Amsterdam707
La guardia
danitheripper ha scritto:
Un soffio di vento, una brezza sottile, aprì un varco nella foschia e rivelò un gruppo di soldati raccolti attorno a un braciere.
Danitheripper frugò con la punta della spada nel braciere, ravvivando la fiamma che salì crepitando e liberando un turbine di scintille nella foschia lattiginosa.
Fissava le fiamme dellimprovvisato falò e lasciava che la sua mente agasse e che si soffermasse occasionalmente su episodi del passato. Il Castello alle sue spalle raccontava il presente, quello dei suoi amici asserragliati, attenti a difendere leffimero potere conquistato, mentre lei lì col suo esercito attendeva un loro cenno per entrare in azione.
Le truppe del Capitano Tancredi erano mobilitate e lei era lì a vegliare, troppo lontana per difendere le poltrone cui ambivano gli uomini che da giorni spiavano nellombra. Col tempo quegli occhi nel buio si erano moltiplicati ma lei era rimasta lì, immobile, insieme agli uomini dellArmata Ananke. Poteva fermare sul nascere quellinvasione, uccidere ad uno ad uno i suoi capi, man mano che arrivavano, ma per quanto avvertisse come riprovevole quel loro smoderato attaccamento al potere, quel senso di giustizia che piegavano di volta in volta ai loro scopi, non era mai stata sua intenzione avere ragione di loro uccidendoli.
Avevano perso il Castello perché erano troppo preoccupati a pavoneggiarsi per le imminenti elezioni e perché avevano dato per scontato il loro potere, che provassero a riprenderselo, le loro vite non la interessavano, né tantomeno le interessava porre fine a quelle di chi si sentiva ancora in dovere di ubbidire ai loro ordini.
I suoi amici se la sarebbero cavata senza di lei, sentiva il bisogno di andare laddove la sua spada avrebbe potuto pugnare ed immergersi nel
caldo sangue nemico.
Io ho sempre fatto il soldato, ho sempre servito il Ducato. Che altro potrei essere? rifletté ad alta voce.
Vi fu un lungo silenzio: gli uomini si guardarono in faccia lun laltro presi da un sentimento di smarrimento e di inesprimibile angoscia. Sembravano parole di resa.
Il soldato Ljsandro si lasciò sfuggire unesclamazione di
sorpresa.
Lasciala perdere disse Levante, un sottufficiale, ha lasciato lesercito ma non cesserà mai di essere un soldato, ne ha sempre fatto parte. Non ricorda nemmeno che cosa facesse prima di arruolarsi, semplicemente non ricorda di essere stata altrove. Non è così, Comandante?
Linterpellata non rispose, ma il riverbero delle braci ormai spente rivelò per un istante nel suo sguardo unombra di malinconia.
I rami crepitarono e le sembrarono i rumori dei passi su tutte le strade che aveva calpestato.
Levante, Ljsandro, radunate gli uomini disse ridestandosi dai suoi pensieri stanotte ci sarà festa e noi dobbiamo essere pronti per qualsiasi evenienza".
Danitheripper frugò con la punta della spada nel braciere, ravvivando la fiamma che salì crepitando e liberando un turbine di scintille nella foschia lattiginosa.
Fissava le fiamme dellimprovvisato falò e lasciava che la sua mente agasse e che si soffermasse occasionalmente su episodi del passato. Il Castello alle sue spalle raccontava il presente, quello dei suoi amici asserragliati, attenti a difendere leffimero potere conquistato, mentre lei lì col suo esercito attendeva un loro cenno per entrare in azione.
Le truppe del Capitano Tancredi erano mobilitate e lei era lì a vegliare, troppo lontana per difendere le poltrone cui ambivano gli uomini che da giorni spiavano nellombra. Col tempo quegli occhi nel buio si erano moltiplicati ma lei era rimasta lì, immobile, insieme agli uomini dellArmata Ananke. Poteva fermare sul nascere quellinvasione, uccidere ad uno ad uno i suoi capi, man mano che arrivavano, ma per quanto avvertisse come riprovevole quel loro smoderato attaccamento al potere, quel senso di giustizia che piegavano di volta in volta ai loro scopi, non era mai stata sua intenzione avere ragione di loro uccidendoli.
Avevano perso il Castello perché erano troppo preoccupati a pavoneggiarsi per le imminenti elezioni e perché avevano dato per scontato il loro potere, che provassero a riprenderselo, le loro vite non la interessavano, né tantomeno le interessava porre fine a quelle di chi si sentiva ancora in dovere di ubbidire ai loro ordini.
I suoi amici se la sarebbero cavata senza di lei, sentiva il bisogno di andare laddove la sua spada avrebbe potuto pugnare ed immergersi nel
caldo sangue nemico.
Io ho sempre fatto il soldato, ho sempre servito il Ducato. Che altro potrei essere? rifletté ad alta voce.
Vi fu un lungo silenzio: gli uomini si guardarono in faccia lun laltro presi da un sentimento di smarrimento e di inesprimibile angoscia. Sembravano parole di resa.
Il soldato Ljsandro si lasciò sfuggire unesclamazione di
sorpresa.
Lasciala perdere disse Levante, un sottufficiale, ha lasciato lesercito ma non cesserà mai di essere un soldato, ne ha sempre fatto parte. Non ricorda nemmeno che cosa facesse prima di arruolarsi, semplicemente non ricorda di essere stata altrove. Non è così, Comandante?
Linterpellata non rispose, ma il riverbero delle braci ormai spente rivelò per un istante nel suo sguardo unombra di malinconia.
I rami crepitarono e le sembrarono i rumori dei passi su tutte le strade che aveva calpestato.
Levante, Ljsandro, radunate gli uomini disse ridestandosi dai suoi pensieri stanotte ci sarà festa e noi dobbiamo essere pronti per qualsiasi evenienza".
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