frecce spuntate,
siano come lumaca che si scioglie strisciando,
come aborto di donna non vedano il sole,
prima che le vostre pentole sentano il fuoco del rovo
verde o acceso che sia il legno, lo porti via la bufera.
Il giusto si rallegrera' nel veder la punizione,
si lavera i piedi nel sangue dell'empio,
e la gente dira': Certo vi è una rinconpensa per il giusto,
certo, c'è un Dio che fa giustizia sulla terra!"



Salmo 58.


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Peperitapatti
Un inno alla vita a chi la vita l'ha saputa vivere fino in fondo.....




"Se per un istante Dio si dimenticherà  che sono una marionetta di stoffa e mi regalerà  un pezzo di vita,
probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano,
starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano .......
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente,
mi sdraierei al sole  lasciando scoperto non solamente il mio corpo
ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
…..............
Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei  quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano,
senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che  quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto,  perché quando mi metteranno dentro quella
valigia, infelicemente starò morendo.

Attribuita a Gabriel García Márquez "


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Real
Non era autorizzato a lasciare la sua città. Cionondimeno, l’aveva già fatto, e lo stava rifacendo.

Si era preparato con scrupolo: raccolte le informazioni necessarie, il bagaglio leggero per un viaggio veloce, il cavallo fresco, l’equipaggiamento completo. Sarebbe tornato in serata.

Forse.

Il tragitto verso il confine fu compiuto dall’alba al mattino inoltrato. A mezzogiorno era in vista del confine. Dall’altra parte della valle, a ridosso delle posizioni nemiche al di là del fiume, i tre eserciti stazionavano indomiti. Forse annoiati? Un mezzo sorriso gli distorse le labbra.

Si avvicinò con circospezione, a piedi, quanto più poteva alle mura della Città. Là dove era stata giustiziata la Donna.

Spuntò da dietro un gran masso proprio di fronte alla Città, riusciva a vedere il colore dei capelli dei soldati sulle mura, e lì si fermo.

Dalla sacca da sella prese il Regalo, e decise che quello era il posto.

Alla base del masso scavò una fossa, delle dimensioni di un uomo. O di una donna. Poi prese il Regalo, a aprì l'involto: una spada dalla lama scanalata, una rosa rossa, un boccale da birra, con il coperchio, in peltro. Li mise nella fossa.

Poi, lentamente, si levò dal collo un minuscolo sacchettino, e con delicatezza depose anche quello sul fondo della fossa.

Il primo badile di terra fu il più pesante di tutti, gli altri seguirono da soli, che neanche si accorse di spalare.

Quando ebbe finito, dolorosamente consapevole di quel che aveva fatto, con gelida presenza a se stesso, si alzò e di nuovo guardò le mura della Città. Lì la Donna era stata prima ferita ed oltraggiata, poi convalescente, prigioniera e infine giustiziata, da uno spirito piccolo.

Come spesso gli era accaduto, con un ultimo sguardo si girò, montò a cavallo e al piccolo trotto si allontanò di là.

“Altolà, chi va là!” una voce imponente lo fece fermare. Non aveva paura. Non mise mano alle armi. Abbassò solo il cappuccio.

“Tu?? Ma… ma cosa ci fai qui? Non dovresti essere a…”

“Ti prego, silenzio. Se mi sei amico, non dire a nessuno che mi hai visto qui.”


Spartano si voltò verso la recluta che lo accompagnava nel giro di pattuglia e gli intimò il silenzio. Poi lo fece allontanare un poco.

“Capisco. Sei venuto anche tu a…”

“Sì, non sono potuto venire prima, tu sai perché. Ma dovevo venire. Il resto conta poco. Ora lasciami andare. La strada è lunga, e non so se il cuore è abbastanza forte da lasciarmi partire, se mi trattieni ancora.”

“Vai, e possa tu arrivare sano e salvo”

“Grazie. Tu stai bene, e sappiate che siamo tutti con voi.”

“Addio”

“Addio”


Il cavallo riprese il trotto, il sole di fronte. Non resistette molto che dovette lanciarlo al galoppo, sfrenato, per asciugare le lacrime.
Magic_eagle
Stava correndo. I piedi scalzi sull'erba.
"Più veloce, corri più veloce" pensò ansimando. Il cinghiale la stava inseguendo, sentiva il suo verso dietro di lei, sempre più forte, sempre più vicino.
"Mi sta per raggiungere!" Con quella certezza inciampò su una radice sporgente di un albero e cadde a terra urlando.

Aprì gli occhi madida di sudore balzando a sedere "Era un sogno, era un bruttissimo sogno, per fortuna" ansimò riprendendo fiato " ma...perchè sento ancora il cinghiale grugnire?"
Strinse gli occhi abituati al buio del sonno e guardò oltre il fuoco, nella direzione di quel verso che, da sveglia, non le sembrava più un cinghiale, era un'altra cosa, era...era... Ice!!!!
Si alzò, fece il giro del falò che avevano acceso per la notte, si avvicinò all'uomo che, pacificamente, dormiva e russava come un cinghiale. Cercando di fare meno rumore possibile si inginocchiò vicino a lui e cominciò a sussurrare "Ice"
"mmmhmmm Thay sei tu?" farfugliò nel sonno.
"siiiii, sono ioooo" rispose Magic accorgendosi che il suo scherzetto stava per riuscire
"Amore mio, perchè non sei venuta con me in questo viaggio?" continuò Ice con voce abbastanza chiara.
"perchè non ti amo piùùùù, perchè sei un ropiscatoleeeee" disse Magic sempre sussurrando per non farsi riconoscere.
"Ma come? Dovevamo sposarci, è già la seconda volta! Ma perchè?" Si lamentò sempre dormendo.
"Perchè???" disse Magic a voce più alta "Perchè? perche russi come un mantice, brutto stupendo panorama con campanelle che non sei altro!" e sferrò una manata di piatto sulla fronte del malcapitato che si svegliò di soprassalto.

"Magic ti sei rincretinita?" L'apostrofò riparandosi il viso.
"Non, non mi sono rincretinita, razza di buzzurro" ribattè la ragazza ancora in ginocchio accanto a lui "Stavi russando come una bestia, me lo sono perfino sognato, il cinghiale che mi inseguiva e invece eri tu che mi facevi avere gli incubi, da tanto rumore che facevi!!!"
"Mi fai il caffè?"
"Che cosa vuoi?"
"Dai cugina, mi spiace, ti giuro che d'ora in poi dormirò sulla pancia, va bene? "
Magic gli diede un'altra manata in fronte e si alzò.
"Dobbiamo partire subito, sennò non arriveremo in tempo. Arabell dovrebbe essere già in cammino, non voglio farla aspettare".
"Sei sicura che abbia ricevuto il tuo messaggio?" le chiese Ice spegnendo il fuoco.
"Certo che sono sicura, le ho mandato tre giorni fa la mia anatra. Le ho fatto un collarino nuovo, visto che è cresciuta, con un'asola per il rotolo di pergamena".
"Non è che è il periodo degli amori e la tua anatra sta tubando con un bel'anatroccolo e si è dimenticata?" disse Ice ridacchiando.
"No, anche perchè non è un piccione, lei non tuba, ignorante" gli rispose sellando il cavallo. "Dai, passiamo in città, facciamo un po' di rfornimenti e partiamo"' gli disse con un sorriso "Sai che non abbiamo tanto tempo, purtroppo"
"Si lo so, Magic..."

La mattina era fresca e i loro cuori erano pieni di tristezza. Magic ringraziò Dio che Ice fosse con lei, da sola forse non avrebbe avuto la forza di affrontare quel viaggio....


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Viholalux
Era estate mentre il cielo limpido la stringeva con affetto. Il sole la riscaldava e il vento sussurava una melodia silenziosa che solo i cuori puri potevano ascoltare.
Vihola resto' a guardarla, il suo volto era cosi fiero ed ella non pote' mai dimenticarlo. Nessun segno di sofferenza ne' di dolore.
Se sai attendere la morte non potrà mai possederti. Dani aveva scelto di essere libera.
Prima di andare via volle lasciarle in dono una semplice scritta
"A te che sei leggenda"
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