Erano passate le 8 di sera da tempo e nulla si era saputo da Udine, la cosa lo rattristava molto perché anche se la speranza che i fuorilegge si fossero arresi senza combattere era minuscola, l'aveva coltivata fino all'ultimo.
Guardò per l'ennesima volta le carte sul tavolo d'inanzi a lui, la copia della prima lettera del Patriarca di Venezia:Serenissimo Doge,
Illustrissimi Membri del Consiglio,
Eccellentissimo Generale Legio,
Vi scriviamo queste parole con mano ed animo tremante... Non siamo uomo di scarso coraggio, ma l'idea di un bagno di sangue ad Udine è una cosa che ci terrorizza... Molte persone, come molto spesso abbiamo accennato anche pubblicamente, patiranno gli stenti o perderanno la vita per una causa nella quale si sono solo trovati in mezzo, non per volontà loro, ma per destino.
Vi chiedo, in nome dell'Altissimo, di concederci la possibilità di mediare in questo scontro, in modo che non vi sia spargimento di sangue innocente... I cittadini di Udine saranno liberi di votare il proprio sindaco e questo mi pare un gran gesto da parte di chi tiene le redini di quella città, un primo cenno di pace!
Cercate in cuor vostro lo spirito di giustizia e di pietà che il Santissimo Aristotele e poi il Santissimo Joshua Christos ci hanno insegnato con le loro parole.
Chiedo ad entrambe le parti che si stabilisca una Tregua d'armi a cominciare da domani, domenica, che è il giorno dedicato all'Altissimo e permettere il mio arrivo nella città di Udine, tra 3 giorni, e di parlare con i rappresentanti dei Ribelli per i due giorni successivi, quindi fino al giorno prima delle elezioni, chiedendo garanzie che la Serenissima non attacchi nel frattempo e che i Ribelli mantengano lo status attuale per la città di Udine.
In città abbiamo già un fidato rappresentante, Padre Goa, ed altri sacerdoti che possono portare la Nostra parola e quella di Aristotele, in Consiglio vi è Padre Quarion, Vicario Parrocchiale di Portogruaro che potrebbe degnamente rappresentare Noi e la Serenissima nel corso delle trattative, in qualità di garante.
Se queste trattative preliminari non avranno successo partiremo da Udine lasciando che siano le armi a parlare, ma preghiamo che non sia necessario arrivare a tanto, sempre nel nome del sangue innocente che verrebbe versato e nel Nome dell'Altissimo.
Se invece le trattative avranno buon fine, allora ci incontreremo nel Nostro palazzo episcopale in modo che si sia in territorio neutrale, per poter definire i termini degli accordi presi.
Vi preghiamo di ascoltare le Nostre parole prima di passare ai fatti.
Attendiamo vostra risposta,
che il Santissimo Aristotele guidi sempre le vostre parole ed i vostri gesti,
Mons. Tebaldo Foscari, detto Heldor il randello
Patriarca Aquileiae
Archepiscopus Venetiae
La risposta del fuorilegge Legio:Eccellentissimo Padre, la citta di Udine è ben lieta di sottostare alla lodevole iniziativa di Santa Madre Chiesa
che nella persona di Sua Santita' si interessa al fine di evitare ulteriori disastri
in questa nostra martoriata terra.
Tutte le condizioni da Voi poste saranno rispettate.
Verra' concessa entrata nella citta' a chiunque sia indicato come vostro rappresentante o Servo di Dio.
Verra' proseguita la vendita di derrate base quali pane e mais alla popolazione ai stessi prezzi che vigevano prima del nostro arrivo.
Non verra bloccato il processo elettivo.
Non verranno intraprese azioni belliche se non attaccati.
Che Aristotele illumini le azioni di noi tutti.
Generalissimo Legio,
Comandante dell'Ordine Brigante.
Governatore protempore della piazza di Udine.
Il comunicato con cui il Doge prendeva atto della posizione della chiesa e metteva dei paletti alla possibile trattativa:Sotto l'Egida di San Marco, per il Potere conferitoci dal Consiglio e per Accordo di quest'ultimo,
A tutti coloro che la presente leggeranno o ascolteranno, Saluti e Pace.
Noi Sir Julian Lancaster, Barone di Soave, in qualità di Doge di Venezia, apprezziamo il tentativo della Santa Chiesa Aristotelica rappresentata da S. E. Tebaldo Foscari detto "Heldor Il Randello" nell'intenzione di evitare spargimenti di sangue veneziano e comprendiamo la Sua richiesta volta al benessere spirituale dei cittadini tutti tuttavia, per i motivi esposti qui di seguito, non possiamo che concedere pochissimo tempo alla Sua intercessione.
Non si tratta infatti di una provincia contro un'altra che, pur essendo nell'aristotelico errore della violenza, agisce in totale legittimità ma di un vile e spregevole gruppo di briganti.
Le trattative con coloro che minano all'ordine costituito, che portano disagi, problemi, morti, feriti, saccheggi e quanto di più terribile sia presente nella vita, dovranno portare ad una resa, allo scioglimento del loro esercito e sarà preteso che i briganti si consegnino nelle mani della giustizia veneziana per i loro misfatti.
Ove questo non avvenisse entro le ore venti di domani, giorno 5 ottobre, nonostante l'intervento della Santa Chiesa Aristotelica, procederemo con l'azione di polizia che ripristinerà il precedente stato della città di Udine ed eliminerà una volta e per tutte questi pericolosi individui.
Vi garantiamo inoltre che, fuorché le armate Veneziane e l'associazione a delinquere detta "Ordine Brigante", nessuno rischierà la propria vita ed a tal proposito cogliamo l'occasione per porgere i nostri più profondi ringraziamenti ai militari che giornalmente mettono ed, ancor più adesso, stanno mettendo in pericolo la loro esistenza.
Scritto, Firmato e Redatto nel Giorno Quarto del Mese di Ottobre dell'Anno di Grazia 1457.
Sua Serenità Sir Julian Lancaster, Doge di Venezia, Barone di Soave.
E per finire, quelli i documenti che gli erano arrivati per ultimi; le copie delle lettere del Patriarca.Serenissimo Doge,
comprendiamo in Vostro ordine e ci rendiamo conto della Nostra impotenza se non nel poter pregare per coloro che saranno uccisi... Oggi con la Nostra scorta siamo giunto a Portogruaro e ci piange davvero il cuore di non poter giungere per tempo ad Udine, così vicina e così distante nel contempo.
Se solo fosse stato concesso ancora un giorno avremmo potuto parlare di persona con Messer Legio, ma così non abbiamo altra scelta che fare la Nostra proposta all'Ordine del Briganti e sperare che il loro spirito aristotelico ed il buon senso prevalga sulla brama temporale.
Che il Santissimo Aristotele vegli sempre sulle Vostre parole e sui vostri gesti,
Monsignor Tebaldo Foscari
Patriarca Aquileiae
Arcepiscopus Venetiae
Eccellentissimo Generale Legio,
vi è sicuramente giunta la missiva pubblica che il Serenissimo Doge ha emanato in risposta alla Nostra lettera.. Ed avrete capito che i Nostri tentativi di poter risolvere tutto in pace, secondo i dettami aristotelici, non possono andare oltre... Quando vi siete ribellato sapevate che la situazione avrebbe potuto giungere a questo punto... La Nostra disillusione però di essere arrivati a Portogruaro, così vicini, e di non poter fare in tempo è grande.
Vi preghiamo quindi, Generale, di deporre le armi e accettare il giusto processo che sono certo la Serenissima Repubblica vi farà. Noi faremo in modo che, se ve ne fosse bisogno e per quanto sia in Nostro potere, tutto sia fatto secondo giustizia. Se non volete farlo per Voi, fatelo per gli uomini e le donne al vostro comando, che non meritano l'atroce fine della morte per uccisione.
Vi scongiuriamo Messere di fare quanto è ritenuto giusto dalla Vostra coscienza. In ogni caso domattina saremo ad Udine accompagnati dalla Nostra scorta, di cui vi faremo presto avere un elenco completo.
Che il Santissimo Aristotele vi guidi nelle parole e nelle azioni, in questo momento più che mai,
Tutto inutile, ormai era scontato che ci sarebbe stata una sola possibilità di riportare Udine fa le le consorelle città veneziane, l'uso della forza.
Forza che avrebbe causato solo dolore e lutti da ambo le parti e per cosa, per l'ambizione di pochi talmente convinti di essere nel giusto da avere la presunzione di pensare che solo quello che fanno loro è corretto.
Certo in questa storia molti avevano responsabilità, a partire dall'intero consiglio veneziano, ma il sangue versato in quella notte sarebbe ricaduto interamente sulle principesse ed i governatori pro tempore che, pur di dimostrare la validità dei loro presupposti non hanno neanche considerato la possibilità di recedere dai loro propositi presuntuosi.