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Lo scontro.

Kappa
Martedi 6 ottobre 1457

Ormai attendeva da ore la risposta del Comandante dell'esercito veneziano, con un messaggero aveva inviato un'avviso di transito e di reclutamento ore prima e la notte ormai si avvicinava in fretta.
Aveva aspettato invano per giorni a Portogruaro una risposta da parte del Doge su una proposta di collaborazione dell'Ordine degli Sparvieri con le forze militari veneziane ma ormai era stanco e deluso non poteva nemmeno aspettare gli altri compagni che stavano arrivando perchè era stato negato loro il transito in frontiera.
Il progetto di costituire una lancia completa di Sparvieri affidabili e con esperienza di guerra era andata in fumo.
L'apertura della porta da parte del suo scudiero lo riportò alla realtà.

"Comandante kappa ho la risposta dell'esercito veneziano, tutto fatto! Sono stati avvisati ed è stato inserito il suo nome e quello di Chevara nei permessi di transito x Udine."

"Mio fedele scudiero, non siamo più a genova quando comandavo un'esercito di cavalieri , qui sono un semplice cittadino poi il nostro compagno Chevara non verrà , è troppo lontano per accompagnarmi."

Lo scudiero rimase in silenzio preoccupato.

"Prepara le armi amico mio e prega per me"

La notte era buia, la luna era coperta da nuvole pesanti di pioggia e un vento gelido sferzava il viso di kappa che incurante cominciò ad avvicinarsi alla città.
In lontananza poteva scorgere i fuochi degli accampamenti dell'esercito che cercava di riconquistare la città, all'interno i briganti che difendevano le mura di cinta.
Notò che tutte le postazioni difensive erano coperte in modo impeccabile segno di disciplina ed organizzazione.

"Strano che si chiamino briganti! Il termine non è esatto da quello che vedo! Questo è un esercito in piena regola e darà filo da torcere sicuramente!" pensò al momento.

Ormai era vicino alle postazioni e si preparò ad estrarre il lasciapassare del comandante veneziano.
Un drappello di soldati gli gridò l'altolà.

"Sono kappa ,cittadino veneziano sono qui per arruolarmi fra le vostre fila." Mostrando la pergamena.

Una torcia in mano ad un soldato illuminava le insegne veneziane degli scudi... poi il buio....
kappa non sapeva che stava succedendo.... grida...colpi di spada......lampi negli occhi.....
...d'improvviso si senti leggero come non mai....credeva di essere sdraiato a terra ma non ne era sicuro.
Lampi di visioni lo destavano da un delirio caotico, il viso di persone conosciute si susseguivano velocemente.
La realtà si mischiava ai ricordi....il viso di Elrindin poi Edelvais poi i cavalieri poi gli amici, il lago di Pavia....
Non riusciva più a capire dove finivano i ricordi e cominciava la realtà..... poi capì.....
Era stato attaccato dai veneziani e suo malgrado dovette ammettere che era il colmo della sfortuna, morire di spada nemica sarrebbe stato più onorevole.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe successo così, ora sentiva che le forze lo stavano abbandonando, una pace profonda raggiuse la sua mente mentre la mano impugnava l'elsa con il nastro rosa di Elrindin, nell'altra la pergamena del permesso ormai insanguinata.......
...reclinò il capo e chiuse gli occhi.....

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Vsevolod
Istria, nodo sul mare. 8 Ottobre 1457

Il gruppo di mercanti era in marcia, dopo essere stati cacciati da Rijeka ed aver trascorso due notti sui monti dell'Istria, per paura di incontrare briganti o regolari.
Avevano raggiunto il mare, bellissimo visto dall'alto della collina, con la strada che seguiva il declivio dolce e arrivava vicino al mare. La strada panoramica, percorsa tante volte e dalla quale si sentivano le onde infrangersi sugli scogli.

- "Eccoci al bivio" - disse Vsevolod - "per di qua" - aggiunse puntando verso Udine.
- "no, no, aggiunsero gli altri. C'è battaglia a Udine e i briganti possono scappare solo par de qua, saremo rovinati se l'incontrassimo"
- "Coniglio, parli come Folgorando, io vado a Udine, anche perché ho lasciato molte merci in quel loco e devo ritirarle"

fu così che il gruppo si divise e solo Vsevolod seguì la via a nord, che lo portava alle proprie ricchezze, ma anche ai propri affetti e soprattutto a Grace12, che ivi risiede.
- "Che fasso vedar mi", pensò. E si avvicinò alla città dei suoi avi fino a veder le mura in lontanza. Mise le mercanzie in una bisaccia che nascose alla vista dalla strada.
- "vegnarò in de na setimana a catarve. Sti qua a spetarme" borbottò tra sé e sé. E imbracciati spada e scudo si appostò non lontano dalle mura cittadine ad osservare lo spiegamento notturno dell'esercito regolare, della milizia e dell'esercito brigante.

Dentro la città e fuori dalle mura i fuochi vennero accesi, Vsevolod rimase al buio, vigile.

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Fly91
si diresse verso le tende di lil,pilu e andrea...il timore per le sorti della nipote lo attanagliava....svoltò un angolo...pil soccorreva due corpi...lil era viva,si sarebbe ripresa....un sorriso increspò il suo viso e si sentì più leggero...sentì pil che chiedeva di lui...e avvicinandosi da dietro alla sorella disse:"mi cercavi sorella mia?.....

un'altro giorno era passato e udine non era ancora libera....

fly era seduto al bivacco semispento presso la tenda...con evidente difficoltà tentatava di faar cuocere le verdure che gli erano state consegnate come rancio odierno...più che altro le aveva affumicate...diede un piccolomorso...orribile..non sarebbe mai stato nemmeno un discreto cuoco...fece in tempo solo a dare due morsi affamati ad un tozzo di pane prima che venissero suonati i corni di richiamo...pilu andrea a lil passarono rapidi vicino alla sua tenda,e con passo veloce si mise nella loro scia....poi vennero separati..la sua lancia sarebbe stata la prima,come al solito..al comando di lil ,che fiera e orgogliosa marciava tenendo alto il morale dei suoi compagni...un ultimo sguardo fra i compagni di lancia...un urlo nella notte e la carica....

lo scontro iniziò presso il fossato..parata..parata...tentativo di affondo..di nuovo difesa...la sequenza di colpi era la stessa quasi imparata a memoria...gli sembrava impossibile poterla interrompere...eppure i corpi cadevano...feriti e morti.....in un momento sentì un urlo....due corpi erano caduti poco vicino a lui...riconobbe sua nipote e capo lancia a terra...cercò di correre verso di lei ma un potente fendente fortunatamente indirizato sullo scudo lo respinse a terra nel fango....la battaglia lo portò lontano...

fly rientrò al campo seguendo la scia di alcuni soldati sconosciuti....immediatamente
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--Un_pazzo


La sera era scesa su Udine.
Vista la stagione il buio calava presto sulla regione, ma in quelle notti non era mai stato intenso. Fuochi, luci nelle case, torce portate in giro per le vie e fuori le mura, la gente non dormiva mai, almeno così sembrava.
Per le vie del centro, non ancora segnate dalla furia della battaglia, si aggirava l'unico cittadino di Udine per cui quella situazione aveva effettivamente e concretamente il sapore della libertà.
Non aveva un nome, o se lo aveva nessuno lo conosceva; tutti lo chiamavano semplicemente il "pazzo".
Lo avevano tenuto nella casa del viceprefetto in una cella dopo che era stato accusato di aver ucciso 2 galline; siccome era innocuo non avevano chiuso la cella a chiave, semplicemente bastava la presenza di un ufficiale a sorvegliarlo. Dopo i disordini, però, nessuno si era preoccupato di cosa avrebbe fatto il Pazzo e così era potuto uscire.
Ora camminava con il suo passo irregolare e sbilenco in mezzo a una città che non aveva tempo per ascoltare, ridere o semplicemente scuotere la testa alle sue parole.
"Io sono il Doge di tutte le Venezie!" esordì urlando
"Io decreto che Udine sia la nuova capitale della Repubblicissima Serena di Venezia, gli uomini che la hanno conquistata siano messi ad esempio per molti e che siano ascoltate le loro voci!
Che i serenissimi non facciano passare queste gesta in silenzio, ma che le gesta siano serenissime portatrici di serenissimo miglioramento! Serenissimo e Repubblicissimo!
Stop!"
Fece una pausa nella sua camminata e si guardò intorno in uno di quelli che si potrebbero definire "momenti di lucidità"
In effetti sembrò guardarsi intorno per assicurarsi di non essere di nuovo preso e portato in cella; non che ci stesse male, ma le sbarre gli davano fastidio e la notte gli tiravano calci e pugni e non lo lasciavano dormire.
Il suo pubblico, quella sera, era formato da 3 ragazzini, che ascoltavano divertiti i discorsi senza senso del Pazzo
"Ora invece sono il generale!"
Il suo passo si fece diritto, saldo e marziale; poi inciampò e allora riprese a ciancicare.
"Io sono il generale e chiedo di aver vinta la contesa. Gacchè voi che ora mi combattete dovrete comunque far fronte, con me vivo o con me morto, di quanto abbiamo fatto qui io e i miei ordinati dell'ordine. Perchè voi siete sereni e noi siamo ordinati e quindi dalla nostra contesa esca una soluzione serena e ordinata! Non conta chi muore ancora, chi è morto prima e chi rimarrà vivo. Ordine! ci vuole ordine e noi lo abbiamo portato, l'Ordine. Nessuno uscirà sconfitto da qui, io lo comando e poichè sono Generale quel che comando sia! Udine sarà la città Ordinata nella Serenissima Venezia. Quel che sia sia, ora vado a lavarmi la vita, che quando si dona qualcosa, deve essere qualcosa di bello e profumato."
Il pazzo terminò la frase, i ragazzini risero.
Guardò il cielo, sereno, buon segno? Probabilmente no.
Guardò ancora i ragazzini che avevano smesso di ridere e ora sembravano tutti assorti in pensieri privati. Buon segno? Probabilmente si.
Il Pazzo tirò un calcio ad un sasso che gli aveva abbaiato contro e si incamminò verso la casa del Vice Prefetto; non voleva non farsi trovare nel caso fosse tornato, sarebbe stato da maleducati.
Bella la vita del Pazzo?
Bella davvero.
Giordanobruno
Giordano Bruno si era deciso.

Andò in soffitta e recuperò la sua armatura, la spada e lo scudo.

Uscì da casa sua, era notte, non c'era molta sorveglianza.
Sgattaiolò fuori dalle mura e si presentò all'accampamento dell'esercito.
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GIORDANO BRUNO DONDI-ZEN
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@ Ex Generale - Min. G.O. - Giudice di Siena
@ Ex Giudice di Venezia
@ Ex PM - Portavoce di Terra di Lavoro
@ Ex Sindaco di Orbetello e Pontecorvo
@ Ex Ambasciatore di Milano-TDL-Siena
Giubius


« Dei morti alle Termopili
gloriosa la sorte, bella la fine,
la tomba un'ara, invece di pianti, il ricordo, il compianto è lode.
Un tal sudario né ruggine
né il tempo mangiatutto oscurerà.
Questo sacello d'eroi valorosi come abitatrice la gloria
d'Ellade si prese. Ne fa fede anche Leonida,
il re di Sparta, che ha lasciato di virtù grande
ornamento e imperitura gloria. »


Simonide di Ceo
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Non potremmo distruggerli, ma gli strapperemmo un braccio e non gli può piacere.

--Baltazar
Baltazar vide tra i corpi dei caduti un'armatura scintillante, nonostante la polvere e il sangue regnassero in ogni dove.
La riconobbe, era del Generalissimo. Si avvicinò, la sua ammirazione per quell'uomo, il cui fascino la Dama Nera non avea mutato, era grande.
Per la prima volta nella vita una lagrima solcò il suo viso.
Il Condottiero giacea su un fianco, il suo viso non mostrava dolore ma serenità, lo sguardo volto al cielo in cerca di Colui che tutto comprende.
L'uomo si levò il cappuccio, pose una mano sugli quegli occhi che tanto avean visto e li chiuse, ora aveano mille meraviglie da mirare.
Giunse le mani e iniziò a salmodiare.

De profundis clamavi ad te, Domine:
Domine, exaudi vocem meam.
Fiant aures tuae intendentes,
in vocem deprecationis meae.

Si iniquitates observaveris, Domine:
Domine, quis sustinebit?
Quia apud te propitiatio est,
et propter legem tuam sustinui te, Domine.

Sustinuit anima mea in verbo eius,
speravit anima mea in Domino.
A custodia matutina usque ad noctem,
speret Israël, in Domino.

Quia apud Dominum misericordia,
et copiosa apud eum redemptio.
Et ipse redimet Israël,
ex omnibus iniquitatibus ejus.


Che Colui che tutti ama accolga quest'Uomo che avea una sola parola e l'ha mantenuta.

Dette queste parole, sollevò le spoglie mortali, le posò sulle sue spalle e s'incamminò scomparendo nella nebbia.
--Il_soldatino
Era mattino presto quando un soldatino iniziò a cantare



La pazza lavanderina
che lava i fazzoletti
per i brigantelli della città

fai un lavaggio
fanne un altro
fai una strofinata
falla un'altra volta

guarda in sù
guarda in giù

e la pazzza lavanderina
non c'è più
Morphea

Caddè in un attimo al suolo...
Si piegò prima sulle ginocchia... e poi rovinò sul terreno, una lama le aveva trafitto il costato, un'altra il polmone alle spalle....
"Longhena che tu sia maledetto!" fu quello che riuscì a dirgli prima di trascinarsi ancora per qualche metro....
Si guardava intorno, i cadaveri ammassati erano tanti... " Tab, angelo mio... dove sei?".
Poco distante da lei... c'era Legio. I due soldati che l'avevano colpita la seguivano con gli occhi mentre si trascinava affannosamente per raggiungerlo. Le mancavano le forza... stese il braccio... e allungò la mano....
Tutto il suo passato le ritornò alla mente...

" Siete una piacevole scoperta milady " .... era trascorso esattamente un anno...

Una lacrima e un sorriso accompagnarono la sua morte, così come l'avevano accompagnata in vita....
Fly91
fly si aggirava per l'accampamento...aveva visto lil essere portata via,frtunatamente stava bene...più tardi sarebbe passato a trovarla.
il consigliere si avvò con l'elmo ammaccato sotto la spalla vero la sua tenda e si fermò in silnzio a meditare..a gambeincrociate...a volte era necessario rimanre li a pensare...oppure avrebbe dimenticato i motivi per cui era li,la guerra cancella sempe tutto...era per questo che la detestava...

rimase per qualche ora in quella posizione...ripensò ai giovani morti,ripensò alle facce degli incosapevoli messi davanti all'esercito brigante come scudi umani...pensò se ne era valsa la pena...rivide il sangue e i feriti...ecco cosa aveva porato l'ambizione di pochi...il popolo..certo..tutto in nome del popolo..era la maschera portata da tutti...ma ormai era caduta ed era tempo di dimostrarlo....

fly usci dalla tenda dopo aver scritto una breve missiva verso casa e verso il palazzo...brevi saluti e istruzioni per il suo sostituto...
si diresse verso la grossa tenda allestita per contenere i feriti di guerra...

l'ambiente era il pggiore dell'accampmento,bastava avvicinarsi solo alla zona che l'aria risultava pregna di sangue...le urla dei feriti gravi aleggivano nell'atmosfera...fly oltrepassò l'apertura della tenda....chiese rapidamente informazioni sulla posizione di lil....

laa trovò addormentata,pilu le teneva la mano...
ciao pil
fly non seppe dire molto di più e si sedette accanto alla sorella...
come sta
pilu aveva gli occhi ancora arrossati ma sorrideva..si riprenderà...è una ragazza forte....gia..tutta la mammarispose fly....

i segnali di richiamo suonarono nell'aria..lil aprì un po gli occhi mentre gia si stavano allontanando e augurò in bocca al lupo...un'altra nottata di battaglia era alle porte...
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Rebraist


Udine, 9 ottobre 1457. Ufficio del Parroco....

"No non si inizia così una lettera"


Udine, 9 ottobre 1457. Canonic...

"E che cambia?"


Udine, 9 ottobre 1457. Caos...

"Mi sa che non è il momento di scrivere..." Elric posò la penna nel calamaio, chiuse il pugno destro in quello sinistro e, stringendolo, schioccò le dita della mano. Poi lentamente le portò entrambi avanti a sè muovendo lentamente le dita per scioglierle. Puntellandosi con la mano sinistra sullo scrittoio si alzò dalla sedia e accarezzandosi la lunga e tipica barba sale e pepe si diresse verso l'uscio della canonica. Con passo svelto uscì nella notte. Passò dinanzi alla taverna del popolo. Dentro solo un paio di ubriachi dormivano sui tavolacci nel loro vomito. Non c'era traccia dei soldati dell'esercito brigante. Tutti erano sulle mura a respingere l'assedio dei regolari veneziani. Quelle poche pattuglie di miliziani che presidiavano la città erano composte da ragazzini mal vestiti armati di forconi ed improvvisate picche. Ad una prima reazione di nervosismo, al vedere uscire dalle ombre un uomo, le improvvisate guardie si tranquillizzavano riconoscendo in lui un uomo di chiesa. "Buonasera padre!" azzardò un ragazzo.
"Volesse Iddio fratellino, ma sono un laico come te!" disse continuando diretto verso la precettoria.
Le strade erano illuminate dalle azzurre cappelle votive agli angoli dei palazzi e il colore della pietra rossa era colorato del giallo del sego. Anche la putrida acqua che scorreva nel rivolo fognario al centro strada assumeva un colore quasi magico sotto quella luce variopinta.
"Stanno combattendo lì fuori... chi per un'idea, chi per un'altra. Leoni di San Marco, Briganti e Liberatori. Una delle idee è più buona di un'altra. Forse no. E'assurdo di come per una cosa intangibile come un'idea si possa arrivare a togliere la vita al fratello oppure rubarne la casa. In nome di un'idea"
Era arrivato all'austero edificio della precettoria. Uno squadrato edificio su due piani di pietra scura alle spalle del cimitero che l'ordine aveva comprato per pochi ducati. Era più che sufficiente per loro e per il piccolo ospedale che conteneva.
Elric bussò e alla porta fu ricevuto dal fratello che era di turno quella notte.
Toltosi il mantello si diresse verso l'ospitaletto sicuro di trovare Padre Goa e, forse Monsignor Heldor.
Entrò nella stanza ma non c'era nessuno benchè le candele, come d'uso, erano perennemente accese. Stava per uscire quando dall'esterno dei violenti colpi furono sferrati alla porta "Aprite!! Aprite in nome di Aristotele, Aprite!!"Elric si precipitò alla porta, la aprì togliendo il grosso palo che faceva da lucchetto e non fece in tempo a spostarsi che fu investito da un fiotto di sangue.
Alla sua veste era appeso un giovanetto con il petto sempre più rosso: Elric lo prese tra le braccia e lo portò su un tavolaccio.
Alle sue spalle una ragazza con un elmo di cuoio e una roncola piangeva disperata: "Padre vi prego aiutatelo! Non può morire! Non può.."Elric tuonò verso l'interno del convento: "Qualcuno venga immediatamente qui! C'è un ferito grave!"
Il ragazzo perdeva sangue da una ferita del petto. Era evidentemente una freccia dato il piccolo moncone d'asta che sporgeva.
Arrivò un apprendista che di corsa si rivolse al cavaliere:"Ai vostri ordini, Meister!"
"Metti a bollire immediatamente delle bende. Nell'acqua versa del miele. Ora! Subito!"
Elric fulminò la ragazza: "Perchè due ragazzini come voi non sono a dormire a quest'ora come tutti gli altri?"
La ragazza rossa in viso e fiera proclamò "Perchè tutti gli altri non hanno i nostri ideal..."Elric non fece terminare la frase che diede in un urlo"Mettiti immediatamente qui e stai vicino al tuo amico. Tienilo sveglio!" stava per andare quando si girò di nuovo "E non parlare più di ideali". Si rivolse verso i lunghi scaffali dove gli strumenti chirurgici erano allineati. "Gli ideali... Pazzi! Sono tutti dei pazzi! Tutti! Veneti contro veneti... udinesi contro udinesi... fratelli contro fratelli... un fratello fuori le mura un fratello dentro le mura... ecco cosa sono gli ideali. Solo Aristotele salva. Solo Aristotele!"Trovò l'attrezzo che cercava, una paletta di diocle: una sorta di pinza rudimentale con la quale estrarre le frecce.
Nel frattempo erano arrivati due apprendisti con il paiolo fumante e le bende bollenti.
"Tu!" disse rivolto al più giovane "Arroventa degli aghi! E tu fatti dare del cotone cerato dal furiere! Subito!"
Rivolto al giovane che era semisvenuto per il sangue perso e alla ragazza "Farà male, ma molto meno male dell'ideale che ti hanno conficcato in petto..." e detto questo affondò la pinza nella ferita.
il ragazzo rivoltò gli occhi e la testa all'indietro e urlando, svenne.
"Forza ora, suturiamo la ferita! E'forte e ce la farà." L'apprendista ubbidendo al cavaliere si mise all'opera e con la perizia maturata dall'apprendistato teutonico riuscì a richiudere la ferita senza problemi. Subito dopo il ragazzo applicò le bende sul petto facendo in maniera tale da tamponare ulteriormente la perdita di sangue.
"State vicini ai ragazzi se avessero bisogno di qualcosa. E vigilate. Stanotte non saranno gli unici ad arrivare..." Elric, la veste bianca sporca di sangue non suo e non da lui versato, la croce nera ondeggiante uscì nella notte e si diresse alle mura.
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Giordanobruno
Le conoscenze della zona e della città era molto importanti.

Giordano Bruno aveva passato la notte a discutere con i generali Veneziani.
Conosceva molto bene la disposizione delle truppe dell'ordine avendo trascorso molti giorni all'interno delle mura.

Aveva chiesto di non combattere in prima linea, in fondo dall'altra parte delle mura c'era gente che conosceva da una vita.

All'alba aveva accompagnato lo stato maggiore in cima alla collina che sorgeva di fronte alla città.
Aveva aiutato il generale dispensando i consigli richiesti per l'intera giornata.
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GIORDANO BRUNO DONDI-ZEN
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@ Ex Generale - Min. G.O. - Giudice di Siena
@ Ex Giudice di Venezia
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@ Ex Sindaco di Orbetello e Pontecorvo
@ Ex Ambasciatore di Milano-TDL-Siena
--Nemesi


Ti ricordi il nostro anteguerra?
Sembra quasi impossibile, ora
si credesse davvero la Terra
luogo migliorabile ancora…

"Guerra sola igiene del mondo", dicevi
e su tutto la convinzione
che la militanza non fosse che Arte
e che l’Arte non fosse che Azione…

Amico mio,
quanta castroneria in noi
che lungo addio…
che lungo addio che la guerra fu per noi

All’utopia…

Appena il tempo di vedere la realtà
brucia una generazione
appena liquidata un’autorità
ecco un nuovo padrone
con questo suicidio d’una civiltà
nello scempio e nell’orrore

Un vecchio mondo ingiusto crolla e se ne va
ma ne avanza uno peggiore,

Peggiore…

Ora è chiaro a cosa è servito,
ed è ancora più chiaro chi è stato
a sbancare quel tavolo verde che ora
rosso sangue è diventato.

Sospinti dal soffio dell’oro quei bari
dell’autodeterminazione
ci assegnano un ruolo da sgherri dismessi
Ora zitti, e via dai cogli...!

Amico mio,
quante risposte che non ho
ma il sangue mio…

Ma il sangue mio
è il solo conio che potrò
battere…

Un solo grido "Hic Manebimus Optimae!"
No, noi non smobilitiamo
un solo gesto "Audere Semper!", altro non c'è
le armi noi non deponiamo.

E restiamo,

Restiamo

Restiamo….


Comandante Legio, onore a chi combatte. La gloria la si deve acquistare, l'onore invece basta non perderlo.
Legio













Il ferro di Marcolando affondo' fino all'elsa.
Venne fuori con un fiotto di sangue, tirando via a forza quella vita
che come piombo nero pesava sulla sua anima.



La morte è una banalita' necessaria.



Lo sguardo di Legio si fece fisso sulla mucca di quel pomeriggio di pioggia,
non era piu Marcolando davanti a lui, era la mucca di quel giorno di fango che moriva sotto il diluvio,
vide ora kurtz che gli sorrideva da dietro il fumo che si levava verso il cielo,
nessun dolore, solo un torpido sonno freddo che gli andava mollando le gambe,
feuerweib stava contando i suoi denari e lui era riveso in un fosso a lato strada,
...dov'è la battaglia...fece per urlare il nome della compagnia,
per chiamare gli uomini come era solito fare, ma gliene manco' la forza,
fair l'attendeva lungo il torrente ma gli alberi si andavano chiudendo impedendogli la strada,
"Va' e conta bene i tuoi giorni" udi' dire alla voce,
il fumo avvolgeva tutto e le grida dei combattenti si andavano spegnendo in lontananza,
vide qualcosa muoversi verso di lui... o era lui che si muoveva,
il vento spense tutte le candele nella stanza della torre ovest di Rijeka,
"...Muoviti a pieta' dei giusti"
udi' mentre vedeva le camelie e le farfalle dei tempi del rumore,
il carretto degli appestati, il carro funebre della giustizia e del progresso,
vide il suo sosia perfetto agonizzare dei mali amori nelle asfissianti notti croate,
vide i porticati variopinti dei mercati di uccelli a Dubovac
e la gigantesca volta di luci che adornava ora il cielo in piena notte prima dell'aurora
attrarlo come nessun essere umano aveva mai amato cosi' la terra.
"...Saziaci al mattino con gli iniqui"

Tutto oscillo', e si fermo' poi sullo stretto orizzonte davanti alla sua testa poggiata a terra,
con la consolazione dell'ordine piu meticoloso, perfetto ed assoluto,
...poi esplose la luce e gli occhi di lui si chiusero.









"Non gioire nella mia sventura,
o mia nemica!
Se sono caduto, mi rialzerò;
se siedo nelle tenebre,
il Signore sarà mia luce".


Michea 7,8








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Rahziel
La battaglia cruenta vide il soldato colpire una brigante, tale Zelinda.
Mentre i ferri s'incrociavano, mentre i fuochi divampavano sul finire della notte un urlo dietro di lui... sua cugina Milena era stata ferita. Si liberò di corsa da colei che l'assillava, non avendo modo di colpirla di nuovo...

Milena... ! Rispondimi Milena!!!

Le tastò il polso... era viva, per grazia di Aristotele.
Solo svenuta.
La prese sulle spalle e si diresse al campo.


L'affidò alle cure delle Benedettine.

Tornerà più forte di prima
- rassicurarono.



Bevette, il viso sporco di sangue e fango... e si allontanò per alcuni metri verso il teatro di Morte alle mure della città. Era ormai l'alba.
Guardingo, la spada puntata verso chi potesse coglierlo di sorpresa.

Poi, una sagoma... a lui familiare, la voltò e vide Morphea che giaceva inerme. E il pensiero andò a quado erano in Consiglio, alle loro discussioni e alle loro riappacificazioni, alle liti e alle confidenze. Tutto l'altalenarsi di emozioni che facevano sentire che si apparteneva ad una cosa sola: la Vita.

Riposa in pace
- disse.
In fondo noi due abbiamo combattuto entrambi per un mondo migliore.

Una carezza e se ne andò, proseguendo la sua perlustrazione.
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