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Con gli occhi chiusi

Leenie
Epilogo della sera precedente.




Ecco… si sta svegliando. Stai bene, Liriel?

Compagni più o meno preoccupati si chinavano su di lei, mentre altri frugavano quell’ufficio mettendolo a soqquadro. Qualcuno l’aveva distesa su due panche accostate e le aveva messo un mantello ripiegato sotto la testa. L’uomo, che avrebbe dovuto essere morto ed inspiegabilmente era lì stava seduto con aria preoccupata. Liriel si tirò su, accettò con gratitudine un sorso da una fiaschetta che una mano amica le porgeva.

Immagino abbiate bisogno di parlare un po’… non metteteci troppo, appena finito qui andiamo tutti al castello, girare da soli potrebbe essere pericoloso. Non si sa mai quando le prede possono diventare predatori.

Passarono interminabili momenti di silenzio.

Costanza, io…

Lei si mosse con la rapidità del ragno che ha deciso di porre fine definitivamente alla vita della mosca. Gli afferrò il braccio, gli tirò su la manica e gli girò il polso per scoprire l’interno dell’avambraccio. Una lunga, irregolare cicatrice ancora rossastra correva dal polso fino al gomito. Gli mollò il braccio e la sua mano si abbatté sul viso di lui, schiaffeggiandolo con violenza.

VISSENTE CARROZ, SEI UN IDIOTA! COME HAI POTUTO?

Aveva accettato, inconsapevolmente, che lui fosse morto e tuttavia ancora vivo, un’accettazione viscerale, esulante dai normali percorsi della logica e del pensiero razionale.
Lui ristette, la testa lievemente piegata verso destra.

Costanza, mi dispiace tanto, io…

Costanza è morta! L’ho uccisa io quando mi è arrivata quella lettera! O meglio, l’hai uccisa tu per mia mano. E quello che i monaci hanno salvato, non è abbastanza.


Il tono, da sommesso e gelido, si fece improvvisamente alto e stridulo.

TU! TU, CHE NON MI HAI PERMESSO DI AIUTARTI! TU, SEI FUGGITO LASCIANDOMI IN QUELLA DANNATA SITUAZIONE, CON UNA BIMBA DA CRESCERE, SENZA UN SOLDO, SE NON FOSSI GIA’ STATO DANNATO TI AVREI MALEDETTO IO…

La voce si ruppe in un sussurro intervallato dai singhiozzi.

…e ora sei qui… com’è possibile? Se Aristotele esistesse avrebbe un dannato senso dell’umorismo.. ma dev’essere qualche potenza infernale che ti ha rimandato qui… ma come…?

Ormai piangeva a calde lacrime, e non oppose resistenza quando lui la strinse a sé. Lei non poteva vederlo, ma Vissénte scosse il capo e affondò la guancia, dove spiccava ancora il segno delle sue dita, nei suoi capelli.

Non lo so. Mi hanno detto che mi hanno trovato che vagavo, completamente fuori di me e quasi morto di stenti nelle campagne attorno a Pisa. Delle persone gentili mi hanno accolto e, appena mi sono ripreso, mi sono messo alla tua ricerca. Mi hanno detto che ti avevano visto partire verso nord, e mi sono messo sulle tue tracce. Sono dovuto tornare indietro a Piombino e prendere una nave per seguirti in Francia ma… non avendo il denaro, l’unica soluzione che ho trovato è stata arruolarmi. Immagina la mia sorpresa quando ho scoperto che avevi fatto lo stesso. Non ricordo altro.

La scostò da sé e la prese per le spalle, cercando di guardarla negli occhi:

Costanza, dov’è Eleonora? Perché non sei andata a Siena, da mia madre? Lei avrebbe potuto aiutarti…

Lei tenne gli occhi bassi. Scosse il capo.

No, non avrei mai potuto chiederle una cosa del genere. Già mandare lì Eleonora è stato un duro colpo per me. Ma non potevo educarla come si deve, e mi sono resa conto che non potevo continuare facendo la sguattera o la lavandaia. Quando Tergesteo e quel piccolo demonietto, che mi hanno accompagnato per caso da Piombino fino a Massa, mi hanno proposto questo contratto, mi è parsa la cosa migliore accettare. Mi pagano bene, e sono libera come non lo sono mai stata.

E così siamo vincolati dallo stesso contratto. Siamo in ballo, non ci resta che ballare… ma che faremo poi? Oh Costanza, ho percorso mezza Europa e mi sono arruolato in una compagnia di ventura per ritrovarti ma… sono stato uno stupido. Qualcuno, chissà chi, mi ha dato una seconda opportunità, ma senza di te non ha alcun senso. Vuoi darmene una anche tu?

Ma Vic
– tornò a quel nomignolo familiare senza accorgersene – anche io sono cambiata, nel frattempo. Non posso tornare alla vita tranquilla di un tempo. Non dopo aver visto quanto è ignavo il gregge, con gli occhi del lupo, non posso tornare pecora.

Sarò lupo con te, se lo vuoi.


Non ci furono più parole, e si lascia alla fantasia del lettore che avvenne in quel silenzio, rotto da qualche sghignazzata:

Ehi piccioncini!

Che carini!


Una risata volgare.

Vi lasciamo qui e facciamo i conti senza di voi.

Poi quella che Liriel chiamava “il piccolo demonio” li apostrofò quasi gentilmente:

Chi paga non aspetta, Liriel. Lui è al castello, e non attenderà ancora a lungo.

Sta bene, andiamo allora.


Ma quando si avviarono, Liriel gli stringeva la mano.
_________________
Eriti
Il duplice assalto era andato a buon fine, tutto come calcolato.
Era particolarmente allegra. La tensione antecedente l’azione l’aveva distrutta. Temeva che i vecchi dissapori fra loro, potessero mandare all’aria tutto. Ciò non fu. E per questo era allegra.

Le porte del castello si aprirono davanti a loro, emettendo appena qualche cigolio. Le poche guardie furono sistemate, con rapidi colpi secchi. Vivi, storditi, con qualche acciacco, ma sarebbero ritornati alle loro case, con un nuovo governo, però.
Avevano agito come dovevano, come Fantasmi nella notte.

Come si furono impadroniti del castello, si divisero i ruoli.
Gli furono lanciate le chiavi del Tribunale, e un semplice “divertiti” fu la direttiva.

Con il nuovo Giudice, si avviò al tribunale, non senza una scorta di vino francese appena traf… prelevato dalle “loro” cantine ducali.
Il Giudice prese posto nel suo ufficio, davanti a se alcuni imputanti in attesa di giudizio, sentì la prima sentenza: “Per me sei innocente… adesso portatemi un’altra bottiglia di vino… *hips*” per poi dirigersi nel suo ufficio.

Si sedette sulla poltrona, e iniziò a controllare le scartoffie sulla scrivania.
Buttò a terra il codice delle leggi ducali –
Queste non servono più, da oggi vige il nuovo Codice Legislativo Fantasma – prese una copia del loro codice e con il tagliacarte lo inchiodò al tavolo.

Bene, bene… iniziamo… il primo non può non essere che lui, oltraggioso il suo comportamento!

Redasse quindi la prima accusa:

    Vostro onore, siamo qui oggi per accusare Lordmick.
    Egli ha palesemente infranto il nuovo codice leggi: è stato infatti colto stamattina mentre chiacchierava rumorosamente facendo colazione con un croissant alla crema e tenendo gli stivali ai piedi. Ha evidentemente violato sia l'articolo 2.1 che l'articolo 3.3 del nuovo codice legislativo. Reati gravi, vostro Onore! che richiedono una punizione esemplare.


Il secondo ad essere processato, deve essere l’ex Prefetto, che con le sue assurde richieste di permessi ha rotto non poco:

    Vostro onore, davanti a voi c'è una donna che ha disturbato gravemente le azioni della Brigata.
    Ella ha cercato di minare la discendenza del Conte: i suoi nobili Cabasisi sono infatti stati messi a dura prova dalle richieste di permesso di questa donna. La cosa più grave è che Cassandres ha agito in via preventiva, senza nemmeno sapere chi avesse davanti. Chiedo che sia fustigato sulle terga in pubblica piazza per questo.


Seguirono poi vari processi… al Ministro del Commercio e allo Sceriffo:

    Vostro onore, vi chiedo di giudicare questa dama per frode e speculazione economica. La legge non è presente nell'attuale codice, ma come ben sapete la nostra fantasia non ha limiti. E' un fatto che abbiamo trovato le casse vuote e non abbiamo potuto ottenere il giusto compenso per il nostro buon lavoro.


… a chi disturbava il sonno di Sua Maestà il Principe Fantasma:

    Vostro onore, quest'uomo/donna porta tuttora le proprie calzature dopo averle tenute per tutta la mattina. E' evidente che hanno camminato disturbando il riposo di Sua Maestà. Aggravante: ha fatto parte del precedente consiglio, non impegnandosi affatto per contrastare la Nostra salita al potere e privandoci quindi di un sano combattimento.


… a quelle donne che portavano quei ridicoli cappelli a tenda:

    Vostro onore, questa donna viola l'articolo del codice penale: vi prego di considerare il rischio alla sicurezza che la tenda sulla sua testa comporta.


… al sindaco che non ha saputo difendersi:

    Vostro onore, questo uomo è colpevole di negligenza, e quindi di tradimento verso il Rouergue.
    Con le sue non azioni, ha di fatto avallato l’ascesa della Brigata Fantasma.
    Richiedo come pena 100 giri di corsa della piazza principale con un masso legato al collo.


… agli insegnanti, che non attenendosi al nuovo Codice, hanno insegnato altro invece de “L’arte di fare la mozzarella – conoscenze di base”:

    Vostro onore,
    Ninaprovence (Leconteur) ha ai nostri occhi la colpa di insegnare all'università senza recepire le lezioni di Sua Luccicanza Abraxasbellum. Costei (costui) infatti sta insegnando anatomia, anziché insegnare la fabbricazione della mozzarella.


… a chi ha osato descrivere male la Brigata Fantasma nel bollettino del notiziario internazionale:

    Vostro onore,
    Harpege è colpevole di aver parlato di noi in un articolo limitandoci alla mozzarella. Non ha fatto una parola del bellissimo comunicato di Tergesteo Barbarigo, Portavoce per volontà divina; non solo, ma il titolo dell'articolo parlava delle miniere del Rouergue, senza mettere in prima linea la brigata Fantasma.
    Chiediamo pentimento ed una maggiore considerazione dei nostri atti.


… a chi in pubblica piazza aveva oltraggiato Sua Maestà il Principe Fantasma:

    Vostro onore,
    quest’uomo con il suo linguaggio ha oltraggiato Sua Altezza il Principe Fantasma, per questo chiedo una punizione esemplare come 100 frustate sulla schiena e le scuse pubbliche.


… a chi entrava nella taverna Municipale presidiata dai Fantasmi:

    Vostro onore,
    questa persona si è macchiata del crimine di appropriazione indebita del nome della Brigata Fantasma.
    Entrando nella taverna dedicata al nostro amatissimo Principe Fantasma, essa ha dato modo di sospettarla come appartenente non ufficiale della Brigata. Questo è intollerabile!
    Per questo, chiedo come condanna la marchiatura a fuoco della lettera L di ladro sul suo corpo.


… a chi aveva un caseificio, ma non produceva Parmigiano Reggiano DOC, come da nuovo Codice:

    Vostro onore, questa donna possiede un caseificio, ma non ha fatto del Parmigiano per la Brigata. Siamo molto dispiaciuti di non avere ricevuto nessuna forma di buon formaggio. Di conseguenza, chiedo che sia giudicata.


… a chi parlava con la bocca piena:

    Vostro onore,
    quest'uomo è stato sorpreso intento a parlare con la bocca piena. Siamo disgustati e chiediamo che venga punito.


… e a chi nascondevano in casa dei calzini beige:

    Vostro onore, questo uomo è stato trovato con le mani nel cassetto dei calzini. Possiede una coppia di calzini beige! Ricordando l'articolo2.2 della Legge, chiediamo che sia condannato ha pulire i servizi del municipio.


Fu un lavoro arduo e impegnativo, al termine del quale si prese il meritato riposo: diverse bottiglie di vino annata 1439.
--Il_marinaio_errante


Oh che bel castello
Marcondirondirondello
Oh che bel castello
Marcondirondirondà

Il tuo è proprio bello
Marcondirondirondello
Il tuo è proprio bello
Marcondirondirondà

Noi lo assalteremo
Marcondirondirondello
Noi lo assalteremo
Marcondirondirondà

E lo svuoteremo
Marcondirondirondello
E lo svuoteremo
Marcondirondirondà

E a noi chi c’aiuta?
Marcondirondirondello
E a noi chi c’aiuta?
Marcondirondirondà

Ma dov’è il tuo Duca?
Marcondirondirondello
Ma dov’è il tuo Duca?
Marcondirondirondà

Il mio Duca dorme
Marcondirondirondello
Il mio Duca dorme
Marcondirondirondà

Chiedi al Capitano
Marcondirondirondello
Chiedi al Capitano
Marcondirondirondà

Lui non ha soldati
Marcondirondirondello
Lui non ha soldati
Marcondirondirondà

E il Sindaco che fa?
Marcondirondirondello
E il Sindaco che fa?
Marcondirondirondà

Lui vi ha fatto entrare
Marcondirondirondello
Lui vi ha fatto entrare
Marcondirondirondà

E l’Imperator che dice?
Marcondirondirondello
E l’Imperator che dice?
Marcondirondirondà

Lui se ne frega
Marcondirondirondello
Lui se ne frega
Marcondirondirondà

Quasi quasi noi siam meglio
Marcondirondirondello
Quasi quasi noi siam meglio
Marcondirondirondà

Di sicuro non peggio
Marcondirondirondello
Di sicuro non peggio
Marcondirondirondà

Noi mostriamo al volgo
Marcondirondirondello
Ceppi suoi e catene
Marcondirondirondà

Ciò che non si vede
Marcondirondirondello
Non si può spezzare
Marcondirondirondà
The_prince
Si era esiliato volontariamente in una casa diroccata nei pressi del boschetto adiacente al Castello del governo con la secca richiesta di non essere disturbato.
Il tempo degli inganni e delle bugie era finito.
La maschera veniva calata con fredda precisione, e si spogliava degli abiti purpurei con le effigi nobiliari gettandole da un buco nelle mura del rudere.
Sarebbero state ottima refurtiva per i boscaioli del posto.

Sistemò delle rune sul terreno in cerchi concentrici e prese a danzare come in preda a fumi esoterici che gli scorrevano dentro le vene come un fuoco in una fornace. Il rito celtico della guerra era ciò che più aveva a cuore di fare ed aveva seguito alla lettera le indicazioni del suo tutore. Al collo aveva sistemato una collana con un rametto di vischio, e sulla pelle con inchiostro aveva dipinto caratteri runici che ricordavano le sue origini Irlandesi, la sua vera famiglia.
Ghignava in preda al delirio ripensando al dialogo con quel milanese, pensava che sarebbero andati molto d'accordo.

In fondo erano simili. Come due nemesi.
Ed era certo che l'uomo lo sapesse dentro di sé, tanto da soffrire in ogni fibra del suo corpo.
Ma tutto era pronto: il sacrificio era consumato, e tutto procedeva inesorabile come su un piano inclinato.
Impossibile arrestare il corso degli eventi.
S'infilò una giubba nera smanicata ed un pantalone corvino. Legò arco e faretra alle spalle, saldò la spada alla cintola e per ultimo, usò il poco inchiostro che gli era rimasto per intingersi la pelle sotto gli occhi con segni orizzontali.

Uscì per ritrovarsi a cavallo al punto d'adunata e trovò tutti pronti ed in fibrillazione, ognuno a modo suo.
Sotto un cielo pesante come piombo, uomini e donne dalle gole secche di fuoco, affilavano le loro armi pronti alla pugna, determinati alla vittoria in un modo o nell'altro.
Si posizionarono tutti in assetto da battaglia, nascosti tra la coltre di nebbia e la Kaffekvarn boscaglia.

Boschi.
Ne è pieno la Francia.
Sembrano fatti apposta per vivere da fantasmi.

Etereo si muoveva Edoardo a cavallo passando in rassegna le truppe.
Prassi. Abitudine inamovibile. La guerra è fatta di particolari, e di alcuni l'uomo non riesce a farne a meno.
Quando tutto fu pronto chiamò il gonfaloniere e ordinò di alzare il vessillo della Brigata fantasma.

E fu un attimo, come il temporale estivo. Chiamò la carica e tutti si precipitarono iratamente verso l'inferriata del castello di Rodez.
La nebbia fu preziosa alleata. Sotto le mura le sentinelle non si accorsero per tempo della venuta e arrancavano goffamente sui ballatoi per cercare aiuto nell'esile guarnigione reale.

Quando le mura caddero sbriciolate, la carica fu devastante. I pochi difensori traballarono cadendo sconfitti rapidamente. In breve tempo un drappello d'armati occupava la sala del governo imponendo con le armi la ritirata alle truppe ed ai consiglieri, comodi nelle loro pellicce d'ermellino e dal loro accento snervante. Quante volte Edoardo avrebbe voluto puntare un pugnale alla carotide di quei sporchi francesi.
Il gonfaloniere si arrampicò sul bastione nord, la torre più alta e scaraventò giù per le mura le insegne del Rouergue sostituendole con quelle della Brigata Fantasma.

Dall'alto delle mura, sporchi di fuliggine e con le membra stanche, osservarono gli occhi vitrei dei nemici mentre si allontanavano nella boscaglia.
Come degli spettri risorti dall'entroterra, senza casa e senza dimora.
Virili e tenaci guerrieri avevano occupato le loro.
F.petrus


***Ogni contrada è patria del ribelle
ogni donna a lui dona un sospir
nella notte lo guidano le stelle
forte il cuor e il braccio nel colpir ***


Era stato assegnato alla squadra che si sarebbe dovuta occupare del municipio.
Due donne, Siria e Liriel, guidavano l'operazione.
Nonostante il suo rango elevato, il Conte era ben felice di non aver più responsabilità dell'artigiano alla sua destra.
Era arrivato al punto d'adunata ammantato di nero, con la sua leggera corazza lightly clanging ed aveva poi seguito i suoi compagni nella furiosa, eppure misurata nei modi, irruzione nel municipio.
Nessun uomo venne ucciso - Sarebbe curiosissimo vedere questa Liriel inquadrata in un reggimento che marcia verso la battaglia... - e così giunsero a catturare il Sindaco.

Ferenç Petrus ebbe la gentilezza di comunicare all'ex-Sindaco la sua attuale condizione e le richieste avanzate dalla nuova amministrazione.
Non siete più voi il sindaco, adesso. Andate a casa, e non vi sarà fatto alcun male. Ma prima, vorremmo le chiavi.
Dopo essersi consultato, con un po' di nervosismo, con gli altri membri del gruppo, ricomunicò il messaggio in francese.
Vous n'êtes plus le maire, maintenant. Rentrez chez vous, et il n'y aura pas de mal. Mais d'abord, nous aimerions les touches.
Presero poi a perlustrare l'intero edificio, mentre Liriel ridiscuteva i rapporti di coppia con quello che Petrus identificò come suo marito.
A sentirla inveire contro di lui, pensò di averla giudicata troppo male e, inwardly, parteggiava sinceramente per i suoi argomenti e si riallietava per ogni stoccata morale che andava a segno.

Verso le quattro-cinque del mattino, concluso il lavoro, reinfoderò infine la spada, infagottò la corazza per non farla più cigolare e, pretendendo di farsi accompagnare da una ragazza del gruppo, tornò alla sua locanda.
Quando arrivò a venti metri dall'ingresso, si voltò, dacchè ella lo seguiva a qualche passo di distanza: tratteneva a stento le lacrime.
Forse avrei dovuto spiegarle tutto già da prima... pensò il Conte, mentre cominciava a provare un certo senso di colpa. Sfoderò il suo miglior sorriso di comprensione ed empatia e prese a dirle a bassa voce:
"Giovine, stai allegra! Sono lieto di annunciarti che hai capito poco e niente. Ho già il cuore impegnato con tale Sonora Eva Rebecca Bardi Colonna. Adesso ci salutiamo con calore e ad alta voce, in modo tale che la genti pensi ciò che tu hai pensato fino a poco fa. Così il taverniere non farà dmande su dove ho passato la notte e tu potrai vantare un alibi e la garanzia di un nobile."
Poi, come inteso, si salutarono laudly e fondly di fronte alla porta della locanda dove alloggiava Ferenç e si separarono. La vide allontanarsi di fretta e con passo lieve, senza timore di incontrare alcun malintenzionato. Aveva una spada e sapeva maneggiarla, nonostante se ne fosse ricordata solo allora.

*******

L'indomani, di prima mattina, partì di gran carriera. Unitosi al gruppo che gli era stato assegnato, corse al galoppo verso un'altra città.

*******

Domenica. Giorno del Signore.
Insospettabili.
Prendere alloggio, preparare armamentario, vestiti e attrezzature varie. Discrezione massima.
Il Principe Fantasma, intanto, cominciava a diffondere il suo verbo per mezzo del Portavoce per Diritto Divino.
Ferenç Petrus, nella sua stanzina affittata, leggeva un messaggio del Ciambellano Ungherese circa la discussione d'un trattato fra i Regni delle Due Sicilie e d'Ungheria.
Nella taverna di sotto, s'informò dalla lacondiera circa i fatti che erano avvenuti il giorno precedente ed offriva da bere agli astanti.


***Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.***


________________


alias
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Leenie
Avevano lasciato la Capitale in silenzio e alla chetichella, osservando sulle mura i francesi che si organizzavano per l’assalto. Per quando avessero attaccato loro sarebbero già stati lontani. Carri innocui con poche persone, gruppi poco numerosi a piedi, e se l’erano svignata.
Avevano dovuto a malincuore separarsi, Vissénte era assegnato ad un altro gruppo ed era fondamentale che tutto andasse secondo i piani, si sarebbero rivisti in serata.
Sempre cercando di farsi notare il meno possibile, appena giunti nella cittadina di Villefranche avevano cercato qualche bettola fuori mano per riposarsi e prepararsi per i piani della sera.
Cercare di dormire e di non dare nell’occhio. Niente risse, vietato ubriacarsi, cercare di non riunirsi in gruppi numerosi, parlare poco e piano. Queste le indicazioni che correvano tra le loro file.
Liriel aveva dato queste direttive ai suoi, ma era incapace di seguirle lei stessa. Il letto, nonostante avesse dormito da sola negli ultimi mesi, le sembrava improvvisamente freddo e vuoto come le era parso in quei primi giorni a Piombino.

Sta bene, arriverà stasera, non gli accadrà niente.
Dio, è incredibile come il desiderio di laudano non mi abbandoni…


Coi capelli lievemente spettinati dopo essersi rigirata invano nel letto per un po’, si risolse ad alzarsi con un sospiro e decise di andare a cercare qualcosa da bere. Non troppo, solo un goccio.
Nella sala comune della taverna trovò un volto noto. Uno dei nobili del sud che si era unito a loro, chissà perché, così le sembrava di ricordare.
Uno strano uomo, taciturno, ma curioso a suo modo.
Stava riverso su una panca, la giubba aperta e la camicia quasi fuori dai calzoni. Teneva un bicchiere in mano e lo sguardo perso nel vuoto.
Quando la vide, sobbalzò e freneticamente tentò di rendersi presentabile, facendole poi un cerimonioso cenno, di quelli a cui sono abituate le gran dame, e Liriel mandò un risolino, pareva non rendersi conto di quanto lei fosse estranea a quei modi.

Ad ogni modo, accettò in un bicchiere quasi pulito il contenuto della bottiglia che stava sul tavolo. Esordì:

Voi lo sapete il mio nome, suppongo. O meglio, sapete che mi chiamano Liriel…

Annuì. Decisamente poco loquace.

Non mi ricordo il vostro di nome, invece…

Ferenç Petrus Vasa, madama.


Secco, tuttavia aveva una bella voce morbida, dal tocco educato e dalla sonorità piena, così diversa dalla parlata aspirata che aveva acquisito lei vivendo in Toscana. Come sempre non riuscì a frenare la propria lingua, e fece la domanda che tanto pesava sulla sua coscienza:

Voi lo sapete perché siete qui?

Perché, voi no? Mi pareva che il piano fosse chiaro…


Liriel rimase un attimo interdetta dalla risposta. Stava per replicare, quando lui alzò la mano per fermarla.

Scusate, sono un po’ nervoso.

E non lo siamo forse tutti?

Diciamo che trovavo la mia aria soffocante, avevo bisogno di cambiare un po’. O meglio, forse volevo completare la mia formazione. E’ così nobile ammuffire tra le scartoffie?

In effetti non sono nella condizione di dire cosa sia nobile e cosa no. Io sono qui perché pensavo di non aver nulla da perdere, e ora che invece ho ritrovato qualcosa, non vorrei comunque essere altrove.

Suppongo vi riferiate a vostro marito.


Annuì. Con quella domanda l’uomo sembrava aver vinto la propria reticenza a parlare.

Sì, io l’ho creduto morto, e invece ora è qui. Ma ciò che più mi spaventa, è che non voglio tornare indietro, non ho nostalgia per la vita tranquilla che ho lasciato. Sono davvero una persona così orribile per questo?
_________________
Tergesteo


Rodez, sabato 24 ottobre


"Milanese, i cavalli sono pronti fuori città ..."
Tergesteo alzò lo sguardo dai documenti sparsi sul tavolo.
Senza parlarè si alzò e si caricò la propria sacca in spalla, la spada alla cinta
.
"C'è da fidarsi?"
"Sì Tergesteo, è uno che ha passato diversi mesi nelle galere del Rouergue ... non ama l'ex governo"
"Bene , andiamo allora"


Attraversarono le stanze vuote del castello senza parlare, scendendo lungo scale ora ampie ora strette sino ad una specie di cunicolo.
Li attendeva all'imboccatura dello stesso un uomo con una torcia.

"E' lui?"
"Precisamente..."

Non vi furono obiezioni.
Nel cunicolo stretto che conduceva attraverso le mura del castello la luce danzava sulle pareti, proiettando ombre irreali.

"Edoardo ..."
"Dite..."
"Ora che l'azione s'è conclusa con un successo, dobbiamo affrontare il dopo.
La Brigata va portata al sicuro e riorganizzata."
"Mi pare giusto ..."
"Vi siete mai posto il problema di come verrete accolti al ritorno , voialtri nobili?"
"Strano che vi preoccupiate di questo, Tergesteo"
"Ci sono già passato ,tutto qui"

"Ah ... e fu dopo..."
"Esatto fu dopo la guerra contro Modena. Lasciammo sul campo gli amici e fummo accolti come traditori e briganti, a Milano."
"Tergesteo, io..."
"Aspettate, aspettate ... dopo... la gente non comprese il gesto e noi ci rifiutammo sempre di coinvolgere quelli che non parteciparono all'azione ... diciamo fu un patto d'onore con alcuni che pagammo con le offese più assurde... ma mai rivelammo nulla, a meno che coloro che sapevano non si fossero fatti avanti ... cosa che mai avvenne."


Un attimo di silenzio.

"Ora mi chiedo, Edoardo ... io stavolta non ho nulla da perdere ... ma voi? Siete pronto a tornare alle condizioni che vi ho illustrato?
Noi la verità la sappiamo : siete pronto a custodirla?"
"Non mi sono ancora posto questa domanda, Tergesteo..."
"Mi pare ovvio ... non lo feci neppure io, prima ... lo feci dopo e come vedete, sono qui ..."
"Fu allora che entraste nella banda di Legio?"

"No... fu dopo che ritirai l'ordine di assalto al castello di Modena"

Edoardo Cybo-Malaspina si fermò.
Nel buio osservava Tergesteo.

"Sorpreso? Strano ... e sappiate, caro barone o conte o quel che siete che non esiterò a rifarlo...ma quella volta volli risparmiare i miei uomini da un'azione suicida... non me lo perdonerò mai.
Poi incontrai il Generale. Il resto lo sapete."

Ci fu un cenno di assenso.

Il cunicolo sfociava in una grata, all'aria aperta.
La grata cedette senza problemi.
Gli uomini si celarono sotto cappucci e nella notte uscirono dalla città.
L'esercito regolare del Rouergue si preparava a riprendere il castello, vuoto.

La compagnia di ventura "Brigata Fantasma" come era comparsa così era svanita.
Come un incubo che lascia le proprie scorie oniriche durante il giorno.
Come un avvertimento nella notte.


"Edoardo..."
"Dite..."
"La strada fino la Toulose è lunga ... avete qualcosa da dirmi.. o da confessarmi"





Una stirpe offre testimonianza con il comportamento.
Siamo ciò che siamo e l'essere nati è una risposta sufficiente ad ogni obiezione.

Noi ci approntiamo come si appronta un'arma,
siamo potenti, e fortissimi in noi stessi.
Noi siamo coloro che, con il sarcasmo , obbligano uomini,donne, nazioni a sollevarsi dai loro seggi e battersi per la loro vita!
Noi siamo coloro che vanno per le strade con una lingua tagliente a chiedere a tutti quelli che incontriamo :
Chi sei tu, che hai voluto che ti si dicesse solo quello che sapevi da prima?
Sei tu, o vorresti essere, migliore di tutto quello che c'è mai stato prima?

Se vuoi essere migliore di tutto quello che c'è stato prima, vieni, ascoltateci e noi ti ascolteremo.

Diffidate dalla grazia!Diffidate dalla delicatezza!
Guardatevi da ciò che precede il decadimento dell'inflessibilità degli Stati e uomini!
Eriti
Il lavoro era terminato, si apprestavano a lasciare quelle sale, senza avergli fatto un solo graffio.
I loro contatti li avevano informati che i cittadini del Rouergue si stavano organizzando per riprendersi il potere.

Avranno lavoro facile. Prendere il castello quando questo è completamente vuoto e con le porte aperte è un’impresa attuabile anche da un bambino – sorrise a quel pensiero.

Come da piano, si infilarono nel cunicolo che li avrebbe portati fuori dal castello, e da lì dritti in Toulose.
Sentì il discorso fra i due.
Le conseguenze. Non aveva mai pensato ad esse. In fondo, fino ad allora ancora non aveva capito cosa l’aveva spinta ad unirsi a quella Compagnia di Ventura.
Se prima pensava alla fama, alla ricchezza, al potere, ora nella sua mente si delineava l’idea dell’emulazione paterna. Quante volte da piccola si era addormentata con i racconti delle gesta del padre a Costantinopoli al seguito di una compagnia di ventura, quante volte da piccola giocava alla guerra con quel pugnale a lei tanto caro.
Già, forse era quella che la spingeva, eppure vedendo alla luce delle fiaccole i volti di tutti loro, dei suoi compagni d’arme, un’altra idea le si faceva sempre più largo dentro di sé.

Persone provenienti da tutto lo stivale, che per un comune ideale si sono unite, si sono organizzate, e hanno ottenuto il loro successo. Già. Un successo. Era quello che avevano ottenuto. Al di là di tutto e tutti, per loro era stato un successo. Aveva fatto e ottenuto quanto programmato.

Montarono in sella. Videro alcuni cittadini di Rodez correre in fretta per le vie, segno della loro organizzazione. Troppo lenti.

Partirono. Veloci ed eterei come fantasmi. Albii li aspettava, lì avrebbero potuto concedersi una tregua dalla fuga e fare il punto della situazione.

Quando furono con le mura cittadine alle spalle, fermò un attimo il cavallo, rigirandolo. Osservò prima Rodez e poi in direzione di Millau. Un pensiero le attraversò la mente.

Pavida clandestina, hai perso questa occasione.
Se vorrai tornare, sai come contattarci. Ti aspetteremo. Non lasciamo indietro nessuno, se è possibile.


Un fischio alle spalle, il segnale di muoversi. Spronò il cavallo al galoppo e raggiunse il suo gruppo di fuga. Da lì, nessuno li vide più, nemmeno quegli uomini che da Villefranche de Rouergue si erano mobilitati per raggiungere la mattina dopo Rodez.
The_prince


Dopo la battaglia
nel silenzio irreale
vagano fantasmi inquieti
tra le spoglie del loro passato.

Cessate le urla di guerra
guardano i volti smarriti
sporchi di terra
e di sangue
sul campo sconvolto
dal vomere della morte.

Figure pallide
senza tempo
senza nemici e amici
senza odio
e senza amore
senza lacrime e senza sorriso.

Dopo la battaglia
il loro vuoto
ricopre tutto come brina
in un freddo sudario
di solitudine.




Il cunicolo sbucava proprio in mezzo ad una delle tante maledette foreste Francesi. Nascosti tra la vegetazione decine di scalpitanti Camargue, cavalli dal pelo bianco e lucido come la seta.
L'occhio del ricettatore brillava come folgore di diamante.
Proprio come l'occhio del Folle.

"L'hai ben detto.... la strada è lunga, avremo modo di finire il discorso, ora abbiamo un tantino da fare", fu la risposta secca d'Edoardo all'invito a parlare del milanese.

Neanche finì la frase che un richiamo proveniente dal Castello fece rabbrividire tutti. La cavalleria nemica li aveva avvistati e si preparava al rastrellamento.
D'istinto tutti montarono a cavallo e presero a farsi largo tra la foresta per disperdere il nemico. Il numeroso drappello sembrava come circondato da un alone mistico mentre cavalcavano vicini.
Non fu difficile lasciarsi indietro i pesanti cavalli bardati in cotta di maglia dei francesi alla sella dei leggeri e piccoli Camargue.

Quando a diversi passi, a vista d'occhio, non si vedevano nemici, rallentarono l'andatura per far riprendere fiato alle bestie.
Al piccolo passo, le mura in legno del piccolo villaggio di Albi erano l'estremo saluto di una Brigata Fantasma con fiato corto e stomaci vuoti.


26 Ottobre 1458, notte. Radura fuori le mura di Albi.

Un fuoco ardeva incandescente liberando nell'aria volute di scintille. Il silenzio della notte era squarciato solo dallo scoppiettio di carboni ardenti e le risate fragorose dei soldati
I soldati della Brigata gustavano i pezzi di prelibata carne sottratti al nemico Rouerguate cuocendola alla buona e meglio.

Edoardo era appena ritornato all'accampamento dal lago dove si era recato per un tuffo. Appollaiato sulla spalla, il falco gaelico seguiva fedelmente il cavaliere.
Passò accanto al fuoco, e vide il Folle mangiare avidamente da un arrosto. Portò il falco sulla sua mano e lo liberò nell'aria, poi si sedette affianco a lui.

"La spedizione è andata meglio di quanto speravo."
Tergesteo si voltò di scatto. Silente.
"I Francesi sanno di non essere inviolabili ora. Sulle loro mura sventola ancora la bandiera della Brigata. Tutti sapranno in breve tempo che un pugno di avventurieri hanno facilmente sconfitto le truppe dell'esercito reale. Capisci? Dalle terre italiche riceveremo appoggi, e chissà, con il tempo potremmo..."

Lo sguardo era assente, anche se lo fissava sembrava non essere presente.

"So a cosa stai pensando. Sappi che il vero autore della morte di Dani non ha ancora pagato. Le cose non sembrano mai come sono, e non tutti gli uomini sono dotati di spina dorsale..."
"Sei tu a non sapere... a non sapere quanto fa male... ma ne parleremo, quando tutto sarà finito, ne parleremo."
"Come vuoi, ma adesso è meglio se andiamo a dormire, la notte avanza silenziosa..."

Presero due direzioni diverse, e spensero il fuoco.
La baia di Albi dormiva placida e serena, dopo un'alba di fuoco.
F.petrus



Il Conte era stato sorpreso in un momento di "debolezza". Era impegnato a star solo coi propri pensieri, quando Liriel sopraggiunse vicino a lui.
Inizialmente era infastidito da quell'interruzione che giudicava irruenta, ma poi, cominciando a parlare, Ferenç Petrus si riallietò di poter scambiare qualche parola con un altro compagno della Brigata.
"Non posso che pensare il contrario, dama Liriel!- prese a rispondere - Considerate che lo stesso identico discorso avrei potuto farlo io. Ho lasciato Terra di Lavoro, le mie terre e le mie consuete attività per cercare qualcosa di meglio e che riuscisse ad appagarmi; inoltre, volevo compiere un'impresa da poter dedicare ad una persona che mi sta molto a cuore. In fondo non rimpiangere il vostro stile di vita precedente, non significa dimenticarsi affetti e amicizie, non credete?"
La sua interlocutrice si contorse lievemente sulla sedia.
"Non saprei, dopotutto a parte mio marito, dubito che ci siano molte persone a rimpiangermi. Sapete, non vivevo a Firenze da molto. Ad alcune delle persone a cui tenevo, ho scritto, ad altre, non ho osato. E molte di loro non vorranno più avere a che fare con me.
Ma non sono una dama, per cui se potete per favore non chiamatemi così. Non so voi nobili come siete abituati, ma io, dopo aver combattuto al fianco di una persona, non voglio che mi chiami altrimenti che Liriel".

Ferenç sorrise al sentire quelle parole, un po' divertito dal modo di porsi che aveva quella donna.
"Come preferite voi, Liriel. Tornando al discorso principale, vi consiglio di valutare le amicizie per quel che sono: se qualcuno è in grado di dimenticare un amico alla prima parola o azione che considera fuori luogo, forse non è... adatto ad essere considerato un amico. E' anche per comprendere meglio le persone che crediamo di conoscere che compiamo queste imprese, non solo per conoscerne di nuove. Perlomeno, per me è così."
A Petrus sembrò di vedere Liriel titubare.
"Vedete sono io la prima a comprendere: avere a che fare con noi sarà pericoloso, anche per chi ci vuol bene, d'ora in poi, senza contare che..."
Irruppe un altro compagno in quella stanza.
"Ecco dove eravate, non vi abbiamo trovati nelle vostre camere! E' quasi ora..."Non avete visto che è il tramonto?"
Era ora.


***Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!***


_________________
Leenie
Clangore di spade, urla, la macabra luce di un incendio illuminava la battaglia…
Sono troppi, non ce la faremo, ritiriamoci. Via, via! Via tutti!






26 ottobre 1458, poco dopo il tramonto. Radura fuori dalle mura di Albi



Il fuoco era appena stato acceso ma già la fiamma divampava, alta, a scacciare le tenebre della notte incombente da quello spiazzo in mezzo agli alberi. Istintivamente, uomini e donne si accalcavano verso quella luce e quel calore, ma tutti erano insolitamente tesi, e silenziosi.
Si poté così distinguere nitidamente, appena attutito dal manto di foglie secche che già ricopriva il terreno, il rumore di cavalli in avvicinamento.

Tutti si voltarono, ma furono due uomini i primi a farsi avanti verso i nuovi arrivati. Liriel, smontando da cavallo, fece appena in tempo a notare la tensione, quasi palpabile, tra quei due. La ragazza dai capelli scuri al suo fianco glielo aveva spiegato: tra i due uomini, nonostante avessero messo da parte le loro questioni personali per il momento, non correva buon sangue. Vecchi attriti dei tempi della guerra. Scrollò le spalle, non erano affari suoi. Lei cercava il volto di un altro uomo, tra coloro che si accalcavano d’intorno.

Tuttavia, prima che potessero fare domande, fu la ragazza al suo fianco a parlare, rivolgendosi a Tergesteo e… come si chiamava? Ah sì, Edoardo Cybo-Malaspina:

Erano in troppi… hanno assoldato dei briganti, pare che onesti cittadini per difendere le loro case non li abbiano trovati…

Liriel non vide chi dei due fece la domanda successiva, ma udì la risposta:

State tutti bene?

Sì sì, stiamo bene, qualcuno ha qualche graffio, ma niente che qualcosa di caldo nello stomaco e possibilmente qualcosa da bere non possano sistemare…


E finalmente, spintonando, si fece avanti l’uomo che lei aspettava:

Vic!

Costanza! Dimmi che stai bene!


Soltanto lui la chiamava ancora così. Si lasciò stritolare dal suo abbraccio condurre via, avvinghiata a lui.

Sì, sì, sto bene. Cos’è questo profumino? Sto morendo di fame!

Gli uomini e le donne della Brigata poterono finalmente rilassarsi. Villefranche era sempre stata un obiettivo secondario, non avevano avuto vittime o feriti gravi, erano ancora inebriati dalla vittoria riportata a Rodez, e ora si trovavano al sicuro, fuori da quei confini, dunque il morale era alto e la conversazione scherzosa.
Chi mangiava, chi chiacchierava, non mancava nemmeno chi, su qualche piano improvvisato o su una coperta, giocava a carte o ai dadi. Le mani si muovevano veloci e denaro e oggetti di valore cambiavano rapidamente proprietario.
Liriel, appoggiata comodamente con la schiena sul petto del marito, era intenta a cacciarsi in bocca fette di pane e carne. Quel po’ di educazione che la sua balia aveva tentato di inculcarle, svaniva rapidamente a fare quella vita.
E nell’azione, finalmente, tutti i suoi dubbi erano tacitati, tutti i suoi rimorsi, svaniti.
Quella notte, riscaldata dal tepore dell’uomo che dormiva al suo fianco, più che dalla coperta che li riparava dal gelo, dormì senza che gli incubi venissero a farle visita.
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Eriti
Albii era davanti a loro.
Decisero di rimanere fuori dalle mura, non addentrandosi in città. In teoria era sicuro per loro, ma la prudenza non è mai troppa.
Trovarono rifugio in una piccola radura immersa fra gli alberi.

Il fuoco scoppiettava e un po’ tutti cercavano ristoro nel suo calore. La carne messa a cuocere sfrigolava emanando un odore invitante.


Ehi – disse Eriti – mettete a cuocere anche queste.
Passò alla cugina che stava controllando la cottura di alcuni cosciotti vicino al fuoco, un sacchetto contenente delle castagne.
Che c’è? – disse notando alcuni sguardi perplessi – Le vendeva una vecchietta lungo la strada, erano sì invitanti che ne ho comprate un po’.

Cugina, tu non ti smentisci mai eh?


Per tutta risposta, Eriti sorrise, ricevendo in cambio due cosciotti cotti e un cenno del capo come ad indicare “Portali a quei due capoccioni laggiù”.
Eriti prese i cosciotti dalle mani della cugina e con fare finto – scocciato recapitò il cibo ai diretti interessati.


Bon appetit, Monsieurs.

I due uomini presero la carne, nemmeno troppo malvolentieri, mentre la donna si sedeva di fianco a quello che conosceva meglio. Notando il gelo fra i due, cercò di intavolare un discorso, a voce non troppo alta.

Dimmi Edo, possiamo ancora fidarci di Tu Sai Chi? Ha ancora in mente di fare quello che disse?
Non so il perché, ma ho la strana sensazione che vogliano fregarci.

Non preoccuparti
– rispose l’uomo con la bocca ancora mezza piena – è affidabile, non ci tradirà. Sei troppo sospettosa tu.

Passa mesi e mesi in costante stato di allerta, dubitando di ogni singola persona che incontri per strada temendo che sia un messo del maligno, pronta a sguainare la spada e conficcargliela nel petto, e poi me lo ridici se non diventi sospettoso.


Edoardo sorrise e con un gesto molto esplicito della mano, considerò chiuso il discorso.

Piuttosto – continuò la donna come nulla fosse, alzando la voce in modo che tutti potessero udirla – pensate che in Italia già sappiano della nostra impresa?
Ammetto che in parte sarei curiosa di sapere cosa dicono, soprattutto quelli a cui fu chiesto di unirsi a noi, ma “avevano da fare” … a tenere il deretano al caldo su di una poltrona …

Fregatene, che ti importa. Abbiamo il nostro da fare.


Il sospiro che ne seguì fu più eloquente di mille parole, e ciò mandò in ilarità chi aveva seguito il buffo battibecco.
--Spirito_dionisiaco
La bruma autunnale si alzava dai campi assopiti.
La via che dal Riuerge proseguiva per Albi si perdeva tra le colline, nere e grasse di terra inzuppata.
Il castello era stato preso e se n'era disposto a piacimento.
Ora lo si abbandonava come si lascia una meretrice dopo una notte di piacere.

La colonna di cavalieri procedeva ordinata e senza fretta.
Il brandello di buio che precedeva l'alba scagliava la memoria di quei avventurieri a frugare tra i ricordi





Avevo deciso di prendere la strada che conduceva a ponente, raggiungere una città di mare mi avrebbe sicuramente offerto maggiori opportunità per il mio viaggio. Lungo il percorso mii ero fermato saltuariamente a lavorare, racimolare un bel gruzzoletto di ducati mi avrebbe dato più sicurezza nell'intraprendere la grande avventura.

Un vecchio ritrovo per marinai sul molo, in piedi tamburellavo sull'orlo del tavolo col boccale di birra davanti a me. Fuori lunghe file di carri affollavano le banchine, marinai stivavano di merci magazzini e navi. Continuavo ad osservare quel frenetico lavorio, affascinato alla vista dello sconfinato mare, non senza scrutare le varie navi all'àncora che gremivano il porto. Brigantini, galee di nobili ricchi, pesanti e tozze navi da carico equipaggiate con vele latine e ancora lunghi vascelli monoalberi delle flotte mercantili.


Il cavallo scartava sulla terra zuppa di guazza notturna.
Il cavaliere sembrava ridestarsi, si guardava attorno.
Sorrise e socchiuse gli occhi



D'improvviso mi voltai verso un gruppo di marinai intenti a sorseggiare allegramente una pinta di birra rivolgendosi a loro. "Sto cercando un imbarco, c'è nessuno qui che sappia indicare a chi rivolgermi?" Un uomo, basso e tarchiato tanto da rassomigliare ad un bulldog, mi studiò mentre si scolava il boccale, annuì quindi con un cenno del capo. "Dipende dal tipo d'imbarco che cercate, dove siete diretto?" "Qualsiasi" risposi "Non ho alcuna meta se non l'allontanarmi da questo luogo in cerca d'avventura".
"Avventura!?" Domandò tra lo stupito e il beffardo l'uomo tarchiato, "Se siete in cerca d'avventura allora... vedete quella galea ormeggiata alla fine del molo? Chiedete del suo comandante, sono sicuro che sarà lieto di aggregarvi al suo equipaggio." Ridendo sarcasticamente l'uomo si rigirò verso i suoi compagni di bevuta.
Senza perder altro tempo, poggiai qualche ducato sul bancone della bettola, il costo della birra che aveva bevuto, e mi diressi lungo il molo. La nave era grande ed imponente il suo albero maestro, il suo nome quello di un vento che soffia da ponente, la sua destinazione la Francia. Ci pensai un attimo e alla fine mi decisi che il mio viaggio avrebbe avuto un ottimo inzio proprio dirigendomi in Francia. Il comandante della galea accettò quasi subito la mia richiesta d'imbarco non senza prima aver pattuito il prezzo del viaggio. Mentre un mozzo mi indicava la mia amaca la nave salpava le ancore alla volta dell'immenso mare.


L’aurora si presentò incendiando il paesaggio.
Tra quei bagliori rossi dalla terra scura emersero lontane le mura di una città in un a radura , come vele sul mare placido.
Albi
--Il_catalano


Li donem la benvinguda a Urgell ..
La sang i la violència estan a l'espera que els homes d'Honor i Gràcia
Manté la vida és gràcies a l'espasa, gràcies a les dones i el bon vi.
el sentiment de la glòria que rep i us santifiqui
Siria
Lei sedeva solitaria e pensava che finalmente da giorni dormiva sonni non più travagliati.
Sembrava che l'idea stessa di mettersi in gioco fosse per lei fonte di nuova vita, di nuova rinascita.
Aveva sempre lottato, ma l’ultimo periodo trascorso nella sua città avevano fatto di lei l’ombra di sè stessa.
Gli stimoli che fino ad allora non arrivavano, adesso erano come scariche di adrenalina che pulsavano energia continua.
La paura stessa che provava fino ad allora, non era per la morte ma per la vita.
Ogni sera quando si addormentava era come che morisse un pezzo di lei.
La mattina svegliarsi e riprendere a vivere era stato come un peso che aumentava giorno per giorno.

Ora... ora pero sentiva che aveva fermato quel ciclo continuo, si sentiva finalmente viva.
Aveva detto basta, basta di dover sottostare e vedere giorno dopo giorno la menzogna e la falsità della gente, che per un posto in poltrona avrebbero fatto di tutto.

Persa cosi tra i suoi pensieri sussurrò tra se e se..

Resto vera per i veri sarò fuoco per gli infami per chi mi stringe la mano e dopo canta con i cani...
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