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La scelta di Venezia

Lapantacalam


Lapanta si aggirava per le vie di Spezia rimuginando tra se..
Eppure adesso la Serenissima avra' le prove delle trame Modenesi, chissa' se le basteranno per capire chi e cosa aveva causato il conflitto.
Ricordando i tanti amici partiti per la Serenissima gli si strinse il cuore al sol pensiero di doverseli trovare di fronte in battaglia.

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Tyorl
Interelvi92 ha scritto:
Interelvi disse: "mi vanterò solo quando riuscirò a uccidere uno di voi.....



Un caro amico giunse alla vallata isolata in cui l' ex Doge si era rifugiato, e da cui non usciva più...
gli riferì le parole che l' ex commilitone, il vecchio amico, aveva pronunciato....



"Uno di voi...." eppure quest' uomo fino a gennaio era uno di noi.... eppure ricordo il dispiacere che provammo, che lui stesso provò, quando partì...

eppure al fronte ci sono anche suoi ex commilitoni, con cui per mesi ha difeso la sua amata (sono ben sicuro che all' epoca l' amava molto!! Più volte ha dimostrato il suo attaccamento!!) città....
come può, ora, desiderare la morte di chi lo considera ancora suo amico, di chi ancora ne piange la partenza??


Capirei se fosse un modenese... ci può stare che un modenese odi chi gli ha bruciato la casa.... ma lui è un veneziano!!

Perchè mai un veneziano dovrebbe avere tanta acredine verso i suoi vecchi amici?? Che mai avranno mai fatto a lui, così lontano???


E se al fronte ci fossi stato anche io, suo ex Capitano.... avrebbe voluto uccidere anche me?? Ci fu un malinteso fra noi, ma fu chiarito.... e finchè l' ho incrociato in taverna sempre, sempre gli ho chiesto scusa....
e ancora adesso mi dispiace sinceramente che questo mio ragazzo sia partito....

fortuna che ho sciolto l' esercito già prima di tutto questo, fortuna che erano settimane e settimane che mi stavo sempre più defilando....
fortuna che ormai trascorro le mie ultime ore sui monti...



pensò, sinceramente dispiaciuto per tali parole proferite....


allontanò l' amico (oramai stava isolandosi sempre più, sia socialmente che geograficamente) e se ne ritornò fra la vegetazione, ancor più addolorato di quanto, per motivazioni sue personali, non fosse da giorni....

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FELICE E FIERO di essere al fianco di persone ONESTE
Cangrande


Fin dal mattino Cangrande sapeva che quello sarebbe stato un lungo giorno di attesa. Attesa di parole che permettessero di riavviare il dialogo e di fermare questa guerra di conquista.

Passò la giornata con i suoi Generali e con i suoi soldati che sempre più numerosi arrivavano a Verona, la sua città. Ma tendeva sempre l’orecchio nella speranza che un messo da Palazzo Ducale gli comunicasse che Genova e Milano avevano semplicemente chiesto scusa e pubblicamente dichiaravano di far tornare i loro uomini alle loro case.

Ma ciò non avveniva.

Da Milano nessuna dichiarazione ufficiale in merito, ma c’era da aspettarselo visti i precedenti e le continua mancanza di rispetto.
Da Genova verso il tardo pomeriggio venne resa nota una lettera di Ruggero Margab d’Altavilla che sembrava non aver preso minimamente in considerazione la dichiarazione della Serenissima e che vigliaccamente tentava invano di convincere i veneziani su quanto una guerra di aggressione possa essere giusta. Il Doge scosse la testa. “Quanta arroganza e presunzione…” – pensò.

A sera si recò nelle sue stanze di Castelvecchio in attesa di possibili novità, in compagnia dell’amata moglie, dei familiari e di gran parte dei Consiglieri della Repubblica che si trovavano a Verona quel giorno. Il tempo scorreva e il termine delle ventiquattro ore si avvicinava.

Ancora niente. Nessuna voce da parte di Milano o Genova che potesse far pensare alla chiusura del conflitto, ma solamente vane provocazioni e inutili offese.

E alla fine l’ora arrivò. Non era più concesso ai nemici dei popoli liberi e del buon senso di fare quello che volevano. Ora il Leone di San Marco avrebbe mostrato i suoi artigli e le sue fauci, e guai sarebbero stati per i suoi nemici.

Il Doge si recò nella grande piazza dove erano adunate la maggior parte delle truppe e lesse a gran voce la dichiarazione, che i suoi ambasciatori avrebbero poi consegnato nelle cancellerie di tutto il mondo conosciuto e in quelle del Ducato di Milano e della Repubblica di Genova in particolare.

Citazione:


Il termine che il Governo della Serenissima Repubblica di Venezia aveva ultimamente accordato ai Governi del Ducato di Milano e della Repubblica di Genova, in vista dell'attuazione delle misure diventate necessarie, è trascorso senza che gli pervenisse una risposta soddisfacente.

La mancanza di tale risposta non fa che confermare l’arroganza e la prepotenza di cui i Governi e le Autorità genovesi e milanesi hanno già fornito in numerose prove nell’aggressione ingiustificata al Ducato di Modena. La Serenissima Repubblica di Venezia si vede per conseguenza obbligata a provvedere direttamente alla salvaguardia della dignità e dell’onore, oltre che dei diritti e degli interessi, dell’alleato Ducato di Modena e della Repubblica stessa con tutti i mezzi di cui dispone.

Gli avvenimenti che seguiranno non potrebbero essere considerati altrimenti che come la conseguenza necessaria, per quanto penosa, del contegno adottato dalle autorità milanesi e genovesi di fronte a Venezia e ai suoi alleati. Non essendo state accolte le richieste fatte pervenire, la Serenissima Repubblica di Venezia si considera da questo momento in stato di guerra con la Repubblica di Genova e il Ducato di Milano.

II Consiglio della Serenissima Repubblica di Venezia informa al tempo stesso che i sudditi milanesi e genovesi già presenti sul territorio potranno continuare a risiedere sul territorio della Repubblica senza che vi sia a temere alcuna offesa alla loro sicurezza personale, alle loro proprietà ed ai loro affari, dovendo tuttavia comunicare alle autorità veneziane spostamenti all’interno della stessa.


Il Doge della Serenissima Repubblica di Venezia,

Cangrande III della Scala, Barone di Ripafratta




Finito di leggere, tra le urla e le grida dei soldati veneziani pronti alla guerra contro gli invasori, si recò nella tenda dei Generali per preparare la strategia e la tattica adeguata.


Solex
“Ragazze, ma voi non avete una gran voglia di fare un bel bagno rinfrescante?”

Magic_eagle, Marybell e Solex avevano ormai oltrepassato il confine croato ed erano giunte in territorio italiano.
Finora,tutto era stato tranquillo; in quel momento Solex, in groppa al suo cavallo guardava con occhi luccicanti il mare: una tavola azzurra… nulla che si muoveva intorno, fatta eccezione per una leggera brezza che portava a riva delle piccole onde.

“Perché non ci fermiamo per un po’ in questo paradiso?” buttò lì sicura che le altre due ragazze avrebbero voluto proseguire il viaggio per arrivare il prima possibile nella città più vicina.

“Certo!Stavo per proporlo anche io” rispose con tono entusiasta Magic.

“Si si, va bene fermiamoci pure.. con questo caldo mi sembra l’ideale.. e poi prendere un po’ di sole non mi fa certo male” disse Marybell guardando il suo colorito piuttosto bianco.

Senza farselo ripetere,Solex scese dalla sella, trovò un piccolo posto all’ombra per il suo cavallo e corse immediatamente a riva, dove togliendosi alcune delle sue vesti, si buttò in acqua.

“Che irrequieta quella ragazza! Ne pensa sempre una più del diavolo.. neanche il tempo di accettare che si è precipitata in acqua”.

Magic e Mary si distesero su dei teli che avevano nel le loro bisacce..

“Dai ragazze, venite anche voi.. quest’acqua è meravigliosa… non sapete davvero cosa vi stiate perdendo!” incitava Solex che, per convincere le amiche, iniziò a schizzar loro acqua.

“Ha ragione Amleto quando dice che sei insopportabile a volte” disse Magic ridendo…che guardando con un occhio semiaperto Marybell: “dai su andiamo, Solex ha ragione, un bagno non può che farci bene”

“Tanto Marybell non riuscirai mai ad abbronzarti… il sole ha paura di te perché sei troppo bianca” urlò scherzosamente Solex, facendo ridere di gusto le sue amiche, le quali, si convinsero entrambe e la raggiunsero in acqua.

Dì li su un cavallo, vi era un cavaliere che venne attirato dagli schiamazzi delle ragazze.
Ormai il sole era ben alto in cielo e la terra era rovente; decise cosi di approfittare per riposare in riva al mare.
“Scusate dolci donzelle, avreste per caso una bisaccia d’acqua per un pover’ uomo come me? il mio viaggio è ancora lungo e persi la mia scorta per bere qualche miglio a nord di qui”

Le ragazze, che si erano accorte della presenza del giovane cavaliere, si guardarono tra loro e di comune accordo decisero di aiutarlo.
Lo invitarono a restare ancora un po’ di tempo con loro per poi riprendere il suo viaggio:
“Messere allora dove è diretto? Come mai solo in queste terre di nessuno?” chiese curiosa Solex

“Sono diretto nella qui vicina Parenzo e poi a Pola per portare un comunicato da parte del doge a tutta la popolazione” si affrettò a rispondere il cavaliere

“Be allora ne siamo anche noi coinvolte, di che comunicato sta parlando? Cos’altro è accaduto?”

“La nostra Repubblica ha deciso di entrare in guerra al fianco del Ducato di Modena; come doveroso che sia”

“Le dispiace se do un’occhiata a quella pergamena?” chiese con tono educato Solex.
Il cavaliere glielo porse senza proferir parola.

“Tutto chiaro. Vedremo il da farsi. Noi per ora siamo dirette a Udine per accompagnare lei – indicando Magic_eagle – poi con molta probabilità torneremo dal resto del gruppo e decideremo come muoverci” si affrettò a concludere Solex porgendo di nuovo la pergamena.

“Capisco” disse il Cavaliere “ ragazze probabilmente è giunta l’ora che io continui il mio viaggio… sono deciso a viaggiare tutta la notte per riuscire ad arrivare in mattinata a Parenzo.
Vi auguro ogni bene e mi raccomando attenzione.. cercate di stare attente”

“La ringraziamo tantissimo e buona fortuna per il suo viaggio” intervenne Marybell.
Il cavaliere sellò il suo cavallo e sparì sulla strada fatta solo di breccia che conduceva in direzione sud.

“Propongo di fermarci qui ancora un po’ e ripartire anche noi.. vado a cercare qualche pezzettino di legna tra quelle boscaglie” disse Magic che si era gia avviata verso un boschetto li di fianco e fu subito seguita da Marybell.

Solex, nel frattempo visto l’assenza delle due ragazze, decise di approfittarne per scrivere una missiva al suo fedele amico Amleto. Sicuramente era il caso di metterlo al corrente della situazione. Cosi mettendosi su un grosso e vecchio tronco posizionato a riva iniziò a scrivere usando il suo album da disegno come base.

Raggiunse poi le sue amiche e verso la tarda serata tornarono sui loro rispettivi cavalli, direzione Udine; questa volta avevano deciso che non si sarebbero più fermate. Entro la mattinata del giorno dopo, avrebbero dovuto tassativamente raggiungere Udine.

“Prima eri intenta a scrivere ad Amleto vero?” chiese Marybell rivolgendosi a Solex “ho visto che la storia di quel comunicato ti ha incuriosito parecchio”

“Eh si, solo che devo trovare un modo per fargliela recapitare”

“Potresti chiedere a questi mercanti che stanno giungendo verso di noi, magari sei fortunata e sono diretti verso quelle parti” propose subito Magic, la quale si apprestò a fermarli, a chieder loro informazioni e ben presto concluse:

“Solex, puoi darla a loro, sono diretti a Dubovac ma faranno certamente tappa a Rijeka”

“Meraviglioso – rispose la giovane ragazza e rivolgendosi ai mercanti- Vi ringrazio molto per la vostra disponibilità”
“Non c’è problema, poi dalla dettagliata descrizione fatta dalla sua amica, non sarà un problema trovarlo.. mi ha parlato di un mantello scarlatto, di un copricapo e del fatto che alloggia nella locanda al centro della città”

Solex fece un gesto di conferma, poi ringraziando nuovamente i signori, tornò con le sue compagne di viaggio lungo la via che ora era illuminata dalla luna piena e dal cielo coperto di stelle.

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Ebernitz
Silenzioso se ne stava nella sua postazione di guardia, in piedi e con il peso poggiato sulla lancia. Osservava l'esterno della città di Guastalla attento ai movimenti del campo militare Milanese che teneva sotto assedio la città. Ogni tanto sentiva i passi dei compagni di plotone, fatti forse più per sgranchirsi le gambe che per altro mentre continuava il suo turno di guardia.
Improvvisamente passò accanto a lui un altro lanciere con una pergamena in mano, il quale si fer,ò al posto di guardia per dire ai lancieri presenti
"Compagni, l'ultimatum è finito, Venezia è con noi" .

Un sorriso comparve sul volto del giovane e annui "ottimo" disse Giacomo "allora si spera che presto questi maledetti si prendano qualche sonoro e doloroso calcio nel sedere, non vedo l'ora, non vedo proprio l'ora" pieno di entusiasmo continò, prima di tornare con rinnovata energia alla sua guardia.
Camefew


Benedetta si augurava che il Leone di San Marco, con il libro aperto sotto la zampa, simbolo della Serenissima in tempo di pace, sarebbe tornato presto a torreggiare su tutta Venezia, ma era tempo di tirare fuori il simbolo della Serenissima in guerra...
Prese la sua spada e il suo scudo e corse al campo per finire l'ultimo addestramento.

Mystere
Neanche una risposta ufficiale, neanche un "mi spiace Venezia ma le nostre ragioni son tanto forti", neanche un sigillo messo su un comunicato.

Il concetto di Stato si perde dove si ritiene che esso sia un potere personale.

Deluso da Milano e Genova, felice della burocrazia veneziana.

I militari odieranno tutte ste cartacce, ma è inutile dire che anche a loro combattere con onore piace.

Dirk riprese le sue attività, doveva porgere delle scuse a Swantz per quanto successo nel passato.

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Athinodoros


Sebastiano ascoltò le parole del Doge e disse ai suoi soldati:

Il Leone ha ruggito e non è stato ascoltato.
E' tempo che il Leone apra le sue fauci!
Veneziani! Facciamo vedere a questi stolti come viene ripagata la loro indifferenza!


Rivolgendosi poi a Swantz e Pirata, alzò la spada e disse:

Per Venezia e per San Marco!!!


I due sguainando la spada e guardando quell'infinita folla di soldati, ripeterono:

Per Venezia e per San Marco!!!


Un grido si levò dalle fila.
I soldati erano pronti.

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Rahziel


Andrea, quale umile soldato, sorridendo consigliò al Capitano di non appellarli come "stolti".
Ricordava come Marco Aurelio soleva far parlare solo le spade, spade che sferzavano nell' aere adempiendo al proprio dovere e al proprio onore, senza parola o insulto che malceli insicurezza.

E infatti, non una sola goccia di sangue Veneziano sarebbe caduto senza che ciascun soldato abbia abbassato la testa all'infingardo nemico.

Poi guardò il tatuaggio che teneva sull'avambraccio.
Vi era scritto:

"Semina Carattere, raccoglierai un Destino!"

Baciò quella scritta e si diresse nella sua tenda per indossare gli armamenti.
Nicuz
Nicuz quella mattina si svegliò in ansia, si vestì in fretta e furia e corse a Palazzo Ducale, sua solita sede di lavoro abituale... vide il comunicato affisso dal Gran Ciambellano e la sua ansia si trasformò in profonda tristezza.

Ah Milanesi, miei vecchi concittadini, pensò... che avete fatto??
Quale smania di potere vi ha spinto oltre al vostro confine a distruggere, saccheggiare e a impossessarvi di Terre non vostre??

Non eravate proprio voi, che amavate e pretendavate la PACE??!!
Ah quanto tempo che è passato...

La via della diplomazia che tanto amava e che da sempre perseguiva aveva ceduto il passo alla spada.. sorretta dall'ipocrisia e dalla voglia di potere di popoli che adducevano scuse implausibili per un attacco.
Ora starà a Venezia far vedere la sua potenza in battaglia.


e un piccolo antico motto Veneziano gli si fece largo in testa:

"Come l'onda travolgo.... Come lo scoglio infrango"

Poi uscì da Palazzo e si unì alla folla.....


W VENEZIA.... W IL DOGE ... W LA SERENISSIMA

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Athinodoros


Sebastiano pensò:

"Perleeeeeees! Ma che mi combini!!!"
e sorrise...

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Sirea
Sirea era giunta a Novara quando le arrivò la notizia della dichiarazione... il suo volto da preoccupato diventò sconvolto, non ce la fece, le lacrime solcavano il suo volto, neanche Aristotele ora poteva darle conforto, la fede, dove era la fede di queste persone??

Basta!!!!

Sbotto di colpo, mettendosi le mani tra i capelli.

Basta morti, basta sangue basta basta basta bastaaaaaaaaaaaaaa!!!

Singhiozzava ormai con le mani congiunte, la gente è crudele, la gente ama la guerra, ama uccidere, ci sono animi neri come la pece che non pensano a quanto male stanno facendo gratuitamente alle persone ma che anzi, paiono goderne nel vedere la gente comune disperata. Ritrovò un barlume di fede e continuò a pregare.

La fede Aristotelica salverà chi innocente morirà.. che bruci tra le fiamme invece chi ha offeso con la spada, anche se credeva nel giusto, che l'altissimo sia giudice della loro superbia..
Jacopoagathirni
Enrico apprese le notizie con stupore e disgusto.
"Altri morti, altre guerre. La situazione sta degenerando. Io spero che i nostri governanti, prima ancora degli altri, si ravvedano. L'ingiusto prezzo di sangue di questa guerra ci mortifica innanzi ad Aristotele".
Chikka
Perlesvaus ha scritto:
Scusate

lo aspettavo per stamani e non per ieri sera, ed ero andato indietro solo fino all'inizio di pagina 4 visto che l'ora segnava le 00:47)




Chikka pensava ai suoi familiari, e qualcuno le riportò notizie di Perl..."Beh, non per nulla è mio fratello... :wink: " Si disse, sorridendo tra sè...
Swantz


Marco era in piazza insieme a tutta la folla acclamante il doge,
Vicino al capitano ed agli altri generali, tutti aspettavano solo il poter liberare l'urlo degno di chi non riusciva a sopportare tutto quel vile modo di agire, di chi stava nascondendosi dietro prove manovrate solo per tentar di salvare quello che ormai non era più in suo possesso da tempo, l'ONORE.

Aveva vicino anche Dirco che col quale in passato aveva avuto sempre degli scontri, ma era il passato, ora aveva capito che come lui aveva la stessa priorità scacciare e difendere allo stesso tempo la loro patria, la Serenissima, si girò verso lui gli porse la mano in segno di amicizia e gli chiese scusa se in passato ebbero avuto visioni differenti di cosa era giusto e cosa no, ora il loro scopo era unico.

Finito la cerimonia, si avviò verso la sua tenda dove l'aspettava la sua futura moglie Ritaky76 e dove lui trovava sempre ristoro da quelle convulse giornate di preparativi, si, non vedeva l'ora di potersi crogiolare con il regalo più grande che il destino gli potesse fare.

Sperava Marco, che Aristotele gli avrebbe permesso di vivere abbastanza per sposare la sua unica ragione di vita, e sperava che i parenti di lei non gli avrebbero messo i bastoni tra le ruote.

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