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[RP] Una promessa da mantenere

Amleto
"Solex?!"
Riconobbe il bianco mantello svolazzante che le aveva regalato pochi giorni prima.
E la sottile ma solida lama di La Hire, la spada di cui Solex andava così gelosa e fiera.

Poche lame avrebbero potuto parare di taglio un fendente di Gretaluna, senza spezzarsi in due.
Una di queste, era proprio la spada di Solex.

Amleto tirò indietro la sua spada, con sguardo fortemente contrariato.
"SOLEX", gridò fissandola negli occhi,
"TOGLITI DI MEZZO!"

Vide la ragazza rimanere immobile e silenziosa tra lui e Marcolando. Come fosse uno scudo.
Solex manteneva la sua spada abbassata, ma rivolta con fermezza in avanti.
"E sia", esclamò Amleto abbassando lo sguardo, con voce seria, "ti costringerò con la forza se non ti sposterai entro pochi istanti."

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Solex
"Provaci! Non ho paura di te!"
In realtà Solex ne aveva. Era, diciamolo pure, terrorizzata.
La sola idea di affrontare il suo caro amico le faceva sentire la propria spada cento volte più pesante.

"Questo non sei tu! Non sei tu!!!"
Gli occhi di Solex erano determinati. Mai avrebbe permesso ad Amleto di uccidere quel cavaliere.

Forse... se fosse riuscita a disarmarlo... forse avrebbe potuto ragionare con lui.
Non aveva altra scelta.

D'un tratto, prima che i due potessero passar a vie di fatto, l'arrivo di un gruppo di uomini a cavallo li interruppe.
Riconobbe uno dei volti. Tirò un sospiro di sollievo. Forse ora Amleto si sarebbe fermato.

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Misery
Pola, 19 settembre...il duello

"Mezzogiorno" Misery non faceva altro che ripetere quella parola nella sua mente mentre galoppava verso l'arena. Era in preda al panico, un mescolio di paura, tensione e rabbia le impedivano di ragionare lucidamente, l'unica cosa che riusciva a fare era spingere Prince tra le strette vie della città rischiando di far del male a qualcuno, ma non riusciva a fermarsi doveva raggiungere l'arena prima che fosse troppo tardi
"Non puoi farmi questo Marco...non puoi morire."
Aveva cercato Marcolando per tutta la mattina, ma di lui non c'era traccia da nessuna parte, così, afflitta, si era decisa ad andare alla taverna che le aveva indicato il mercante, ma nulla, Amleto non si era visto dato che doveva affrontare un duello a mezzogiorno.
Misery uscì dalla taverna come una furia, aveva solo perso tempo prezioso mezzogiorno era passato da un pezzo.
Haiku ed Elos non poterono far altro che seguirla. Sentiva chiaramente gli zoccoli dei loro cavalli dietro di lei, ma non aveva tempo per assicurarsi che le stessero dietro.
"Eccola!" il cuore le salì in gola vedendo l'arena materializzarsi davanti ai suoi occhi.
Giunse al limite della struttura scendendo da Prince ancor prima che il cavallo si fermasse, ma quando posò gli occhi al centro della piazza il sangue le si gelò nelle vene.
Marcolando era disteso a terra, disarmato mentre una dama con in pugno una spada si frapponeva tra lui ed un altro uomo anch'egli armato.
L'urlo che le uscì dalla gola le bruciò i polmoni

Marco no! Correndo coprì i pochi metri che la separavano da lui e quando lo raggiunse gli si gettò accanto in ginocchio Marco
Tutte le sue paure, tutte le sue ansie e i suoi timori si erano, alla fine, trasformati nell'incubo che i suoi occhi stavano guardando.
Marcolando aveva il volto tumefatto e i suoi abiti erano inzuppati di sangue. Qualcosa nel cuore di Misery esplose: furia solo spietata e fredda furia. Si voltò verso il cavaliere fermo davanti a loro guardandolo dritto negli occhi da sopra la spalla della dama che ancora si trovava tra loro. Se avesse potuto ucciderlo in quell'istante lo avrebbe fatto senza sentire nessun tipo di rimorso. Il sangue riprese a fluirle caldo nelle vene ed il cuore vibrava così forte che Misery pensava fosse possibile per chiunque sentirlo. Tremava dalla rabbia e dallo sforzo di trattenersi per non scagliarsi a mani nude contro Amleto. La parole fredde e taglienti le uscìrono senza controllo
Ed ora.... Vi sentite soddisfatto? Ci avete qui entrambi cavaliere scarlatto e cosa avete ottenuto...nulla! Guardatevi intorno....dov'è lei? Dove! Cosa volete fare... uccidere l'uomo che tentò di salvare Dani? Questa sarebbe la vostra idea di vendetta? Uccidere chi voleva che lei vivesse? Che per quanto fosse Principe in grado di dare un preciso ordine è e rimane solo un uomo che non ha il potere di controllare le azioni altrui. Uccidendolo non sareste migliore dell'uomo che ha firmato la morte di Dani. Questo duello non doveva essere una vendetta Amleto ve ne siete scordato e agendo in questo modo voi per primo infangate il nome di una donna, che per quanto nemica, ha dimostrato abbastanza coraggio da sacrificarsi per salvare i suoi uomini. Misery tornò con lo sguardo a Marcolando stretto tra le sue braccia. Voi pensate solo alla vostra squallida vendetta, ma guardatelo Amleto, guardatelo! Marcolando è un Principe che ha visto la sua terra incendiata e distrutta, il suo popolo affamato e colpito. Uomini, donne e bambini hanno patito una guerra, la disperazione...la morte....morte che la vostra Danitheripper ha contribuito a far entrare nella nostra terra! Ha usurpato il suo trono e la volontà del popolo modenese e nonostante questo, l'uomo che avete di fronte, ha dato l'ordine di salvarla. La sua morte si...è stato un abominio, e si il vostro animo meritava di cercare soddisfazione, ma maledizione non nei confronti di chi la voleva viva, non nei confronti di Marcolando! Io avevo fatto una promessa a quella donna ed io non sono riuscita a mantenerla. Per questo mi sono offerta alla vostra ira, per scontare la mia impotenza nei suoi confronti e nei vostri che l'amavate tanto! Per pagare la mia mancanza nei suoi confronti! Ma voi non meritate tanta considerazione, voi non meritate nulla se non assaggiare la stessa vendetta!
Non avreste dovuto toccare il mio Duca. Che siate maledetto Amleto!
Rimettetevi dalle vostre ferite perchè presto ne riceverete altre! Ero venuta qui per un duello con voi non me ne andrò senza aver bagnato la mia spada del vostro sangue. Posso anche morire, ma su di voi resterà sempre il segno della mia rabbia!

Tacque par qualche istante mentre i suoi occhi incrociarono quelli della dama. Lo sguardo di Misery si addolcì così come la sua voce anche se l'espressione rimase tesa e seria Grazie disse solo. Poi tornò a guardare Marcolando. Se non fosse stato così malconcio parte della sua rabbia si sarebbe riversata su di lui. Non poteva capire quanto l'avesse fatta soffrire e quanto vicina alla morte l'aveva portata vedendolo disteso a terra. Volse lo sguardo verso Elos che le si era fatto accanto Ti prego aiutami, dobbiamo portarlo da un medico
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Solex
Non occorreva neanche chiedere chi mai fosse quella donna, Solex capì da sé che la tanto attesa Contessa Misery era arrivata, proprio nel momento più opportuno.

Parole dure.. parole sprezzanti nei confronti Amleto..
avrebbe voluto difenderlo in qualche modo, ma preferì tacere in quel frangente.

Solex non si era mossa di un solo passo. Tutto era rimasto come in quel così lungo attimo dove Amleto aveva alzato la spada per colpire Marcolando.
Lo fissava.

Avvertì la preoccupazione di Misery nei confronti del suo uomo, sanguinante a terra.
Si voltò e si rivolse alla donna: “Seguitemi, lo porteremo da Dianora. E' il miglior medico in città, potrà sicuramente aiutarlo.”

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Haiku
"SOLEX", gridava Amleto, fissandola negli occhi,
"TOGLITI DI MEZZO!"

"Provaci! Non ho paura di te!"
"Questo non sei tu! Non sei tu!!!" ribattè Solex

Haiku era giunta nell’Arena con Misery ed Elos, quando udì quelle parole.
Il sangue le si gelò nelle vene, d'istinto scese dal cavallo e corse verso Solex ed Amleto, urlando con voce disperata:
"Nooooooooooooooooooooooooooooooo Amleto, ti supplico non farlo ! "
Lì a terra il corpo martoriato di Marcolando e di fronte lui, Amleto con la spada sguainata, minacciosa verso Marcolando.
Amleto… il suo amato Sindaco, , il giovane che le aveva tanto fatto battere il cuore, il difensore degli oppressi, il terrore di tutti coloro che assaltavano le città , il liberatore dei vinti , il cavaliere senza macchia e senza paura. Che ne era stato di tutto questo?
Non lo riconosceva quasi più, il volto arso dal livore, la fronte imperlata di sudore e gli occhi, occhi rabbiosi, quegli occhi in cui tante volte si era persa, ammaliata non li riconosceva davvero più, sentiva il cuore pulsare come impazzito, la gola secca, d’impulso gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte e con voce implorante gli diceva:
"Ti prego, non farlo, ti prego Amleto, non infierire , non ti servirà a nulla tutta questa rabbia e questa vendetta assurda, maledizione! Non è contro lui che devi combattere, no! Non è contro un uomo armato di amore che puoi infierire , dannazione! "
Gridò quelle parole mentre Amleto era impassibile, i suoi occhi erano diventati più freddi e taglienti del ghiaccio.
Lacrime di disperazione cominciarono a scendere copiose sul viso e con la voce rotta dal pianto, continuò :
"Sono giunta fin qui, ora sono in ginocchio davanti a te per implorarti di non diventare l’uomo che non sei, ti prego, non torturarti più ! basta …basta … BASTAAAAAAA, ti prego…
E mentre ripeteva sempre le stesse parole e le lacrime le scendevano copiose sul viso si lasciò cadere a terra, davanti a lui si teneva aggrappata alle sue ginocchia e gliele stringeva come per impedirgli di muoversi.

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Amleto
"Ci mancava solo lei...", pensò Amleto vedendo Haiku davanti a sè.
Era passato molto tempo. Anni.

"Sindacooooooo", gridava il tribuno irrompendo nell'ufficio del primo cittadino di Piacenza. Ed interrompendone sistematicamente la pennichella pomeridiana.
"Quante, quante stramaledette volte devo dirti di non irrompermi in ufficio così? Se la porta è chiusa, ebbene ci sarà un motivo no?!", si lamentava il sindaco.
"Scusami sindaco, è che devi firmarmi queste carte!", faceva lei sbattendogli una pila di lavoro sul tavolo e sorridendo con la faccina innocente.
"Si si. Va bene.", faceva lui firmando senza neppure leggere cosa vi fosse scritto.
Amleto e Haiku erano così. Il giorno e la notte di Piacenza. Così diversi eppure uniti nel proprio scopo e per di più legati da un profondo affetto sin dai tempi dell'infanzia e dell'innocenza.
Quando il giovanissimo cavaliere aveva deciso di lasciare la città, portando con sè i fidati compagni di viaggio verso le lontane terre di Castiglia, aveva invitato anche lei a partire con loro. Ma la sua titubanza di fronte all'ignoto, il timore di non riuscire a esprimersi in lingue diverse, gli impegni politici che intendeva portare fino in fondo... avevan fatto sì che i due si fossero divisi.
Solo ogni tanto giungeva all'orecchio dell'uno quel che faceva l'altra. E così lui era venuto a sapere delle scorribande della donna nella compagnia d'arme di Sciamano. E lei era venuta a conoscenza di quel che combinava lui nelle lontane terre verdi d'Irlanda.
Ma non s'eran più rivisti.


Fino a quel momento.
Amleto sospirò, si asciugò il sudore dalla fronte e quell'improvviso ritorno alla ragione gli fece percepire fin troppo bene il dolore acceso della ferita al petto.

"E sia", fece con voce strozzata cercando di ignorarne il bruciore.
Riportò la spada al fianco e la legò alla vita.
Si guardò attorno. Solex, Haiku, Misery e il cavaliere che l'accompagnava. E per terra, la prima parte della sua vendetta.
Inutile tentare di protrarre oltre lo scontro. Era concluso.

Accarezzò i capelli di Haiku.
Non potè evitare di concedersi quell'istante di umanità, in nome della loro vecchia amicizia.

Poi tornò subito duro e fissò la Contessa.
"Ben arrivata. Potrai alloggiare al castello, dove ho fatto preparare una stanza appositamente per te. Il ventitre settembre, ci rivedremo in questo stesso punto. E porta con te la spada."

Così detto, si allontanò lentamente, misurando i passi sotto il peso del dolore di quella ferita. Si fermò solo per un altro istante, volgendo la testa verso Solex e vedendola tremolante con la spada ancora in pugno.
"Sei la solita impicciona!"

Poi se ne tornò alla sua dimora.

...

Una volta lì, zoppicante per lo sforzo e stringendo il braccio sinistro contro il petto, aprì furiosamente la credenza con l'altra mano e cominciò a tirar fuori alcune bottiglie, senza curarsi d'infrangerle nell'irruenza del movimento.
Infine trovò quella che cercava, un'ampolla piena di aceto. Ne bagnò alcuni bendaggi e se li legò stretti al torace, stringendo i denti. Poi prese una bottiglia di vino e cominciò a bere. Si buttò sul letto e vi restò per riposare.
Nè quel giorno, nè la domenica avrebbe potuto muoversi di casa.

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King_y
Avezzano, 20 Settembre

Matheis come ogni giorno si trovava nella rettoria dell’Università a svolgere i compiti di routine. Verifica della preparazione dei docenti e degli studenti, aggiornamento degli albi, preparazione dei calendari di lezione ed anche risposta ad alcune lamentele (quelle non mancavano mai). In quel momento erano giunti dei professori bulgari per effettuare una riunione per decidere su quali materie focalizzarsi nel prossimo mese, per la precisione stavano discutendo se approfondire o meno il corso di “Master di Lingue Moderne”. Ad un tratto un giovane paggio entrò spalancando la porta senza aver nemmeno bussato. Un rimprovero stava partendo dalla bocca del Conte ma fu smorzato dalle parole del giovane:
“Rettore rettore! Una notizia dalle terre del nord per lei: la contessa Misery è partita in viaggio diretta a Pola per affrontare Amleto.”

Temeva che prima o poi quella notizia potesse arrivare; iniziò a pensare al mese di Giugno, quando aveva incontrato di persona il Cavaliere scarlatto. I rimorsi e i sensi di colpa iniziarono ad assalirlo. I pensieri divennero angoscia!
“Se solo avessi immaginato che le mie parole avrebbero potuto scatenare tutto questo. La mia era solo una valutazione medica” –pensò il rettore- “che sì è abbastanza attendibile, ma non così tanto da scatenare tutto ciò!”
Ormai la riunione non era più una priorità. Si congedò dai presenti e si diresse nella sua stanza, si affacciò al balcone verso nord e pensò
“Tutto per quella povera ragazza... spero solo che non faccia sciocchezze”

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NB. Firma errata, non sono Rettore da un pò ormai
Elos
Pola 20 settembre 1457

Era trascorso ormai un giorno dal suo arrivo a pola, era giunto insieme alle sue compagne di ventura giusto in tempo per assistere alla sconfitta del damerino, non aveva provato nessuna pietà per il marchese, aveva aiutato le dame a trasportare l’uomo gravemente ferito dal cerusico poi si era allontanato senza proferir verbo.
Tutto stava avvenendo come previsto, Amleto e misery si erano sfidati, il cavaliere scarlatto aveva dimostrato la sua abilità nel combattimento, marconaldo era certamente un avversario temibile anche se maggiormente avvezzo alle sale dei politicanti e ai merletti che alle arene, questo sicuramente aveva spostato il destino della battaglia verso il suo avversario.
Elos aveva preso già da tempo la sua decisione, sarebbe stato vicino a misery senza interferire nelle sue scelte ….
Girava per la città cercando di non pensare agli avvenimenti futuri e a ciò a cui aveva assistito poco tempo prima …

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Haiku
“Uhmm sì deve essere qui.. dall’odore di ferro e legno misto a vino che mi sta bruciando ogni pelo nel naso deduco che quella è la sua bottega e lì vicino la sua casina”
“Dannato irlandese da strapazzo! Urlargli dietro aspettami che vengo con te non è servito a nulla, come sempre è rimasto più cocciuto di un mulo ! “
Aprì la porta e fece per entrare, mentre un tipo (avrebbe poi scoperto essere Filottete, fido collaboratore di Amleto) le si fece avanti:
“Milady ,non potete entrare”
“Mi chiamo Haiku, facciamo prima…”
“Milady Haiku….”
“Ti ho detto che mi chiamo Haiku! “ ribattè Haiku mentre evitando il tipo che tentava di sbarrarle la strada, avanzava ancora di qualche metro.
“Signorina ,Milady Haiku , per favore, non potete entrare…qualunque cosa occorra, potete dire a me”
Haiku lo guardava come si guarda un raro pezzo di antiquariato , mentre Filottete continuava imperterrito
“ Quando quello è normale , eh normale.. si fa per dire… non è tanto per la quale, figuriamoci oggi…. “
"E-SAT-TA-MEN-TE ! "replicò Haiku per poi aggiungere
“ Sentite buonuomo io devo necessariamente entrare , quindi per favore non sbarratemi la strada e fatevi da parte , grazie! “
Filottete fece per trattenerla per un braccio, quando Haiku si voltò
“Ah ecco, vedo che non ci siamo ancora compresi. Signor so tutto, volete farmi passare gentilmente, oppure vedrò di farmi strada in qualche modo?!” disse Haiku, portando la mano sulla spada..
"Ma ecco… io…. volevo solo dire che magari nn era proprio come pens…
“Si, va bene, va bene, ho capito grazie mille , si defilò Haiku .
"Donne! Tutte uguali…. Gnegnegne di qua e gnegnegne di là ! "borbottava Filottete .. e ora... chi lo sente Amleto? "

“Ah, sei qui…. “ disse Haiku appena lo vide
Amleto era sdraiato sul letto, immobile e con gli occhi socchiusi
Ovviamente aveva udito ogni cosa ma nn si era mosso dal letto (che fortuna! pensò Haiku)
“Oh grazie per l’accoglienza Amleto, non disturbarti a chiedermi di accomodarmi, ci mancherebbe, potrei commuovermi! Ma tanto nn sono venuta per fare salotto, piuttosto fa un po’ vedere cosa hai lì al petto…”
Amleto aveva aperto gli occhi a fatica e alzando gli occhi al soffitto in segno di spazientimento si arrese poi alla furia di Haiku ( sapeva che in quanto a cocciutaggine avrebbe potuto essere sua degna allieva)
“Sì, lo so, sono adorabile come sempre, te lo leggo negli occhi!” disse Haiku con sorriso compiaciuto, mentre armeggiava tra le sue cianfrusaglie
“Ecco con queste bende dovresti trovare un po’ di refrigerio. Le ho imbevute di un ‘erba medicamentosa miracolosa, vengono da San Miniato , sai che a Firenze è tutto speciale, e quest’erba poi l’ho sgraffignata ai bei tempi dal cassetto della scrivania del Sindaco di San Miniato e poi dicevi che facevo cose inutile, che una spada era l’ultima cosa che dovevano darmi e blabla!”
Lo sguardo si posò sulla spada di Amleto.
Una spada bellissima, forgiata a perfezione.
“Doh! Che bella spada! “ e fece per toccarla quando Amleto le bloccò i polsi con forza quasi a farle male.
“Sì, è bellissima, la mia Gretaluna!” disse Amleto con sguardo estasiato, allentando la presa dei polsi di Haiku
“Eggià.. la spada adorata si chiama Gretaluna, mentre i porcelli che allevavi con tanta cura e zelo a Piacenza si chiamavano haiku pingue, haiku esile, haiku american style,haiku è giunta la tua ora! Grrrrrrrrrrrrrrrrr! pensava Haiku mentre gli sorrideva a 36 denti.
“Ma via,che diamine mi prende? Non ho tempo io e soprattutto non ho motivo per queste gelosie da scolaretta e poi … poi.. Gretaluna era davvero adorabile, una fanciulla davvero speciale” pensava Haiku
"E dimmi un po’ , Amletuzzo , sai che adesso devi scontare una penitenza?"
Non ti perdono di non aver risposto alla mia missiva, quindi per sdebitarti come minimo devi evitare lo scontro con Misery! "
"E se nn bastasse ,dopo avermi vista in ginocchio a supplicarti, adesso per non farti duellare con Misery, devo per caso mettere in atto uno spettacolo osceno che ti faccia sentire tanto male al punto da allettarti per i prossimi 9867874 giorni ??? "
Amleto la guardava tra lo spazientito e l’irritato, ma lei non voleva arrendersi e borbottando un “Uffffffffffffffffffffffffffffffffffffff! “ gli voltò le spalle e si fece seria, doveva dirglielo a tutti i costi.

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Misery
Pola, 21 settembre 1457...tardo pomeriggio

Misery uscì dalla stanza chiudendo piano la porta alle sue spalle, era rimasta seduta la dentro per ore a vegliare su di lui per assicurarsi che stesse bene, ma ora sentiva il bisogno di una boccata d'aria fresca e, soprattutto, sentiva la necessità di muoversi un pò.
Scese lentamente la grande scalinata del castello dirigendosi al portone che dava sul giardino ed uscì all'aperto aspirando a pieni polmoni il profumo dell'erba. Si sentiva la testa pesante, carica di immagini che non riusciva a rimuovere: ogni istante di quel duello, Marcolando a terra disarmato e ferito, i suoi vestiti impregnati di sangue...non riusciva a dimenticare. Si sentiva come il un limbo. Ancora non poteva credere a tutto quello che era successo e, anche se Dianora le aveva assicurato che il Marchese si sarebbe rimesso presto nonostante le brutte ferite, grazie alla tenacia della sua indole e alla robustezza del suo fisico, Misery si sentiva estremamente preoccupata ed in colpa.
Era ancora molto arrabbiata con Marcolando, ma in quel momento l'unica cosa che desiderava davvero era che lui stesse di nuovo bene..."Si per poter finire io stessa quello che Amleto ha iniziato" continuava a ripetere una vocina irosa dento di lei, ma poi sospirando, abbassava la testa scuotendola.
Quelle ore sembravano interminabili, Marcolando passava dal sonno alla veglia in continuazione, aveva perso molto sangue.
Quando riapriva gli occhi, lo vedeva voltare lo sguardo verso di lei e sforzarsi di parlare, ma era ancora troppo debole e subito tornava ad addormentarsi.
"E' così pallido" pensò Misery osservando il cielo " ti prego fa che si rimetta presto...ti prego"
Il giorno si stava lentamente scolorendo pronta a lasciar spazio ad un'altra notte insonne per Misery.
Si voltò a guardare per pochi attimi la finestra della stanza in cui Marcolando riposava: i vetri erano chiusi e le tende impedivano a troppa luce di entrare per non disturbare il suo riposo.
Dopo la visita di Dianora, Misery aveva preteso che il Marchese fosse trasportato nella stanza che Amleto le aveva fatto preparare e aveva mandato qualcuno a prendere le sue cose alla locanda dov'era alloggiato. A lei tante comodità non servivano, ma, in quel momento, ringraziò Amleto e la sua convinzione che una Contessa dovesse per forza dormire in un letto di comode piume e con morbide coperte. Amleto non sapeva che Misery era anche un soldato e questa parte della sua personalità non si era mai assopita sotto gli abiti eleganti e il suo titolo nobiliare.
Misery realizzò quel pensiero in quell'istante, alzò le sopracciglia scoppiando a ridere
Vuole uccidermi e mi fa preparare una stanza degna di una regina al castello. Quell'uomo è davvero un mistero
Scosse la testa mentre l'ilarità si placava.
Per qualche minuto si concesse di liberarsi della rabbia che provava nei confronti del cavaliere scarlatto e lo materializzò nella sua mente.
Il suo viso, trasfigurato dall'ira, portava ancora il colore donatogli dal sole dell'estate. Aveva spalle larghe e braccia forti, sicuramente forgiate dalle lunghe battaglie che Misery sapeva aveva combattuto in Irlanda e dal duro lavoro nella sua fucina.
Si chiese che tipo di uomo fosse in realtà: la persona che aveva incontrato il giorno precedente era una persona accecata dall'odio e spinta dalla determinazione di uccidere lei e Marcolando, ma qualcosa, nella sua espressione, mentre guardava Solex e Haiku, diede a Misery la sensazione che Amleto fosse...altro.
L'amica, durante il viaggio, gliene aveva parlato sempre con molto affetto e tanta dolcezza, anche se quanto stava per accadere la rendeva molto malinconica.
Gliel'aveva descritto come un uomo testardo, riservato, ironico ed irriverente e con un carattere pacato e giusto, anche se difficilmente domabile.
Certo, per Misery quella descrizione, in quel momento, non corrispondeva alla realtà, eppure...
Misery sospirò di nuovo: chiunque fosse stato davvero Amleto, non sarebbe stata sicuramente quella l'occasione per scoprirlo e lei sentiva che, in realtà, poco le importava.
Non poteva concedersi il lusso di vedere il suo lato umano, sapeva che se l'avesse fatto, la sua rabbia sarebbe svanita e quella rabbia, in quel momento, le era necessaria per sopravvivere. Se Marcolando, nonostante fosse un abile combattente, non era riuscito a batterlo, si chiese come avrebbe potuto lei...se non aggrappandosi a quel sentimento nato nel suo cuore vedendo Amleto, arma in pugno, ergersi minaccioso contro Marco.
Da li a due giorni ci sarebbe stato questo fatidico duello e, per quanto si sentisse insicura dell'esito, si chiese se mai avrebbe avuto la forza di ucciderlo qual'ora ne avesse avuto la possibilità.
Amleto non era mai stato un nemico in fondo, nonostante i motivi che l'avevano portata a Pola, non era mai riuscita a dargli i connotati di qualcuno da abbattere...fino a quando non aveva visto Marcolando ridotto in quello stato.
La porta che quella visione aveva spalancato nella sua mente risultava terribile anche a lei e Misery sapeva di non aver mai provato un sentimento simile per nessuno se non per gli invasori conto cui aveva combattuto solo pochi mesi prima. Eppure, anche durante la guerra, il suo buon senso, o almeno quello che lei riteneva fosse buon senso, aveva comunque avuto la meglio sull'odio profondo che aveva provato per quella gente. Chissà se anche davanti all'uomo che l'aveva colpita in uno nei suoi affetti più cari, sarebbe riuscita a fermarsi...
Misery tornò a sollevare la testa verso il cielo che, ormai, aveva perso tutta la sua luce "ci penserò tra due giorni" si disse poi, lentamente, tornò verso il castello e, risalite le scale, silenziosamente rientrò nella stanza dove Marcolando riposava.

Vi prego, tovatemi Elos, credo sia sceso in città. sussurrò al giovane paggio a cui aveva chiesto di rimanere con il Marchese mentre lei era fuori.
Si accostò al letto guardando il torace dell'uomo muoversi spinto dai suoi brevi respiri e portando una mano sulla sua fronte che, per fortuna, era fresca.
Si voltò verso il tavolino ed inzuppò il panno nell'acqua della brocca per poi passarglielo sulle labbra e sul volto.
Scostata la mano si fermò ad osservalo e, di nuovo, il suo pallore le lacerò l'anima.
Si allontanò dal letto e spinse una delle poltroncine accanto alla finestra che dava sul terrazzo, ne aprì le tende per far entrare la bianca luce lunare e si accomodò pregando silenziosamente che il giorno nuovo concedesse sufficienti forze a Marcolando di svegliarsi.
Nonostante la tensione, Misery finì per addormentarsi scivolando in un sonno profondo e tormentato da incubi.

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Elos
Pola 21 settembre 1457

Elos era seduto sopra una panchina in un angolo della piazza di Pola, osservava la gente passare lasciandosi cullare da quel brusio di gente indaffarata, ad un tratto vide un uomo avvicinarsi a lui che gli porse un breve inchino
“voi siete sir elos ?”
disse
Elos lo guardò serafico e gli rispose
“dipende da chi lo cerca ?”
L’uomo perplesso dalla risposta ma abituato a distribuir messaggi rispose “be … se incontrate messer elos ditegli che lady misery lo cerca”
Elos si alzò sistemandosi l’armatura rivolgendosi al messaggero
“dove la trovo ?”
Il messaggero continuò
“la potete trovare presso le stanze che sir Amleto gli ha riservato a palazzo, è al capezzale di quel messere che è stato sconfitto nell’arena”Il messaggero fece per andarsene, Elos rimase in silenzio qualche istante poi lo fermò
“messere, vi prego … devo usufruire ancora dei vostri servigi …”
Il messaggero si fermò e riportò l’attenzione all’uomo
“ditemi sir elos”.
Elos portò la mano alla sacca e diede una manciata di ducati al servitore
“tenete, dite a lady misery che se ha bisogno di me può trovarmi nella tenda appena fuori dalle mura della città … io non vado al capezzale di nessun damerino perdente
… fece una breve pausa
“per cortesia non riportate l’ultima parte della mia frase grazie”
lasciò che il messaggero tornasse sui suoi passi e si diresse verso le mura di pola per raggiungere la sua tenda …

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Marcolando
Pola Notte del 21 Settembre 1457

Marchese nuovamente fu sfegliato da incumbi , ma questa volta appena provo' a mettersi in piedi senti tutto il corpo dolorante e subito si lascio' ricadere nel letto. Inizio' a guardarsi intorno , non capiva dove fosse . Di certo non era la sua stanza dove aveva alloggiato fino a quel momento.
Era sfrastornato , non ricordava nulla . Si giro' da una stanza e vide sul comidono le tre lettere che aveva consegnato a Solex il giorno del duello . Se le aveva lui , allora non era morto, ma e' indubbio che non avesse vinto . Allora cosa era successo? Si guardo' in giro ed ad un certo punto vide la sua Misery , era addormentanta su una poltrona sotto la finestra.
Era li bellissima , il viso era illuminato dai pochi raggi della luna ...si era lei , almeno lei stava bene.
Si guardo' intorno e vide i suoi vestiti pieni di sangue , la sua spada , ma non vedeva il suo scudo.
Dove sono ? cosa e' successo? Continuava a ripetersi.
Allungo' le mani sul comidono e prese le tre lettere ; la prima l'aveva scritta alla sua famiglia , era un saluto e in contemporanea un testamento ;la seconda era una lettera per Amleto , in questa aveva dinuovo scritto ad Amleto le cose che il giorno prima gli aveva detto a voce ; la terza era per Misery dove le dichiarava il suo amore per l'ennesima volta, anche se un amore a modo suo. Insieme a queste tre lettere ce ne era una quarta ..ma non era sua la guardo' e vide il sigillo Borromeo .
E' di mia figlia Bianca Maria penso' commosso. La guardo' e lesse in poche righe le preoccupazioni di una figlia Domani vedro' di rispondergli disse a bassa voce appoggiando tutte le 4 lettere sul comodino.

Ma cosa e' successo? Non riesco a ricordare i colpi del duello , ma se sono qui allora avevo ragione io a pensare che Amleto , in fondo aveva solo bisogno di una scusa per andare avanti con il suo dolore. Forse e' bastato combattere e rischiare di morire per capire che non otterra' mai nulla indietro.continuo' a pensare al suo avversario mentre prendeva un vassoio con della carne posto sopra l'altro comodino .
Appena Misery si svegliera , mi raccontera' bene cosa e' successo disse addormentandosi.
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Elos
Pola 22 settembre 2009 alba

Elos si svegliò sentendo il rumore di alcuni uccellini che avevano deciso di fare una gara di canto proprio sopra la sua tenda, aprì gli occhi ed uscì sul prato abbagliato dal sole che stava sorgendo, camminò a piedi nudi sentendo i piccoli brividi che la rugiada gli causava alle piante dei piedi.
Si prospettava una magnifica giornata …. Ma le vicissitudini che attendevano i suoi amici l’avrebbero resa triste e piena di pensieri
Si sedette vicino alla tenda ed inizio a mordere un pezzo di pane per sedare la fame del mattino ….

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Misery
Pola, 22 settembre 1547....mattina...in una stanza del castello

Il clangore delle spade e urla di rabbia squarciarono l'aria con la stessa potenza di un tuono. Due uomini, spinti da un desiderio incontenibile di lottare e sopravvivere, si stavano affrontando in un duello mortale e nessuno dei due pareva voler cedere.
I loro occhi, fiammeggianti di odio e di eccitazione, si scrutavano a vicenda alla ricerca del punto debole l'uno dell'altro.
Era una lotta senza fine. I due parevano non volersi arrendere e la ferocia dei loro colpi, come fossero mossi da forze demoniache rabbiose, si fece sempre più intensa.
Il loro sangue si mescolò alla polvere sotto i loro piedi.
Un colpo, poi un altro....una voce uscita dall'inferno urlò Muori
Un corpo a terra... una mano sollevata, una lama... pronta ad infliggere il colpo mortale


No! Marco! Misery si svegliò scossa dalla sua stessa voce ansimante e sudata, tremando di rabbia e angoscia. Mosse rapida lo sguardo intorno a lei come alla ricerca di un corpo disteso tra la polvere e certa di potersi trovare ancora di fronte Amleto pronto a colpire.
Ci mise un attimo a capire dove si trovava in realtà
"Solo un incubo.....è stato solo un incubo" si disse richiundendo gli occhi comprendosi con le mani e appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Ormai aveva i nervi a fior di pelle.
Prese fiato riempiendo i polmoni come se non compisse quell'azione da troppo tempo e sollevò la testa verso la finestra. Il giorno era ormai iniziato e la luce riempiva completamente la stanza.
Dopo quache secondo spostò lo sguardo sul letto dove Marcolando riposava ancora e si sollevò dalla poltrona avvicinandosi a lui:respirava in modo più regolare e il suo sonno sembrava più tranquillo per fortuna.
Misery notò sorpresa che il vassoio che conteneva il cibo era vuoto e sorrise, a quanto pare era riuscito a mangiare. Doveva essersi addormentata molto profondamente perchè non lo aveva davvero sentito. Avrebbe voluto scuoterlo per sentire di nuovo la sua voce e sapere come stava, ma preferì non svegliarlo, già solo il fatto che avesse trovato la forza di mangiare qualcosa la fece rasserenare un pò. Era vivo e questo era tutto quello che le interessava.
In quel momento, un leggero battere alla porta catturò la sua attenzione. Misery controllò che il rumore non avesse svegliato Marco e si avvicinò alla porta socchiudendola: era il giovane che aveva meandato a cercahre Elos.

Buon giorno milady. Ho trovato messere Elos, mi ha detto di riferirle che se necessita di lui lo troverà appena fuori dalle mura della città nella sua tenda e che Elos gli aveva chiesto di non dirglielo, ma il ragazzo trovava la cosa troppo divertente non desidera far visita al Marchese in realtà si pentì subito di averlo detto. Misery scoppiò a ridere cercando di non far rumore Va bene, vi ringrazio. Vi prego fatemi portare qualcosa da mangiare sia per me che per il Marchese. In caso si svegliasse potrebbe avere fame. E fatemi preparare un bagno siate gentile. il giovane si inchinò e corse via mentre Misery, richiusa la porta, tornò vicino al letto sedendosi sul fondo e aspettando che le sue disposizioni venissero eseguite senza perdere di vista l'uomo sdraiato davanti a lei.
"Elos è sempre lo stesso" pensò sorridendo con l'intenzione di andare a cercare quel testardo di un modenese che l'accompagnava

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--Madre_superiora
Il sole era appena tramontato. La serata era di quelle fresche e camminare lungo le strade deserte era decisamente sgradevole per chi era ormai da troppo tempo abituato alla tranquillità e al tepore d'un convento.
Nel terreno, lungo i viali, giacevano già le prime foglie cadute dagli alberi, segno inequivocabile dell'autunno imminente. Eppure, in mezzo a quelle testimonianze di vita svanente, c'era chi aveva saputo preservarne l'immenso tesoro.

Quella fanciulla dal candido manto bianco aveva mantenuto la sua promessa.
Dalla stanza più in alto del convento, che permetteva di guardar verso tutte le direzioni e la cui vista veniva oscurata solo dal castello di Pola sulla collina, la Madre Superiora del convento aveva osservato l'intera scena. Pur se con metodi poco ortodossi, la fanciulla era riuscita a prevenir che una vita si spegnesse.
Andava ricompensata.

In quella fredda serata, quindi, l'anziana suora si diresse fino alla strada del porto. Il rumore delle acque scure del mare che sinuose seguivano il vento ne accompagnò il passo fin davanti alla porta della casa della giovane.
Bussò tre volte. Poi attese.

Dopo poco, la giovane aprì. Dall'interno della casa proveniva un buon odore di stufato e il calore tipico d'un posto dove ci si poteva sentire piacevolmente al sicuro.
L'anziana donna accennò un sorriso e parlò.
"Mia giovane Solex, comprendo il tuo stupore nel vedermi qui davanti alla tua dimora. Ebbene, alla mia età conosco molto più degli abitanti di Pola di quanto loro stessi tra di loro non ne sappiano, evidentemente. Verrai con me, stasera. Hai mantenuto la promessa e, per aver evitato che il dolore trasformasse un giovane cavaliere in spietato assassino, darò risposta alle tue domande."

Infine, aspettò che la giovane fosse pronta a seguirla.
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