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BalkaniKa

Leenie
Lame d’argento che ti feriscono gli occhi.
Feriscono e nascondono, una cortina di luce livida.
Nascondono un dolore mai sopito e sempre uguale.

Mia figlia, che non arrivò mai a chiamarmi madre.

Dean.

Tergesteo.

Ora Alice, la figlia di Morphea.

Non la conoscevo, ma sembra che questo abito nero io lo porti sempre per un motivo.
Marciavamo da giorni sempre avanti, in questa offuscata cortina di pioggia. Ti costringeva a socchiudere gli occhi per vederci bene, e alla bisogna nascondeva le lacrime.
Quel giorno Morphea, erano le tue lacrime, e nonostante marciassimo sempre avanti, a me sembrava sempre di girare intorno, di rivivere sempre le stesse tragedie.

Ieri ero io e oggi sei tu, Morphea.

Preferivo quando il dolore era mio e tu mi minacciavi perché non sopportavi i miei momenti di sconforto.
Non ero preparata ad una Morphea vulnerabile.
Avrei voluto abbracciarla, come avevo fatto con Tiwi al funerale di Dean, come avrei voluto fare di nuovo perché lei in Tergesteo non aveva perso solo una amico, aveva perso suo padre.

Il dolore di Morphea per aver perso una figlia.
Il dolore di Tiwi per aver perso suo padre.
Io avevo perso entrambi, una figlia e un padre, molto tempo prima.
Un cammino in circolo.

Avrei voluto abbracciarla e confortarla, ma non sapevo se me lo avrebbe permesso, così rimasi lì, a guardarla da lontano, sperando che il mio pensiero le arrivasse:

So come ti senti, il tuo dolore è il mio.


Era arrivato il disgelo, sotto forma di piogge torrenziali che rendevano il suolo una distesa fangosa in cui uomini cavalli e carri avanzavano a fatica, in questa nostra disperata marcia in circolo che è la vita.
Domani vorrò un raggio di sole per asciugare la terra molle e diaccia, ma oggi sono lieta che il cielo pianga con noi.
_________________
Nefertati



In questo momento non riuscivo a parlarle ...a dire il vero, non ci riuscivo mai.
L'unica cosa spontanea che mi venne da fare, fù scriverle un mio pensiero.






Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
Se davvero vuoi conoscere lo spirito della morte, devi spalancare il tuo cuore al corpo della vita.
poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.

Nella profondità dei tuoi desideri e speranze, sta la tua muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
confida nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità.

    Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
    E quando avremo raggiunto la vetta del monte, allora incominceremo a salire.
    E quando la terra esigerà il nostro corpo, allora danzeremo realmente.


Ora Alice stà danzando.
Non cambiare tono di voce ,non assumere un aria triste.
Chiamala per nome e parlale come hai sempre fatto.
Lei è semplicemente nella stanza accanto,ed è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza mai.


Nef


Mi avviai alla sua tenda e lasciai il biglietto vicino alla spada.

Li vicino vidi Tab, anche lui chiuso in un dolore che mascherava bene.
Sembrava più sereno.
Già sembrava.....




Lo abbracciai e sottovoce dissi:

quando vorrai sfogarti ...urlare... piangere .
Sai che io ci sono.

Sai, a Mor non sono riuscita ad abbracciarla , ma le ho scritto un biglietto.
Voglio che anche tu senta queste parole;

Alice è semplicemente nella stanza accanto,ed è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza mai.
Chiamala per nome e parlale come hai sempre fatto.


Gli diedi un bacio sulla guancia e mi allontanai, consapevole che il dolore porta ad isolarci.


    La nebbia avrebbe avvolto per molti giorni il nostro cammino.



_________________

""....posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni...""
Tabac


quando muore un figlio muori anche tu pur continuando a respirare a mangiare a dormire ,muori pur continuando a camminare a vedere il sole che non ti riscalda più ..non sei tu che vivi ma è la vita che ti trascina tu non fai niente . Voresti tornare indietro e fermare il tempo vorresti addormentarti e non svegliarti più.Ti tieni stretto i tuoi ricordi belli perchè alla fine sono tutti belli e piangi piangi fino allo sfinimento. Sei solo perchè non puoi dividere il tuo dolore con nessuno perchè è tuo e nessuno ti può capire ...


Ero seduto su una cassa davanti la tenda della mia bambina
"Vieni via Tab....ti ammalerai....lei non c'è più"
risposi con un sorriso isterico...
"Cosa dici Nef?....sei impazzita?
non vedi che stà solo dormendo?....resterò qui ad aspettare che si svegli!"
la mia bambina.........
rimasi davanti la sua tenda due giorni e due notti....
la mia bambina....che dorme........
come è bella la mia bambina che dorme...
Nef non era impazzita........

_________________
Bembe


^^Padre cielo, madre terra: ecco
ve l'affido la mia nipotina,
che la piccola Alice non abbia paura
delle ombre nere e del muso
terribile del cane tartareo.



Mi girai intorno è vidi una tristezza generale ,
è per la prima volta una lacrima mi scivolò sul viso .
andai verso Tab ma senza dirgli nulla, il dolore parlava per noi.
Allora presi del rhum è mi sdragliai lì ricordando i bei momenti passati.



Ricordare, ricordare
è come un po' morire
tu adesso lo sai
perché tutto ritorna
anche se non vuoi


Riposa in pace....... nipotina
_________________
Vicvondoom
Vic ebbe notizia della morte della ragazza.
Istintivamente guardò Kassandros, audace e spavaldo al limite dello spaccone...per la prima volta in vita sua un dolore al torace lo costrinse a fermarsi per prendere aria..."stai attento figliolo, mi auguro come padre di non sopravvivere a mio figlio...
Vivi56
Giorni di marcia... lenta, estenuante, faticosa con il dolore che si appiccicava addosso come la fanghiglia di quella strada maledetta.

E la rabbia: la la rabbia di chi si sente impotente, di quelli che hanno combattuto e perso come di quelli che hanno combattuto e vinto, la rabbia di chi si sente tradito e di chi ha tradito.

E la disperazione di chi aveva perso il bene più prezioso e di chi non riusciva a trovare parole di conforto.

Pioggia per mescolarsi alle lacrime e scarnificare i pensieri


_________________

Orgogliosa moglie di Hans Ludwing della Groana
Silvestra
Decido di andare a trovare Morphea, è la terza volta già, l'ho detto anche a voce alta ma poi non lo faccio, guardo la cassa da morto, quella con le armi non quella vera, mi sembra di vedere l'ombra di un padre e una madre uniti e divisi. I figli uniscono o i figli dividono?
Ma poi che le dico? Non sono buona a fare certi discorsi non le ho quelle parole cioè, forse si, ma quando sono accanto a tanto dolore io lo sento, entra dentro di me e so che qualsiasi cosa dico non sarà nulla.
Una volta avevo un libro, spiegava come affrontare la maternità, c'era un capitolo che si chiamava "La perdita del figlio" non l'ho mai letto, avevo paura perfino di pensare che potesse succedere.
Ma un giorno mi sono decisa, sono andata a prendere il libro, l'ho sfogliato fino a quel capitolo e l'ho voluto leggere perchè dovevo prendere in considerazione anche questa possibilità.
Con mio stupore vidi che si trattava solo di una pagina, quasi tutta bianca, solo una frase.......


Non ci sono parole adatte da dire ad una mamma che perde un figlio


Ed è per questo che adesso andrò a trovare Morphea ma resterò perfettamente zitta.
Morphea



Rimasi lì, in silenzio... col mio dolore.
Li sentì passare più volte fuori la tenda, e nessuno ebbe il coraggio di entrare.
Fui contenta che fossero lì, ma lo fui anche del fatto che mi lasciassero sola.
Non avrei retto a domande, nè a parole di conforto o a pacche sulla spalla, mi bastava saperli lì.

Dopo due giorni di torpore, mi ricordai dove fossimo diretti. Quando mi svegliai, sentii un chiacchiericcio provenire oltre i teli, era la voce di Nef..
Le gambe ancora non mi reggevano.
Quando fui fuori, la vidi allontanarsi, ma su una delle casse c'era Tab.
Tirai un sospiro, e andai a sedermi al suo fianco.
Restai in silenzio, con lui nessuna parola sarebbe stata necessaria, soprattutto in quel momento.
Poggiai la mia mano sulla sua e gliela strinsi forte.
Mi fissava, ma il suo sguardo era perso nel vuoto e continuava a ripetere che la nostra bimba era dentro e dormiva.

" Non è qui Tab, è lì fuori, da qualche parte... nessuno ce l'ha riportata" Gli occhi mi si riempirono nuovamente di lacrime. Strinse le mie dita, e contrasse il viso in un'espressione di dolore. Poggiai la testa sulla sua spalla e cominciai a parlargli di lei, mentre lui ascoltava in silenzio. Senza che se ne rendesse conto feci in modo che entrasse nella tenda, così che si rendesse conto che quel pagliericco fosse vuoto.

Lo feci stendere lì, e mi sedetti al suo fianco.
" Dormi Tab, resterò qui... ma tu dormi".



Il giorno dopo, ci saremmo messi nuovamente in marcia.




Kassandros


Quando il giorno lascia spazio alla notte, e il sole, accovacciandosi dietro le montagne, da il cambio all'oscurità, tutto attorno a te tace, un magico silenzio ti da l'impressione di vivere un illusione.

Questa sera poi c'era qualcosa di strano nell'aria, qualcosa che Kassandros non aveva percepito nei giorni precedenti.
Il gruppetto, pur avendo poche speranze di successo e pur essendo consapevole di questo, aveva dimostrato, fino ad allora, una notevole dose di allegria che era riuscita a rendere meno noiose quelle lunghe e faticose giornate di marcia.
Ora era tutto cambiato.

Kassandros aveva sentito solo bisbigli, delle voci, dei sussurri. Ma gli bastò vedere lo sguardo di Morphea, spento, vuoto, quasi disumano, per capire che qualcosa di grave era successo.
Non volle comunque disturbarla in un momento simile con parole che sarebbero potute sembrare sciocche ed inappropriate. In momenti così, ogni discorso, ogni frase e ogni singola parola diventa sciocca ed inappropriata. Almeno questo era il suo modo di pensare.

Preferì quindi starsene un po in disparte, a qualche metro dal fuoco, in compagna del padre e dell'amico, Ais, pensando che in fondo in fondo, la vita è veramente qualcosa di troppo sfuggente.

Oggi è toccato a te. Forse domani sarà il mio turno.... Ma francamente....sperò proprio di no.. e socchiuse gli occhi, cercando di recuperare le forze perse durante la marcia.
Leenie
INTERMEZZO: Aspettando sul Nodo

(liberamente ispirato ad "Aspettando Godot" di S. Beckett)




Ciao Samiro.

Ciao Liriel.

Ti sei lavato?

No.

Oh… credevo l’avresti fatto.

Perché avrei dovuto?

Uhm… credevo che prima o poi l’avresti fatto. Che stai facendo?

Aspetto.

Aspetti cosa?

Aspetto che accada qualcosa.

Ma cosa mai dovrebbe accadere?

Non so, qualcosa prima o poi accadrà.

E’ per questo che stiamo qua fermi?

Sì, forse. Non saprei.

E se non accadesse nulla?

Accadrà domani.

E se non accadesse nulla domani?

Non so pensare più in là di domani.

Ah! Ma si sa di preciso cosa stiamo aspettando?

No, hanno detto di aspettare “qualcosa”.

Chi?

Non so. Me l’hanno detto.

Ah. Be’ senti, io ho qui un santino.

Cos’è un santino?

Questo! E’ il santino di San BUGello, patrono degli eventi inspiegabili, e dei generali incompetenti.

Sì, questo l’ho già sentito.

Su prendilo.

Perché?

Magari aiuta a far succedere qualcosa.

Che tipo di qualcosa?

Non so, qualcosa.

Allora aspettiamo.

Aspettiamo.

_________________
Grevius
Rumore di passi, ritmo cadenzato di marcia in ordine sparso...
non siamo soldati agghindati che al suon di trombe e tamburi s'apprestano a compiere un'organizzato carosello di spade.

Siamo Banditi, Briganti, Pirati... chiamateci come più v'aggrada,
siamo nemici della società degli specchi e dello sfarzo, chi seco porta Fede, chi solo rancore...
ma tutti noi abbiamo spade ed ideali,
strumenti e sogni della nostra vita.

Un raggio di sole, trapassa il balcanico gelo
riscalda l'animo e le membra.
Passiamo canneti e paludi
scheletri di case depredate dal Tempo.
Le facce... le nostre facce segnate dalla fatica, rigate dal sudore.

Solo Lei davanti a me, beffarda Brigante che m'ha affrancato il cuore.
Pensieri inudibili da orecchio talare, si liberano nella mia testa...
Lei si volta e mi sorride, ha capito tutto.

Mia nave, che solchi le vie della terra,
portami per mari infiniti,
con cieli diversi e stelle senza nome...

_________________
Legio












La colonna era ferma.
Intorno al bivacco Legio si scaldava ad un fuoco di legna fradicia.







"Allora si è capito cosa abbiano?"
disse sfregandosi le mani.


" ...Mal di ventre generale....e flatulenza abnorme..."


" Quello lo vedo anche io....e si sa' come curarla ?"


"...Ehmm....no generale....non abbiamo cerusici con noi..."



" Queste sono le stramaledizioni di quei quattro zingari bosniaci che ci perseguitano..."






" GENERALE...GENERALE....! "



Era cer che urlava arrivando a spron battuto.....niente di buono ..niente di buono a guardargli la faccia.
Cer smonto da cavallo in fretta.

"Generale...sono due giorni che vi cerco....."


"Tergesteo... Tergesteo.....è morto Generale"




Cer guardo' il generale e poi le facce attorno al fuoco.
Per un attimo rimasero immobili e silenti tra le fiammelle vivide del fuoco che salivano al cielo.





Legio gli si avvicino', porto' la faccia vicina alla sua,
la cicatrice del labbro gli sfioro' i capelli come un alito di tramontana.



" Chi è stato Cer... ?"
gli disse nell'orecchio.



" Nessuno Generale.....non so'....credo sia caduto da cavallo...è ad un miglio da qui'"
fece Cer.




Legio porto' gli occhi a terra. "Andate a prenderlo e portatelo qui'."





Le fiammelle dei bivacchi volavano verso l'alto impazzite per pochi istanti,
poi, come gelate dalla notte attorno, morivano tornando a quel buio da cui erano nate.



In due partirono al galoppo verso sud, gli altri tornarono a scaldarsi attorno ai fuochi.







_________________
Legio












Scrutava distrattamente,
da mezzora ,
senza darlo a vedere ai suoi,
il crinale della collina verso sud.




Avvolto in una pelle d'orso , fiasca d'ordinanza in mano, alito proibitivo.....
Si aggirava tra i fuochi del bivacco , disinvolto , come il progredire di una gangrena su una gamba sana.




Il morbo li aveva fermati li'.
Impossibile proseguire con gli uomini in quelle condizioni.
Tutto era fradicio in quei luoghi , la terra , le bestie, e gli uomini.


Ma non ci sarebbe stato temporale o saetta , diluvio o tempesta ,
che avrebbe potuto per sempre separare dal suo osso Legio dei Borghese,
generalissimo di mezzo mondo conosciuto ,
signore del nulla e di tutte le terre libere,
viandante tra i briganti , nessuno tra i potenti.



Uno dei suoi si avvicino' sotto un cappuccio per il piovigginare.

" Generale...." disse . " C'è una spia tra di noi...."


Legio lo guardo' pietosamente , come si guarda dopo tanto tempo un amore perduto.


" Di' al logista di dargli una spada....anche le spie di questi tempi servono ....."



Prosegui' col suo passo tra i bivacchi ,
finche' che non vide due cavalli spuntare da dietro al crinale.


Non ci aveva voluto credere sino all'ultimo.
Ora vedeva il carico che penzolava di traverso su uno dei due.
Il lento dondolio della morte.
...Tergesteo.


"Non è lui....Non è lui......."



Ancora penzolante dal cavallo , Legio gli si avvicino' ,
lo prese per il capo e delicatamente gli sollevo' il viso,
......Terge.......


E fu li' che lo vide.
Era come una stella, ma piu luminosa ,
Legio fece un balzo indietro,


Vide un aura lentamente cingergli il capo....


Legio lascio' cadere la fiasca....



" Generale....."



" Tuttapposto....l'hai visto anche tu ?"
disse Legio.



" Cosa Generale"








Contemporaneamente dall'accampamento arrivano delle grida....
" IL MORBO è FINITOOO....IL MORBO è CESSATOOOO........."

" GLI UOMINI SONO GUARITIIII...."


Legio fisso' Tergesteo, guardo' il campo e poi i suoi.
E improvvisamente capi'.....



" Preparate un carro, issatelo sopra, voglio che sia composto,
.....abbiate riguardo............Viene con noi."














_________________
--Ribott
"Di' al logista di dargli una spada....anche le spie di questi tempi servono....."

L'ordine era chiaro, ma per nulla concitato... come se in fondo lo sapesse, in quella sua mente misteriosa, che la presenza di spie era altamente probabile.
Ma come tutto ciò non lo stupisse minimamente, mi colpì molto.

Chissà cosa avrei fatto io al posto del Generale... magari mi sarei invelenito a tal punto da interrogare tutti quanti, fino ad estorcere i nomi con la forza.
Però avrei colpito ingiustamente i miei compagni, che nello stesso tempo erano amici e fratelli...

Raggiunsi la tenda di Morphea.
Ancora non le era passata la triste verità del giorno prima, come darle torto...
Il Generale aveva reagito disinvolto, ma Morphea come avrebbe preso la notizia della presenza di spie?
Tutti a me toccavano sti compiti delicati... Soldato scelto Ribott sono... ma scelto da chi e perchè resta un mistero, di sicuro sono scelto per essere picchiato.

La trovai appresso al fuoco, intenta a mangiare un cappone... mi squadrò il tempo giusto per farmi sentire nei guai, prima ancora di commetterne

"Comandante Morphea, ho un ordine dal Generale..."

sputò un osso ai miei piedi

"Parla..."
"Abbiamo scoperto che ci sono spie fra di noi"

si alzò e si avvicinò a pochi palmi dalla mia faccia.
Fissai i suoi occhi azzurri come il ghiaccio ed il suo viso sporco dopo la marcia...
Abbassai lo sguardo.

"E allora?...."

Iniziai a sudare freddo

"Allora.... beh ecco..... il Generale... dice che........ dobbiamo dar loro una spada........ in questo momento servono tutti, anche loro"

"Fammi capire..." disse lei "... tu hai interrotto la MIA cena, per dirmi questo?"

Si o no?.... accidenti a me e alla mia abilità nel ficcarmi in situazioni simili...
Se le dicevo no mi avrebbe chiesto altro... e avrei dovuto improvvisare... già ma cosa, ordini? storielle?
E se le dicevo di si......

"Si, è tutto........... Morphea mattiggiurocheiononvole..."
"ZITTO!"

Mi puntò la spada alla gola

"Renditi utile, trovami un uccellaccio per domani.... e che sia di carne tenera... jà cretì muov't"

vidi me stesso, passare la notte in cerca di un dannatissimo volatile.
Morphea ne andava pure ghiotta, maledetti uccelli...

"Hai capito allora? Spade alle spie..."
"Hai capito, c'ò dic' a sor't!!!!"

Eh pur a mamm't, pensai, ma non potendolo dire ad alta voce filai via, prima di diventare la sua cena
Morphea




Affondavo i denti nella tenera carne, tenendola tra le fauci prima di mandarla giù, come se prendessi a morsi la vita, affinchè tornasse dove doveva. Se avessi messo la mano sul fuoco, me la sarei bruciata senza avvertire il benchè minimo dolore. Tutto ciò che esisteva in quel momento, esisteva solo attraverso gli occhi e le orecchie.

Ero come la creatura di un'altra esistenza che passa, indefinitamente interessata, attraverso quell'esistenza.

Direttamente dalla fiasca, giù per la gola e ai lati della bocca, ubriacavo il peso del sentire, per non dover sentire.
Così tutto diventava soave, ma mi pungeva come un dolore incerto, come una vaga sensazione di dispiacere. E un'ultima cosa mi trafiggeva, mi lacerava, mi squarciava l'anima. Il fatto che io fossì lì in quel momento davanti al fuoco, che mi appariva freddo e senza forma. Perdevo pezzi, anche se viva, e neppure la notte nulla poteva.

E così l'odio montava come il piacere in una notte di passione, mentre il cattivo messaggero si avvicinava. Contraevo la mascella, trattenendo l'istinto, ripulendomi la bocca col dorso della mano e nascondendo la smorfia di disprezzo che inevitabilmente aveva preso forma. E, nel mentre, ripensavo all'ingrato compito che, il destino beffardo, gli aveva affidato, per consegnarmi la lieta novella di qualche giorno addietro.

"Muoviti a pietà dei tuoi servi... " ripetevo, tra me e me, mentre gli puntavo la spada alla gola.


Ascoltavo quello che di necessario c'era da ascoltare e lo liquidai.
Trovai Legio intento a fissare una mappa ed un foglio tenuto col pugnale, e sommerso da scartoffie di ogni genere e provenienza.

" Marfy... "

Presi la lista e lasciai la tenda, senza dire una sola parola. Avremmo atteso, sorridenti, il traditore, per consegnargli le armi.
Non sempre le imbarcazioni colano a picco in mare aperto.





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