Leenie
Lame dargento che ti feriscono gli occhi.
Feriscono e nascondono, una cortina di luce livida.
Nascondono un dolore mai sopito e sempre uguale.
Mia figlia, che non arrivò mai a chiamarmi madre.
Dean.
Tergesteo.
Ora Alice, la figlia di Morphea.
Non la conoscevo, ma sembra che questo abito nero io lo porti sempre per un motivo.
Marciavamo da giorni sempre avanti, in questa offuscata cortina di pioggia. Ti costringeva a socchiudere gli occhi per vederci bene, e alla bisogna nascondeva le lacrime.
Quel giorno Morphea, erano le tue lacrime, e nonostante marciassimo sempre avanti, a me sembrava sempre di girare intorno, di rivivere sempre le stesse tragedie.
Ieri ero io e oggi sei tu, Morphea.
Preferivo quando il dolore era mio e tu mi minacciavi perché non sopportavi i miei momenti di sconforto.
Non ero preparata ad una Morphea vulnerabile.
Avrei voluto abbracciarla, come avevo fatto con Tiwi al funerale di Dean, come avrei voluto fare di nuovo perché lei in Tergesteo non aveva perso solo una amico, aveva perso suo padre.
Il dolore di Morphea per aver perso una figlia.
Il dolore di Tiwi per aver perso suo padre.
Io avevo perso entrambi, una figlia e un padre, molto tempo prima.
Un cammino in circolo.
Avrei voluto abbracciarla e confortarla, ma non sapevo se me lo avrebbe permesso, così rimasi lì, a guardarla da lontano, sperando che il mio pensiero le arrivasse:
So come ti senti, il tuo dolore è il mio.
Era arrivato il disgelo, sotto forma di piogge torrenziali che rendevano il suolo una distesa fangosa in cui uomini cavalli e carri avanzavano a fatica, in questa nostra disperata marcia in circolo che è la vita.
Domani vorrò un raggio di sole per asciugare la terra molle e diaccia, ma oggi sono lieta che il cielo pianga con noi.
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Feriscono e nascondono, una cortina di luce livida.
Nascondono un dolore mai sopito e sempre uguale.
Mia figlia, che non arrivò mai a chiamarmi madre.
Dean.
Tergesteo.
Ora Alice, la figlia di Morphea.
Non la conoscevo, ma sembra che questo abito nero io lo porti sempre per un motivo.
Marciavamo da giorni sempre avanti, in questa offuscata cortina di pioggia. Ti costringeva a socchiudere gli occhi per vederci bene, e alla bisogna nascondeva le lacrime.
Quel giorno Morphea, erano le tue lacrime, e nonostante marciassimo sempre avanti, a me sembrava sempre di girare intorno, di rivivere sempre le stesse tragedie.
Ieri ero io e oggi sei tu, Morphea.
Preferivo quando il dolore era mio e tu mi minacciavi perché non sopportavi i miei momenti di sconforto.
Non ero preparata ad una Morphea vulnerabile.
Avrei voluto abbracciarla, come avevo fatto con Tiwi al funerale di Dean, come avrei voluto fare di nuovo perché lei in Tergesteo non aveva perso solo una amico, aveva perso suo padre.
Il dolore di Morphea per aver perso una figlia.
Il dolore di Tiwi per aver perso suo padre.
Io avevo perso entrambi, una figlia e un padre, molto tempo prima.
Un cammino in circolo.
Avrei voluto abbracciarla e confortarla, ma non sapevo se me lo avrebbe permesso, così rimasi lì, a guardarla da lontano, sperando che il mio pensiero le arrivasse:
So come ti senti, il tuo dolore è il mio.
Era arrivato il disgelo, sotto forma di piogge torrenziali che rendevano il suolo una distesa fangosa in cui uomini cavalli e carri avanzavano a fatica, in questa nostra disperata marcia in circolo che è la vita.
Domani vorrò un raggio di sole per asciugare la terra molle e diaccia, ma oggi sono lieta che il cielo pianga con noi.
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