Tergesteo
Tergesteo montava di guardia sugli spalti del castello.
Ai suoi piedi i fuochi accesi dai viandanti e dai militi accampati danzavano nell'oscurità della notte.
Sembreva che le stelle per quella notte si fossero accomodate al suolo.
Udì, lontano , l'ululato di un cane.
Lo immaginò anche, il pelo irto, la testa all'insù, , nel più fondo silenzio di mezzanotte, quando anche i cani credono agli spettri. Proprio allora la luna piena, in un silenzio di morte, saliva sul castello, proprio allora si era fermata, una sfera incandescente, tacita, sugli spalti : ciò aveva inorridito il cane: perché i cani credono ai ladri e agli spettri.
Tergesteo osservava la luna, ipnotizzato. Sembrava che il grande argenteo astro volesse inghiottirlo che ..che ella s'avvicinasse fino a toccarlo : negli occhi null'altro che un chiarore opaco, sidereo.
Sentì ad un tratto bisbigliare delle voci. Centinaia di sussurri lo avvolgevano, con tonalità diverse, ma sempre sommesse, incomprensibili, orribili, raggelanti.
Tergesteo lascò cadere la spada, chiuse violentemente gli occhi, si coprì le orecchie con le mani in un vano ed esremo tentativo di proteggersi.
Cadde a terra, si contorse? Donde veniva quella luce? E tutto quel bisbigliare? Stava sognando? Era sveeglio? D'un tratto gli parve di trovarsi in mezzo a orridi macigni, solo, desolato, al più desolato dei chiari di luna.
Ma qui giaceva un uomo! E proprio qui! Un cane, che saltava, col pelo irto, guaiolante, adesso lo vide accorrere e allora ululò di nuovo, urlò: aveva mai sentito prima un cane urlare aiuto a quel modo?
E, davvero, ciò che vidi, non l'avevo mai visto. Vidi un giovane nobile rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca.
Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le fauci e lì si era abbarbicato mordendo.
La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e tirava invano! Non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfuggì dalla bocca: "Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi!", così gridò da dentro di me: il mio orrore, il mio odio, il mio schifo, la mia pietà, tutto quanto in me buono o cattivo gridava da dentro di me, fuso in un sol grido.
Voi, uomini arditi che mi circondate! Voi, dediti alla ricerca e al tentativo, e chiunque tra di voi si sia mai imbarcato con vele ingegnose per mari inesplorati! Voi che amate gli enigmi!
Sciogliete dunque l'enigma che io allora contemplai, interpretatemi la visione !
Giacché era una visione e una previsione: Chi è il nobile, cui il serpente strisciò in tal modo entro le fauci?
Il nobile, poi, morse così come gli consigliava il mio grido: e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente; e balzò in piedi.
Non più nobile, non più uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!
Udii un riso che non era di uomo. .
Silenzio.
I primi albori dell'alba. Il canto d'un uccello.
Lo trovarono che ancora tremava con gli occhi fissi nel vuoto.
Alcuni compagni gli recarono una coperta e lo accompagnarono alla caserma dei gendarmi ove vi si potesse prendere cura di lui.
Tergesteo, calmati, racconta, cosa è successo? Cosa hai visto?Non gli era ancora possibile dire nulla, e se ne stava così a fissare il vuoto e scuotere il capo.
Solo dopo molto tempo potè raccontare la sua visione.
Ai suoi piedi i fuochi accesi dai viandanti e dai militi accampati danzavano nell'oscurità della notte.
Sembreva che le stelle per quella notte si fossero accomodate al suolo.
Udì, lontano , l'ululato di un cane.
Lo immaginò anche, il pelo irto, la testa all'insù, , nel più fondo silenzio di mezzanotte, quando anche i cani credono agli spettri. Proprio allora la luna piena, in un silenzio di morte, saliva sul castello, proprio allora si era fermata, una sfera incandescente, tacita, sugli spalti : ciò aveva inorridito il cane: perché i cani credono ai ladri e agli spettri.
Tergesteo osservava la luna, ipnotizzato. Sembrava che il grande argenteo astro volesse inghiottirlo che ..che ella s'avvicinasse fino a toccarlo : negli occhi null'altro che un chiarore opaco, sidereo.
Sentì ad un tratto bisbigliare delle voci. Centinaia di sussurri lo avvolgevano, con tonalità diverse, ma sempre sommesse, incomprensibili, orribili, raggelanti.
Tergesteo lascò cadere la spada, chiuse violentemente gli occhi, si coprì le orecchie con le mani in un vano ed esremo tentativo di proteggersi.
Cadde a terra, si contorse? Donde veniva quella luce? E tutto quel bisbigliare? Stava sognando? Era sveeglio? D'un tratto gli parve di trovarsi in mezzo a orridi macigni, solo, desolato, al più desolato dei chiari di luna.
Ma qui giaceva un uomo! E proprio qui! Un cane, che saltava, col pelo irto, guaiolante, adesso lo vide accorrere e allora ululò di nuovo, urlò: aveva mai sentito prima un cane urlare aiuto a quel modo?
E, davvero, ciò che vidi, non l'avevo mai visto. Vidi un giovane nobile rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca.
Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le fauci e lì si era abbarbicato mordendo.
La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e tirava invano! Non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfuggì dalla bocca: "Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi!", così gridò da dentro di me: il mio orrore, il mio odio, il mio schifo, la mia pietà, tutto quanto in me buono o cattivo gridava da dentro di me, fuso in un sol grido.
Voi, uomini arditi che mi circondate! Voi, dediti alla ricerca e al tentativo, e chiunque tra di voi si sia mai imbarcato con vele ingegnose per mari inesplorati! Voi che amate gli enigmi!
Sciogliete dunque l'enigma che io allora contemplai, interpretatemi la visione !
Giacché era una visione e una previsione: Chi è il nobile, cui il serpente strisciò in tal modo entro le fauci?
Il nobile, poi, morse così come gli consigliava il mio grido: e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente; e balzò in piedi.
Non più nobile, non più uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!
Udii un riso che non era di uomo. .
Silenzio.
I primi albori dell'alba. Il canto d'un uccello.
Lo trovarono che ancora tremava con gli occhi fissi nel vuoto.
Alcuni compagni gli recarono una coperta e lo accompagnarono alla caserma dei gendarmi ove vi si potesse prendere cura di lui.
Tergesteo, calmati, racconta, cosa è successo? Cosa hai visto?Non gli era ancora possibile dire nulla, e se ne stava così a fissare il vuoto e scuotere il capo.
Solo dopo molto tempo potè raccontare la sua visione.