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Con gli occhi chiusi

Eriti
Era scesa dalla nave, il giorno stesso della partenza. Era rimasta al molo, guardando il Ragnarok allontanarsi sempre più fino a sparire. Provava un senso di solitudine per quella separazione forzata.
Sapeva che era necessario, eppure in fondo era triste.
Senza voltarsi o fermarsi, si diresse a sud, fino a raggiungere Barcellona.

La città era semideserta. Nella bacheca del municipio era possibile constatare che le assunzioni era pochissime, anche leggendo i registri passati.
Nessuna ordinanza particolare in vigore, anche se c’erano un prezziario consigliato.
Il mercato era disastrato. Non v’era pane. Poco mais. Di carne, pesce, frutta o verdura anche in minori quantità. Non cercava nulla in particolare, e i prezzi dei venditori stranieri erano rincarati per un maggior profitto. Come dargli torto.
Uno di loro attirò la sua attenzione. Appena giunta al suo banco, le apostrofò un “Credo che siate la persona che stavo attendendo” in un italiano imperfetto, marcato dall’accento transalpino.
Istintivamente la mano si serrò all’elsa.

Chi siete?

Non un nemico… almeno per il momento. Se Voi siete chi cerco, sono allora un corriere per Voi.


Sorrise. In modo enigmatico. Strano. In un certo senso inquietante. Avrà avuto una quarantina d’anni. I capelli iniziavano a tingersi di bianco. Dava l’aria di una persona che non ha fatto altro che il mercante per tutta la sua vita. Sembrava sapersi adattare e camuffarsi al mondo attorno a se, solo l’accento tradiva le sue origini, a meno che anche quello non fosse che una perfetta imitazione.
Aveva terminato un acquisto con un locale, e presosi una pausa, riportò la sua attenzione sulla donna.


Allora siete Voi chi sto cercando?

Dipende. Dipende da chi state cercando, e per conto di chi…
- la mano ferma sull’elsa, pronta a scattare ad ogni minimo sentore di pericolo.

Sono stato pagato per consegnare una determinata cosa, ad una turista di questa città. Ad una donna, che risponde al nome di Pantasilea… e dalla descrizione fattami, sembrate proprio voi colei che cerco…

Il nome fece calmare in parte i sospetti di Eriti. Solo i suoi compagni sapevano quel nome da lei usato.
L’uomo le lanciò un oggetto. Lo prese al volo con la mano libera. Non era niente di prezioso, almeno per coloro che non ne capissero il senso. Era un sassolino con sopra incise due rune particolari. Non avevano nessun significato, anche per chi comprendeva quella lingua. Aveva però un significato per chi l’aveva creata e ideata.


Vedo che la riconoscete, dunque questa è Vostra.

Passò una lettera ad Eriti, che la prese mettendola subito in tasca.
L’uomo sorrise nuovamente con quel suo sorriso enigmatico.


E’ stato un piacere Madonna, a presto.

Non prestò più attenzione ad Eriti, e il suo atteggiamento fece chiaramente intendere che per lui non c’era altro da aggiungere.
La donna andò via dal mercato, recandosi presso il porto. In pochi l’avrebbero notata lì. Arrivò fino ad una banchina vuota, in un lato deserto del porto.
Prese la lettera dalla tasca e ne lesse il contenuto. Poche frasi in codice. Rimase interdetta per qualche secondo. C’erano stati dei cambiamenti improvvisi. Strappò la lettera, e fece volare nel vento i pezzi della pergamena. Rimase a fissare quei pezzetti di pergamena che come petali volavano in cielo. Voleva essere con loro, ma il suo posto era lì, per ora.
Leenie
Come per tante cose, una volta imparato, diviene naturale come respirare…

Sulla strada per Arles, qualche settimana prima. Sosta a Nimes, in Linguadoca.
Liriel si accorse quasi per caso dell’insolito via vai di soldati, e dei mormorii per le strade della città.

… Sua Maestà l’Imperatore…

…qui, in Francia, nel convento di Nimes…


Il tiranno, a portata di mano. Se solo…
Ne scrisse a Tiwaz e Tergesteo, che si erano recati in Provenza a recuperare alcune cose.



… tra l’altro sapete chi è venuto a trovarci a Nimes? Sua maestà l’Imperatore... chissà da quanto è qui e io me ne sono accorta solo oggi! Ho chiesto a un soldato della scorta.


Scorse brevemente la missiva giunta in risposta. Era piena di macchie e di grafie diverse.



Cara Liriel,


La grafia regolare di Tiwaz veniva sostituito da un tratto più deciso e frettoloso:



TIENILO SOTT'OCCHIO!

Scusalo Liriel, è Tergesteo, mi ha praticamente rubato la penna di mano… dicevo, quanti siete a Nimes? Quanti difendono?


Si risolse a scarabocchiare una risposta a stretto giro di posta:



Tiwi, non farti strane idee... siamo solo in pochi qui, e X difendono, sempre. E poi se gli attacchiamo il municipio, perdiamo uno dei pochi stati francesi che ci tollerano. Lo scherzetto nel Rouergue non l’hanno mandato giù facilmente.


Lapidaria, l’ultima risposta:



Ilsebill mi dice di riferirti che se attaccate senza di noi, siete degli uomini-rana. Valla a capire…
Aspettateci, stiamo arrivando. E chiamate gli altri dalla Spagna.


Detto, fatto. Un paio di missive mandate con mani sicure, e poi l’attesa.

Avevano aspettato, fingendo di passeggiare sulle mura la sera, come una qualunque coppia di sposini. Qualcun altro passava in rassegna le assunzioni nella caserma. Liriel, con la testa china coperta dal cappuccio del mantello, passava in rassegna le guardie.

Una… due… tre…quattro…

Si trattava di un copione già noto e consolidato. Tenere d’occhio le difese e stare pronti. Sentiva il bisogno di annegare nell’azione il dolore di altre morti di cui aveva avuto notizia, sua figlia, Dean…
Quella sera si preparò ad uscire con gesti sicuri, ma con la mente altrove. Ognuno raggiunse le proprie posizioni.

Dean, guardami. Anzi, guardaci – pensò Liriel scorgendo una figuretta poco distante da lei, al pari di lei la spada in pugno – non so se saresti in grado di apprezzare un’azione simile, ma questa è per te.

Tra le ombre si confondevano una serie di figure incappucciate. Poi, silenziosa e letale come gli spettri da cui prendeva il nome, la Brigata Fantasma calò sul municipio di Nimes.
_________________
The_prince
Nei pressi di Nimes.

Il convoglio viaggiava lungo l'erta boscosa che affacciava sul Mediterraneo. Il piccolo reggimento era andato in ricognizione per le coste meridionali della Francia, dato che diversi dispacci parlavano di una spia Rouergate nei porti del sud incaricata di cercare prove di un presunto appoggio della Linguadoca alla Brigata.

Dopo aver perlustrato ogni singola baia senza trovare alcuna traccia della spia, avevano insieme risolto che si fosse dileguata ed era inutile spendere energie a vuoto.
Il grosso della Brigata stazionava al confine provenzale aspettando il rientro dell'imbarcazione, ammassati nella città di residenza dell'Imperatore, Nimes.

La notte calava lesta il suo manto scuro mentre i tre cavalieri si rifocillavano presso il Rodano. I cavalli si abbeveravano lungo il corso del fiume e gli uomini si dividevano la selvaggina cacciata.

I boschi provenzali proliferavano di cervi.
Carne di cervo. Pasto sublime, da nobili.
Sorrise, Edoardo, pensandoci.

Ripresero la sella mentre la luna era ancora alta, ed un brutto presagio lo accompagnava.



Folle il tuo viaggio, stregato il tuo cavallo
e più non tornerai dalla tua corsa.
Ti viene incontro l'Abisso sorridendo
come sposa digiuna che a ingoiarti
al tuo sole si apre come fiore;
notturno sboccia dalla tua luce nera
e poi si chiude, dopo averti preso,
nel suo abraccio, perduto, a conservarti;
nella sua tana, salvo tu dal nulla.


Sotto il cielo maculato come la pelle del Giaguaro, straziante di passione, avrebbe penato per poter incrociare ancora una volta lo sguardo adamantino di Siria, per tuffarsi nel suo abbraccio caldo come l'aurora, la sua pelle sinuosa e profumata, i lineamenti di ghiaccio.

All'alba, sulla sommità della collina, fuochi sparuti circondavano Nimes. Esultarono i compagni, ma Edoardo non sorrise.
Non fino a che non avesse rivisto Siria.
F.petrus


Gli zoccoli dei cavalli risuonavano ritmicamente sul selciato. All'orizzonte, di fronte a lui, il Sole sorgeva dietro il campanile del municipio.

Sorrise.
"Che ne dici, l'avranno preso?" disse Ferenç, rivolgendosi al comandante del reggimento.
La risposta fu un bofonchiare indistinto.

Si addentrarono nella città, silenziosa e deserta. Neanche un bifolco che si aggirasse fra le strade sonnolente e ventose.

Si fermarono di fronte a una locanda ed ivi scesero da cavallo.

Mentre due del reggimento legavano i destrieri di tutti, gli altri compagni si diressero, muti e silenziosi, in direzione del municipio.
Se lo avessero trovato ancora occupato dal Sindaco francese, avrebbero saputo che si sarebbero dovuti preparare per un'azione notturna.

Quando arrivarono in piazza, notarono il cartellone per i messaggi dal Sindaco.

Lessero.



* Titre : In memory of Siria

* Nous Tergesteo Barbarigo, maire de Nimes par la volonté divine,
A tous ceux qui le présent écrit liront ou se feront lire, salut;
Je pris le contrôle de la mairie en nom et de part de la Brigade Fantôme.

Ceci est notre hommage à Siria Sabìa dei Rossi, qui est de dire au revoir à jamais.

La Brigade Fantôme a pris le pouvoir de la mairie.
N'ait pas peur, Nîmes! La Brigade n'est pas ennemie du Languedoc. Pas un écus sera enlevés de la caisse. Si nous avons pris la commande est seulement pour vengeance: non vengeance pas contre un peuple ou contre une ville, mais contre un homme, qui nous avons vu résider mollement et paresseusement dans cette ville. Mais nous n'étendons pas les fautes de cet homme à Nîmes: fait ce que nous devrions faire, nous nous éloignerons spontanément, en quittant à vous votre mairie. Nous vous invitons à rester calme et ne pas vous être pris de panique.

Nous rétablirons l'ordre constitué le plus tôt possible.

Syrie nous ne t'oublierons jamais : merci de tout.


Si scambiarono rapide occhiate, presi da grande concitazione. Uno cominciò a ridere e fu ben presto seguito dagli altri compagni.

"Presto! - disse Petrus - al tribunale! Andiamo a vedere!"

"Merci, Siria..."

_________________
--Spirito_dionisiaco
La sosta in Catalogna si era protratta per troppo tempo, i suoi compagni di ventura mostravano i primi sintomi d'insofferenza per quel forzato riposo. L'adrenalina che l'aveva pervaso le settimane precedenti iniziava a scemare, una sorta di apatia si stava impossessando di lui.

La brigata si era momentaneamente divisa, qualcuno era tornato in Francia, e proprio dalla Linguadoca una missiva giunse inaspettata, finalmente qualcosa di nuovo stava succedendo, qualcosa che gli avrebbe svegliati dal torpore del soggiorno spagnolo. Una missiva... poche e scarne parole.



Urge la vostra presenza, preparate viveri e cavalli e raggiungeteci al più presto, entro domenica dovete trovarvi a Nimes, una grande azione ci aspetta.


Non c'era tempo da perdere, radunò il suo gruppo sparso per le varie bettole della città e diramò gli ordini per il viaggio. La notte fonda vide partire il suo reggimento al galoppo, i cavalli ben riposati trottavano a briglia sciolta nelle fredde tenebre, agili ed eterei come fantasmi.

La mattina di domenica entrarono come stabilito a Nimes. La città era deserta, Ferenç sorridendo si rivolse a lui.

"Che ne dici, l'avranno preso?"

Lui che era di poche parole, complice anche la stanchezza del viaggio, bofonchiò qualcosa di poco comprensibile continuando a dirigersi verso la piazza principale fermandosi davanti il Municipio. Un'ilare risata scoppiò tra il gruppo alla lettura della bacheca municipale, Tergesteo aveva preso il potere diventando Sindaco. Un pensiero corse alla diletta amica Siria mentre si dirigevano verso il tribunale.
Siria
Ricordi sfumati, l'uomo spuntato fuori dal nulla alle spalle, la lotta, il dolore e poi quel silenzio. L'uomo giaceva davanti ai suoi piedi ferito. La mano di Siria tremava... sangue, il suo sangue. L'uomo l'aveva ferita gravemente. Sentiva mancare il respiro, un dolore forte iniziò a farsi largo dentro di lei. Guardò Tergesteo davanti.

Fallo tu, forza non c'è tempo da perdere.

Sei sicura? Stai bene?

Si sto bene, forza vai. C'è poco tempo, ora o mai più.


Lui insieme al resto del gruppo si diresse verso il municipio. Dove dopo poco si potevano sentire le urla della brigata.
Il municipio era nelle loro mani.

Socchiuse gli occhi. Sentiva il dolore pulsare dentro di lei e respirava affannosamente. Non aveva più forze, stava ferma con la testa appoggiata al muro e pensava a Edoardo. Doveva trovare il modo per arrivare da lui.

Lei non aveva paura della morte, aveva paura di morire e non poter rivedere il suo sguardo. Fosse anche per l'ultima volta. Lei doveva ritrovare quello sguardo, a volte trucido, ma in fondo così buono.

Devo ancora dirgli delle cose, cose mai dette. Lui deve sapere. sussurrò a sè stessa
Tergesteo


Però di quante tormente sono stato sorgente,
sull'orlo di quanti vulcani mi sono bruciato le mani.
Quali alcove agognate nottetempo ho violate.
Vita come incursione e sedurre un'opzione


"Radunate i prigionieri nel salone!"
Ordini secchi quasi abbaiati, quando il tempo è poco e la concitazione molta.

Il municipio di Nimes rappresentò solo l'ennesima tacca sull'elsa di una spada.
Non era previsto prenderlo, non rivestiva importanza strategica.
L'unica suo colpa, ospitare il monastero dove l'Imperatore s'era ritirato a meditare.

Le notizie corrono veloci, a volte, come il sangue nelle arterie pompate da cuori impazziti.
Le notizie che giunsero dalla Bosnia, l'iniquità delle pene, lo sprezzo dei giudici.
E ora , come una sorta di olocausto, il mezzo per far espiare le colpe e far sorridere i condannati d'un riso amaro e inutile , ma venato d'odio e di vita.

L'Imperatore era in città. Violare un monastero era impossibile.
Ma raccogliere l'urlo strozzato in gola dei condannati e farne tuono disperato sì da far tremare anche il monastero lontano, questo andava fatto.

A volte , i gesti disperati e insensati, illogici quanto l'amore, improvvisi quanto il gesto assassino vivono per sé stessi : è il Fato stesso che chiama a raccolta i propri figli prediletti e dono loro esistenze brevi e fulgide.

Questo assalto ha i nostri volti.
E la voce strozzata in gola dei condannati.
L'odio tetro di chi attende il patibolo.
Tutto condensato in un unico gesto.


"Gaston .. mi servi : traduci ai prigionieri!"
"Signorsì ,Eccellenza"
"Uno di voi si recherà al tribunale e consegnerà missiva al giudice, premurandosi che iscriva condannato e accusa nei libri giudiziari e soprattutto esposta al popolo nell'albo pretorio.
Dite che ha ha disposizione un'ora : dopodiché uno alla volta uccideremo i prigionieri.
Provengo dalla Turchia : ho solo l'imbarazzo della scelta per farvi crepare nella maniera più dolorosa. Chiaro?"
"Dicono di sì eccellenza..."
"Non avevo dubbi . Fatto questo, il prescelto tornerà qui.
Se la Brigata sarà soddisfatta del servigio, sarete liberi.Altrimenti sarete morti. Dite al giudice che solo il processo mi interessa : dell'oro di questa città inutile me ne sbatto. Chiaro?"
"Limpido!"
"Bravo Gaston .. tu! Tu sei il prescelto : tieni questa lettera e vola!"




n nom et de part de la Brigade Fantôme je présente à Vous, Votre Honneur, dénonciation contre Sa Majesté Longjohnsilver, Empereur du Sacré Romain Empire au-delà que Roi de l'Angleterre, pour ses crimes contre les peuples italiques.
Votre Honneur ! Un souverain est un souverain... mais il est toujours un homme aussi ! De la même viande dont ses sujets sont faits ! Il peut changer, ou faire respecter leur lit de manière différente selon l'endroit et de la langue qui parlent ? Ou il ne devrait pas un souverain peut-être être équitable et est-ce que demander le même respect de son lit partout ?
Jugez-Vous, Votre Honneur ! Il a soustrait ses attentions aux populations italiques en dédiant toutes les propres énergies aux frères transalpins ! En les rappelant de la péninsule à la botte, comme ce fût une botte vraiment, une chaussure, digne seulement des propres pieds ! Honte !
Quand il est intervenu, il a été pour punir, souvent avec des manières injustes et sournois... SOURNOIS ! Il a licencié quelques maires elle lequel faute unique a été utiliser les mêmes demi des collègues français mais de ne pas être français : il en essaie soit qui au Lodève, à Arles, et nous avons non seulement trouvé pain en vente aux 20,01 duchés, 50,01 et vraiment jusqu'à les 500,01 duchés mais les auteurs de ces ventes, considérées illicites au sud de la péninsule italique, ils avaient encore leurs têtes sur les épaules et le derrière sur le fauteuil ! HONTE !
L'empereur avalise ces tribunaux en outre que, contrairement à tu leur lis de lui même vous diffusez, ils condamnent des coupables ou types présumés, au payement d'amendes largement supérieures à combien en eux possession. Votre Honneur, rappel votre attention sur ce point : que souverain celui qui est exhale de tu leur lis et est-ce qu'il leur laisse délibérément briser ? Comment un homme peut dans les dettes jusqu'à le le cou penser recommencer la propre vie comme sujet de l'empereur, s'il sait que l'empereur permet le rester du dûs ?
Il permet des condamnations à mort insensées et sans mesure, sans se préoccuper de je crie désespéré des condamnés.

Votre Honneur... Moi je vous prie donc, de juger cet homme avec équité : la meme équité que l'accusé il a jusqu'à présent montré si rarement

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In nome e per conto della Brigata Fantasma vi presento, Vostro Onore, la denuncia contro Sua Maestà Longjohnsilver, Imperatore del Sacro Romano Impero e re d'Inghilterra, per i suoi crimini contro i popoli italici.

Vostro Onore! Un sovrano è un sovrano ... ma è pur sempre un uomo purtroppo! Fatto della stessa carne di cui sono fatti i suoi sudditi ! Egli può cambiare, o far valere i suoi diritti in modo diverso a seconda di dove ci si trovi o di che lingua si parli? O non dovrebbe essere un sovrano leale e chiedere lo stesso rispetto dovunque?

Giudicate, Vostro Onore! Ha tolto le sue attenzioni ai popoli italici dedicando ogni energia ai fratelli transalpini, ricordandosi della penisola a stivale, come fosse davvero uno stivale, una calzatura, degna soltanto dei propri piedi! Vergogna!

Quando è intervenuto, è stato per punire, spesso con modi ingiusti e sleali ... SLEALI! Ha licenziato alcuni sindaci la cui unica colpa è stata usare gli stessi mezzi dei colleghi francesi ma di non essere francesi: prova ne sia che a Lodève, ad Arles, e non solo, abbiamo trovato pane in vendita a 20,01 ducati, 50,01 e addirittura fino a 500,01 ducati, ma gli autori di queste vendite, considerate illecite al sud della penisola italica, avevano ancora le loro teste sulle spalle ed il sedere sulla poltrona! VERGOGNA!
Per di più l’imperatore avalla quei tribunali che, contrariamente alle leggi da lui stesso diramate, condannano dei rei, o presunti tali, al pagamento di multe largamente superiori a quanto in loro possesso.

Vostro Onore, richiamo la vostra attenzione su questo punto: che sovrano è colui che emana delle leggi e le lascia deliberatamente infrangere? Come può un uomo nei debiti fino al collo pensare di ricominciare la propria vita come suddito dell'Imperatore, se sa che l'Imperatore permette il permanere di quei debiti?

Esso consente condanne a morte senza senso e senza misura, senza preoccuparsi del grido di disperazione dei condannati.

Vostro Onore, vi prego dunque di giudicare quest'uomo con equità, quell'equità che l'imputato finora ha mostrato così di rado.


Il povero diavolo filava come il vento.
Decisi di sfruttare al massimo quei bravi ragazzi di Nimes.

"Gaston... dì che mi servono altri due per scendere in strada e farmi da banditori , stesse modalità di prima . O lavoro ben fatto entro un'ora o morte per i restanti prigionieri."



Nous Tergesteo Barbarigo, maire de Nimes par la volonté divine,
A tous ceux qui le présent écrit liront ou se feront lire, salut;
Je pris le contrôle de la mairie en nom et de part de la Brigade Fantôme.

Ceci est notre hommage à Siria Sabìa dei Rossi, qui est de dire au revoir à jamais.

La Brigade Fantôme a pris le pouvoir de la mairie.
N'ait pas peur, Nîmes! La Brigade n'est pas ennemie du Languedoc. Pas un écus sera enlevés de la caisse. Si nous avons pris la commande est seulement pour vengeance: non vengeance pas contre un peuple ou contre une ville, mais contre un homme, qui nous avons vu résider mollement et paresseusement dans cette ville. Mais nous n'étendons pas les fautes de cet homme à Nîmes: fait ce que nous devrions faire, nous nous éloignerons spontanément, en quittant à vous votre mairie. Nous vous invitons à rester calme et ne pas vous être pris de panique.

Nous rétablirons l'ordre constitué le plus tôt possible.

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Noi Tergesteo Barbarigo, sindaco di Nimes per volontà divina, salutiamo tutti coloro che ascolteranno.
Abbiamo preso il controllo nel nome della Brigata Fantasma.

Al popolo di Nimes
La Brigata Fantasma ha preso il potere al municipio. Non temere, Nimes! La Brigata non è nemica della Linguadoca. Non una moneta verrà tolta dalle casse del municipio. Se abbiamo assunto il comando è solamente per vendetta: vendetta non contro un popolo o una città, ma contro un uomo, che abbiamo visto risiedere mollemente e pigramente in questa città. Ma non estenderemo le sue colpe a Nimes tutta: fatto ciò che dobbiamo fare, ce ne andremo spontaneamente, lasciando a voi il vostro municipio.
Vi invitiamo a rimanere calmi e a non farvi prendere dal panico. Ristabiliremo l'ordine costituito quanto prima.


Tutto fila liscio.
Non resta che attendere.
The_prince
Sull'erta che dominava Nimes, lo spettacolo dell'assalto che infuriava era terso e perfettamente visibile.

"Capitano, non possiamo scendere ora per unirci, ci avvisterebbero e non potremmo dare una grande mano!"
"Non m'interessa, rischiamo", rispose Edoardo facendo come se volesse partire per discendere la collina.
"Fermati!", tuonò Etrusco a cavallo, "ha ragione, non possiamo unirci e così saremo solo d'intralcio..."

Digrignando i denti, il cavaliere scese da cavallo e così anche il resto e stettero a guardare l'andamento dell'assalto.
Dopo la fase di spinta iniziale, i difensori che si erano fatti trovare pronti mantenevano fisse le proprie posizioni senza arretrare, asserragliati davanti le porte del municipio.
La brigata mandava ondate di uomini freschi per sfondare il blocco e prendere il potere nel municipio.

"Dobbiamo aiutarli! Non ce la faranno senza di noi!", ripeté Edoardo con più enfasi.
"Così rischiamo solo di aumentare i danni... aspettiamo, vediamo come va"

Aspettiamo... ?
C'è Siria lì in mezzo, idiota, avrebbe voluto gridare Edoardo, ma la Brigata è un solo organo, una sola macchina da guerra compatta. L'errore di un singolo sarebbe potuto ricadere su tutti.

Mentre la battaglia infuriava, avvenne. Non si sa come, ma avvenne. E' degli eventi eccezionali l'aleatorietà, l'imprevedibilità.
Dal fianco destro, alla sella del suo destriero, capelli corvini al vento, si staccò dallo schieramento per creare un diversivo.
Tutti, sulla collina, restarono a fiato sospeso. Di sicuro non era un ripiegamento preventivato, tant'è che poche persone seguirono l'incursione.
Una costola della guarnigione di difesa seguì il diversivo mentre la Brigata arrancava con più violenza per sfondare il blocco ora che i difensori erano di meno.

"Siria!!!", urlò Edoardo a perdifiato, ed a briglie sciolte si menò giù per l'erta in direzione delle mura.
"Edoardo! No!", urlò Etrusco, e tutto il reggimento partì dietro il cavaliere per non lasciarlo solo.

Attraversarono le porte aperte e caricarono a cavallo i soldati che gli venivano incontro. Edoardo si guardava intorno per cercarla. La fiutava nell'aria, come il segugio con la preda, ne sentiva l'odore.
Da lontano, vide che la sua corsa si arrestava, veniva disarcionata da una lancia che gli si conficcava sotto la scapola.
Strozzò un grido tra i denti e colpì il cavallo con i tacchi degli stivali dirigendosi verso Siria.

Tergesteo raccoglieva il vessillo della Brigata caduto dalle mani di Siria, ed incrociò lo sguardo d'Edoardo.

"Siria... non è ancora tempo per morire", le sussurrò nell'orecchio con voce spiritata.
La raccolse e la sistemò a cavallo reggendo con una mano il suo corpo debilitato e con l'altro la cavezza della bestia.
Siria, rappresentato da The_prince
Siria giaceva sul lettino nella cabina di Edoardo, lui le asciugava il sudore che fuoriusciva dalla sua fronte e di tanto in tanto gli posava una pezza bagnata sulla fronte. Rimasta gravemente ferita durante uno scontro armato, aveva trovato il modo per rivederlo.

Edoardo si voltò verso il cerusico, che gli fece cenno con la testa che non c'era nulla da fare.

Sto morendo, lo so disse respirando affannosamente.

Non stai morendo, non ti permetto di morire cosi. Devi solo riposare... rispose lui mentre le asciugava la fronte.

Prince, ascoltami.. vorrei che cerchi mio fratello Fahellas, mia sorella Skarlotta e Eriti, ringraziali perchè mi hanno regalato dei momenti bellissimi, sono speciali per me.
Cerca Giuseppe10, Abigalle, Ladycats, Sophy, Cry e gran parte di Guastalla e poi anche Mib, Gorgonio, Aphrael e la sua splendida consorte, Spartano, Mutuuu, Misery, Wolfskin e Maniero, ringrazia tutti loro per l'affetto che mi hanno sempre saputo regalare. Persone così ce ne sono poche.
Poi cerca mio padre Tancredi, l'ho deluso molte volte e forse per orgoglio non gli ho mai chiesto scusa per tutto il male che ci siamo fatti, digli che per me non ha mai smesso di essermi padre e gli ho voluto un mondo di bene.
Ringrazia tutti quelli che conosco, non dimentico nessuno di loro, ogni singola persona mi ha saputo regalare emozioni uniche, nel bene e nel male.
sorridendo lei lo guardò
Poi ci sei tu… vorrei che ricordi sempre che… Io ci sarò sarò lì a guardarti...
Ad ascoltare tutto ciò che non dirai ...
Io ci sarò anche quando non vorrai ...
Ti seguirò ombra in mezzo a tanti...
Ti accompagnerò qualunque strada sia...
Io ci sarò…. hai fatto e fai parte della mia vita, sempre. Mi pento amaramente di non essere venuta con te quel giorno che mi hai chiesto di scappare via con te.


Dette le ultime parole, emanò un sospirò, e chiuse gli occhi….


[... Con queste parole che Siria mi ha mandato via pm, saluta il mondo dei Regni Rinascimentali.

Grazie Siria, grazie del bel momento speso insieme,
Grazie del tuo ottimismo, del tuo umorismo, delle tue belle parole che spesso sapevi dare,
Grazie da tutta la Brigata,
grazie!

Ci risentiamo... comunque... ;)... ]

E.





"Dove il fuoco che ci arde
Non si estingue con l'Idea,
E lo scrigno dei ricordi
Tutto informa e nulla crea.
Dove l'urlo di battaglia
Che s'infuria contro il sole
Pare un'eco fredda e morta
Di passate ere d'Amore."
The_prince
Stringendole il polso, ascoltava la sua voce flebile proferire le ultime parole. Irrigidito nell’espressione facciale, non batteva ciglio ma impassibile assisteva al inesorabile spegnersi di Siria.
I suoi occhi una volta di ghiaccio, diventavano sempre di più color avorio, e la sua pelle rosea si sbiancava.
Siria se ne andava, ma lasciava un segno indelebile.
Annuiva assente al lungo elenco di nomi, cercando di sforzare a trattenere la debolezza e rigettarla.

Poi, Siria proferì il nome d’Edoardo.
Sussultò.
Strinse più forte il polso e degluttì.
Abbassò il suo sguardo per posarlo su quella della donna.
Era ammirevole come, anche in punto di morte, la sua espressione mantenesse un’aurea eterea. Il viso era aperto in un largo sorriso e con gli occhi allargati già in cammino per il Tír na nÓg alla sella del suo sauro inglese.
Quando spirò, quel sorriso enigmatico rimase stampato sul suo viso, come segni in calce.
La guardò, la guardò lungamente, ed ancora... solo per trattenere le lacrime e pentirsi auto – infliggendosi dolore. Come le comete, avevano bruciato il loro intenso amore, che giunto all’apice del percorso si era spento senza pietà, lasciando solo ghiaccio dietro il suo cammino.

Mandò via il cerusico, che stava ritto in piedi senza proferire parola e assicuratosi di essere solo con Siria, Edoardo si avvicinò e con le dita chiuse gli occhi della donna, poi la baciò sulle labbra livide e avvicinandosi all’orecchio gli sussurrò le parole che il cuore gli dettava...

“Siria, amarti è stato un onore...”

Avvolse il corpo esanime della donna in un panno, ma prima prese dal collo della stessa il ciondolo di topazio che gli aveva regalato di ritorno dalla Croazia e lo indossò, come fosse un amuleto.
Finito il lavoro, uscì dirigendosi verso il municipio.
Entrò nella sala del sindaco, dove la Brigata si stava concedendo l’ebbrezza del vino, sbracati sulle comode poltrone del consiglio comunale e cantando canzoni popolari.

“Siria è morta...”, annunciò laconico.
Finirono i festeggiamenti. Bandiere di lutto svettavano sulla città di Nimes.

Il giorno dopo, Arles. 24 Novembre 1458

Sommessamente, alcuni fattorini ben ricompensati caricavano le casse sulla Ragnarok al porto del piccolo borgo provenzale. Tutte tranne una.
Edoardo ed altri del suo distaccamento trascinavano la bara lungo l’esile pontile d’attracco.
La posarono al centro del ponte della nave, si poteva partire.
L’equipaggio si dispose ai propri posti, il Capitano distribuì gli ordini ed il moro issò l’ancora.
Rotta a Massa, senza soste da pagare a prezzo amaro.

Affacciato a poppa, osservava l’alba cremisi che sorgeva sulle coste francesi.

Dietro di loro fumo e cenere,
dentro di loro fuliggine scura,
cicatrici indelebili.
Tergesteo
"Lo hanno fatto! Hanno mandato avanti il processo!"
"Vedremo se ora il giudice avrà le palle!"


La Brigata era euforica.
Era una piccola vittoria, strategicamente insignificante.
Probabilmente anche il processo sarebbe finito in un nulla di fatto.

Ma ai sognatori non aggradano i calcoli.
Chi vive per l'azione non gode del frutto delle proprie opere, bensì gode nel metterle in pratica.

Ed un gesto, un solo gesto, improvviso e ardimentoso, vale più di cento minuziosi trattati.

L'atmosfera era festosa. Forse più che dopo l'assalto alla città e al castello di Rodez.

Ma come accade , spesso, la felicità è di cristallo.


"Siria è morta..."
La voce di Edoardo non ammetteva repliche.

Il silenzio si pose come un sudario e lentamente gli assaltatori iniziarono a uscire dalla Sala del Consiglio.
Era il tempo della riflessione.

Bandiere nere svettavano sul municipio.
Nere come la morte, nere come quella della Brigata.

Era tempo di andare.

Ma prima , era da correggere un proclama.

"Affiggetelo ovunque , che in ogni via si sappia, che ogni casa rimembri.."




Nous Tergesteo Barbarigo, maire de Nimes par la volonté divine,
A tous ceux qui le présent écrit liront ou se feront lire, salut;
Je pris le contrôle de la mairie en nom et de part de la Brigade Fantôme.

Ceci est notre hommage à Siria Sabìa dei Rossi, qui est de dire au revoir à jamais.

La Brigade Fantôme a pris le pouvoir de la mairie.
N'ait pas peur, Nîmes! La Brigade n'est pas ennemie du Languedoc. Pas un écus sera enlevés de la caisse. Si nous avons pris la commande est seulement pour vengeance: non vengeance pas contre un peuple ou contre une ville, mais contre un homme, qui nous avons vu résider mollement et paresseusement dans cette ville. Mais nous n'étendons pas les fautes de cet homme à Nîmes: fait ce que nous devrions faire, nous nous éloignerons spontanément, en quittant à vous votre mairie. Nous vous invitons à rester calme et ne pas vous être pris de panique.

Nous rétablirons l'ordre constitué le plus tôt possible.


Poche ore dopo , mentre la Brigata stava uscendo per mille rivoli da Nimes , giunse la notizia che un nuovo lutto avrebbe funestato la giornata.

Lady Beatrice Clarisse, provata dal lungo viaggio e dalle marce forzate dalla Catalogna, era spirata nel pomeriggio inoltrato.
Composta la salma, fu sepolta a ovest di Arles.

Si dice già che la terra che la ricopre sia fiorita anche d'inverno, nel freddo della Linguadoca.

Ma questa è un'altra storia.


Tergesteo


-- Due giorni dopo l'assalto, Arles --


Porto di Arles.
Le taverne sono il rifugio scuro delle anime ferite e degli avventurieri allegri.
Dmicilio d' ebbrezza , di prostitute o di traffici di armi.

D'un tratto, nel locale si fecero strada sei gendarmi.
Di colpo il chiacchiericcio e le risa si fecero mute.
Gli sgherri si avvicinarono all'oste che con noncuranza annuiva e accennò loro un tavolo.

Le guardie ordinarono da bere e con i boccali si diressero al tavolo indicato.
Il chiacchiericcio, più sommesso, riprese.

Il tavolo era il nostro.
Il sestetto s'avvicinò
.
"êtes-vous italiens ?"
"Potrei risponderti con un rutto, amico mio, ma oggi sono educato. Sì, siamo italiani."

Risposta del comandante del drappello, in italiano stentato.
"Tres bien. Allora ci sediamo in compagnia..."

I sei uomini si accomodano tra di noi.
"Siete molto tempo in Arles?"
"Un paio di giorni..."
"Ah ...prima volta?"
"Seconda"
"vraiment ? "
"Oh si ..ci torno sempre volentieri..."
"Ah viaggiatori italiani?"
"Una specie ..."
"E da dove venite?"
"Nimes"

Silenzio.
"Curieux! Posso sapere vostro nome?"
"Senti amico ... inutile che ci giri intorno.
Siamo quelli che hanno ...come si dice ..pris d'assaut le mairie du Nimes ... Je m'appel Tergesteo Barbarigo! Chiaro adesso?"

Sorridono.
"Cosa le fa pensare che la cosa mi interessi ?"
"Che sei una guardia e fuori ce ne sono altri dieci come voi pronti ad aspettarci...giusto?"

Non sorride più.
"Seguiteci senza fare troppe storie..."
"Senti , ragazzo mio, se volevamo scappare di certo non ti aspettavamo qui ... "
"Seguiteci allora ..."


La caserma dei gendarmi era luogo tristo e vecchio.
Il procuratoro un ometto acido .
Il capo delle guardie traduceva.




"Le procureur s'avança, et lut l'acte d'accusation préparé par son homologue languedocienne."


"Il procuratore dice che agisce per conto della Linguadoca"
"Però ... voi provenzali sì che siete un popolo tutto d'un pezzo..."




"Acte d'accusation contre Mestre ilsommo pour haute trahison:

En ce 22 Novembre 1458, Nous Evanes procureur du Languedoc mettons en accusation mestre ilsommo pour haute trahison.

Mestre ilsommo est accusé d'avoir pris la mairie de Nîmes par la force dans la nuit du 20 au 21 Novembre 1458.

De nombreux Nîmois ont pu constater au matin de ce 21 Novembre 1458 que Mestra Lirok, Maire légitime de Nîmes n'était plus à son poste, y siégeant à sa place Mestre ilsommo!

D'ailleurs, nous avons apporté comme preuve au dossier, un extrait de la gazette royale où cette révolte à fait les titres, ainsi que le courrier envoyé par Mestre ilsommo alors qu'il s'était octroyé le poste de maire de la bonne ville de Nîmes."


"Il procuratore dice che la Linguadoca ha chiesto l'Alto tradimento ..."
"Ma dai ... ma gli rode il culo proprio eh?"




"
* Nous ilsommo Barbarigo, maire de Nimes par la volonté divine,
A tous ceux qui le présent écrit liront ou se feront lire, salut;
Je pris le contrôle de la mairie en nom et de part de la Brigade Fantôme.

Ceci est notre hommage à Siria Sabìa dei Rossi, qui est de dire au revoir à jamais.

La Brigade Fantôme a pris le pouvoir de la mairie.
N'ait pas peur, Nîmes! La Brigade n'est pas ennemie du Languedoc. Pas un écus sera enlevés de la caisse. Si nous avons pris la commande est seulement pour vengeance: non vengeance pas contre un peuple ou contre une ville, mais contre un homme, qui nous avons vu résider mollement et paresseusement dans cette ville. Mais nous n'étendons pas les fautes de cet homme à Nîmes: fait ce que nous devrions faire, nous nous éloignerons spontanément, en quittant à vous votre mairie. Nous vous invitons à rester calme et ne pas vous être pris de panique.

Nous rétablirons l'ordre constitué le plus tôt possible.

Syrie nous ne t'oublierons jamais : merci de tout"


"Senti l'abbiamo scritta noi della Brigata .. so cosa dice , non ti disturbare a tradurre..."




"Ces preuves bien que suffisante pour prouver que Mestre ilsommo à bien pris la mairie de Nîmes de façon illégitime, nous appellerons à témoigner au cours de ce procès Mestra Lirok, mairesse légitime de Nîmes, qui s'est vu jeter de sa mairie.

Mestre ilsommo en prenant illégitimement et par la force la mairie de Nîmes se rend coupable d'avoir enfreint les articles du coutumier suivant :"


"Siete colpevole dei seguenti capi d'accusa, giacchè ci sono prove per incriminarvi!"
"Sentiamo..."





¤ Article 4.6.9. : Haute trahison - Toute personne qui a commis un acte tendant à renverser par la violence les autorités politiques comtales ou municipales, ou à détacher une partie une partie du territoire languedocien, est passible de l'emprisonnement, et/ou de amende ou de la peine de mort.

¤ Article 4.6.10. : Tout ressortissant non languedocien n'ayant pas de fait de lien ou de serment envers ce comté qu'il pourrait trahir, les Termes de Trahison et Haute-Trahison utilisés par la justice pour qualifier les manquements aux textes législatifs et aux permissions accordées par les coutumes ancestrales du Royaume de France seront considérées comme simplement référents de la gravité de l'acte et des peines prévues s'y rapportant pour des Languedociens dans un soucis d'harmonie des peines encourues

¤ Article 4.5.3. : Voie de faits - Toute personne qui;est livrée sur une personne à des dommages corporels, est passible de l'amende.

¤ Article 4.5.17. : Organisation de Banditisme - Toute personne qui a participé à une organisation qui tient sa structure et son effectif secret et qui poursuit le but de commettre des actes criminels ou de se procurer des revenus par des moyens criminels, celui qui a soutenu une telle organisation dans son action illicite, est passible de l'emprisonnement.


¤ Article 4.5.24. : Violence contre autorité - Toute personne qui a commis des violences contre un membre de l'autorité, est passible de l'emprisonnement.

¤ Article 4.6.12. : Prises de château et Mairie . Toute personne ayant commis ou préparé un acte de Prises du Château Comtal ou de Mairie d'une Bonne Ville dans le Comté du Languedoc, seul ou en groupe, sur est passible de l'emprisonnement, et/ou de amende ou de la peine de mort.
Qu'en outre, toute personne ayant commis ou préparé un acte de Prises du Château Comtal ou de Mairie d'une Bonne Ville dans le Comté du Languedoc, en sus de sa peine visage marqué au fer de la Croix dicte Languedocienne.
Si d'aventure, elle se devait d'être jugé une fois récidiviste. Après avoir opérations pour les rendre plus disserts, et en obtenir toutes informations utiles, les coupables se verront pendus par les pieds pendant 2 jours, mutilés de leurs organes sexuels apparents. Les mâles se verront châtrés par ustensiles chauffés à blancs, et les femelles auront les tétons arrachés.
Qu'à la troisième récidive, la personne ne pouvant plus être réhabilitée et ayant été informée de la loi et de ses sanctions par les précédentes condamnation, elle [u]sera considérée comme acceptant de fait afin que son âme soit confiée au jugement du Très Haut, après écartèlement pour un noble ou un membre du clergé ou éviscération pour un roturier, par exécution sur le bûcher.

¤ Article 4.6.14. : Incitation à la révolte en étant suivie d'acte: Toute personne ayant incité une ou plusieurs personnes à la révolte par des paroles, des écrits ou des gestes et que cette incitation a conduit à une révolte effective peut être condamné pour haute trahison et est passible de l'emprisonnement, et/ou de l'amende ou pouvant aller à la peine de mort pour les multirécidivistes"


"Questa è l'unica sensata!"




Qu'il soit su que l'accusé peut se faire aider d'un avocat pour sa défense conformément à l'article suivant:

¤ Article 3.2.3. : Laccusé peut recourir aux services un avocat au barreau du Languedoc ou de tout ordre d'avocats reconnu par sa majesté le Roy comme pouvant plaider dans le royaume, qu'il fera intervenir sous la qualité de témoin. Ce droit est reconnu à toute personne déférée devant le tribunal."


"Avete capito le imputazioni?Vi serve un avvocato?"

"Mmmm no ... però traduci questo al procuratore ... sei pronto?"
"Dite !"

"Sorrido.
Sorrido amaramente perchè proprio tu mi processi ,popolo provenzale.

Straniero, venni a difendere Arles.
Ho ancora le ferite che mi furono inferte per la tua indipendenza.
Ho visto morire amici per la tua libertà.

E ora tu mi metti alla sbarra e giudichi le mie azioni.
A te non interessa che non un solo ducato è stato prelevato dalle casse di Nimes!
Né che le elezioni del municipio fossero imminenti e quindi poco danno è stato arrecato alla cittadinanza!

Tu giudichi colui che assieme ai suoi liberi fratelli ha unicamnete fatto conoscere al mondo l'iniquità imperiale!
Te l'hanno detto , in Linguadoca, che ho chiesto di processare l'Imperatore Longjognsilver ?

Tu giudice provenzale, sei colpevole quanto me.
Ma tu tradisci il tuo ideale.
Aspiravi all'indipendenza e ora processi chi grida alla libertà?Volevi staccarti dall'Impero e ora giudichi in nome dell'Imperatore?

Giudice , rifletti : sei l'esecutore materiale della tua stessa ipocrisia!
Cosa ti differenzia da colui che io ho denunciato?

Giudice, io ti esorto a non essere più schiavo!
Mgari sei stato di recente a messa per festeggiare l'indipendenza : condanna me e condannerai la tua anima!

Io sono la voce di chi imprigionato attende la condanna a morte.
L'imperatore è sordo alle invocazioni dei condannati : noi abbiamo voluto fargli sentire il peso della sua giustizia iniqua.

Io sono la voce dei disperati, noi siamo la coscienza sporca dei tiranni.

Scegli , giudice , se essere libero nella tua terra o rinnegare il tuo popolo e le tue battaglie passate.
Scegli se essere provenzale o tirapiedi della linguadoca.

Sii coraggioso e impara a osare : si chiama libertà!"

L'ometto acido non risponde.
La guardia tace.


"Trasférez les leur tous à la garnison de toulon. Convoies les te fin là ! "

"Il procuratore dice che vi dobbiamo scortare a Tolone dove sarete in custodia.
"E andiamo allora ..."
Leenie
Il giorno prima.



La nave dondolava mollemente nel porto di Arles. Salirci era stata comunque un’emozione, nonostante tutto ciò che era successo, per Liriel era la prima volta.
Una lieve brezza portava l’odore triste del mare d’inverno e il cielo plumbeo rispecchiava il sentire di molti di loro.
Liriel, appollaiata su una cassa scribacchiava invano l’inventario della stiva e lanciava ogni tanto un’occhiata di sbieco all’uomo che, avvolto in un mantello scuro contro il freddo di novembre, fissava il mare abbarbicato sul cassero di prua. Non aveva quasi più aperto bocca da quando era successo…

Quella mattina avevano salutato chi proseguiva a piedi, ma l’atmosfera, nonostante il successo a Nimes, era mesta. Liriel si era raccomandata con Tiwaz:

Abbiate cura di voi, forse ci stanno ancora cercando, anche ora che siamo in Provenza… soprattutto Tergesteo, tutti i proclami a Nimes portano la sua firma.

L’interpellato, che l’aveva sentita, si era limitato a fare un mezzo sorriso e a scrollare le spalle.

Ecco, appunto Tiwi… mi sentirò molto più tranquilla se baderai tu a tutto.

Si erano salutati con una risata stentata, l’unica di quei giorni, a cui Edoardo non aveva preso parte. Liriel avrebbe voluto dirgli qualche parola di conforto, fargli sapere che lei comprendeva come si sentiva, ma sarebbe stato inutile. Così, si era offerta, perlomeno, di fare l’inventario della stiva, sollevandolo da quell’incarico e lasciando il capitano solo con i suoi pensieri.

Si riscosse, tornando al presente. I conti non volevano saperne di tornare. Sulla nave c’era un passeggero che non avrebbe più avuto motivo di bere e di mangiare, e questo la distraeva. La bara era stata caricata in un punto riparato della stiva, lontano dalle derrate alimentari ma, pur non avendola sott’occhio, era come se fosse lì, davanti a loro, a palesare la propria presenza.

La Brigata andava avanti, dedicandosi a nuove imprese, ma ogni porto, ogni città lasciava la propria traccia. Quella di Nimes era rigata di sangue e scavava un solco dentro ciascuno di loro.
Tutti lavoravano di malavoglia, chi aveva potuto si era vestito a lutto, per gli altri, una fascia al braccio era sufficiente.

Io non ho di questi problemi, sembra che quest’abito nero lo porti sempre per un motivo…

Nel frattempo il carico era stato sistemato e finalmente i conti tornavano. I pensieri di Liriel furono riscossi dalla voce di Edoardo, che, senza che lei se ne accorgesse era tornato sul ponte. Lo osservò: aveva il volto pallido e non rasato da troppi giorni, ma lo sguardo deciso di sempre.

Levate le ancore! Mollate gli ormeggi! Salpiamo.

Avrebbe giurato di avergli sentito dire: “Siria, torniamo a casa”. Ma il vento si era portato via la sua voce.
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Eriti
Città invivibile Barcellona. Miniera chiusa. Mercato quasi del tutto sgombro dei cibi di prima necessità, e quel poco che c’era, era trovabile a prezzi esorbitanti. Assunzioni poche o nulle, se non quelle per il porto. Se l’era lasciata alle spalle, decise di ritornare sui suoi passi e aspettare i compagni a Gerona. Quanto meno era maggiormente vivibile.
Non dovette aspettare molto il rientro dei suoi da Nimes.
Stava intrattenendosi nella taverna principale di Gerona, vicino al focolare, vergando svariate lettere che sarebbero state spedite quel giorno. Rigirava nella mano sinistra il sassolino con le rune, leggendo nuovamente ogni parola scritta.
Sorseggiò della birra locale. Non era male, ma per i suoi gusti le faceva schifo, almeno però era meglio della solita acqua. La birra italiana era l’unica cosa che davvero le mancava della sua terra natia.
Verso metà mattinata entrarono. Un gruppetto di persone. Si guardarono intorno con circospezione. Quando furono certi di essere nel luogo giusto, si avvicinarono al tavolo cui era seduta anche Eriti.


Luogo adatto per dei fantasmi – disse uno di loro.
Già, appropriato – rispose Eriti alzando lo sguardo – allora come è andata?

Calò uno strano silenzio. Si guardarono fra loro, fino a quando il Conte di Migliano non prese la parola.

L’assalto è andato a segno. Il municipio, dopo un po’ di scontri armati è stato preso e il processo è stato aperto dal nostro sindaco, ma … - s’interrupe per un breve istante – … ma abbiamo subito delle perdite… Clarissa è morta per la marcia forzata, è stata seppellita ad ovest di Arles … mentre … Siria è rimasta ferita negli scontri armati per la presa del Municipio. Edoardo l’ha subito presa e portata da un cerusico, ma è stato vano… Siria è morta. Stanno portando il corpo a Modena dove la seppelliranno. Eriti, ci dispiace molto…

Gli occhi di Eriti si spalancarono, le cadde di mano il boccale di birra che stava portando alla bocca, facendo impregnare della bevanda le lettere appena scritte. Nella sua mente non riusciva a pensare ad altro, che non fossero i volti sorridenti di Clarisse e Siria dopo la presa di Rodez. Probabilmente gli stavano dicendo altro, ma non riusciva a sentire niente.
Si alzò dal tavolo e si diresse all’uscita. Si immise nelle strade cittadine, e camminò fino alle mura della città. Entrò nel bosco che circondava Gerona e si mescolò fra le piante, allontanandosi dai rumori che la città alle sue spalle emetteva. A poco a poco essi erano sostituiti dal lento sciabordio delle acque del fiume che circondava la città. Continuò a camminare, avvicinandosi sempre più a quel rumore naturale, esistenziale, quasi primordiale.
Il sole stava ormai calando quando raggiunse le sue rive. Osservò quelle acque chiare, che si andavano a mano a mano scurendosi con il mancare della luce. Acque lente, indifferenti, quasi rassicuranti.
Sentì il bisogno di immergersi.
Lentamente entrò nell’acqua gelida, che le pungeva la carne attraverso le vesti come aghi conficcategli nella viva carne. Continuò ad immergersi finché non ebbe la testa sotto il livello. Circondata da quel silenzio, sentì impellente il bisogno di piangere, e le calde lacrime, fino ad allora trattenute, sgorgarono dagli occhi, andando a mescolarsi con le gelide acque. Pianse, riprendeva aria, e poi si immergeva nuovamente per piangere ancora. Celata dagli occhi e dalle orecchie di chiunque, sfogò, in quel gelido abbraccio, tutto il suo dolore.

Quand’anche la stanchezza ebbe il sopravvento, galleggiò sul pelo dell’acqua, lasciandosi cullare dalla corrente. Costretta ad osservare il cielo, con gli arti che le si stava intorpidendo, vide brillare due stelle più luminose del solito. Si convinse che fossero Siria e Clarisse.
Tornò, con non poche difficoltà a riva sperando dentro di sé di aver gettato tutto il dolore che provava nel fiume, e iniziò a incamminarsi verso la città, cui in lontananza ne scorgeva le alte mura, illuminate qua e là dalle fiaccole delle guardie.
Tornò nella stanza cui aveva preso alloggio, e una volta dentro, lasciò tutto il mondo fuori, entrando in un mondo fatto dei ricordi passati con Clarisse e con la cugina.
Skarlotta
Parma, primo giorno di dicembre

Accidenti che freddo! biascicò Ska stizzita, mentre rientrava a casa, portando tra le braccia qualche ramo secco da gettare nel camino.
Le mani quasi congelate facevano fatica ad aprire la porta, per cui si aiutò con qualche colpo più pesante inferto con le sue stesse spalle.
Dopo poco la porta si spalancò, lasciando entrare la gelida aria invernale, e con lei la giovane donna che non si preoccupò di lasciare lunghe scìe di neve che si scioglievano dinanzi all'ingresso.

Non si accorse della lettera che evidentemente era stata infilata sotto l'uscio, verso l'interno e che trascinò per qualche metro dentro casa.

Riversò rumorosamente quei rami, accese un tiepido fuocherello che pian piano iniziò a riscaldare l'ambiente.
Si tolse le vesti bagnate e andò a posarle su una sedia vicino al fuoco.
Con la coda dell'occhio vide qualcosa in terra.

Si avvicinò a quel foglio con aria accigliata. Non ne riconosceva nulla, nè carta, nè timbri...l'aprì...nè scrittura.
Diede un primo sguardo d'insieme, e non appena lesse il nome della sorella, un brivido la percorse.
Il gelo nel cuore si aggiunse a quello che la circondava.
E' morta...

Voleva sedersi, voleva piangere, voleva immaginare di trovarsi in un incubo, voleva urlare.
No, Skarlotta voleva solo Siria.

Non riusciva a formulare nessun pensiero, nessun pensiero logico quantomeno. Sapeva a cosa sua sorella stava andando incontro, ma neanche nell'angolo più nascosto della sua mente aveva mai considerato l'ipotesi di non vederla tornare.
Nessun addio avrebbe potuto darle da viva.
Nessun abbraccio l'avrebbe confortata.
Nessun sorriso della sorella le sarebbe stato più regalato.

Accartocciò quel foglio nella mano, mentre una prima lacrima le rigava il volto. Lo gettò con stizza nel fuoco e si sedette dinanzi ad esso.
La testa tra le mani.
I singhiozzi la scossero senza nessuna possibilità di fermarsi.
Una tristezza infinita la pervase. Non le avrebbe mai perdonato di aver corso un rischio così grande. Non poteva perdonarla per averla lasciata.

Ska cercò di calmarsi, si asciugò le lacrime e tirò un profondo sospiro.
Il suo sguardo si perse tra le fiamme che ardevano nel camino, un barlume di sorriso le si dipinse sul volto nel momento esatto in cui la sua mente fu abbastanza lucida da permetterle di ricordare la sua adorata sorella.

Questo non è possibile...non può essere successo veramente.
Siria...
quel filo di voce si ruppe e il dolore ricominciò, un dolore che non l'avrebbe mai abbandonata.



Scusate se mi intrometto qui, ma volevo anche io "partecipare" in qualche modo al terribile evento. Capisco che i fatti si svolgono altrove, ma capirete anche voi che la sorella è partecipe del dolore di voi tutti.

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