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BalkaniKa

Leenie
Ascoltavo dal cortile Legio che dava di matto. A quanto pare si stava riprendendo piuttosto bene…
In quel momento era l’Alcolico Legio, e non Legio il Generale, e io lo ascoltavo con profonda invidia. Quando mi ubriacavo io, finivo di solito in un mucchietto piagnucolante sul pavimento, mi sarebbe piaciuto potermi permettere una bella scenata così.


Intanto che facevo l’inventario del pane e del mais, una fastidiosa vocetta mi scavava dentro, impietosa.


Che cosa temi?

Niente, perché?

A me non puoi mentire.

Uhm…. Forse, di non aver veramente vissuto. Di non avere il coraggio di vivere, davvero. Di fare una bella scenata ad esempio, o di legarmi alle persone. D’altronde sono persuasa che se dovessi morire domani ben pochi mi rimpiangerebbero…

Stai facendo la vittima.

Dici? Può essere, ma questo non smorza la mia convinzione.

Da dove viene?

Forse è un’incapacità mia di vedere l’attaccamento altrui. O forse è un dato di fatto.

E’ per quello che hai quella boccetta di laudano piantata nel cervello?

Sì.

Non è che facendo così ti rendi più gradita però.

Mi odio ancora di più per questo. Faccio star male gli altri, e io non vorrei. Vorrei sentirmi più utile, forse più considerata, ma la prima che non ha considerazione per me sono io.

Smettila! Che devo fare per farti smettere?

TU non puoi. Puoi abbracciarmi e dirmi che andrà tutto bene? No, non puoi…



E in quel momento ci fu la chiamata per l’appello dei soldati, come ogni mattina. Misi da parte l’abaco e mi diressi verso quella che pomposamente chiamavamo “la piazza d’armi”.
_________________
Nefertati


Ero distante da Legio.
Quell'altalenare mi infastidiva, lo comprendevo ma m'infastidiva.
Seppur distante , quella notte le sue grida mi arrivarono..
Gli volevo bene...a modo mio... ma gliene volevo
...e sentirlo così mi angustiava.




Vaffanc........al piano per la riconquistaaaaa.........e queste...
le liste delle elezioni?.......spuuuuuuuuuu..........."

".............A te... A mammeta.... e soreta........"

" Ando' stanno le tratative col R2s ?.....E QUELLE CO DEMOSTENE?......
.............Spuuuuuuuuuuuuuuu............."




Me lo immaginavo sobriamente ubriaco mentre spaccava tutto.
Prima di qualsiasi azione il delirio prendeva il sopravvento ...era parte di lui.
Non mi piaceva quel comportamento, anche se lo avevo sempre accettato non mi piaceva.

Le urla non durarono molto.
Probabile che l'alcool gli avesse dato la quiete che tanto ambiva, o forse una qualche meretrice di turno era apparsa a consolarlo.
Non lo vedevo, ma alle volte l'uomo celato dentro al Generale mi sembrava talmente limpido e prevedibile, da fare tenerezza.

Brevi attimi.

La mattina a seguire si sveglierà...e inevitabilmente ...tutto sarà a posto.
Questo è il suo modo di reagire alle delusioni, almeno credo, ma potrei sbagliarmi.
Non conosco me stessa, figuriamoci se conosco gli altri.
Sono talmente abituata ai cambiamenti, anche mentali...
... che tutto quello detto oggi, potrebbe all'alba del nuovo giorno divenire semplicemente nebbia.


Tabac mi arrivò alle spalle, mi sussurrò poche parole e sorrise.
Ricambiai il sorriso, ma non dissi niente.
Volevo vedere oltre.


Le stelle continueranno a guardarlo mute.



_________________

""....posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni...""
--_amon_



Entrai nella stanza sbattendo la porta.
Ero il suo mostro e non gli avrei dato tregua, neppure quella volta.
Troppo scaltro, lui, per annegare in effluvi alcoolici, troppo ostinata, io, per permettergli di trasformarsi per l'ennesima volta nella vittima di se stesso.

Era disteso su quell'alcova di lenzuola luride.
Il fetore dell'ubriacatura male si assortiva con l'acqua di colonia delle baldracche che avevo appena visto uscire dalla stanza.

Presi una cassa e mi sedetti di fianco al letto, e mentre giocavo con l'astrolabio che trovai in terra, cominciai a raccontagli qualcosa, mentre lui fissava le tegole di legno del soffitto tracannando dalla vinaccia.

" Avevo un'amica una volta. Era ricca, ma non era avara. Aveva una casa, dei campi ed una vita agiata. Fu costretta a vendere i campi. Le restava la casa. Gliela distrussero. Aveva la favella, ma lei parlava comunque troppo e le tagliarono la lingua. Le restavano le mani, ed allora cominciò a scrivere ciò che pensava... ma le tagliarono anche quelle."


Mentre parlavo borbottava tra i denti, fino a quando non si alzò di scatto e mi fissò con rabbia.

"Basta!"

Restai per un solo istante in silenzio.

" Cerco di raccontarti una storia su come superare le avversità.."

" Senti, se mi vuoi parlare di guerra... va bene, se mi vuoi parlare dei piani... lo accetto."

" ... ma non vuoi sentir parlare della lingua tagliata..."


E lui si alzò dal letto e cominciò ad andare avanti ed indietro per la stanza lanciando cose per aria.

" Sai lei faceva le cose comunque. Era straordinario vedere quella donna senza mani e senza lingua, continuare ad andare avanti per la sua strada."


" Non m'importa se sono in superiorità numerica. Non m'importa..."

" Non t'importa neanche di vincere?"

" E' una guerra e basta."

Alzai il braccio con l'astrolabio verso il viso e continuai...

" Ahhhh! Sìììì, ora sì. Adesso sì che l'hai detto: è una guerra e basta. Quindi, forse, bada bene.. forse, il problema è un altro. Forse pensavi di farti una bella passeggiatina fra i campi". gli dissi spostando la mano come se stessi accarezzando spighe di grano ed usando un tono parecchio sarcastico. "... ed il temuto brigante di Tagliacozzo, sarebbe ritonato come per incanto. Non è così che vanno le cose...."il mio tono diventò calmo e serio " Tu, non sarai più Legio di una volta... mai più. Eeee... non voglio aggiungere altro."

Era di spalle, con le mani poggiate sul tavolo e le braccia tese. Diede un pugno sul tavolo e si voltò di scatto con gli occhi pieni di rabbia.

" Tu non sai un accidente di me!"


Si diresse verso la porta.

" Una cosa la so di sicuro. Farai una figura ridicola uscendo da quella porta in mutande!"

Tornò indietro imprecando e risbattendo la porta.

" Hai una risposta per tutto, non è vero? Lasciami dire una cosa. Non c'è differenza tra vincere e perdere "
disse mentre si infilava affanosamente i calzoni " E' quello che c'è nel mezzo. Quello che è perso, è perso. Un uomo vive e poi muore. E alla fine tutto si riduce alla stessa cosa... si è soli. E soli si rimane per sempre...."

Mentre alzavo la testa per incontrare il suo sguardo continuai.

" E' questo il punto? ... Si è soli? Quindi un'anima nasce con tutto quello che Aristotele le può dare, eee.. se le cose non vanno per il verso giusto, uno molla tutto e come se niente fosse il buon Aristotele se lo riprende?"

" Sì, è così!"
disse abbassando lo sguardo cercando di riabbottonarsi i pantaloni.

" E poi, l'anima muore in solitudine? ... In pratica è questo più o meno che intendi?"

" Sì è così..."

"E' una storia molto triste Signor Generale... issimo.""


E sorridendomi amaramente continuò" "... infatti è triste""

" ... ed è anche la cosa più stupida che un qualsiasi cretino possa dire, in assoluto...." e sorridendo continuai " ... tu vedi la vita con occhio cinico Signor Generale.. issimo" e dopo essersi riuscito a chiudersi la patta, mentre imboccava nuovamente la porta, io iniziai a fissare nel vuoto e continuai a parlare divertita " l'anima nasce con tutto.. poi muore... e arriva il buon Aristotele. E' proprio divertente Signor Generale... issimo"

mentre la porta si richiudeva alle sue spalle.



Nefertati
La convalescenza volgeva al termine.
Stanca di guardare gli altri lavorare, decisi che era il momento di tornare al mulino.

La gamba mi doleva ancora, con passo lento mi diressi al mercato, avevo bisogno di grano.
I ducati che avevo erano pochi. Le merci abbondavano ma i prezzi erano proibitivi, feci lo stesso un tentativo.
Mi avvicinai ad un mercante chiedendogli il prezzo del grano.

Me sa e shisni grurin?

Il bastardo mi disse che lo vendeva a 12 ducati.

me 12 florinj zonje.

mi venne spontenao dirgli se assieme al grano mi dava anche oro.

Me jepni dhe florinjte bashke me to?

Il mercante certo che nessuno me lo avrebbe venduto a meno, rise come un porco dicendomi...
che potevo rivolgermi ad un altro mercante.

Zini vend zonje, shihni tregetaret qe jane sot ne treg...ahahahahahh

Furiosa mi girai in cerca di qualche amico albanese che potesse aiutarmi...nessuno....

e che cacchio ....ma dove stanno tutti!

Ormai era da molto che vivevo in Albania, la loro lingua era difficile, ma per forza di cose, ormai li capivo.
Quel bastardo d'un mercante poco dopo stava vendendo davanti ai miei occhi il suo grano ad un concittadino a 10 ducati.
Dovevo agire in fretta, i miei occhi impazziti cercavano amici...
la fortuna mi sorrise non molto distante da me vidi Luca e Giubius ....

Non credo di essere riuscita a controllarmi....urlai i loro nomi...

Lucaaaaaaaaaaaaaaaaaaa............Giùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù

Luca mi raggiunse per primo, probabile pensasse che fossi in pericolo....
Lo guardai e gli dissi:

Questo vende il grano a 10 ducati ai suoi amici.
Ora lo obbligo a venderlo anche a me a quel prezzo maaaa...visto che sono a secco e visto che siamo briganti onesti....tu paghi.....ahahahahahahah

Luca rise.


Appoggiai la mia spada sul collo del mercante e gli dissi.. lo vendi anche a me adesso il grano a quel prezzo... vero?
Ma, se non vuoi sarò felice di pulire la mia spada con il tuo sangue.
I miei amici poi se vuoi, possono portare i tuoi resti alla tua famiglia
.


Il mercante con gli occhi puntati su Giù e Luca non disse una parola, fece solo segno con la mano di prendere il grano.
Mi venne il dubbio che non furono le mie parole a fargli cambiare idea, ma le facce e la corporatura di loro due...
mahhhh..qualsiasi cosa fosse...ora avevo il grano...il resto...non importava.


Giubius e Luca presero i sacchi, prima di avviarci Luca lanciò con sprezzo i ducati per terra.
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""....posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni...""
Leenie
L’ennesima notte di guardia.

Colonnello ma a che m… cavolo facciamo la guardia?

Tu fa’ la guardia e basta, soldato.


Mi strinsi nelle spalle e mi preparai all’ennesima notte in bianco, scomoda e fredda.
L’inattività mi stava uccidendo, saturando la mia mente di incubi e laudano.

Ed ecco, nella boscaglia, un rumore di passi, voci sommesse in un idioma straniero. Nessun cenno di voler farsi riconoscere. Attesi, come un lupo che attende il momento opportuno per balzare alla gola della preda già sfiancata dagli attacchi del branco. E poi… dove non poté nulla il coraggio o l’abnegazione, arrivò la frustrazione.

Fece per balzarmi addosso alle spalle, ingannato dalla posa apparentemente rilassata. Sfruttai il suo impeto per ruotare e assestargli una gomitata alla bocca dello stomaco, afferrandogli in braccio e usandolo come perno. Benché fosse più alto di me, il fatto che si fosse chinato per via del colpo mi permise di afferrarlo per la testa. Artigliai il gelido acciaio dell’elmo infilando le dita nella fessura della celata e tirando con tutte le mie forze, il sottogola che lo strozzava. Poi, con un unico fluido movimento estrassi il pugnale più vicino, quello alla cintura, e glielo piantai nella gola.

Apparentemente gli avevo dispensato una morte misericordiosa. Strabuzzò gli occhi, sorpreso, boccheggiò nel suo ultimo respiro, il gorgoglio del suo stesso sangue che lo soffocava fu l’ultimo suono che udì, probabilmente.

Mollai la presa, il mio unico pensiero fu di lavarmi le mani tiepide e appiccicose, nere nell’oscurità.

Giubius vorrà rimproverarmi perché non ho usato la spada…

Nessun rimorso, questa volta.



Citazione:
18-03-2011 04:05 : Avete colpito Akili. Questo colpo l'ha probabilmente ucciso.

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Luca_ros
c'è movimento in città, questa sera....


l'impugnatura rivestita di comodo cuoio la rende comoda da impugnare.... la lama è lucida e affilata... nessuna raffinatezza, nessun fregio o vezzo, solo una piccola incisione impressa sul lato del taglio... le iniziali dell'abile fabbro che l'ha forgiata....

così come deve essere per un'arma costruita tra una battaglia e l'altra, l'ultima spada prodotta in città, forse l'unica prodotta da molto tempo...

così essenziale.... micidiale.....

la guardo, la impugno, la sollevo... ne ammiro il filo....

era stata ordinata da un amico.... a me toccava l'onere e l'onore della sua consegna....

ora è mia.... ha un valore immenso in questi giorni, probabilmente ben 240 pezzi d'oro...

la riguardo...

me ne frego dell'oro, la getto in magazzino, la copro con della roba rimasta invenduta... nessuno potrà usarla... no nessuno...

chiudo la porta e me ne vado


ho perso di vista i miei amici...... c'è movimento in città, questa sera....

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Morphea




" Logistaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa vaffanc...."

Misti mi guardò strabuzzando gli occhi.

" Non trovi sia un bentornato un tantinello caloroso?" le dissi.

" Gli sarai mancata...." rispose.

Chiuse la porta dietro di se, sbattendola con tutta la forza che aveva...
Certo che per uno della sua età, ne aveva ancora di forza. Forza poi... ondeggiava lui...

" Cazzucazzu... m'hai mollato nella m..."
" m....mmm.... mais?"
chiesi per sicurezza. Non si può mai sapere cosa gli passi per la testa, meglio chiedere, anche se si ha la certezza che di risposte non ne dà quasi mai.
" Veramente, ero un attimo a Zenica, un attimino moribonda... è lì che m'hai mollata eh!"

" LOGISTAAAAAAAAAAA VAFFANC.... "

" ex... prego... ex-logista... "
" Ex? .......... EX - LOGISTAAAAAAAAAAAAAAA VAFFANC...."
" noto una certa costante nelle tue soavi parole...."
" Spuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu...."


Credo che la sua voce facesse eco, perchè arrivarono in tanti e si misero comodi.

Gli altri non erano così felici di vedermi, perchè mi stringevano la mano, mi abbracciavano e mi davano il ben tornata a casa... anche qualche bacio mi sono beccata, però poi ho vomitato un po'.

E lui continuava eh.

" Ci ha mollati lei.... marfy sei una STR...."
disse imperturbabile
" str...agnocca? ... sìsì grazie lo so!"
"...ONZA!" concluse rimettendosi ad ondeggiare fiero sulla sedia in fondo alla taverna.

" Si amano... " disse Liriel.
" E i confetti?" gli chiese Samiro.

" Samiro" cominciò lui " sai dove ficcarteli i confetti, vero?" domandò sarcasticamente, pronto a sguainare la spada.

Il povero cipollotto si incupì subitissimamente, e per consolarlo gli leccai la barba, ed ebbe un mancamento.

" Marfy..." riprese
" sì?" chiesi con cortesia e gentilezza.
" evvaffanc...! "
" ... e dall!"
" E' giunto il momento di un caloroso saluto corale alla nostra cara Marfy.... un bel vaffanc... corale, al mio tre... 1.... 2... 3...."


silenzio.

" Generale... issimo, questo è ammutinamento!"
esclamai.
" Non fa niente, cazzucazzu... l'importante è che seQuano quando devono seQuire... marfy ... vaffanc...."
" Forse devo andare da qualche parte?"
la mia destinazione mi era alquanto chiara.

" Spuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu...."
" Guarda che stai sporcando tutto e dopo nessuno pulisce...."

" Generalissimo.. ma sono modi?"
" State sereni, è il nostro modo per dirci che ci vogliamo bene.... cazzucazzu"


Poi si lamenta che lo prendono per pazzo.

" GIACOMO BORGHESE!" esclamai dando un pugno sul tavolo " tu sei un grandissimo .... onzoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! ...ah!" dopo due settimane mi sembrava il minimo.
" Stai silenzio donna!" intimò " Mi parli così perchè sai che non ti uccido!"
" So anni che dice che ti vuole ammazzare e stat ancor' ca'... " la Baronessa Misti si era ricordata di smettere di ridere per parlare...
" Zitta donna c'ò dic' a sor't!" replicai al primo e poi mi voltai verso la seconda " Se stavi altri cinque minuti zitta, ti facevi male?"le domandai ironicamente.
" Sì!" rispose continuando a ridere. Io poi faccio certe domande.....
" Zitta donna, in cucina!" ancora....
" Zitta donna, in cucina! c'ò dic' semp a quelle sciacquette che ti si infilano nel letto... e lavati che puzzi!" eqquando ci vuole ci vuole.

"LOGISTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.... VAFFANC....!"
" ebbastaaaaaaaaaaa.... amm capit! ci vado più tardi, mo mi scoccio. Sono arrivata mo', sto stanca, mi devo fare un bagno caldo.... IO MI LAVO IO... a proposito, me lo avete preparato?"
" Sì? e nuj asp'ttav'm a te... "
si girò quell'altra... sempre baronessa e pure contessa qualche volta.

" Baci, abbracci e tante care cose a tutti..." pausa " tranne alla logista... ex.... marfy, sei un zo....! ... e vaffanc...!"
" Il complimento finale mi mancava! ...e buona notte pure a te... jamm bell! ma mo te ne vai?"


La porta gli si chiuse dietro mentre ancora era in preda al turpiloquio puro.

Per qualche giorno ebbi la sensazione di non sapere dove mi trovassi, quando un messo bosniaco si presentò dall'oste per consegnarmi una lettera.








.......you are dead tomorow ahahahahahahahahah


Vukasin_jugovic






" Uh!" dissi rivolgendomi al Generalissimo e a Misti " Sono arrivati gli auguri per il mio compleanno in anticipo... aahahahahahahahah".
Mostrai loro la pergamena.
" Ma questi lo sanno che incontro la morte una volta al mese con cadenza regolare ormai? ahahahahahah"


Ero rientrata nel branco.

Checc......o!

"ahahahahahahahahahahaahahh"






Tabac
Moriremo certo...ma almeno lo faremo cantando.....
cominciai ad intonare un motivo....Bembe mi venne dietro subito...poi tutti gli altri....

"Nun je da retta OB
Che t’hanno coionato
Sto morto a pennolone
È morto suicidato
Se invece poi te dicheno
Che un morto sé ammazzato
Allora è segno certo
Che l’hanno assassinato
Voio canta così fior de grano
Che fai nun me risponni
Me canti no stornello
Lo vedi chi è er padron
Insorgi via er cortello
Voio canta così fiorin fiorello
Annamo daje OB
Chi se fa pecorone
Er lupo se lo magna
Abbasta uno scossone
Voio canta (vabbè) fior de Limone eh ehhhe ehh
E’ inutile che provochi
A me nun me ce freghi
La gatta fresciolosa
Fece li figli cechi
Sei troppo sbaraglione
Co te nun me ce metto
Io batto n’artra strada
Io ciò pazienza aspetto
Voio canta così fior de rughetto"

citazione Gigi Proietti


Dopo molti giorni...riapparve un pallido sorriso...
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Leenie
Ero appena tornata dall’ultima visita a zio Illimino, che ora stava meglio anche se era ancora smunto e deboluccio. Inquieta su tutta la situazione in cui versavamo, avevo ricevuto da lui i soliti saggi consigli. Sapevo benissimo che di lui ci si poteva fidare fino ad un certo punto, mi avrebbe venduta senza pensarci due volte se gli fosse convenuto, e tuttavia prima di giungere a quel punto mi avrebbe difeso con le unghie e con i denti… credo. E ad ogni modo, non era certo uno sciocco e la sua capacità di analizzare i problemi superava di gran lunga la mia.

In qualità di logista-aggiunto-pro-tempore mi ero scelta una pietra in un punto assolato fuori dal magazzino e, poiché in quei giorni mancavamo un po’ di tutto, anche di pergamena, segnavo sulla terra umida con un bastoncino le sacche di cereali e le forme di pane, con l’ausilio anche di sassetti e bastoncini.
Cominciavo quasi a divertirmi, come una bimba che gioca al medesimo modo, quando un’ombra mi si parò davanti, un’ombra in canottiera d’ordinanza e stopposa zazzera biondiccia, ed esordì, senza salutare:

Ma lo stai passando il pane e il mais a tutti?

Gli feci cenno di spostarsi dal sole.

Per ora no, io attendo ordini.

Scusami cara non se tratta de ordini ma un briciolo de logica no, è vè? Passa ‘sto cibo!

Fa' conto che io sia priva di logica. Se non me lo ordinano, io non passo niente.


Spostava a disagio il peso da un piede all’altro:

Va bene… ottima risposta, chiedo venia la colpa non è la tua… Mmm ma i soldati non lavorano e non guadagnano… mmm, come mangiano? Ecco cosa dice la logica. Spero di essere stato chiaro.

Io non sono tenuta a pensare, tanto meno in maniera logica. Se non hai scorte, fammi dire da Legio o da Giubius di distribuire. Il problema se sia colpa mia o meno non mi tange affatto.


Glielo dissi con una sorta di cupo divertimento. Per fortuna giunse in quel momento il Colonnello a risolvere il pasticcio:

Avevo dato io ordine a Liriel di non distribuirlo tutti i giorni… Liriel...sfama ‘sti quattro morti di fame!

Il biondiccio replicò, stizzito:

Perfetto, allora non hai saputo che sto senza cibo da tre giorni? Ma quello come sai non è stato mai un problema, ma certe risposte se le poteva evità che ne dici?

Giubius rispose, calmo:

Bastava che mi facessi avvertire.

Io colsi al volo l’occasione per squagliarmela con un semplice:

Agli ordini Colonnello!

Mentre mi avviavo con le chiavi verso il magazzino, mi parve di vedere con la coda dell’occhio il baluginio di una sottana rossa, e udii l’eco di una risata. Ormai non mi stupivo più di quella gabbia di matti che rideva nelle situazioni più disperate…
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Vicvondoom
Gironzolando da giorni un pensiero viene spontaneo a Vic:

"dolce ricordo quanto pensano, parlano e cantano questi!!!!"
Mistic
Era tornata...

Neanche mi chiese se le mie ferite fossero guarite,mi piazzò davanti i rotoli di pergamena e la piuma:
"Scrivi...c'è da lavorare...hai poltrito abbastanza!"

Mi appuntavo tutto quello che dovevo fare,con malcelata disattenzione.
"Mi fa strano che non ci sia..." mi disse.
Come al suo solito,aveva captato cosa mi facesse stare in quel modo.
"Domani ritornerà!" le risposi
"E non ti fa strano?"
Sfoderai uno dei sorrisi più falsi che avevo.
"No..." poi ribadii il concetto,più per autoconvincermi che per altro.
"...domani ritornerà!"

Le sue commissioni,per mia estrema fortuna,mi tennero occupata per tutta la giornata.
La sera,quasi stremata,le chiesi congedo.
"Che dici?posso andare a morire a letto?"
Mi guardò strana...
"Già vai?"
Le feci un cenno col capo e andai via.
Non replicò.



Quel maledetto letto era freddo,ed io,continuavo a girarmi e rigirarmi,nella speranza di trovar pace.

...avvertivo il silenzio...


...il buio...


...poi...dei passi!


Mi voltai piano,impaurita che potesse essere solo frutto di un sogno ad occhi aperti.
Era lì vicino a me.
Lo sentivo respirare.
Scaraventai a terra le coperte che fino ad un attimo prima avevano avuto,l'ardito compito,di placare un freddo materialmente inesistente e mi fiondai tra le sue braccia.


...assaporavo di nuovo il calore...


...la luce...

Gli raccontai tutto quello che era successo in quei pochi giorni che si era assentato.
Quasi nessuna delle notizie che gli avevo dato in quel momento,era da considerarsi lieta,ciò nonostante,avevo un sorriso stampato in faccia che non andava via.
Ascoltò tutto con estrema attenzione,perdendosi ogni tanto,in uno sguardo od una carezza.


Ci addormentammo così...
_________________

16 Ottobre 1460
Morphea




La terra di questi luoghi conosce l'impercettibile mutare.
Eolo soffia, accarezzando muschi e licheni, e scandendo il tempo che passa. E l'attesa si affaccia sul burrone dell'incertezza e stà a guardare.
C'è un dolore muto nelle pietre.
Attendono sguardi silenziosi che gli narrino il flusso della storia.
Le ciance si infiammano coi latrati di richiamo, in suoni di vento che sibilano fra le cortecce degli alberi, fino agli strapiombi che si tuffano in acque salmastre.
Ciò che tace urla...
Urla le lacrime sgorgate dai sogni infranti delle vedove.
Urla il sangue dei guerrieri caduti
Urla per il pane duro della pace, che nessuno ha ancora mangiato.
Tutto si riposa nel sonno profondo dell'erba, che immutabile muta nel pallido riflesso dell'eterno.

Domani le nuvole avranno i colori della passione, e piangeranno in rossi coralli.

Forse saremo, penombra di alberi spogli, o una bocca...
Soltanto una bocca silenziosa che si confonde nell'angusto spazio del crepuscolo, illuminato da comete morenti.



Grevius
Catapultato a miglia infinite da casa, e quando casa non ha mura ne tetto ne giardino, significa che casa è Lei... la mia vita, senza della quale non esisterei.
Inseguendo quel desiderio di tornare, iniziato dal principio della mia missione, riuscii finalmente a percorrere la strada di ritorno, avvicinandomi di passo in passo alla mia vita.

Era stesa nel letto, sentivo da lì il suo dolce profumo, avevo voglia di lei...
Mi vide e mi si avventò addosso, baciandomi...
Come un passero sperduto nella pioggia, ritrovai finalmente casa, nei suoi teneri abbracci.
Ascoltai tutto ciò che diceva, perdendomi nella magia delle sue labbra, percepivo tutto ciò che mi diceva, e non m'importava se erano notizie buone o cattive, mi bastava ascoltare il dolce suono della sua voce.

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Leenie
Ormai avevo una discreta esperienza di battaglie e sapevo bene cosa aspettarmi.
Ma quel giorno fu diverso.

Di nuovo nella mischia di corpi agitati nel frenetico tentativo di uccidere rimanendo vivi.
La folla è una bestia senza coscienza, ma un campo di battaglia è il regno dell’istinto, puro e semplice, spogliato di ogni pretesa di ragione o civiltà.
Per me non era diverso.

Mi si parò davanti un armadio con le gambe, un omone biondo con l’aria di un toro stuzzicato, mi si avventò addosso con un ghigno ferino.
Avevo qualche speranza solo a batterlo in agilità, con la forza bruta non avevo chiaramente possibilità. Tentai di schivare accorciando la distanza in modo da impacciarlo, ma da dietro vidi, con la coda dell’occhio, un’altra spada calarmi addosso. Ruotai malamente per evitarla…


*CRACK*


Il poco rassicurante scricchiolio veniva dalla mia caviglia. Pregai un Dio in cui non credevo perché non fosse rotta. Assorbì tutta la mia attenzione al punto che non mi accorsi quasi, se non per il calore, del sangue che cominciava a inzupparmi la manica e il corpetto a partire dalla spalla sinistra. A quanto pare per fortuna il mio movimento gli aveva impedito di piantarmi dentro quella maledetta lama.

Retta ancora dall’eccitazione della battaglia zoppicai penosamente indietro stringendo spasmodicamente le mie armi, non sapevo nemmeno come avevo fatto a non lasciarle cadere.
Questo mi dava ancora una possibilità.
Il mingherlino con la faccia e i baffetti da topo che mi aveva colpita era finito addosso al toro biondo, dandomi l’istante di tempo necessario a riprendermi. Mi buttai contro di lui, consapevole di non avere molta scelta, e stupendomi della lucidità che riuscivo a mantenere, ma qualcun altro, che non vidi in volto, fu più veloce, e a me rimase da affrontare il bovino. Mi chinai e mentre lui menava colpi di spada come fa un fabbro col martello sull’incudine, riuscii a colpirlo dietro all’allacciatura dei gambali, sul ginocchio, se ero stata brava gli avevo tranciato un tendine e non avrebbe camminato mai più… mi spinse indietro con una manata, incespicai sul piede offeso con un urlo e caddi nel fango.

Ciò che mi aveva sorretta fino a quell’istante venne meno e mi resi conto di essere esausta, inzaccherata, coperta di sangue mio e altrui. Col respiro affannoso e la vista ormai offuscata, vidi il nemico venire avanti con quella che a me parve un’esasperante lentezza, folle di dolore anch’egli, le sue mani che cercavano la mia gola. Mi rannicchiai e strinsi più forte la spada.

Non so come accadde.

So solo che un istante dopo lui era nel fango accanto a me.
Morto.

Io invece ero ancora viva, credo.



Poi fu tutto molto confuso.



Citazione:
25-03-2011 04:06 : Avete colpito Pagefm. Questo colpo l'ha probabilmente ucciso.
25-03-2011 04:06 : Georgijeseptim vi ha dato un colpo di spada. Siete stati feriti seriamente.
25-03-2011 04:06 : Siete stati attaccati da l'armata "ВКС-Одред Црна рука" comandata da Vukasin_jugovic.

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Vivi56
Rumore, urla, imprecazioni

anche quella notte non fu diverso



credevano di schiacciarsi forti della superiorità numerica

ma li aspettavamo ed avrebbero assaggiato il filo delle nostre lame


Le nuvole avevano oscurato la luce della luna

e fu un vantaggio per noi che conoscevamo bene il terreno


Lo scontro fu cruento e la puzza del sangue cominciò ad entrarmi nelle narici



Sudore, fragore, imprecazioni e lamenti

Un ordine fu urlato in una lingua che non conoscevo: scappavano ed in breve fummo soli



La luna, di nuovo libera dalle nuvole, illuminò quello che restava e cercai con lo sguardo i miei.


Giubius era lì accanto e poco più avanti Liriel riversa nel fango.

Corsi da lei e vidi il sangue uscire all'altezza della spalla

Cercai di rialzarla ma un gemito di dolore le uscì dalle labbra

Giub aiutami
il mio fu quasi un sussurro ma lui era già lì


Lavativa! per un graffietto vuoi anche la carrozza ora?
e la prese in braccio.

Portiamola in città ho degli amici che la nasconderanno

Non subito devo prima occuparmi degli altri
e, affidata Liriel alle cure di un soldato, si allontanò.
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Orgogliosa moglie di Hans Ludwing della Groana
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