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[RP] Una promessa da mantenere

Solex
"La solita pasticciona...ma dov'è finita?"

Solex era intenta a rovistare nelle dispense della sua cucina per cercare un mestolo per occuparsi dello stufato che stava cucinando.
"Eccolo finalmente!"
Sentì bussare; poteva essere Amleto, forse intenzionato a rimproverarla per la sua intromissione, o magari avrebbero potuto finalmente discutere un po' più serenamente dell'accaduto.
Cercò di mostrarsi serena e si preparò ad accoglierlo preparando un'atmosfera accogliente.

"Speravo che ti saresti fatto vivo prima o poi" così dicendo aprì la porta.

Non era Amleto... sull'uscio di casa non v'era altri che la madre superiora del convento dove era stata qualche giorno prima.
Solex si sorprese per questa inaspettata visita ma, con i soliti modi gentili e cordiali, la fece accomodare in casa.

Non si fece ripetere due volte quando l'anziana donna le disse di volerla aiutare.
"Avrei comunque fatto in modo che Amleto non terminasse quel duello.
Non è lui la persona che io conosco e che rispetto; ecco perche voglio andare assolutamente a fondo in questa storia".

Si preparò velocemente.
Quella sera era davvero fredda, soprattutto a causa della notte ormai gia inoltrata.
Si chiuse nel suo mantello e la seguì.

Raggiunsero quasi subito il convento.
Stranamente questa volta il percorso le sembrò piu breve del solito, forse sapeva che questa volta ne sarebbe uscita con uno spirito diverso o comunque qualcosa si sarebbe mosso all'interno di quella strana situazione.

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--Madre_superiora
L'anziana donna, con segnale convenuto, fece riaprire il portone del convento.
Rapidamente lei e la giovane furono nuovamente tra le mura sicure dell'edificio.

"Seguimi", esclamò prendendo una candela e muovendosi con la sicurezza di chi conosceva ogni singola mattonella di quei luoghi. Attraversarono così, a passo lento e rispettoso, il lungo corridoio che portava verso l'ala orientale del convento.
Nonostante l'atmosfera inquietante di quel percorso contornato dalle porte di celle, dietro alcune delle quali si poteva sentir qualche suora ancora intenta nelle preghiere, il convento regalava una sensazione di sicurezza e calore al suo interno.

Persone deboli e indifese l'avrebbero considerato un rifugio prezioso.
Forse l'unico, in un mondo difficile e troppo sciaguratamente incline alla violenza.

Riflettendo su quei pensieri, la Madre Superiora condusse Solex fino al termine del corridoio. Una porta in legno sbarrava loro la strada. Davanti a quella porta, su un tavolino scuro, alcuni rosari. E un mazzo di fiori. Gli stessi che si potevano facilmente trovare negli spiazzi incolti di Pola.
L'anziana donna tirò fuori un mazzo di chiavi e con gesto lento e accurato fece scattare la serratura di quella porta.

"So che per te questa sarà una sorpresa tanto bella e al tempo stesso tanto amara", fece la Suora fermando per un attimo Solex già pronta ad entrare, "perchè so che conosci questa persona. Tuttavia, ricorda che dovrai far come se non la conoscessi. Non avvicinarti troppo bruscamente e fa in modo che si senta sicura."

Leggendo il disagio e la curiosità nei confronti di Solex abbassò il braccio con cui l'aveva fermata e lasciò che la giovane potesse rincontrare una persona cara. Che fino a quel momento, aveva tristemente creduto scomparsa nelle verdi terre d'Irlanda.
Solex
Era lì di fronte. Una luce fioca, proveniente da una lampada ad olio, illuminava la stanza.
Solex si guardò attorno. Nell’angolo, accanto ad una piccola finestra socchiusa, una ragazza dai lineamenti dolci e dai capelli biondi a piccoli boccoli era seduta allo scrittoio di spalle alla porta.

Accoccolato sul suo grembo, aveva un gatto di piccole dimensioni, di un pelo color ruggine con striature poco accennate di color nero.
Lo accarezzava delicatamente. Il volto della donna era pallido ma angelico. Sembrava rilassata ma assente, perduta in un suo mondo lontano.

Sentendo entrare Solex, la ragazza si voltò di scatto.
Solex potè vederne il viso.

Restò sconvolta.
Il tempo si fermò. Non poteva credere ai suoi occhi. Avrebbe riconosciuto ovunque quei meravigliosi boccoli biondi.
Non poteva essere lei.

Sembrò perdersi tra i suoi pensieri e i suoi ricordi.
Deglutì e istintivamente fece qualche passo in avanti nella sua direzione.
Il gatto corse via impaurito. La ragazza dai capelli color dell’oro guardò Solex spaventata e iniziò a muoversi nervosamente sulla sedia, come se volesse indietreggiare.
Solex pronunciò il suo nome con un filo di voce e tese verso di lei la sua mano tremante.
L'aveva sempre creduta morta. La sua dolce e cara amica di tempi lontani e felici.
“Sei davvero tu... non posso crederci...”
Sentiva i suoi occhi gonfi e bagnati. Un’emozione incredibile le riempì il cuore di gioia ma anche di stupore nel vedere sul viso della fanciulla di fronte a lei un senso di spaesamento e di paura.
Cosa aveva il suo sguardo?

Era ormai accanto a lei.
Lacrime rigarono il suo volto.
“Gretaluna...”

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--Madre_superiora
L'anziana suora si avvicinò a Solex e la tirò dolcemente a sè.
"Non avvicinarti troppo... la spaventeresti soltanto..."
Lesse lo stupore e la commozione sincera in Solex. Aver rivisto una persona che aveva creduto persa doveva averla colpita profondamente.

"Mi dispiace molto, povera cara."
"Lui lo sapeva! Mi aveva detto che era morta nella guerra d'Irlanda! Gretaluna era viva e Amleto non mi ha mai detto niente! NIENTE!!!", esclamò Solex stringendo i pugni per la frustrazione.
"Non prendertela con quel ragazzo. C'è una ragione..."
"Ah si? E quale? QUALE RAGIONE per una simile menzogna?!"

La giovane donna dai boccoli dorati singhiozzò visibilmente agitata, a causa del tono di voce alto e duro di Solex.
"Usciamo da questa stanza. Ti spiegherò."
"Non voglio uscire. Voglio parlare con lei!"
"Non puoi. Non ti capirebbe."
"Per quale motivo?!? E perchè mi guarda in quel modo?"
"Perchè non sa chi tu sia. Non puo' riconoscerti", fece la suora portando fuori dalla stanza Solex con uno strattone garbato ma deciso.
"Quella ragazza", spiegò l'anziana, "ha perso la memoria e dimenticato tutto di sè e delle persone che ha conosciuto ed amato."

Vide lo sguardo di Solex incredulo. Sospirò.
"Non sa neppure parlare, adesso. Il solo posto sicuro per lei è tra queste mura."
La guardò tornar dentro con testarda e commovente insistenza, per provare a cercare lo sguardo dell'amica di un tempo.
Inutilmente. Se da un lato gli occhi luccicavano al pensiero dei tempi andati e della gioia di un ricongiungimento insperato, dall'altro osservavano con innocenza e timorosa emozione.

"Il cavaliere che ti è caro amico ha trascorso qui ogni domenica mattina. Ogni volta portando un dono, cercando di comunicare con lei, provando a sfiorarle la mano. Sono trascorsi mesi senza che alcunchè cambiasse e ciònonostante non si è mai arreso. Ma tutto ciò che ha ottenuto è stato solo ulterior dolore e risentimento per sè stesso."

Ciò detto, la Madre Superiora richiuse la porta mentre Solex ancora cercava il volto dell'amica, visibilmente commossa.
"Torna a casa, adesso. Ci sarà un tempo per parlare ancora. Ricorda... non bisogna mai perdere la speranza e la fiducia."

Solex non disse nulla, fece un cenno di saluto con il capo e si recò lentamente verso l'uscita. Per un attimo all'anziana suora , nel veder la giovane andar via avvolta nel suo mantello bianco, sembrò di vedere al suo posto il cavaliere che tante volte aveva accompagnato alla porta del convento.
"Anche lei... deve volerle molto bene", sospirò prima di spegnere la candela nel corridoio e abbandonare per ultima l'ala orientale del convento.
Elos
Pola 23 settembre 1457 … mattina

Un altro giorno stava iniziando, elos uscì dalla tenda ripetendo meccanicamente tutti i gesti che lo accompagnavo dopo il risveglio …. Nessuna notizia era giunta dal paese e lui non era più andato dentro le mura da un paio di giorni …
Aveva bisogno di acquistare un pò di viveri quindi decise di andare in paese a piedi, scese lungo il sentiero che conduceva alle porte della città passò davanti all’arena e si fermò a leggere la grande bacheca dei combattimenti … non era previsto nulla … si stupì pensava che ormai la sfida di misery fosse stata fissata, ma chissà cosa stava combinando quella testona … forse era troppo impegnata a reggere la mano di quell’inutile marchese.
Giunto alle mura salutò i soldati e si addentrò per i viottoli del paese

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Misery
Pola, 23 settembre 1457....una promessa da mantenere

"E dunque, è arrivato alla fine... il momento di scontare una promessa mancata, il momento per mantenerne un'altra..." Misery sospirò rumorosamente mentre Prince abbassava la testa alla ricerca della sua mano sbuffando. Distrattamente gli concesse il palmo senza mai staccare gli occhi dall'orizzonte che aveva catturato i suoi pensieri e muso freddo del cavallo vi si appoggiò alla ricerca di qualcosa di buono da mangiare, deluso di trovarlo vuoto.
Misery abbassò lo sguardo verso di lui sorridendo

Hai ragione dopo una cavalcata la fame si fa sentire vero? si avvicinò alla borsa legata al fianco del cavallo e ne tirò fuori quello che Prince cercava, mentre lo osservava masticare le parve di vedere un'espressione di soddisfazione.
Misery allungò una mano verso la sua splendida criniera accarezzandola e posando la testa sul suo collo chiuse gli occhi
Sai che giorno è oggi Prince? il cavallo sbuffò di nuovo come se avesse compreso la domanda. Misery sorrise senza staccarsi da lui Eh si, oggi è il giorno in cui parte dei miei incubi troveranno, forse, riposo finalmente.
Il giorno in cui, mi auguro, riuscirò a trovarne un pò anch'io.
Prince girò il muso verso di lei spingendolo contro la sua spalla Ma no, ma no, non sono triste...anzi, mi sento stranamente serena. In questi ultimi giorni sono stata davvero di pessimo umore non è così? Eppure oggi, ogni sensazione di rabbia, tensione ed angoscia sembrano scomparsi. tornò ad aprire gli occhi godendosi di nuovo il meraviglioso spettacolo offerto dalle colline veneziane.
Quella mattina le aveva girate in lungo ed in largo al galoppo tentando di sfogare la sensazione di pesantezza che quella mattina le aveva regalato.
Era servito: erano giorni che non si sentiva così bene.
Nonostante sapesse che battersi con Amleto, significava con tutta probabilità la morte, sentiva di non averne più paura.
Voleva mantenere una promessa, voleva sentirsi libera dal rimorso di non essere stata in grado di mantenerne un'altra e voleva vendicarsi di chi aveva fatto del male a Marcolando.
"Marco" il pensiero di ciò che avrebbe potuto fare se avesse saputo dell'imminente duello tra lei ed il cavaliere scarlatto la preoccupò.
Sapeva che se si fosse svegliato e l'avesse trovata li avrebbe fatto domande e lei non se la sentiva di dargli risposte, quindi aveva deciso di uscire presto quella mattina lasciando il Marchese a riposare tranquillo sotto l'occhio vigile di un'anziana domestica del castello a cui aveva dato chiare disposizioni di non farlo alzare assolutamente. Dubitava che quella povera, se pur coriacea donna, sarebbe riuscita a tener buono quel mulo testardo, ma non poteva...non se la sentiva di dargli una preoccupazione nelle sue condizioni, per quanto fosse arrabbiata con lui voleva che stesse bene a qualunque costo
"A qualunque costo..." un fremito, un pensiero si accese nella mente di Misery.
Come aveva fatto a dimenticare? Come poteva essersi dimenticata di lui...come se lui in tutta quella storia non avesse nessun ruolo? Come se....quanto accaduto non lo riguardasse? Come poteva aver trascurato il suo dolore...
Sapeva bene quanto lui la odiasse, quanto la disprezzasse, ma...
Misery si avvicinò di nuovo alla borsa e ne prese una pergamena e il necessario per scrivere. Forse quella lettera non sarebbe mai stata aperta e letta. Forse avrebbe contribuito a far divampare un fuoco, immaginava, mai spento, ma....doveva.
Appoggiò la schiena ad un albero dopo essersi seduta e scrisse





Pola, 23 settembre 1457

Salve Messere,
so bene che questa mia lettera vi suonerà strana e che non sarà altro che ulteriore odio quello che ne ricaverò, ma sarò sincera con voi, non è il vostro perdono che cerco perchè non ho errori da farmi perdonare da voi, e perchè, comunque, ritengo voi padre di colpe gravi quanto quella che voi attribuite a me.

Non so bene cosa mi spinge a scrivervi: forse il fatto che oggi potrebbe essere l'ultima occasione per farlo, forse perchè voi siete l'unica altra cosa che mi tiene legata al mio dolore che so bene quanto voi non comprendiate, o forse...perchè in quella che è la vostra follia, l'unica cosa sana vi è stata sottratta in modo troppo violento per qualsiasi cuore...
Sapete, ho avuto modo di provare sulla mia pelle il vostro tormento, anche se la sua tragicità, per volontà di Aristotele, mi è stata risparmiata e non vi nascondo che, da quell'istante, voi siete stato il mio pensiero fisso.

L'impossibilità di impedire che il tempo seguisse il suo incessante scorrere, l'impossibilità di impedire gli eventi, l'incapacità di fermare una sola mano quando siamo stati in grado di fermarne cento...e l'odio che viene risvegliato da tutto questo... che ti imprigiona l'anima e il respiro, che trasforma i tuoi sogni in incubi e i tuoi incubi in desiderio di vendetta e di sangue: io l'ho provato e mi ha tolto ogni forza trasformando il mio corpo in un inutile e vuoto involucro.

Oggi, mi costasse la vita, il destino deciderà se potrò mai tornare padrona di ciò che ho perso in quell'istante...ma, la differenza tra me e voi, però, rimarrà ancora un tremendo abisso perchè... perchè il tempo con voi non si è fermato e quella mano non è stata arrestata da nessuno...
Questa mia lettera solo per dirvi che io...non fermerò la vostra...

Miriam Serena di Montefeltro
Misery


Senza rileggere ciò che aveva scritto Misery piegò la lettera, infilandola nella borsa. Salita a cavallo si concesse ancora qualche secondo per guardarsi intorno e, con un leggero colpo al fianco lanciò Prince giù per la collina. Arrivata al castello un paggio le si avvicinò pronto ad accompagnare Prince nella stalla
No, c'è una persona che devo vedere, ma potete fare un'altra cosa per me estrasse la lettera dalla borsa porgendola all'uomo in attesa. Gliela consegnò decisa indicandogli i nome del destinatario Dove posso trovarlo? gli chiese il paggio annuendo A Fornovo. Lo troverete a Fornovo poi voltò Prince e si mise alla ricerca di Elos.
Quella sera ci sarebbe stato il duello e lei sentiva il bisogno di avere accanto un amico

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Elos
Pola 23 settembre 1457

Elos passeggiava per le vie di pola quando passando davanti al castello vide misery uscire scura in volto, presagio di brutte notizie
L’uomo le si fece accanto
“allora misery che succede ?”
Misery lo mise al corrente della sfida e di quanto sarebbe accaduto quella sera, elos si fece serio
“che il tuo destino si compia zuccona …. Non credere che pensi di potermi liberare di te cosi facilmente”
Sorrise
“so che qualunque cosa accada in quell’arena ti avrò ancora a lungo tra i piedi, e non oso pensare quanto diventerai insopportabile dopo che avrai battuto il cavaliere scarlatto”
Rise, non voleva appesantire quel momento si sforzava di canzonarla come al solito per cercare di rendere normale quella situazione assurda
Con tono canzonatorio continuò
“so di non potermi fidare di te e della tua curiosità misery ma devi promettermi una cosa”
Cercò di non far notare che la mano gli tremava dal nervoso, trasse dalla tasca un foglio piegato in quattro sigillato in ceralacca con il marchio del suo casato, lo porse alla dama
“tieni … giurami che lo aprirai solo dopo la sfida … qualunque cosa accada … dovesse anche rimanere chiuso per sempre”
La fissò negli occhi lasciando che prendesse il biglietto

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Misery
Misery allungò una mano e prese il quadratino di carta sigillato che Elos le passò osservandolo per qualche istante.
Ma non dovrei essere io quella che fa testamento? chiese ridendo Su andiamo, che cos'è questo mistero adesso? Misery guardò di nuovo il foglio ripiegato fingendo di grattare con l'unghia il sigillo che lo teneva chiuso. Con la coda dell'occhio vide Elos alzare gli occhi al cielo e scoppiò di nuovo a ridere Va bene va bene lo aprirò solo dopo il duello, ma se dovesse accadermi qualcosa darò disposizioni che te lo rendano.
Misery smise di ridere ripensando alle parole dell'amico, la sua espressione di fece seria e attenta Elos...entrambi sappiamo che sarà difficile che io riesca a battere Amleto, è un guerriero sicuramente più preparato di me. Per quanto la determinazione non manchi a nessuno dei due, non mi illudo di riuscire a sconfiggerlo, ma sicuramente ci proverò, ma qualsiasi sia il verdetto di questo scontro, tu non ti libererai mai e comunque di me sappilo. Misery, per una volta noncurante del fatto che quel suo stranissimo amico non amasse in modo particolare le dimostrazioni d'affetto eccessive, gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte a se sussurrandogli Ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, te ne vorrò sempre. Ci sono molte cose per cui dovrei ringraziare il cielo e tu sei sicuramente una di queste cose poi si staccò da lui sorridendo del suo visibile imbarazzo Ora devo andare, mi stanno aspettando non voleva prolungare ancora il tormento che sapeva Elos stava povando
Misery si voltò dandogli le spalle e senza più voltasi si diresse a passo deciso verso l'arena.
Era giunto il momento di incontrare Amleto

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Amleto
Preparativi per la battaglia finale.
Nel silenzio e nell'oscurità della propria dimora, al calar del sole, lentamente Amleto srotolò le bende rossastre dal petto. La ferita rimediata nello scontro con Marcolando aveva iniziato a rimarginarsi ma era ben lungi dall'essersi richiusa.
Ne prese di nuove e pulite, le bagnò nell'acqua di mare raccolta con un secchio e nuovamente le strinse attorno a sè.

Era come cambiarsi d'abito. Quel rituale, in forme più o meno sempre uguali, l'aveva svolto ormai troppe volte. Dopo gli scontri contro le bande di briganti capeggiate da Valatan, contro le armate degli invasori nella prima guerra irlandese, contro i quattro eserciti assedianti nella seconda guerra irlandese. E poi dopo lo scontro con Legio tra valli sperdute nelle montagne stiriane. E persino dopo aver affrontato amici come Marybell e Diego73, nelle tenzoni che inaugurarono la ristrutturata Arena di Pola.

Le battaglie non lo rendevano più forte. Solo più arido, più freddo, più sicuro e capace di ignorare il benchè minimo scrupolo nella trance della battaglia. Era diventato come "loro", come i soldati veterani di quell'invasione dei tempi d'Irlanda.

Infilò le mani nel catino pieno d'acqua e se ne buttò un po' sul viso.
Poi prese una camicia dai toni chiari e l'abbottono pian piano.

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Solex
Quel giorno Solex riuscì a concludere ben poco. La sua mente sembrava viaggiare in un’altra dimensione. Nei suoi pensieri solo gli occhi della sua amica, quegl’occhi pieni di vita trasformati in occhi impauriti e persi chissà dove.

Si sentiva nervosa e estremamente adirata con Amleto. Perché arrivare a mentirle in quel modo? Perché non le aveva detto la verità circa la situazione di Gretaluna?
Decise che l’unico modo per mettere pace a questi pensieri era andare direttamente dal diretto interessato e affrontarlo.

Chiuse un po’ prima il suo mulino e all’imbrunire si recò nella forgeria dell’amico. Era chiusa.

Le sovvenne che proprio quella sera egli avrebbe dovuto affrontare la Contessa Misery .
Mancava ancora qualche ora al duello e per questo motivo decise di provare a casa.
Bussò con decisione. Sembrava non esserci nessuno in casa. Continuò a bussare con pugni decisi e pieni di forza.

Sentì rumore di serrature che si aprivano. Non diede tempo di aprire che spalancò immediatamente la porta sbattendola contro il muro.
“Come ti sei permesso! COME!! Con quale diritto tu mi hai nascosto una cosa del genere?”

Amleto rimase senza parole davanti alla porta. Probabilmente non si aspettava un’irruzione del genere da parte della ragazza.
“A cosa ti stai riferendo? Non farmi perdere tempo, ho una faccenda da sbrigare” rispose il cavaliere.

“A me non importa niente dei tuoi duelli! Io voglio sapere perché mi hai tenuto nascosto del convento! Dimmi perché!!! “

Gli occhi di Amleto sembrarono ghiacciarsi. Il suo sguardo tradì un'espressione estremamente contrariata.
“Ho dovuto scoprire tutto da me! Sono mesi che mi tieni fuori da questa situazione. Avrei potuto far qualcosa.. avrei potuto aiutarla.. avrei potuto dare sostegno ad entrambi! Avrei potuto…..”

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Amleto
"Potuto COSA? Non avresti potuto fare alcunchè! Nessuno puo' più farci qualcosa, ormai. E se si è giunti a questo punto, la colpa è delle due persone che ho intenzione di uccidere."

Amleto prese il mantello scarlatto poggiato sul letto e cominciò a legarlo sulle spalle.
"Esiste forse un crimine più grave dell'aver ucciso la speranza?"
"Che stai dicendo?!", ribattè l'amica.
"Siediti. Ti racconterò cosa è successo a Gretaluna. Ma sarà l'ultima volta che ti intrometti in questa faccenda, questo voglio che sia chiaro."

Amleto si affacciò alla finestra che dava sul paesaggio verso nordovest.
Era come se stesse guardando verso l'Irlanda. Come se avesse voluto tornare indietro.

Tornare indietro era impossibile. Il guardiano di Port Lairge aveva riconosciuto quella voce terrificante quand'era giunto, nel bel mezzo della guerra, dinanzi alla propria abitazione diroccata.
"Chi si vede. Il mio prezioso fabbro. Bentornato all'Inferno!"
"Non sono tornato per farti di nuovo da schiavo. Sono qui per riprendermi la mia libertà e la mia vita!", gridò il guardiano con tutta la vitalità che aveva in corpo.
"Fatti sotto, dunque", ruggì l'uomo imponente impugnando l'ascia a due mani che portava in spalla.
Il divario era troppo grande. La forza di volontà non aveva mai creato grandi soldati, ma solo grandi incoscienti. Il guardiano combatteva per la propria libertà, per i propri sogni, per il proprio amore. Il gigante combatteva per uccidere.
Anche l'equipaggiamento era impari. Un'ascia a due mani che pareva forgiata dal Satanasso in persona e che quell'uomo agitava come fosse un uragano che s'infrangeva sulle frasche. Contro un bastone in legno dalla punta rinforzata.

Al primo scambio di colpi tra i due, il duello sembrò già terminare.
Il dolore fu atroce. Con un singolo colpo d'ascia, il gigante barbuto aveva spaccato in pezzi il bastone del guardiano e l'aveva sbattuto a terra, con una ferita grave sul petto. Il guardiano resto lì al suolo, immobile per lo shock. Per un singolo istante, osservò il cielo sopra di sè. Il cielo era lì e lui era una formica.
Aveva tentato di lottare ma era stato inutile.
"E' un vero peccato. Ma oggi dovrò ucciderti. Che spreco.", ruggì il gigante.
Lo sentì avvicinarsi. Riuscì a percepire l'aria divisa in due dalla sua ascia sollevata sopra la testa, che stava per abbattersi su di lui. Sarebbe finita così?

Nel torpore di quel momento, riuscì a distinguere ciò che stava avvenendo alle spalle del gigante. Una figura di donna in lontananza correva verso di loro.
"Amleto!!! NO!!!"
Gretaluna, bianca in volto, gridò vedendo il suo amato in terra. S'era recata di corsa anch'ella verso la loro abitazione diroccata, non appena aveva saputo del contrattacco dell'armata di Munster. Sapeva dentro sè che lui sarebbe stato lì, con loro.
Poi, le lacrime agli occhi resero le immagini più sfocate.
La felicità nel rivedere quella donna, lo sforzo sovrumano per scuotersi.
"Scappa via, scappa via!!!", cercò di gridare il guardiano. Ma non uscì che un flebile lamento dalla sua bocca.
Vide Gretaluna entrare nella loro abitazione. Ed uscirne un istante dopo.
Nella sua mano, impugnava la spada letale forgiata dal guardiano. Quella che giorni prima lui aveva creato e abbandonato lì, accanto al loro letto.

"No... lascia quella spada... scappa via, ti prego. Scappa via!!!"
Tutto inutile. Gretaluna si lanciò contro quel gigante per proteggere il suo amato cavaliere. Un singolo scossone, una spinta di quell'uomo e con un calcio la scaraventò contro un muro, facendole battere violentemente la testa. Così piccola. Così fragile.
La spada che impugnava, roteando in aria, cadeva conficcandosi nella sua spalla.

D'un tratto, il lamento femminile lo ridestò dal suo stato di semiincoscienza. Voltò lo sguardo. Alle spalle del gigante, Gretaluna giaceva contro il muro, ferita a morte.
Si rialzò di scatto, sentì i suoi muscoli scricchiolare nello sforzo, ignorò qualunque tipo di dolore e si gettò accanto all'amata.
Le si chinò a fianco. Vide sangue scivolare giù dalle sue labbra.
Non sapeva cosa fare. Se estrarre subito la spada. Se lasciarla dov'era, per non peggiorare la ferita. Quanto era grave quella ferita? Chi poteva aiutarli?

Quel corpo di donna tra le sue braccia, che tante volte aveva sentito così caldo ed eternamente suo mentre si stringevano appassionatamente nell'atto d'amore, ora sembrava così piccolo. Così fragile. Così sfuggente.

"Non diventare... come loro..."
"Non parlare! Non dire niente! Respira piano, ti prometto che non ti lascerò così. Tu non morirai. Non ti lascerò da sola!"
Ma era inutile. La coscienza sembrò svanire man mano negli occhi della giovane. L'amore che aveva sempre brillato nei suoi sguardi sembrò allontanarsi, come se il guardiano stesse divenenendo un estraneo.
Con ultimo cosciente gesto, la donna tirò via spontaneamente la spada dalle sue carni.
"Non diventare... come loro..."
Poi, chiuse gli occhi.

Il guardiano, quel giorno, morì e rinacque.
Impugnò la spada. Con furia omicida. Strinse i denti fino a far sanguinare le sue stesse gengive.
Il guardiano di Port Lairge si rialzò furioso e attaccò quel gigante barbuto con una spada. Doveva uccidere. Uccidere ad ogni costo.
Iniziò a squarciarne la carne con quella lama. Mentre lo sguardo del gigante era uno spaventoso misto di terrore per quella furia e compiacimento per l'efficacia di quel brando eccezionale.
Era la sua fine e lui... non avrebbe potuto desiderare una fine più grandiosa di quella.

Infine, il vuoto. L'impotenza dopo la vendetta. Il gigante giaceva morto.
Il guardiano riuscì a malapena a distinguere le voci dei suoi compagni, giunti sul posto e preoccupati per il loro amico.
"Amleto! Cos'è successo?!", lo chiamò Mordrag cercando di scrollarlo dal suo torpore mettendogli le mani sulle spalle. Il guardiano rimaneva lì, immobile.
"Respira ancora! Presto! Dobbiamo portarla alle tende dell'accampamento!", gridò Ohrid avvicinandosi a Gretaluna.

Passarono cinque lunghi giorni. La prima guerra irlandese si concluse con la vittoria dell'armata di Munster. Port Lairge tornò annessa al ducato e gli invasori furono condannati. Gli irlandesi fedeli a Munster l'avrebbero definito un lieto fine, una gioiosa vittoria.

Presso una delle locande di Port Lairge, il guardiano attendeva con ansia e paura nel corridoio.
La porta della stanza al piano di sopra si aprì e ne uscì Ohrid con sguardo serio.

"Ho fatto tutto quel che potevo. Sopravviverà alla ferita alla spalla, non ha leso punti vitali."
"Dici sul serio?! Lei vivrà?!", esclamò Amleto alzandosi di scatto e illuminandosi in volto. Fece per oltrepassare Ohrid ed entrare in quella stanza, ma Ohrid lo fermò.
"Si ma... il colpo alla testa ha causato dei danni molto gravi."
"Che cosa vuoi dire?
"Mi dispiace Amleto... ha perso la memoria. Non ricorda più niente, nè di sè stessa nè degli altri. E non so davvero dire se la recupererà."

Il guardiano entrò di corsa nella stanza, solo per vedere la donna fissarlo con sguardo impaurito. Si sentì così mostruosamente estraneo. Che ne era stato dell'amore della sua vita? Davvero poteva essere finito tutto in quel modo?
Cercò di avvicinarsi a lei. Di parlarle. Ma fu tutto inutile.


"Perdonami", disse infine Amleto a Solex continuando a guardare fuori da quella finestra,
"per non aver mai voluto raccontarti tutto questo."

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Solex
Era lì seduta in silenzio.
Non riusciva a interrompere il compagno di tante avventure intento a raccontare racconti e verità circa l’irlanda, quella stessa Irlanda che lei aveva lasciato prima dei suoi compagni.
Forse,se non fosse andata via così presto, le cose sarebbero andate diversamente.

In qualche modo, non potè fare a meno di sentirsi colpevole.
Era evidente come il suo amico avesse portato dentro sé una pena grandissima.
Lo guardò cercando di nascondere quel che in quel momento provava, poi aggiunse:
"Ma perchè vuoi trasformarti in un assassino spietato? Lei non l'avrebbe voluto!

Perchè questi duelli con Misery e Marcolando? Cosa c’entrano loro in tutto questo?”

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Amleto
"I giorni passarono. Gretaluna, purtroppo, non recuperò mai la memoria. Neppure un ricordo sfocato, neanche una piccola luce. L'Irlanda è una terra di guerrieri, non di luminari e uomini di scienza. Nessuno, tra i pochi medici del posto, fu in grado di dare risposte certe o di offrirci una speranza", spiegò Amleto.

"Fu per questo", continuò, "che decisi di tornare con Gretaluna nelle terre italiche dove sono nato. Credevo che forse qui, tra i discepoli di Galeno, avrei trovato qualcuno in grado di aiutarci. Il viaggio non fu semplice, dato che Gretaluna non comprendeva quel che accadeva intorno e non lasciava assolutamente che io mi avvicinassi a lei. Fortunatamente un gruppo di donne religiose, in pellegrinaggio su quella stessa nave, accettò di averne cura durante il viaggio."

"Una volta tornato", concluse, "cominciai subito a contattare studiosi d'arte medica dei più disparati ducati italici. La maggior parte di essi rifiutò seccamente di concedermi una visita, anche alcuni tra i più famosi e illustri tra loro. Il poco denaro che potevo offrire non era certo la migliore delle argomentazioni per convincerli. Per di più, temevano che la voce d'un insuccesso nel curar la fanciulla ne avrebbe intaccato la brillante reputazione. O forse, più semplicemente, ritenevano davvero che non ci fosse alcuna possibilità di guarigione."

"Le religiose con cui avevo viaggiato in nave mi aiutarono. Intercedettero presso il convento di Pola affinchè Gretaluna potesse trovare in quel luogo un rifugio sicuro. La madre superiora, che a questo punto immagino tu abbia conosciuto, prese a cuore la situazione. Ma io non mi davo assolutamente per vinto. Non mi sarei mai arreso. Mai."

Il cavaliere sospirò, si spostò dalla finestra e si diresse verso una cassettiera poco distante.
Aprì il secondo cassetto dall'alto e ne tirò fuori una lettera.
"Finchè un giorno, ricevetti questa. Il mittente è una persona che conosci molto bene."

Vide Solex aprire con cura la pergamena.
La ragazza sgranò gli occhi dalla sorpresa quando riconobbe la calligrafia e la firma.



2 Giugno 1457

Caro Amleto,
ho letto la vostra lettera e ho appreso con dispiacere della situazione della vostra compagna Gretaluna.

E' giusto che io vi dica, senza troppi giri di parole, che ciò che avete descritto non lascia molti margini di speranza.
Tuttavia, ho intenzione di provare ugualmente ad aiutarvi.
Solex mi ha lungamente parlato di voi e di Gretaluna. Entrambi avete avuto cura di una persona a me cara.
Provare a fare lo stesso per voi, adesso, è il meno cui possa ottemperare per ricambiare.

Apprendo dalla vostra missiva che attualmente siete a Rijeka, a pochi giorni di viaggio da Pola ove è tenuta la ragazza. Fate sì che ella venga portata presso il monastero di S.Vito, al confine tra Serenissima e Croazia. Lì mi recherò per visitarla tra qualche giorno.

Spero che, al momento del nostro incontro, potrò darvi liete notizie.
A presto, dunque.

Matheis Gentilis detto King_y, Conte di Vasto

"Quell'uomo, magnifico rettore di una delle più importanti università ducali e prescelto dall'Imperatore come luminare di scienza medica di più alto livello tra tutti nelle terre italiche, accettava di visitare Gretaluna. Era una specie di miracolo. Se qualcuno al mondo avesse potuto fare qualcosa, sentivo che era lui quel qualcuno."

Poi riprese la lettera dalle mani di Solex.
"Come hai appena visto", le disse, "pur nella tua inconsapevolezza hai potuto offrirmi un grande aiuto. Sono certo che la tua amicizia, nei suoi confronti e nei miei, abbia pesato non poco sulla sua decisione di aiutarmi."

"Cosa è successo dopo? Neanche lui è riuscito a fare qualcosa per lei? Se non c'è riuscito lui... allora non c'era davvero niente da fare...", commentò Solex sconsolata.
"Ti sbagli."
"Cosa vuoi dire?"
"Voglio dire che c'era una possibilità. Una soluzione che avrebbe potuto guarire Gretaluna."

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King_y
Avezzano, 24 Settembre ... verso sera

"Rettore, Rettore..."
All'udire quelle parole Matheis sobbalzò, gli avvenimenti raccontatigli da quel paggio qualche giorno prima l'avevano già scosso abbondantemente. Ormai la sua giornata iniziava e finiva con una preghiera rivolta verso quei giovani che tanto aveva a cuore.
"Rettore Rettore: un'altra notizia per lei! Amleto ha affrontato e sconfitto il Marchese Marcolando in duello"
"Cosa? Il Marchese? Ma co..?"
urlò Matheis sentendo le parole del ragazzo
Il paggio interruppe il Rettore e aggiunse "ma gli ha risparmiato la vita"
Matheis rimase incredulo qualche istante, poi ringraziò e congedò il ragazzo, chiedendogli di non far entrare più nessuno in Rettoria fino al giorno seguente. Chiuse la porta e si mise a sedere; la sua mente vagava confusa in mille pensieri.... "Prima l'annuncio della sfida con Misery... adesso anche Marcolando... ragazzo incosciente, ha dunque deciso di dichiarare una guerra privata ai vecchi reggenti di Modena?"
Immerso in quei pensieri iniziò a rimembrare quei giorni di Giugno.

"Amleto allontanati per favore, questa povera ragazza è già agitata di suo, se continui ad avvicinarti non riuscirò mai a visitarla come devo....per favore!"
E così dicendo Matheis cercava di calmare la povera Gretaluna, ma sempre con scarso successo. La giovane era troppo irrequieta.
Dopo qualche ora il medico vi riuscì, tutte le analisi erano compiute. Volto aggrottato e lavoro incessante per più di mezza giornata, ma alla fine era riuscito ad ottenere ciò che voleva..
"Conte Matheis..." fece Amleto sottovoce "dimmi, ti prego..."
"Vieni con me, allontaniamoci da lei"
. I due si allontanarono dalla stanza in cui si trovava Gretaluna e iniziarono a parlare.
"Amleto caro, io vorrei tanto darti buone notizie.."
Amleto non lasciò neanche che Matheis finisse di parlare. "Te lo chiedo per favore. Da uomo a uomo. Sei l'unico che possa trovare un rimedio. Se hai anche la più piccola idea di cosa si possa fare... ti prego, non arrenderti."
Matheis dagli occhi del giovane riusciva a vedere l'amore immenso per Gretaluna, ma da un punto di vista medico ciò non contava nulla, la visita fatta sulla fanciulla era chiara. Solo un miracolo avrebbe potuto farle tornare la memoria. Il suo volto tradì la sfiducia in un esito positivo.
"Fallo anche per tua cugina Solex... lei e Gretaluna erano molto amiche..."
Quelle parole furono un colpo mortale, Matheis non poteva fermarsi, doveva trovare qualcosa per aiutare Gretaluna. Decise di tornare, ancora una volta, a visitare la ragazza...
"Amleto, avete già provato a mostrarle gli oggetti a cui era maggiormente legata?"
Il cavaliere annuì.
"Dalli a me, facciamo un'ultima prova!"
Amleto prese una borsa con tutti gli oggetti personali di Gretaluna e la diede a Matheis, il quale iniziò a cercare qualcosa che potesse aver valore per la fanciulla. D'un tratto, la sua attenzione fu attirata da un oggetto dalla forma particolare.
"Ma questa io l'ho già vista" sussurrò King incuriosito "eppure non ho mai incontrato Gretaluna prima di oggi...". Nelle sue mani c'era una collana di esotica fattura..
Amleto subito si pronunciò dicendo che quella collana aveva per Gretaluna un grande valore affettivo. Ella non l'abbandonava mai, neppure durante il riposo notturno”.
Matheis continuò a rimuginare. "Dove l'ho già vista... dove?" iniziò a farfugliare.. "ma si... Dani, la conosci Amleto?"
"Dani? Parli di Danitheripper?"
"Si, proprio lei...e se fosse come penso, la guarigione per Gretaluna non sarebbe più un'utopia!"
"Ma come? Cosa c'entra Dani?"
"Vedi Amleto, hai notato la somiglianza tra le due? Beh, io si! E non so se ti è mai capitato di vedere questo ciondolo al petto di Dani.. Ricordo ancora quel viaggio per le terre milanesi in cerca di qualche intruglio da preparare...ero ancora un giovane medico! Lì incontrai Dani e mi disse proprio che quella collana aveva un valore infinito per lei, era l'unico oggetto che aveva posseduto sin dalla prima infanzia."

Amleto fissò quel ciondolo. L'aveva visto tante volte. Mai aveva pensato che potesse essere così incredibilmente importante.
"Se così fosse", continuò Matheis, "forse le due potrebbero essere legate da qualche parentela. Così somiglianti... nate nello stesso periodo... nella stessa città... forse gemelle... separate alla nascita? Non è così inusuale che avvenga, di questi tempi... "
Lo sguardo di Matheis appariva determinato.
"Dobbiamo provarci. Le due donne devono incontrarsi. Gretaluna deve interagire con Danitheripper. Sono fiducioso che l'inconscio della giovane si risveglierebbe e con quello anche tutto il resto dei suoi ricordi."


...

Quelle parole, il rettore le ricordava come se fossero state pronunciate ieri. Ed invece era il lontano dodici di giugno. Sempre con quei pensieri in testa, King si spostò nell'altra ala della Rettoria ed aprì una delle casseforti dalla quale estrasse due ritratti.....



"Così simili.... forse non era solo una speranza... che destino crudele... chi avrebbe immaginato che Dani sarebbe finita così."

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NB. Firma errata, non sono Rettore da un pò ormai
Amleto
"E' andata così", disse Amleto riponendo nuovamente la lettera nel cassetto e richiudendolo.
"Non posso crederci...", esclamò Solex scioccata, "erano davvero gemelle?!"

"Probabilmente si. Ma adesso... non ha più alcuna importanza."
"Dopo quella rivelazione da parte di Matheis", continuò il cavaliere, "venni a sapere che Danitheripper era stata fatta prigioniera, assieme a Tergesteo e agli altri della banda dei Porcelli Mannari. Erano tenuti rinchiusi nelle prigioni di Modena."
"Si... anche io conosco questa storia...", fece Solex.

"Quel che probabilmente non sai", la interruppe Amleto, "è che a quel punto feci davvero di tutto affinchè lei non morisse sul patibolo. Perchè rappresentava la mia sola ed unica speranza! E perchè oltretutto era una cara amica ed un'allieva. Le volevo bene."
"Cercai di organizzare un viaggio a Modena, ma ero dannatamente lontano. Scrissi lettere rivolte a Marcolando, reggente di Modena del tempo", aggiunse Amleto, "scrissi persino agli avvocati dell'Ordine del CAI affinchè s'interessassero della vicenda. Non so dir se alcuna di quelle lettere sia mai giunta in tempo utile."

"Ma..."
"Ma fu tutto inutile.", concluse Amleto con voce visibilmente sofferente. "Il quindici di Giugno, Danitheripper lasciò questo mondo sul patibolo. Con lei, moriva la mia speranza. E anche Gretaluna... per la seconda volta."

Amleto tirò un vigoroso pugno, colmo di risentimento, contro la parete.
Poi, con mano livida e sanguinante, si recò nell'angolo della stanza. Impugnò la sua lucente spada e se la legò in vita.
"Quel quindici di Giugno... io ho giurato vendetta per questo. Vendetta per la mia adorata Gretaluna. Vendetta per una vecchia amica di nome Danitheripper. Giurai di uccidere chi aveva così scelleratamente giudicato e condannato a morte. Marcolando, in qualità di reggente del tempo. Misery, in qualità di reggente designata. Loro avrebbero potuto evitare tutto questo. Sono certo, dannatamente certo, che fosse in loro potere. Ma non vi riuscirono. O forse... non vollero."

"Amleto... questa vendetta... non ti restituirà nulla..."
"Forse. Ma è una promessa che ho fatto. Una promessa da mantenere. Non ti chiedo di capirmi, questa volta."

Amleto fece per uscire, notò Solex pronta a seguirlo. Sospirò.
"Matheis ha lasciato un'altra lettera. E' indirizzata a te. So che non vi sentite da molto tempo. Prendila, è nella mia cassettiera."

Il cavaliere osservò la ragazza recarsi subito verso il mobile e aprir nuovamente quel cassetto. Vide il volto della fanciulla assumere l'espressione contrariata di chi aveva appena ricevuto in dono una menzogna.
Un istante dopo, Amleto sbattè la porta alle sue spalle e la chiuse a chiave, bloccando Solex all'interno della propria casa.

"Perdonami Solex. Questa volta, non t'intrometterai nel mio destino."
Così dicendo, a passo lento e scurissimo in volto, si diresse verso lo spiazzo incolto a pochi passi dall'Arena di Pola.
Dove la Contessa Misery, ultimo tassello nel mosaico della sua vendetta, lo attendeva.

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