Tergesteo
Le mura della capitale.
Il tramonto.
Il sole che scagliava gli ultimi raggi color del sangue sembrava non voler capitolare alla notte.
Tergesteo se ne stava seduto.
Da solo.
Aveva preferito lasciare che la Sorella di morte riprendesse il filo dei propri pensieri.
E siccome lui, Tergesteo, si divertiva un mondo ad ingarbugliarglieli gli parve gentile e sadico fare in modo che lei potesse rimetterli insieme.
O semplicemente voleva restarsene un pò da solo.
Fosse quel che fosse, commise un errore.
Le mura, il tramonto ... ma udì un latrato.
Quel latrato.
Lo stesso che lo stordì' a Milano.
Lo stesso che lo fece ritrovare tremante il mattino seguente.
Tergesteo strinse gli occhi con forza, come volesse allontanare i ricordi.
Il petto gli si era fatto pesante, il respiro affannoso.
L'eterno ritorno all'uguale gli si parava davanti.
Ancora.
Senza scampo.
Attendeva l'urto della propria Follia.
Il povero Folle si era forse illuso di aver pagato il fio della sua esistenza?
Credeva che quegli incubi lo avessero dimenticato?
Ma stavolta sembrava un avvertimento.
Stavolta la Follia non era scesa a condannarlo.
Era venuta per dargli una nuova occasione.
Una novella possibilità di uccidere il serpente.
Riaprì timidamente gli occhi.
Il paesaggio, ammantato d'oscurità era cambiato.
Sgranò gli occhi, respirò a fondo.
Se avesse sprecato quell'ultima occasiona, stavolta la Follia non lo avrebbe perdonato.
Più nessun sentiero lo avrebbe riportato alla fine della notte.
Si disse che non poteva sbagliare.
Sospirò.
Aggrottò la fronte , si passò la mano screziata sul viso.
Cominciò a sentir pesare la solitudine.
Decise di raggiungere la Sorella di morte : tutto sommato anche lei aveva necessità di una nuova possibilità.
Stavolta però non poteva sbagliare più.
Il tramonto.
Il sole che scagliava gli ultimi raggi color del sangue sembrava non voler capitolare alla notte.
Tergesteo se ne stava seduto.
Da solo.
Aveva preferito lasciare che la Sorella di morte riprendesse il filo dei propri pensieri.
E siccome lui, Tergesteo, si divertiva un mondo ad ingarbugliarglieli gli parve gentile e sadico fare in modo che lei potesse rimetterli insieme.
O semplicemente voleva restarsene un pò da solo.
Fosse quel che fosse, commise un errore.
Le mura, il tramonto ... ma udì un latrato.
Quel latrato.
Lo stesso che lo stordì' a Milano.
Lo stesso che lo fece ritrovare tremante il mattino seguente.
Tergesteo strinse gli occhi con forza, come volesse allontanare i ricordi.
Il petto gli si era fatto pesante, il respiro affannoso.
L'eterno ritorno all'uguale gli si parava davanti.
Ancora.
Senza scampo.
Attendeva l'urto della propria Follia.
Il povero Folle si era forse illuso di aver pagato il fio della sua esistenza?
Credeva che quegli incubi lo avessero dimenticato?
Ma stavolta sembrava un avvertimento.
Stavolta la Follia non era scesa a condannarlo.
Era venuta per dargli una nuova occasione.
Una novella possibilità di uccidere il serpente.
Riaprì timidamente gli occhi.
Il paesaggio, ammantato d'oscurità era cambiato.
Sgranò gli occhi, respirò a fondo.
Se avesse sprecato quell'ultima occasiona, stavolta la Follia non lo avrebbe perdonato.
Più nessun sentiero lo avrebbe riportato alla fine della notte.
Si disse che non poteva sbagliare.
Sospirò.
Aggrottò la fronte , si passò la mano screziata sul viso.
Cominciò a sentir pesare la solitudine.
Decise di raggiungere la Sorella di morte : tutto sommato anche lei aveva necessità di una nuova possibilità.
Stavolta però non poteva sbagliare più.