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[RP] Una promessa da mantenere

Misery
Modena, 5 settembre 1457

Era arrivato il momento per Misery di partire.
Da quanto tempo non si allontanava da Modena…quattro mesi? Sei?
“Da tutta una vita” rispose una voce dentro di lei.
Scosse la testa sorridendo e abbassando gli occhi sulle sacche pronte: era la verità, gli ultimi viaggi che ricordava al di fuori del suo ducato erano quelli che l'avevano condotta a Milano da bambina.
Da allora, Modena, l’aveva sempre legata a se come un cordone ombelicale ed ogni volta che si era detta “parto” era nato un motivo per non farlo.
Si chiese ironicamente se, in realtà, fosse proprio così o se fosse lei ad essersi sempre sentita troppo “piccola” per affrontare tutto ciò che esisteva al di fuori della sua terra e uscendo da casa quella sera pensò che, forse, quella era l'occasione giusta per crescere.
Aveva salutato tutti la sera precedente: amici, figli e parenti e la notizia della sua partenza per questo viaggio, aveva lasciato meravigliati anche loro: sapevano che Misery non amava allontanarsi da Modena . Lei aveva accolto le loro espressioni turbate con ilarità “insomma una vacanza me la merito non credete?” ed era rientrata a casa per preparare le poche cose che aveva deciso di portare.
Raggiunse la stalla e Prince già sellato, e ne accarezzò il bellissimo muso nero “amico mio, si parte a scoprire una fetta di mondo sei contento?” L’animale nitrì come se avesse compreso le sue parole e, impressione assurda, le parve le stesse sorridendo.
Prese le briglie e lo accompagnò all’esterno, sistemò le sacche sulla sella e fece posto a “Damaris” e al suo fodero.
Mise un piede sulla staffa e con un piccolo balzo salì sul dorso del cavallo e
con i talloni diede una leggero colpo sui fianchi dell'animale. Prince si mosse e prese la direzione del cancello mentre Misery si copriva il capo con il cappuccio del suo mantello nascondendo il viso alla notte.
Raggiunse coloro che sarebbero stati i suoi compagni di viaggio e, dopo aver controllato che tutti fossero pronti si avviò verso le mura della Capitale.
Lasciatesele alle spalle, senza voltarsi, salutò la sua amata città inoltrandosi nella verde e buia campagna modenese.


….qualche giorno prima…


“Lunga vita al nuovo Principe di Modena” pensò Misery osservando serena la cerimonia per la nomina del nuovo Duca.
Il suo mandato era giunto al termine ed era pronta, dopo tanti mesi d’impegno, a viversi un periodo di pausa da dedicare solo a se stessa e alla sua famiglia.
Avrebbe sicuramente sentito la mancanza di quelle sale e della frenesia del lavoro del consiglio, ma era giunto per lei il momento di staccare.
Da giorni la sua mente era attraversata da un pensiero costante: una promessa, fatta molto tempo prima, una promessa che intendeva mantenere.
Dopo aver salutato il nuovo consiglio lasciò le rumorose sale del palazzo ducale e si diresse a casa.
Il silenzio e l’informalità che vi si respirava l’aiutarono a rilassarsi e l’idea di essere di nuovo una semplice cittadina modenese le si fece, in quell’istante, più concreta.
Aveva amato il suo lavoro e non aveva mai sentito il peso dei suoi impegni, ma aveva così trascurato troppe cose ed era giunto il momento di porvi rimedio.
Si lasciò andare con un leggero sbuffo di soddisfazione sul divano del salottino chiudendo per qualche istante gli occhi. Sapeva dove la sua mente l’avrebbe portata e Misery la lasciò libera di intraprendere quel viaggio: uno sguardo fiero e canzonatorio le apparve immediatamente ed un sorriso luminoso e beffardo.
Un cavaliere… dalla pelle colorata dal sole e segnata dalle molte battaglie.
Riaprì gli occhi: quel pensiero le scosse la mente turbandola.
Decisa si alzò dal divano e si diresse verso lo scrittoio e per attimi che sembrarono minuti interminabili il suo sguardo si perse in un orizzonte non ben definito come a voler richiamare a se le idee.




Salve Amleto,
perdonatemi se mi permetto di usare il vostro nome di battesimo senza vostra concessione, ma, non consideratemi sciocca vi prego, mi risulta più facile parlare con voi in questo modo e, se mal non vi ho interpretato, non siete uomo che ama le troppe formalità.
Spero vogliate concedermi il piacere, di contro, di essere per voi solo Miriam o Misery come più comunemente mi chiama la gente, nemmeno io ne sono particolarmente legata se non quando motivi ufficiali lo richiedono.
Vi scrivo per informarvi che tra qualche giorno mi metterò in viaggio per raggiungervi.
Sarà per me, nonostante tutto, un piacere potervi incontrare e conoscere di persona e sarà questa l’occasione per me di visitare la vostra terra e la vostra città.
Vi terrò informato dei dettagli del mio viaggio, naturalmente, così che non dobbiate avere sorprese o il mio arrivo possa procurare alcun tipo di problema ai vostri impegni.

A presto
Miriam


Senza rileggerla piegò la lettera ed uscita dalla sua stanza la consegnò ad un valletto dandogli precise indicazioni per la consegna.
Lo seguì fin sulla porta e lo osservò salire a cavallo pronto a partire per il lungo viaggio che l’attendeva.

_________________
Elos
Modena 5 Settembre 1457

Silenzioso davanti allo specchio della sala controllava che la maglia di cotta che gli copriva il petto fosse ben messa, la mano distrattamente passò su quel lieve difetto che correva lungo il fianco porprio in corrispondenza della cicatrice che gli segnava la pelle ...
un lampo di memoria gli portò alla mente la battaglia di massa che l'avveva visto sconfitto cadere al suolo rischiando di morire ...
anche allora di fianco a lui c'era lei ... l'amica di sempre il cui destino aveva voluto unire in un sol filo al suo.
Ancora una volta senza chiedere ragione e senza bisogno che lei chiedesse aveva deciso di seguirla, in silenzio come un'ombra ....
Afferrò lo scudo e la spada ed uscì dall'alloggio, il nero destriero pronto lo attendeva pochi passi piu avanti, lento e meticoloso come sempre si avvicinò al cavallo e fissò le armi alla sella in modo che fossero ben ferme, fece alcuni passi indietro e chiuse la porta.
Con un rapido balzo salì in groppa all'animale che fece un lieve nitrito, in tutta risposta il silenzio della notte fu rotto da un'acuto fischio del fido rapace che sempre lo seguiva, i suoi animali erano come lui: attenti, silenziosi ... sempre pronti.
Percorse il breve sentiero che lo portava al punto d'incontro, rimase in disparte in un'angolo buio .... scrutò nella notte la sagoma di misery, la fece passare senza parlare, poi iniziò a seguirla ...

_________________
Amleto


Taverna "2 Marzo" di Pola, 5 Settembre 1457

Ghiacciata, mentre scivolava come cascata imperiosa giù per il gargarozzo.
Una sensazione intensa di fresco piacere all'interno del corpo, accompagnata dalla mano che con gesto rapido asciugava il sudore di una giornata passata a martellare chiodi e legare supporti. In un silenzio che era certamente d'oro.
La taverna era vuota, a quell'ora.

Poi gli occhi verso il basso, sul foglio poggiato al centro del tavolo della taverna, quasi che fosse lì a disposizione di tutti per esser da tutti preso e consultato. No. Solo uno l'aveva veduto, colui che di diritto ne era il destinatario.

"Mi chiede scusa per aver usato il mio nome nella lettera?! Non comprenderò mai i nobili!", borbottò Amleto con un sorrisetto beffardo prima di tracannare un altro po' della sua birra gelata.

A Pola non v'era mai stata traccia di baroni, nè di conti, nè di marchesi. I suoi cittadini erano noti per i modi spartani, forse un po' aggressivi. La gente di Pola era orgogliosa, semplice, certamente non cattiva. Il cavaliere scarlatto ne comprendeva appieno lo spirito.

La taverniera s'avvicinò e prese il boccale del cavaliere, vedendolo vuoto.
"Oh", fece Amleto rivolgendosi alla donna, "Ce l'abbiamo un posto elegante dove far dormire una persona, qui a Pola?"
"Mi prendi in giro, Capitano? E' questo il posto migliore! Conosci qualcuno che si sia lamentato della nostra taverna, per caso?"
Amleto non replicò, limitandosi a sospirare.
"Portamene un altro, dai.", aggiunse infine indicando il boccale.

Si, certo. Nessuno s'era mai lamentato. Ma del resto, chi avrebbe potuto?
A Pola, tutt'al più, giungevano soldati per le esercitazioni o mercanti. Il più delle volte poi, quest'ultimi ci finivano solo per aver sbagliato strada, giacchè era difficile che a Pola vi fosse qualcosa che non fosse altrettanto facilmente reperibile a Parenzo. E quest'ultima cittadina era assai più vicina alle rotte commerciali più frequentate.

La locanda Due Marzo era presumibilmente la migliore della città. "Decentemente" pulita, letti in paglia, una tinozza in comune per tutte le camere. Per un fabbro, un lussuoso angolo di paradiso. Per un nobile, una latrina insopportabile.

Amleto si affacciò alla finestra della locanda, guardò verso la collina.
Il Castello di Pola, orgoglio impareggiabile della città, s'ergeva a sicuro baluardo sulla vetta dell'altura.
"Chissà... forse si potrebbe ricavare una bella stanza nel castello?"

"Una stanza al castello? E chi verrà mai? La principessa del Catai?", lo schernì ridendo volgarmente la taverniera, intenta a lucidare i boccali con un panno che sembrava più sporco dei boccali stessi.
"No, la Duchessa di Modena", rispose Amleto senza voltarsi.
"EH?!? Una Duchessa, qui a Pola?" fece lei tutta sorpresa facendo cadere un boccale.
"Già. Buona notte, me ne torno a casa."

Mentre tornava a casa, continuò a rileggere la lettera.
"Nome di battesimo... pfff, io non sono neanche battezzato."
Guardò ancora verso il castello.
In quei giorni, molti carpentieri e manovali erano a Pola per ristrutturare l'Arena di Pola e far sì che essa potesse ospitare il torneo cavalleresco che lo stesso Amleto stava organizzando.
"Con tutti quei manovali, si potrà ben chiedere a uno di essi di dare una mano per sistemare una stanza. Chissà, magari montare uno di quei letti col baldacchino. E mettere un bel mazzo di fiori sulla feritoia. Anzi, si potrebbe trasformare la feritoia in una finestra vera. E metterci un paio di tendine, magari."

Continuava a rimuginare, per far sì che l'accoglienza fosse degna.
E mentre pensava e pensava, giunse infine alla porta della propria dimora.
La luna brillava alta in cielo, era ora di dormire. Avrebbe pensato a dare disposizioni il giorno successivo.

Tolse gli stivali, buttò la sua camicia sul letto e poi vi si sdraiò egli stesso, a torso nudo. Con la lettera ancora in pugno. Era strano pensare di dare tutte quelle attenzioni ad una persona del genere. Amleto voltò un attimo lo sguardo verso la sua spada Gretaluna, poggiata contro il tavolo.
Dormiva, dentro il suo fodero.
Era strano dare tutte quelle attenzioni, perchè solo un pensiero in fin dei conti primeggiava sugli altri.

Quella donna, tanto gentile e aggraziata nei modi, doveva morire.

_________________
Bizzipap
5 Settembre 1457 - Palazzo Della Gherardesca, Massa - Mattina


Era da poco sorto il sole quando l'Inquisitor Fabrizio, con il cappuccio sopra il capo, stava girovagando per il Cimitero. Appariva solo, desolato: con passo lento e pedulante camminava, si fermava di fronte ad una tomba, e dopo qualche istante ripartiva, con lo stesso passo di prima, con la stessa velocità di prima.
Il gallo della fattoria accanto al Campo Santo cominciò a cantare per la seconda volta, segnando definitivamente l'inizio di una nuova giornata lavorativa per i braccianti massesi. Non era ancora finita la Giostra, e decine di uomini lavoravano e lavoravano affinchè tutto, tutto, andasse secondo un certo preciso ordine.
Al canto del gallo, Monsignor Fabrizio alzò il volto verso il Sole, meraviglioso luogo di riposo dei Santi e dei Beati. Quel Sole dove tutti, compreso lui, sarebbero giunti una volta periti sulla fredda Terra, sulla mortale Terra, sull'empia Terra. Alzò il volto ed un uccellaccio volò sopra il suo viso
Si raccontava difatti nelle campagne massesi, che qualora un corvo, o un uccello di colore nero, voli su qualche uomo e questo si accorga di tale avvenimento, una sventura o un compito gravoso attenderà a quell'uomo così sfortunato.
Monsignore non Vi credeva a queste dicerie eppure, seppur non vi credesse,in cuor su si sentiva che qualcosa di particolare sarebbe successo in giornata. Che avrebbe ricevuto una grazia divina? Che sarebbe stato maledetto da qualcuno? Non lo sapeva, il Monsignore.
Non appena la città divenne rumorosa per il lavoro degli uomini, Fabrizio tornò a Palazzo Della Gherardesca, si recò in ufficio ove lavorò su alcune scartoffie parrocchiali: richieste di battesimo, di matrimonio, di funerale. Ebbe una bella noia quella mattina fino a quando qualcuno, bussando alla porta, entrò...

"Monsignore, perdonastemi ve preghio, sed unam lettera iunta è ad voi. Uno homo, cum un cappello cum una pennam nera, portasti esta lettera ed dicendi di consegnarvela ad vos, Monsignore. Perdonastemi, ve ne prego" - Disse, con tono basso, un paggio di palazzo, di carnagione non troppo chiara e con vestiti non degni ad un borghese della città.
"Una lettera hai detto, Illam?" - Rispose il Monsignor Inquisitore
"Si, vostri grazie, unam littera per vos" - Fece per porgegliela
"Grazie, Illam, ora vai. I frati in cappella ti staranno attendendo per cominciare le pulizie della Canonica."

Il Paggio fu congedato, e Fabrizio rimase nella sua stanza con questa lettera in mano. Il sigillo posto su di essa era chiaro e conosciuto ai suoi occhi:
La Santa Inquisizione gli aveva scritto tale epistola e aveva una chiara richiesta per il Monsignore.

Dopo i Vespri...

"Illam, hai preparato tutto l'occorrente?"
"Sì, Monsignore, tutto pronto è. Manca solum il breviarium che aveste cum vos. Perdonastemi, Monsignore, se me erro."
"Sisi, tranquillo Illam, ora assicurati che sia tutto in ordine, valigi, materiale, e torna a Palazzo: avrai certamente qualcosa da fare, no?"
"Oh, sì, Bè, si, Monsignore. Vadu a hora. Arrivderci, Monsignor, Buon viaggium faceste!.
Cocchiere - continuò Illam - partiste alla volta di Voi sapete ove. Pola, direzionem est, Pola et non fermare debet, raccomandome! Vade Vade!"
Marcolando
Guastalla 06 Settembre 1457

Il Marchese era arrivato nuovamente a Guastalla pronto a festeggiare il suo compleanno con l'amata figlia Bianca Maria Borromeo. Mentre si dirigeva verso casa , pregustava gia' tutti i manicaretti che avrebbe potuto assaggiare fatti dalle nobili mani di Bianca Maria seguendo le famose e segrete ricette di famiglia.
Lungo la strada incontro' dama Haiku con la quale decise di bere due birre in ricordo dei vecchi tempi , ma il destino era pronto a rovinargli subito il suo viaggio. La dama racconto' al marchese le intenzioni della Contessa e lo anticipava del viaggio che stava per intraprendere verso Pola, accompagnata dallo scudiero (OFF GDR Elos ON GDR).

Gli occhi del Marchese , sempre innamorato della Contessa , si fecero prima tristi per poi accendersi di odio e rabbia e decise di scivere subito delle missive per cambiare i programmi con la sua amata famiglia.



Carissima Bianca Maria , devi perdonarmi , ma il tuo amato padre deve fare una cosa molto importante per difendere il suo onore , l'onore di Modena e difendere la sua amata Mirian.
Fra due giorni devo partire per le lontane terre friulane per incontrarmi con un messere veneziano.
Dovro' correre come il vento per recuperare il tempo perduto , percio' sono qui a chiederti di ordinare agli stallieri di Palazzo Borromeo di farmi avere entro due giorni due cavalli forti , resistenti e veloci.
Come potrai capire il nostro incontro con le tue sorelle e i tuoi cugini , programmato per la settimana prossima dovra' essere rimandato , in quanto non posso tirarmi indietro da questo dovere .ti prego di scrivere a Maddalena affinche' non parta inutilmente per Guastalla.

Il tuo affezionatisismo padre
Giovanni Marcolando Borromeo

Sigillata la lettera , ordino' al suo servo di portarla a Bianca Maria .

A questo punto doveva scrivere la lettera piu' difficile , doveva scrivere ad un messere senza offendere ne lui ne mancare di rispetto a Mirian...



Messere Amleto , le scrivo queste poche parole per avvisarla che sto organizzando un viaggio fino a Pola per discutere di una faccenda a lei ben nota , che riguarda la Contessa del Frignano , Mirian di Montefeltro , conosciuta da tutti con il nome di Misery , ex duchessa di Modena.
Penso che converra' con me , che in qualita' di nobile di Modena , in qualita' di amico di Mirian e principalmente in quanto ancora innamorato di lei , non posso permettere un vostro incontro con lei presso la lizza.
Penso che potra' avere uguale soddisfazione se tale incontro venga fatto con il sottoscritto e non con Misery , percio' le chiedo di aspettarmi ed evitare qualsiasi altra azione , che potrebebro solo avere conseguenze non piacevoli per nessuno.
Inoltre le chiedo di non far parola con la Contessa Misery di tale mia missiva .

Con rispetto e stima
Giovanni Marcolando Borromeo
Marchese di Carrara


Sigillata la lettera' la affido' al piu' veloce messaggero modenese affinche' corresse piu' veloce del vento verso Pola.
_________________
Haiku


Stava rientrando da Modena, Haiku aveva salutato tutti , brindato allegramente con molti di loro, a Guastalla la sera prima era stata felicissima di rivedere The_Prince, era stata ospite della figlia di Marcolando, Bianca Maria , detta affettuosamente LadyRanocchia che , addirittura, le aveva cucito delle ciliegie sulle tendine della sua stanza (*_*) e poi aveva riabbracciato “il suo mancato amore”, Marcolando, che non vedeva da tempo e con cui, nonostante la lontananza, aveva costruito un bellissimo rapporto di amicizia .
Era stato triste lasciare Guastalla , ma ce l’aveva fatta e quella mattina a Mantua si era svegliata alquanto tardi e un po’ triste, con una strana sensazione .
Un biglietto sul tavolo della stanza dell’ostello e poche parole ..

Cara Haiku, ho deciso di venire a Venezia. Mi piacerebbe andare a Pola dove ho da fare una cosa, mi farebbe davvero piacere averti con me. Domani mattina sono a Mantua , se puoi , aspettami.
Misery


Haiku trasalì

..Uhm… questa cosa .. cosa sarà mai questa cosa… pensava tra sè
e mangiucchiando ciliegie andava avanti e indietro per la stanza dell’ostello , ad un tratto si fermò…
(per poco nn le andava di traverso una ciliegia.. molti avrebbero gioito se ci fosse rimasta secca, ma vabè...)

Doh! Ho capito cos’è “la cosa “ che deve fare Misery!
Ma non è possibile… accidenti a loro! Ma non hanno altro da fare?! Lei e quell’adorabile scellerato di Amleto vogliono darsele di santa ragione e che Aristotele ci assista per come potrà finire il duello! Pazzi che nn sono altro!! Oh ma ora gliene dico 4 ad entrambi, poco ma sicuro , sgrunt!

(effettivamente, Haiku in certi contesti, sapeva essere molto fine…)

Si sedette al tavolo , prese una pergamena e

Cara Misery , ho capito cosa devi fare (apperò ! vedi che ogni tanto la mia rintronatezza vacilla , alleluia è_é) e non se ne parla proprio! E’ una cosa insensata! Solo tu , mia adorata amica e quell’ amabile scellerato potevate pensare una cosa del genere e…

e…no, non va bene, ufff – e buttò la pergamena

Cara Misery, mi duole doverti dire che non posso accompagnarti a Pola "per la cosa" che devi fare , poi per il resto possiamo andare dove vuoi purchè cambi progetto^^. Ma sei impazzita, adorabile amica mia? ! cosa pensate di risolvere tu e Amleto nel darvele di santa ragione ?!Ti farò arrivare le migliori stoffe per gli abiti più sontuosi, ti presenterò tanta di quella bella gente che dimenticherai subito il tuo proposito e poi …

(lo scriveva e manco ci credeva di aver potuto partorire pensieri del genere, frivolezze .... , immaginava già il viso sconcertato di Misery … )

E buttò anche la seconda..

Cara Misery, sono molto rammaricata oltre che rattristata per la scelta che avete fatto tu ed Amleto.
Perdonami, ma non trovo giusto, né logico che vi sacrifichiate per fare ciò che non è la soluzione, c’è già chi ha pagato abbastanza , davvero non ha senso il vostro sacrificio, se nn quello di causare altra sofferenza a chi vi ama.
Sai quanto sono legata ad entrambi e quanta sofferenza mi procurerà questa vostra scelta , ma del resto so bene quanto sei determinata e che ogni mio tentativo di dissuaderti sarebbe vano , dunque non mi resta che impormi di accettare e di rispettare la tua scelta perché è giusto che io la rispetti , pur non condividendola.
Anche se a malincuore, ti accompagnerò a Pola, ma non ti prometto che sarò in Arena nel giorno fatidico.
Almeno questa sofferenza, risparmamiela, per favore.
Ti abbraccio forte
Haiku


Terminata la missiva per Misery, prese un ‘altra pergamena

Caro Amleto, quante volte ci siamo promessi di incontrarci davanti ad un bel boccale di birra e quante volte per un motivo o un altro abbiamo rimandato.
Ebbene finalmente è giunto quel momento, finalmente potrò riabbracciarti, so che anche tu muori dalla voglia di rivedermi ( per prendermi a calci “nel mio adorabile sedere” per quante ne ho combinate…) ma il mio cuore non prova totale felicità al pensiero perché troppi pensieri bui occupano la mia mente.
Misery mi ha chiesto di accompagnarla a Pola per il duello che avete deciso di fare.
Amleto , io conosco il dolore e la rabbia per la morte di Dani, ma credimi, tu e Misery nn avete colpe, questo duello tra te e lei è ingiusto, non ha motivo di essere, anche se ne uscissi vittorioso, purtroppo Dani non ti sarebbe certo restituita e sono convinta che nemmeno lei vorrebbe questo inutile sacrificio.
Cosa posso fare per farti desistere? denaro , birra, ? non l’accetteresti, anzi ,correrei il rischio di rimanere infilzata dalla tua spada solo per averci pensato , ecco sì, potrei prometterti di sposarti , ma per carità, faresti altri 1000 duelli fino a stramazzare esanime al suolo pur di evitarlo, potrei trasferirmi a Pola , purchè tu rinunci a questo duello, ma ti vedo già in Croazia al solo pensiero …
Ricordi che una volta ti ho ascoltato , desistendo dai mie propositi, e l’ho fatto solo per te, per il prezioso legame che c’è tra noi.
Ora so che non è la stessa cosa , ma in nome della nostra amicizia e dell’eterno affetto che ci lega io voglio sperarci, ma se così non sarà ti vorrò sempre bene lo stesso. (anche se ti odierò a vita per avermi costretta a vivere il patema della tua eventuale sofferenza post duello!)
Ah! Mi perdonerai se nel giorno fatidico, non sarò in Arena , non avrei di che gioire , né di che esultare e non provare nemmeno a chiedermelo, per favore (scordatelo!)
Baci.
Haiku


Sigillò entrambe le pergamene, prese le sue cose, scese di corsa in taverna , si fece indicare un buon messaggero gli si avvicinò e dopo avergli versato la sua impareggiabile kriek, gli disse

Tieni, sono 400 ducati per portare queste due missive a destinazione, devi raggiungere il più in fretta possibile le mete, corri, rotolati per le montagne per accorciare, ma attento a non romperti l’osso del collo, nuota per mari, fiumi e laghi senza fermarti mai , ma attento a non bagnarti troppo ..non vorrei prendessi un raffreddore, non darti cura di carrozze e cavalli mentre stai sbarrando loro la strada per passare per primo, insomma fai di tutto per arrivare a destinazione , anche morto, (tanto lo sarai comunque se torni senza esito positivo ) , ma consegna questi messaggi, vai!

L’uomo intascò i ducati, deglutì la kriek e un pò intimorito la guardava come si guarda una demente, disse solo

“Sia fatto, Dama di A da in con super tra fra “ e corse via.

_________________
Amleto


Pola, 6 Settembre, domenica mattina

*DENG*DENG*DENG*

Il rumore delle campane raggiungeva tutta Pola, invitando solennemente i fedeli a recarsi al più presto per la Santa Messa.

La casa di Amleto era ben lontana dalla Cattedrale dell'Assunzione della Benedetta Vergine Maria (la chiesa cittadina), ciònonostante il suono delle campane arrivava forte e chiaro. Aveva imparato fin troppo bene il nome di quella chiesa, benchè poco gliene importasse, giacchè più di una volta era stato chiamato a svolger per conto del parroco il mestiere di fabbro, rinforzando le campane e riparando il parapetto metallico della scala a chiocciola che portava su nel campanile.

"Mmmhh... è domenica?", si domandò retoricamente mentre si alzava con un gran mal di testa. Aveva esagerato coi boccali il giorno prima. Aveva bevuto molto perchè sapeva che era domenica. Era il giorno che Amleto detestava.

"Sarà meglio che mi spicci, prima che la messa finisca", esclamò scrollandosi idealmente il torpore di dosso e indossando alla svelta i suoi abiti migliori.
Prese un sacchetto pieno di ducati.
Poi uscì di casa rapidamente, la città era quasi deserta a quell'ora. Quasi tutti i polesi erano credenti e anche i suoi compagni d'avventura, nel bene o nel male, a quell'ora erano difficilmente in circolazione. E quest'ultima, era la cosa più importante.
Loro non sapevano e non dovevano sapere.

Era passato molto tempo dalla loro ultima avventura in Croazia. Solex era cresciuta, o almeno così gli era sembrato, divenendo ciò che egli non avrebbe mai immaginato. O forse si, si sarebbe potuto immaginare. Era bastato veder l'ammirazione con cui, a Rijeka, ella aveva osservato i lavori della nuova cattedrale in costruzione. Il sacro le piaceva, come anche la relativa architettura, la teologia l'incuriosiva. E così, era divenuta una studentessa di teologia all'Università della Serenissima. Amleto, un po' per sfottò un po' per affetto, le aveva regalato mantello e cappello bianchi e candidi come la neve che a suo dir le "rendevano merito per la sua purezza". Ma il fatto che lo dicesse ridendo, lasciava trasparire la presa in giro di quell'affermazione.

Si diresse rapidamente nei giardini con la fontana non lontani da casa sua, guardandosi attorno e assicurandosi di non essere osservato.
Un fiore, due fiori, tre fiori. Ne raccolse abbastanza per un piccolo mazzolino, poi lo celò sotto il mantello rosso.

Poi s'incamminò lungo una stradina che dalla Via Sergia conduceva a quella più vicina al castello. In quella stretta via, v'era un accesso secondario al Convento di S.Francesco.
Bussò tre volte, quasi che fosse un segnale convenuto.
La fessura centrale del portone in legno rinforzato scivolò rapidamente e un paio di occhi contornati da rughe fissarono il cavaliere.

"Siete voi? Perchè vi ostinate a tornare?", fece con voce roca dal tempo.
Poi gli occhi sparirono e la feritoia si richiuse. Amleto restò lì immobile.
Dopo poco, s'udì rumore di ferri che venivan rimossi e di serratura che girava più volte. Infine, la porta s'aprì.

"Entrate. Che Iddio possa aver pietà di voi, per il male che vi state facendo."
La superiora, donna anziana e un po' tarchiatella, lo guidò camminando nervosamente, in una serie di corridoi che parevano labirinti. Ai lati dei corridoi v'erano celle di clausura, piccole porte in legno con un rettangolo all'altezza degli occhi, sbarrato da altrettanto piccole inferriate.

Giunsero infine nei pressi della porta di una cella che dava verso il castello. La superiora si fermò e sbarrò la strada ad Amleto.
"Siete proprio sicuro che sia il caso? Non vi sarà differenza dalla volta precedente, così come da quella ancor prima, così come da tutte le altre."
"Apri quella porta, Madre. Per favore.", fece Amleto rispondendo in cantilena, come se fosse una recita che entrambi gli attori avevano condotto molte altre volte.
La superiora sbuffò e aprì la porta lentamente, come se cercasse di fare il minor rumore possibile.

Amleto, a passo lieve e silenzioso, entrò in quella stanza.



Risponderò alle missive, ma lasciamo almeno un altro giorno di tempo finchè mi arrivino.
Per orientarvi meglio nella descrizione delle vie di Pola, QUI c'è una mappa.
Casa di Amleto = 88, Convento = 48, Cattedrale = 104

_________________
Misery
Mantua, 06 settembre 1457

Elos guarda…Mantua
Con un leggero tiro delle briglie Prince si fermò sulla collina che sovrastava la città e la sua lussureggiante foresta che costruiva una cornice naturale magnifica.
Misery lasciò scorrere lo sguardo sul paesaggio circostante sorridendo: le colline erano punteggiate dalle pecore e dagli agnelli nati da poco e i colori, colpiti dai raggi dell’inizio del nuovo giorno, creavano un mosaico perfetto alla vista. Una brezza leggera trasportò i profumi di una città che si stava risvegliando e Misery lo aspirò profondamente socchiudendo gli occhi .
L’amico le si mise accanto senza dir nulla e lei lo studiò guardandolo con la coda dell’occhio per qualche istante cercando di intuirne i pensieri anche se, in realtà, da tempo aveva perso la speranza di comprenderli davvero.
Sapeva che Elos non approvava il motivo di quel viaggio e gli era profondamente grata della sua presenza nonostante questo e, soprattutto, gli era grata per non aver cercato di dissuaderla. Erano cresciuti insieme e quell’uomo aveva condiviso con lei ogni attimo del suo passato senza mai condizionarlo e sapeva che non lo avrebbe fatto nemmeno in quel momento.
“Chissà se sarà con me anche quando…”, ma fermò subito quel pensiero, non era il momento e non aveva voglia di discutere.
Tornò a guardare l’orizzonte abbandonando il turbamento che sentiva crescerle dentro cercando di mascherare la tristezza che si impadronì del suo volto con un sorriso.
Milord siete stanco? So che alla vostra età questi viaggi massacranti lasciano il segno. Permettetemi di offrirvi dell’ottima birra mantuana e qualche ora di riposo Misery canzonò Elos che si voltò ad osservarla scuro in volto e pronto a darle una delle sue risposte velenose.
Scoppiò a ridere chinandosi sul collo del suo adorato cavallo accarezzandolo Un ultimo sforzo Prince e potrai riposare anche tu” gli sussurrò piano e spinse l’animale a muoversi discendendo lentamente la collina.
Erano a pochi metri dalle mura quando un cavaliere le si parò davanti.
Milady siete qui, io….voi…voi siete qui Misery parve confusa Stavo per raggiungervi a Guastalla per consegnarvi una missiva di Dama Haiku, ma voi siete qui l’uomo sembrava imbarazzato.
Haiku mi ha scritto? Ma se l’avevo avvertita che stavo arrivando a Mantua, ma che testona. Il messaggero le consegnò la pergamena e mestamente si allontanò rientrando in città.
Misery guardò Elos perplessa e aprì la lettera facendo scorrere velocemente gli occhi sulle parole vergate dall’amica. Il suo sguardo si addolcì e tornò a guardare Elos Viaggeremo in compagnia disse solo e gli sorrise.

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Elos
Mantua, 06 settembre 1457

ritto sul suo destriero a fianco a misery osservava quel panorama a lui ben noto, fiumi di ricordi gli passarono per la mente, molti di questi legati alla dama che gli stava a fianco.
Poi immagini di persone scorrevano chiare nella sua mente, Ani la sorella con cui litigava spesso ma a cui voleva un gran bene, blend il miglior sindaco che avesse mai conosciuto, liashan il fantasma mollato sull'altare, lyonella e il suo dolce viso, marlin e la sua follia ... e poi molti altri.
Si voltò ad osservare misery, non approvava affatto ciò che stava andano a fare ma l'aveva sempre rispettata e stimata, sapeva che era inutile cercare di farle cambiare idea, l'unico modo per esserle d'aiuto era starle accanto, e questo avrebbe fatto ancora una volta.
La guardò intensamente e per la prima volta la vide bella nella sua splendida femminilità, sino a prima dell'incidente l'aveva sempre guardata con occhi diversi, come una compagna di mille batttaglie e mille avventure, ma durante la lunga malattia qualcosa era cambiato ... i suoi sentimenti per lei erano mutati ... ancora faticava a comprenderli ma col tempo si facevano sempre piu chiari.
La frase di misery lo risvegliò da quel fiume di pensieri, la guardò cupo indi rispose "certo misery stare vicino ad una come te aiuta ad invecchiare piu rapidamente ...." sorrise sarcastico.
Osservò il messaggero ed ascoltò le parole di misery, mentre si rimettevano in movimento bofonchiò "sai che non amo la compagnia ..." poi rimase solo il rumore degli zoccoli dei cavalli che entravano nelle mura di mantua

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Amleto


Pola, 6 Settembre, domenica

Dopo qualche minuto Amleto uscì nuovamente da quella cella, senza dire una parola.
Sotto il mantello, non aveva più il piccolo mazzo di fiori che poco prima aveva portato con sè. Un istante dopo che il cavaliere si fu allontanato dalla porta, questa venne richiusa lentamente dalla madre superiora.

"Come sta?", domandò a voce bassa Amleto.
"L'avete appena veduta voi stesso. Benedetto figliolo, smettetela di torturarvi così."

Amleto slegò dalla propria cintura la borsa piena di ducati. Erano almeno una cinquantina.
"Prendili. Affinchè voi sorelle continuiate ad occuparvi di lei."
"Ogni volta la stessa storia", brontolò la vecchia suora rifiutandoli con gesto delle mani, "non serve che ci diate denaro. Sapete benissimo che lo faremmo ugualmente, per quella povera ragazza!"
Amleto prese il braccio della donna, le aprì la mano e vi appoggiò il sacchetto di ducati.
Poi si diresse verso l'uscita.
La superiora lo accompagnò e quando furono giunti dinanzi all'uscita, aprì con fare meticoloso i catenacci e la serratura del portone laterale da cui Amleto era entrato.

Il cavaliere guardò ai lati della strada. Nessuno in giro. In lontananza s'udiva nuovamente rumore di campane, la messa probabilmente volgeva al termine.
Uscì e salutò l'anziana donna.
"Cavaliere, ascoltate un po' di saggezza da chi ha più tempo indietro che dinanzi a sè. Siete ancora giovane, cercate di rifarvi una vita, di ritrovare la pace che..."
"Arrivederci Madre, abbi cura di lei e di te", rispose Amleto con un inchino e un sorriso sforzato.
Poi discese per la via e sparì oltre il vicolo, lasciando la superiora visibilmente preoccupata ed intenta a richiudere la porta dietro di sè.

Per il resto della giornata, Amleto lavorò alla ristrutturazione dell'Arena di Pola.
Colpi di martello, rinforzi in ferro, tronchi ben legati tra loro. Con energia e col solito spirito gioviale dispensato a piene dosi a tutti i compagni di fatiche.
La sera offrì svariati giri di birra alla taverna locale e raccontò qualche storiella delle sue. Non mancò di prendere in giro Dianora per gli ultimi abitini che la donzella aveva cucito, Solex per il mantello candido e bianco (che peraltro le aveva regalato lui stesso), Jann per la sua battuta di caccia andata male... e così via tutti gli altri. Nessuno venne risparmiato.
Nemmeno lui stesso, quando si scoprì che indossava degli eleganti (perlomeno a suo dire) calzettoni color malva. E quando cominciò a chiedere informazioni su come si costruisse un letto a baldacchino, senza volerne rivelare il motivo, venne apostrofato con l'improbabile rango di "principino" per il resto della serata dai rozzi avventori.
Un'altra domenica era finalmente trascorsa.

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Misery
Verona, 7 settembre 1457

Dopo una giornata di riposo il gruppo aveva lasciato la città di Mantua alle proprie spalle e con il favore della notte avevano raggiunto la Serenissima. Nella sua città natale Misery aveva, infine, incontrato Haiku che viaggiava con Potterino e i 4 decisero di proseguire il viaggio insieme.
Haiku aveva galoppato accanto a Misery per tutto il tragitto senza rivolgerle spesso la parola, ma Misery si era accorta degli sguardi seri e preoccupati che ogni tanto l’amica le rivolgeva. Era dispiaciuta di vederla così turbata a causa dei motivi per cui si stava recando a Pola.
Anche Elos era stato particolarmente silenzioso durante il viaggio, ma per lei non era una novità e Misery non potè far altro che rimanere sola con i suoi pensieri che la trasportarono in una lontana città di confine dove un uomo la stava attendendo, ormai, da troppo tempo.
Ogni volta che la sua mente correva a lui un mescolio di emozioni la invadevano: rabbia, tristezza, consapevolezza, ma quella che più la faceva soffrire era il senso di impotenza e la certezza che tutto si sarebbe compiuto presto. “Chissà cosa sta facendo” si chiese silenziosa.
Ormai la sua missiva doveva essergli arrivata quindi sapeva, sapeva che presto si sarebbero incontrati , sapeva che presto tutto sarebbe finito per uno dei due. Quei pensieri l’accompagnarono per tutta la notte e l’ansia che sentì crescere la spinsero a forzare l’andatura del suo cavallo.
Giunsero a Verona alle prime luci del giorno.
“Verona che deliziosa città deve essere” Misery entrò tra le sue alte mura antiche con lo sguardo carico di meraviglia
Era impossibile non respirare aria di un lontano passato attraversando le sue strade.
Verona, con le sue strade ciottolose e così ricca di testimonianze della forza di un popolo conquistatore, sospesa il un limbo dove il vecchio ed il nuovo si armonizzavano tanto da farla apparire magica ed eterea.
come una splendida vecchia signora che portava con eleganza i segni del tempo come se quel tempo l’avesse solo sfiorata lasciandole solo i suoi tesori più belli: alte torri merlettate ne sfioravano il cielo simili a lunghe braccia eleganti e verdi colline ne accarezzavano i fianchi come seta posata sulla pelle. Ponti antichi la tenevano unita come dita amorevoli che non volevano far fuggire brandelli di un abito che ne copre le dolci curve. Era davvero impossibile non innamorarsi immediatamente di quel piccolo capolavoro.
L’alba stava spuntando e i primi raggi del sole facevano brillare i colori delle bandiere che orgogliose sventolavano sui pennoni. Misery scese da cavallo, non riusciva a smettere di guardarsi intorno e tutto le donava strane e intense emozioni. Un suono di campane le giunse da lontano: la città si stava risvegliando.
Aveva sempre desiderato visitare quella città che fino a quel momento le era nota solo attraverso le parole di mercanti e viaggiatori, ma queste non l’avevano mai portata ad immaginarla realmente. Sorrise scuotendo la testa conscia che una parte di lei, ora che l’aveva vista, non si sarebbe mai più allontanata da quell’incanto.
Un mendicante le si avvicinò chinando la testa. Era un uomo anziano con un aspetto stanco e trasandato ed il suo incedere era così lento e fragile che Misery pensò si sarebbe sbriciolato e trasformato in polvere antica in quell’istante davanti ai suoi occhi. L’uomo la osservò in silenzio, per pochi istanti, per poi rivolgerle la parola in un dialetto che lei non conosceva e il cui suono assomigliava ad una strana cantilena
Bela Siora, son un pitoco vecio e straco che no gà gnente. No poso gnanca laorar parché son senza forse e di sti tempi nesuno ghe da bado ai veci come mi. Poso magnar solo grasie a la gentilesa dela gente la me daga una man ela che la me par tanto bona, la vedarà che el Signor el ghe ne rende merito
Misery lo ascoltò rapita da quel suono e quando le sue lunghe e rugose dita della mano si alzarono verso di lei in attesa prese qualche ducato dalla borsa e gliele donò. L’uomo la ringraziò più volte e poi le chiese Ela non l’è mia da ste bande era? Da ndo vienla?
No, infatti non sono di qui. Sono arrivata oggi. Sono Miriam Serena di Montefeltro e arrivo da Modena L’uomo sgranò gli occhi nel riconoscere quel nome Montefeltro? Ela par caso parente del vecio sindaco de Verona? Misery trattenne una risata per paura che l’uomo la prendesse come una mancanza di rispetto Si sono la cugina infatti, mia madre e suo padre erano fratello e sorella rispose. Uh beata Vergine alora la ga da averghe una bela pasiensa par soportarlo col caraterasso che el gà. La me scusa sala se ghe lo digo, no la se ofenda, l’è tanto bon anca lu, ma ogni tanto… e lo vide fare un gesto con le dita vicino alla tempia. Misery non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere. L’uomo, infine, la salutò ringraziandola ancora e si allontanò.
Per un po’ lo seguì con lo sguardo, ma dopo qualche istante si voltò verso i suoi compagni di viaggio e verso Elos che la stava osservando con un sopracciglio alzato, aveva qualcosa da dire ne era sicura. Fece finta di nulla e chiese Bene, e ora?

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Elos
Verona 7 settembre 1457

Elos accolse con indifferenza i nuovi compagni di viaggio, lo sguardo volgeva incuriosito alla nuova terra ...
raramente oltrepassava i confini del suo ducato e ogni volta che lo faceva provava una strana sensazione di disagio ....
Quella strana parlata lo incuriosiva, guardava colpito i meravigliosi palazzi che passavano di fianco a lui mentre lento il cavallo si muoveva elegante per le vie.
Osservò MIsery conversare con l'uomo, lei pareva sentirsi perfettamente a proprio agio in qull'ambiente
Ascoltò la domanda che gli rivolse e sorridendo rispose
"Se sei d'accordo mis mi fermerei qui un paio di giorni, sai le mie vecchie ossa cominciano a patire i lunghi viaggi e poi mi hanno detto che questa terra è popolata da magnifiche e gentili dame .... vorrei constatare di persona queste voci ..."
sorrise avvicinandosi alla dama per essere certo di scorgerne le espressioni del viso

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Misery
Misery alzò il sopracciglio guardando Elos e nascondendo un sorriso un pò meravigliata Tanto orso e acido come sei le farai scappare a gambe levate. Accomodati pure, ma vedi di non far scoppiare nessun caso diplomatico tra Modena e la Serenissima per cortesia, so che ne saresti capacissimo Era bello vedere Elos sorridere, lo faceva così raramente nonostante fosse persona sempre pronta alla battuta. Il suo volto in quei pochi momenti era in grado di illuminarsi come pochi mostrando una fila di denti perfetti e bianchissimi mentre i suoi occhi, neri come la notte più profonda, si accendevano di una luce misteriosa e affascinante. Misery scosse la testa sorridendo, per quanto lo prendesse in giro per il suo caratteraccio conosceva bene il suo cuore grande "Mi auguro che tu possa incontrare davvero presto una dama magnifica e gentile degna di te" pensò osservandolo con dolcezza E comunque io mi riferivo all'alloggio Elos non al tuo passatempo. Tu magari troverai qualche gentile donzella pronta ad ospitarti, ma io necessito di una stanza e sai che ti dico? Non mi va di chiudermi in qualche locanda. Ho deciso di accamparmi appena fuori le mura della città, le colline che abbiamo attraversato sono qualcosa di magnifico e mi piacerebbe godermi ancora le piacevoli notti estive all'aperto quindi, io vado a cercare un posto tranquillo Senza aggiungere altro e fingendosi offesa Misery scese da cavallo e afferrò le briglie di Prince e con passo deciso di avviò verso le porte di Verona sorridendo appena fu sufficientemente lontana da Elos da poterlo fare di nascosto.
Essere a Verona l'aveva messa di buon uomore nonostante i motivi del viaggio e la persona che doveva incontrare "Appena sistemata gli dovrò scrivere di nuovo" riflettè mentre la giornata trascorreva tranquilla

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Scilaii
Uno dei servi la informò che Misery e la sua scorta erano giunti a Verona

Andate e avvertitela che sarà mia gradita ospite nella mia villa veronese, speriamo solo non ci sia anche quel grassone di Marcolando

Su muoviti che devo cucinare.....stasera crostata ciliegiosa e cotolotte alla milanese....sono sicura che gradirà


IKl servo si avviò fuori per portare l'invito all'accampamento di Misery
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Isabella85


Pola, 7 settembre 1457


Una figura incappucciata si aggirava a passo svelto per le vie a sud di Pola.
Camminava cautamente lungo i muri, nascosta dall'ombra proiettata delle case.
Percorrendo le strade secondarie giunse presto sulla strada che conduceva al lungomare e la risalì verso nord.
Man mano che la strada si apriva ed entrava nel centro abitato il cappuccio del curioso personaggio calava sempre più a coprire il volto e la sua schiena si incurvava.
A vederlo da lontano sembrava un vecchio barbone malfermo preso da qualche losco affare.

Il primo edificio che il misterioso viandante incontrò era la fucina di Amleto.
La figura si fermò di scatto davanti alla porta appiattendosi contro di essa, una mano esitante comparì da sotto il mantello e si posò sulla maniglia. Pochi secondi... e poi con presa decisa aprì la porta.

Dentro l'armeria le attività fervevano.
Due ragazzi dall'aria non molto esperta lavoravano alacremente sotto la guida di un uomo accomodato su una sedia e con i piedi posati sul tavolo.

L'incappucciato riconobbe nell'indolente mastro la figura di Amleto, uomo dall'improbabile calzettone color malva che spuntava sotto i pantaloni. A quella vista ogni cautela andò a farsi friggere, una sonora risata fece cadere giù il cappuccio e rivelò il volto di una giovane Polese nota in città per la sua propensione al bere e per l'abilità nell'usare la sua padella come un'arma micidiale.

A quella risata familiare Amleto si voltò di scatto, giusto in tempo per fulminare con uno sguardo incredibilmente feroce la ragazza che in quel momento cominciava ad intonare le note di una filastrocca sul celeberrimo calzettone che aveva rallegrato l'estate polese.

"Buongiorno Isabella", con un saluto che assomigliava più che altro ad una randellata in testa l'armaiolo smorzò l'ilarità della giovane.
"Buongiorno Amleto... sono qui... sono venuta... per chiederti un favore."

In piedi, continuando senza sosta a torcersi le dita, Isa cercava di trovare le parole adatte.
"Sono qui per conto di una mia amica che avrebbe bisogno di affidarti un lavoro piuttosto... delicato."
Senza proferire parola Amleto le fece cenno di avvicinarsi.
Con passo titubante e abbassando la voce per non essere udita dai due garzoni Isa spiegò quale fosse lo spinoso incarico per il fabbro.

"Si tratta di una questione delicata che richiede la massima discrezione".
Il tono e le parole scelte con cura attirarono la curiosità di Amleto, convinto di aver davanti chissà quale affare di stato.

"La mia amica si trova in una situazione spinosa... suo marito.... è fuori città da diverso tempo e... prima di partire le aveva imposto... la cintura di castità".

In quel preciso istante Isa vide Amleto scattare all'indietro, poco mancò che la sedia su cui si trovava si ribaltasse. Una risata possente squassò le pareti della fucina mentre il suo solitamente serioso proprietario si contorceva attirando l'attenzione dell'intero quartiere.

"Shhhhhhhh! Alla faccia della discrezione. Come puoi essere tanto insensibile? Non immagini le pene che quella poveretta sta patendo. Ti assicuro che non è affatto comodo quell'aggeggio infernale e poi.. insomma il marito è via da così tanto tempo... e lei si sente tanto sola..."
Isabella restò lì, aspettando che il suo incorreggibile capitano le desse una soluzione al problema.
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