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BalkaniKa

Leenie
Ciò che avvenne in seguito lo ricordai sempre in maniera confusa e slegata, come la mescolata di un mazzo di carte. Appartengono tutte allo stesso mazzo, ma si presentano in disordine. Scene casuali, passato e presente, sogno e veglia che si mescolavano, mentre io assistevo impotente.
E in qualche modo mi ricordarono una canzoncina che la balia mi cantava da bambina.
Era una filastrocca, ma aveva un finale triste.

La donnina che semina il grano

Agnese mi tiene sulle ginocchia e mi spazzola i capelli. Mia sorella, con le trecce belle lucide, gioca con un gattino scovato chissà dove. No, aspetta, sono sicura che questo sia un sogno o un ricordo, sono adulta ormai…
Mi dimeno, non voglio essere pettinata. Allora lei canta per tenermi tranquilla. Io un po’ imbronciata mi lascio pettinare, le gambe che dondolano sulla sedia e quando ha finito


Volta la carta e si vede il villano

fango freddo e duro sotto la schiena, è viscido sotto le dita. Mi sollevano le spalle e la mia testa ciondola, senza che io posso farci nulla. Dolore. Vivi che parla e io non posso risponderle vorrei dirle


Il villano che zappa la terra

ormai ho perso il conto ma il bicchiere è nero come l’inchiostro. L’amaro in gola mi toglie il fiato. No, no, non devo farlo. Non so perché ma me ne pentirò. Il laudano non è la soluzione lui


Volta la carte e viene la guerra

“Dovevi riportarmelo, me lo avevi promesso!” Stento a riconoscere Tiwaz nella ragazzina con le trecce scure che stringe la mano a Tergesteo. Ma non può essere che lei, se no perché dovrebbe tenergli la mano? Porta sempre il suo vestito azzurro ma ha almeno dieci anni di meno della prima volta che l’ho vista


E’ la guerra con tanti soldati

La sensazione di essere sollevata da terra: “Lavativa! per un graffietto vuoi anche la carrozza ora?” No Giub, ma mi fa male tutto e non riesco aprire gli occhi e dirtelo dove siamo cosa


Volta la carte e vedi i malati

non c’è più il fango piuttosto delle assi di legno. “Starà bene vero?”. La voce è preoccupata ma le mie preoccupazioni vanno alla pulsazione sorda mi pare di aver visto


I malati con tanto dolore

mio marito, ma perché non è con me? Però se mi concentro mi pare di ricordarlo disteso e a occhi chiusi? Che gli è successo, perché nessuno me lo dice? Dove diavolo


Volta la carta e viene il dottore

e improvvisamente c’è solo lui e il suo sorriso sghembo che è solo per me, e come mi ha abbracciata in Francia dopo che lo avevo schiaffeggiato


Il dottore che fa la ricetta

Zio Illimino avresti dovuto rapirmi il giorno che ti ho passato il comando della Ragnarok, ricordi? Lo vedo disteso a letto, ancora troppo malato per alzarsi ma un attimo dopo ecco che è l’uomo dallo sguardo sfuggente che


Volta la carta e viene Marietta

una donna dai capelli scuri vestita di bianco tiene in braccio una bambina, le somiglia tanto ma in qualche modo somiglia anche a me… madre… piccola mia…


E’ Marietta che fila il suo lino

la brezza della sera entra dalla finestra aperta mentre io leggo ad alta voce qualcosa e padre Dean annuisce, approvando. Perché ho la sensazione che non debba chiamarlo “padre”? Lui è solo


Volta la carta e viene Arlecchino

“Potete tenerli al sicuro per un po’, vero?” “Mettiamoli a letto, è meglio” Ancora la sensazione di essere sballottata e poi qualcosa di più morbido


Arlecchino che salta e che balla

la notte invernale è piena di stelle, Edoardo intirizzito e affamato ha già raggiunto la porta della cambusa prima che io possa urlargli di non


Volta la carta e c’è una farfalla

questo me lo sto proprio sognando sono sicura non è mai successo, Legio e Morphea in genere si tirano stivali o stoviglie, non di certo ballano abbracciati, lei ha gli occhi chiusi e un’espressione pacifica sul volto che non le si vede spesso ma penso


La farfalla che vola sui fiori

Ilsebill ride e fa le smorfie mentre Samiro gocciolante sputacchia sul ponte della nave. Io soddisfattissima tengo il secchio ormai vuoto e mi auguro che abbia imparato a


Volta la carta ci sono i signori

una locanda in un luogo che non rammento, forse la Spagna, Tergesteo si gratta la testa con la penna e io portando da bere la birra ai tavoli domando: “Memnone….”


I signori che vanno a braccetto

l’aria è polverosa ormai è quasi buio. Devo essere in un letto o qualcosa di simile perché ho meno freddo, sento qualcosa di vagamente morbido e scricchiolante sotto di me e il peso leggero e confortante delle coperte. Si china su di me un volto è Vivi che


Volta la carte si vede un galletto

Ferenç Petrus con la camicia di fuori in quella locanda a Nimes mi guarda e ride, amaro come solo lui riesce a fare. Voglio confortarlo e dirgli che andrà tutto bene eppure non oso


Il galletto che canta più forte

mi passa sul viso un panno bagnato. “Lui dov’è? Perché non è qui?” In risposta, solo un gesto per fare il silenzio; voglio replicare ma


Volta la carta e viene la morte

Firenze come l’ho vista la prima volta. Non ero mai stata tanto lontana prima d’ora, perché ho la sensazione che sia vicinissimo? Madonna Chikka e Madonna Arcadia in una taverna insieme… le ho mai viste a Firenze nello stesso momento?


E’ la morte che falcia la gente

e Gualtiero moribondo l’ultima volta che l’ho visto, a Pisa, e penso che forse anche io ora sono in una situazione simile e checché ne pensino gli altri non penso di voler morire


Volta la carta, non si vede più niente



Finalmente il mazzo di carte si fermò.
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Grevius
Ennesima attesa per l'ennesima battaglia.
Quella terra aveva ancora sete di sangue, e più ne riveceva più non si saziava, quasi fosse una maledizione di quale antica divinità esiliata in un passato di naufragi.

Un passerotto si posò non lontano da me, quasi ignaro del pericolo... come se non appartenesse a quel mondo infame.

La battaglia infurò per tutta la notte.
Qualcuno mi colpì da dietro, e mi passò la spada nel fianco destro...
Urlai di dolore.
Sentivo come fuoco nel mio corpo, un fuoco impossibile da spegnere.

Mi voltai, e colpii il mio aggressore, ma non riuscii a scaricare le ultime forze che mi tenevano in piedi e gli feci solo un grosso taglio sul braccio.
Caddi a terra esausto... non riuscivo quasi a muovermi, quando rividi quel passerotto...

Era riuscito a salvarsi, senza scappare come mi sarei aspettato... aveva svolazzato per tutto il tempo, commentando l'idiozia degli uomini.
Si posò accanto a una timida margherita che sbucava solitaria nel fango, quasi a ricordarmi che era primavera.

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Addiu


26 Marzo 1459
Lezhë, pianura a nord-ovest






Ci sono battaglie che per la loro grandezza ed importanza passano alla storia,
tramandando con esse le gesta degli uomini che le hanno combattute;
questa, sarebbe stata una di quelle.
L'Ordine Brigante, schierato di fronte al suo accampamento e pronto a resistere fino alla morte,
attendeva in quel primissimo mattino di fresca primavera il nemico.









Dalle mura della città uscì un esercito battente bandiera albanese, comandato da uno di quei traditori che aveva provato a pugnalarci alle spalle,
ma non v'era ancora riuscito, ed era lì per completare l'opera.
Dalla boscaglia uscì l'esercito con cui avevamo combattuto il giorno precedente,
battente bandiera serba, capitanato dal principe di Serbia, o almeno così si dicevano i soldati briganti prima dello scontro,
chiedendosi quanto valesse la testa di un principe in proporzione a quella di un pezzente qualsiasi.

E non era finita.

Un terzo esercito, battente bandiera bosniaca e condotto da una vecchia conoscenza di altri campi di battaglia,
scese da una collina a nord e si ricongiunse agli altri due.











Il netto svataggio numerico non piegò il volere del Fato;
a fine giornata infatti l'Ordine Brigante sarebbe riuscito e resistere ai tre eserciti,
facendoli ripiegare nei boschi a nord e tenendo il campo di una delle battaglie che i poeti e gli storici avrebbero annoverato tra le più eroiche della storia.



Giubius
Erano mesi che si trovava su quelle freddi terre, mesi di lotte, battaglie, tradimenti, agguati; mesi in cui aveva saputo riconoscere l'onore ed il disonore, la viltà ed il coraggio. In quei mesi aveva visto di tutto, ma non aveva mai incontrato quello sguardo che incrociava nei suoi soldati quella notte.
I giorni precedenti erano stati impegnativi, dovevano riorganizzarsi, il cibo gli arruolamenti e tutto sempre a discrezione del volere dell'Altissimo! Già, i problemi non mancavano, ed anche l'Altissimo nella sua imperscrutabile magnificenza ci metteva lo zampino. Uno dei consiglieri Albanesi era stato colpito da un colpo apoplettico proprio durante le votazioni del nuovo Consiglio. Non vi fu tempo o volontà di sostituirlo e dal giorno alla notte, si ritrovarono ribelli anzichè difensori dei legittimi governanti.
Molti dei soldati vedevano in questi avvenimenti dei segnali di contrarietà dei poteri divini.
Quella sera Giubius ricevette una delegazione importante. Preceduti dalla bandiera bianca gli emissari del nuovo Principe si recarono al loro accampamento.
Con disprezzo gli fu buttato sul tavolo una pergamena. Giubius gli diede appena uno sguardo: "E' scritta in Albanese, mi dispiace non lo capisco"
Il notabile, senza nascondere un sorriso ironico la prese ed iniziò a leggerla in Italiano:
"saltate tutti i titoli ed onoreficenze di apertura ed andiamo al dunque" disse giubius con fare distaccato mentre si tagliava un pezzo di formaggio.
"Il dunque è: arrendetevi, sciogliete gli eserciti e ponetevi sotto l'illuminata protezione del nostro Principe. La vostra avventura qui è finita! Due eserciti Albanesi in città e due eserciti serbi vi circondano! Il vostro alleato Koron è morto, i Bleak Eagles che lo seguivano stanno ormai sbandando, non avete supporto, non avete più niente. Ammainate la bandiera, entrate in città disarmati e sarete scortati via mare verso una località scelta da voi"

Giubius, lasciò cadere il formaggio e si avvicinò al notabile e prendendolo sottobraccio lo portò fuori la tenda, fece un gesto indicando i suoi fratelli, i suoi amici: "Non è vero che non ho più niente! sono l'uomo più ricco del mondo finchè potrò contare sulla loro amicizia e lealtà; il vostro Principe non comprende il nostro spirito e senso dell'onore. Vi prometto però che ne parlerò agli uomini. Le decisioni le prendiamo tutti insieme e chi vorrà arrendersi lo porrò sotto la vostra protezione. Vi posso assicurare che la bandiera non si ammaina, almeno uno che la sostiene fino alla fine ci sarà, ora vi prego scusatemi devo finire la cena"

Giubius andò di corsa dal generalissimo ancora convalescente, ma già in grado di combattere:
Generale!! Generale!! una proposta di pace degli Albanesi
BENE!! disse Legio " Si arrendono? era ora!"

"Veramente ci hanno chiesto di ammainare la bandiera""

Dovrebbero sapere che la bandiera l'ammaino solo per ficcargliela.....
Giubius lo interruppe: "Generà!! NO..zitto che ci arriva il fulmine divino"

"Vabbè, fai una cosa, raduna tutti e spiega loro la situazione; se qualcuno vuole accettare potrà farlo."

Giubius stava per congedarsi quando Legio aggiunse: "Colonnè, qualsasi cosa decidano, quella bandiera la teniamo insieme, nun te lascio solo....nun te preoccupà morimo mano nella mano"

Leggermente turbato dalle inquietanti affermazioni del generalissimo, Giubius riunì i soldati, non arrivò neanche a dire " Ci chiedono di sciogliere..." alte e colorite si alzarono pernacchie. All'ennesima interruzione non potè che aggiungere "Vabbè...siete na manica de impuniti, e proprio per questo, vi amo"

Quella notte furono prese decisioni importanti; tutto lo Stato Maggiore dell'Ordine tra vino e stufati di cinghiali, elaborò l'operazione: Atto Finale.

La mattina dopo, Giubius e Legio percorsero a cavallo il campo di battaglia. "Generale ma quello stendardo che fugge là..da quella parte è l'esercito del Principe Leka?"
"Colonnè stai a diventare cecato, e spero che sia per l'età; quello che scappa lì..da quella parte è L'esercito serbo di Vukasin_jugovic"

"Ah sì quello che ha scritto a Morphea - T'accid0"
"Quello a destra lì in fondo che è un puntino ormai è l'esercito Bosniaco di Ady, quello che ci ha scritto di preparare la vaselina"
"Allora quell'altro laggiù è l'esercito del Principe Leka, chissa se ce lo chiede pure stasera di arrenderci"

"Colonnè, come va a finire sta storia nun ce pò fregà de meno;
ma stanotte gli avemo dato!! ah come glie avemo dato!!! daje mò che tengo fame, famoci na porchetta a colazione c'ho un buco allo stomaco"

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Non potremmo distruggerli, ma gli strapperemmo un braccio e non gli può piacere.

Samiro
Immerso nell’acqua, Samiro si stava lavando dalle macchie di sangue dei suoi nemici, per lui l’ennesima soddisfazione uccidere.
Era diventata la sua ossessione, in battaglia doveva spegnere la vita di chiunque derideva il suo aspetto grottesco, non sopportava lo sguardo altrui, e soprattutto ripudiava chi dalla nascita aveva ricevuto un dono come la bellezza, a lui negato da sempre.
Cosi in due giorni di battaglia Samiro, riuscì ad uccidere due uomini, uno di loro aveva una pelle cosi liscia e pulita, l’altro dagli occhi verde smeraldo, il terzo, un giovane dalla folta barba bionda riuscì a sottrarsi dalla sua furia omicida.
Samiro era irritato, infastidito, e per giunta il sapone di Liriel stava finendo, ma, l’unica cosa che lo rincuorava era che la notte presto sarebbe arrivata, idem il desiderio di sangue altrui.
Uscì dall’acqua si rivesti, e con molta cura si bendo il viso come era solito fare nelle ore di luce, per poi ritornare nell’accampamento, e consumare il rancio.
Guardando il sole Samuel, mentre ripiegava la bandiera della Brigata Fantasma pronunciò due parole:
“Nessun rimpianto, Nessun rimorso”
_________________
-Senza parole-
Morphea
Notte tra il 24 e il 25 Marzo......




Ero un po' stanca...
Avevo passato la giornata tra i banchi del mercato con la mia bisaccia, e rubacchiavo un po' qui e un po' lì....
La farina l'avevo comprata però eh... avevo il mio mugnaio di fiducia al mercato nero. Costui mi mandava un carretto pieno tutti le notti, appena prima dell'alba.
Caruccio assai lui, doveva essersi innamorato... una volta voleva anche sposarmi per finta, ero riuscita ad accettare solo il fidanzamento farlocco... coi baci farlocchi, anche se un bacio bacio una volta ce l'eravamo dati per davvero, per scommessa, ed io avevo perso.
Non male eh... devo ammettere che non era stato per niente male, tutt'altro.....
Insomma , quella notte ritorno al campo e tutti erano pronti per la battaglia....

" Morpheaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.... "
urlava uno.
Ed io pensai che lo avesse mandato mio figlio per farmi dire "................. devi morireeeeeeeeeeeeeeeeee!", e invece no. Aveva un bigliettino fra le mani.
"Uh!" pensai " che carino, qualcuno che mi scrive lettere d'amore, prima che qualcuno mi struppei per l'ennesima volta."







morphea,

daro' la tua carne e quella degli altri invasori ai miei cani, usero' i tuoi intestini per farne corde, la tua pelle per rivestire le pareti delle sale del mio palazzo e usero' il vostro scalpo come bicchieri per bere birra nella mia taverna. Segnati le mie parole!

Vukasin_jugovic




" Aspe', mo me lo segno!"
Io lo sapevo che era una lettera d'amore, me lo sentivo proprio. E me lo segnai eh. Poi cominciai a cantargli una ninna nanna come se mi fosse dinanzi.... solo che m'addormentai io sui sacchi di farina, e niente battaglia.



Notte tra il 25 e il 26 Marzo........


Partito l'ordine d'attacco, sono ritornata in mutande.
Non potevo di certo sporcare di sangue il mio vestitino così caruccio.
Ho deglutito un attimino quando ho visto tutta quella gente. Sembrava una festa in maschera all'aperto.
Il piscione e il zelloso hanno diviso i nostri eserciti, mi sentivo sola sola, e pensavo alla lettera d'amore ricevuta la sera prima dal Generale serbo....
Neppure la sua faccia conoscevo, e lui già mi amava così tanto, c'era da preoccuparsi sul serio.
E se mi avesse rapita? ... sigh....

CIAVEVO quasi i lacrimoni, quando vidi correre uno dei fetusissimi uomini di LekkaLekka, rincorrere uno dei nostri urlando come un ossesso....
Potevo mai stare a guardare?
Enno'....
E allò, a cazzimma proprio ho teso una gamba e gli ho fatto uno sgambetto, e quello è caduto a faccia a terra nel fango e non si muoveva più.



" Tiè, ben ti sta!" ecco.
Poi ho cominciato a guardarmi intorno, che gli volevo fare le pernacchie e prenderlo a sputazzate, ma è arrivato uno che ha cominciato a darmi le mazzate con la spada sullo scudo, e mi ha abbuffato di lividi... e quando ha visto che non mi facevo niente, ha preso e se n'è andato.



" DiNcelo al Generale Serbo, che io ci ho provato a schiattare pure oggi, ma non ci sono riuscita... dinCelo che ci vediamo pure domani, a meno che non schiatta o lui o io... "

Quando la battaglia alle prime luci dell'alba si concluse con una tregua, i morti e i feriti sul campo non si contavano. La cosa certa era una: ai cani, quello, avrebbe dato mangiare la carne dei suoi, perchè le nostre perdite erano pochissime ed eravamo riusciti a portarli in salvo, anche quelli parecchio ammaccati.

" C'est la vie.... " pensai...che era sicuramente meglio che se avessi pensato " Cess la vie... ahahahahahahaaa".



Leenie
Il mio risveglio non fu dei migliori.
Battei le palpebre e alla luce incerta di una candela vidi chine su di me tre persone: Giubius, Vivi e mio marito. Mi guardai intorno e vidi un soffitto piuttosto alto, con le travi a vista. L’aria era polverosa e aveva il vago odore organico delle stalle.

Amici fidati ci hanno imprestato un fienile, per nascondere i feriti. Se vi trovassero non esiterebbero a trascinarvi in cella, quei barbari! E credimi, so qualcosa del loro bel trattamento. Be’, adesso che sei sveglia vado a controllare gli uomini.

Giubius raccattò l’elmo e se ne andò a grandi passi.

Mi passai la lingua sulle labbra secche e Vissénte subito mi allungò una tazza di coccio piena d’acqua. Cominciavo solo in quel momento a sentire la spalla che mi pulsava e qualcosa che non andava nel piede…

Come ti senti, Costanza? Mi hai fatto preoccupare… non sapevo fossi ferita, se no sarei venuto subito.

Ridacchiai, solo lui mi chiamava ancora così, ma sussultai quando mi mossi un po’ troppo.

Sto bene, non devi preoccuparti, domattina sarò in piedi e sul campo.

Feci per tirarmi su ma lui mi bloccò e si intromise pure mia suocera:

Piccola, con la caviglia in quello stato non andrai da nessuna parte per un po’ di giorni. E la ferita non è grave, ma non va trascurata.

Adoro mia suocera e mi faccio generalmente punto d’orgoglio anche del fatto che lei mi adori, ma detesto quando mi tratta da bambina, e mi dimenai nel letto. Tuttavia uno sguardo alla caviglia scostando la coperta mi costrinse ad ammettere che aveva ragione: era gonfia e mi doleva.

Intervenne mio marito:

Tesoro, riposati qualche giorno, ti può solo far bene. Noi purtroppo dobbiamo andare, il dovere chiama.

Non preoccupatevi, starò benissimo.


Baciata sulle labbra da lui e sulla fronte dalla madre, rimasi sola, con il fastidio delle ferite e la noiosa prospettiva di giorni vuoti. Mi guardai allora intorno, per quanto mi permetteva la flebile luce della candela. Eravamo stati sistemati con dei sacconi riempiti di paglia, qualche contenitore fungeva da braciere ma faceva comunque freddo. Nella penombra, l’uomo accanto a me dormiva profondamente, senza camicia e avvolto nelle bende. Assomigliava a Grevius, ma era di spalle e non potevo esserne certa, e non volevo disturbarlo.

Be’, finalmente avrò la mia rivincita alla briscola…

Fu l’ultimo pensiero prima che il sonno mi prendesse.



La sera seguente dal mio cantuccio sotto le coperte, assistetti alla parata dei feriti del giorno successivo. Anche se non potevo alzarmi la ferita non mi dava troppa noia, e potevo guardarmi intorno con agio. Sorprendentemente pochi…
Ed ebbi altre due sorprese. La prima sotto forma di un bigliettino, non era firmato ma ero sicura di sapere chi fosse il mittente, e mi fece enormemente piacere, nonostante fosse criptico come al solito:



Mi spiace nipotina, curati ....

Riguardati



La seconda giunse sotto forma di una… be’, di una mummia, non saprei come definirla altrimenti:

Samiro?! Ma che ci fai conciato così?

Bofonchiò qualcosa, e riuscii a comprendere una sola parola. Se non fossi stata distesa, probabilmente sarei caduta.

Sapone? Tu vuoi che io ti dia… del sapone?

Annuì, e io mi astenni dal commentare, felice che i miei insegnamenti fossero stati recepiti così bene. Certo, ora bisognava capire per quale assurdo motivo se ne andava in giro conciato in quel modo ma… una cosa per volta.

Dovrei averne un pezzo nella mia sacca. Guarda, è lì, io non ci arrivo. Te lo regalo volentieri.

E sorrisi. Certo non mi stavo annoiando neanche la metà di quello che mi ero aspettata.
_________________
Addiu




    Affilo la mia lama, assente e inebriato dagli dèi a cui parlo stretto a questa fiasca di Tokay sottratta ad un serbo dopo averlo decapitato,
    seduto ed appoggiato ai piedi di una quercia malata,
    come lo sono tutte in questo bosco.
    E' stata un'altra notte di sangue, la terza in tre giorni.
    Nell'accampamento ormai non si contano nemmeno più morti e feriti,
    ci si limita a raccoglierli.
    Noi non fuggiamo, non abbiamo luogo dove andare, abbiamo noi stessi e le nostre tende;
    un'esistenza priva di leggi, di morale, di condanne.
    Niente viceprefetti, niente giudici, niente doganieri; l'unica legge che vige è quella della spada.
    Mi guardo intorno e vedo solo soldati, briganti, ladri, impostori, donne e uomini dalla indiscussa immoralità!
    Non una ferita ho riportato in tutte le battaglie che ho fin'ora combattuto, neanche una fottutissima ferita!







    ...


    Sono forse già morto..?!
    Mi trovo forse nei Campi Elisi senza saperlo..?!!








    No, non ancora Addiu, non ancora.....





Morphea
notte tra il 26 e il 27 Marzo....





"... tieni Legio a freno, e digli di ascoltarmi una buona volta!" così il zelloso ha allietato l'alba dei miei occhi, entrando di prepotenza nella mia tenda.
Ora so perchè tutti dicono che il buongiorno si vede dal mattino. Il mio è stato proprio nu risvegl' e m....
Ed io non contenta, mi diedi da sola il colpo di grazia facendogli una domanda " Che ha combinato ora? "

Prese una serie di pergamene e le spiegò sul pagliericcio senza darmi neppure il tempo di capire cosa stesse succedendo...

" Vedi... si tratta di numeri, è tutta una questione di numeri.. " ed io tenevo certi numeri in quel momento in testa, che cominciai a contare per non suonargli in testa quelle pergamente.
"Per me ha ragione lui..." ho avuto la brillante idea di replicare.
" ... non lo mettevo in dubbio!" così replicò.

A volte mi sentivo la madre di figli non miei, e Giub mi sembrava uno di due fratelli, geloso dell'altro. Sorridevo sempre quando reagiva così.

" ma ti spiego anche perchè.... " provai a dirgli.
" t'ho detto che si tratta di numeri!" meglio non dire dove glieli avrei infilati i numeri, ma capì che dovevo andare a parlare con quell'altro.
Aggrottai la fronte e cominciai a ringhiare.

Andai a cercare quell'altro.
Chebbello spettacolo. Quasi quasi lo preferivo quando imprecava e mi riempiva di insulti.
In preda ad un delirio silenzioso, andava su e giù fuori la tenda con le mani dietro la schiena, dondolandosi sulle gambe...
" Moriremo lo stesso, lo sai? " così si interruppe.
Io lo sapevo, come tutte le altre volte. " ... è solo un'agonia lenta così... "
" Ha ragione lui.. " era l'unica cosa giusta da dire in quel momento.
" Tu non capisci Marfy... " magari non capissi mai.
Riprese ad andare su e giù dondolandosi sulle gambe...
" Sarò il primo ad essere felice, se quello che dice, non fosse solo una lenta agonia... "
" Dagli retta e fa come dice... "

Era ora di prepararsi per l'ennesimo spargimento di sangue...
" Marfy, se mi dovesse succedere qualcosa... no il solito mortorio... fai tu!"
" Non farò nulla... "
sapere che sarei stata nuovamente ferita a morte era un impedimento più che oggettivo.
" Ma me cresce l'erbaccia intorno..."
" Ci sarà chi ti piangerà.... "
" Ma mi innaffi ogni tanto almeno?"
" Come no...vengo di nascosto e ti porto i fiori finti, così risparmio... "
" eh...mo' facciamo anche i gelosi mo'...."
" chi? tu?"
" daltronde....capisco, era una fase necessaria che dovevi attraversare. lo so"
" sìsì.. maaaaaaaaaaa...."
era impazzito sul serio...
" adesso pero' non implorarmi piu di rimanere... " sempre più convinto lui eh. "... sai che devo andare"
"ehm... non era così, era... tu sai che devo farlo...ahahahahahahahah "
" vabeh... me ne so già annato"
" tesoro, non preoccuparti... l'ho nascosto nella tenda, ora che vai lo faccio uscire... "
" ma chi? amanti? seeeeeeee"
" iooooo? nooooooo... "
" daltronde, neppure se te ne prendi tre tutti insieme, daltronde... i sentimenti so' sentimenti..."

pensai che sentisse mal di pancia.... " sìsì... "
" e io sento na cifra... "
"ahahahahahahahaha...."
"ahahahahahahaaaaaaaaaaaa...."
" comm sì cretin.... "
"vabbeh, è stato bello, mo' pero' damoce un tajo...."
" e che vuoi taglia'?"
io pensavo al generale serbo che mi vogleva tagliare gli intestini e farne uso improprio.
" domani io sarò morto e tu pure. famo così, contamo fino al cinque... al cinque..."
io provavo ad essere serie, ma ci provavo solo e mi risultava assai difficile....
"ognuno risorge e corre in direzione opposta eh? va bene?"
" ahahahahahaha.... tu lo sai che lo faccio, ma poi a te ti vengono le mosse, e quanto duri?"
" è una tattica che ho sperimentato bene, sai? mori pure ma lascia due righe, che so'...."
" ma la mano me la dai?"
"se rivedemio, al primo che arriva da Aristotele fa.... PRIMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!"
" ahahahahahahahahaha"








Sul campo di battaglia non so chi dei due è caduto prima... so che sono caduta e che l'ho visto cadere. Non sono riuscita a correre nella direzione opposta, e non so chi dei due è arrivato prima da Aristotele. Ricordo solo di essermi trascinata nel fango, solo per stringergli la mano.





Mistic
Le battaglie si susseguivano notte dopo notte,non c'era tregua.
La battaglia aveva,come sempre,un qualcosa di magnetico che mi attirava verso sè.
In quel momento,la mente è sgombra,ed è quasi un miracolo divino per me.
Il problema,però,sorgeva dopo,quando eri difronte alla tua peggiore preoccupazione,vedere se tra quei corpi che giacciono a terra,c'è qualcuno dei tuoi compagni.
Sembra quasi una contraddizione,ma a volte preferivo essere io quella inerme.
Non ebbi neanche il tempo di formulare quel pensiero che lo vidi.
Era a terra immobile.
Trattenni il fiato e iniziai ad avvicinarmi.Respirava...ed io ricominciai con lui.
Cercai con lo sguardo qualcuno che mi potesse aiutare.
Tuben si stava avvicinando.Gli sorrisi.
"E' una gioia vederti camminare..."
Mi sorrise.
"Mia figlia?tua madre?non le ho viste in giro."
"Sabina sta bene.Mia madre..." si fermò un secondo "Alessia,sono anni che le dico che deve morire..."
Scoppiai in una risata.
"Aiutami con lui...c'è un fienile dove stanno mettendo tutti i feriti,portiamolo lì..."
Lo sistemai accanto a Liriel e andai a prendere il necessario per disinfettargli la ferita.




Mi ci ritrovai anche io lì in quel fienile il giorno dopo.



Mi risvegliai accanto a lui.
Aveva una faccia buffa,preoccupata e cupa.
"t'hanno incendiato casa?" gli chiesi.
Storse la bocca.
"che hai?" mi guardai.Non ero uno spettacolo.
"Prendila così...sono viva!" gli feci un sorriso sghembo.
Provai ad raddrizzarmi.Un dolore atroce all'addome frenò i miei movimenti.
"Non chiedermelo!" gli dissi senza alzare lo sguardo, sentivo il suo su di me ...
"Non lo so chi è stato e come...prima o poi lo ricorderò" risi.
Sentii strozzarmi la gola, quando una donna si avvicinò per darmi un intruglio di colore indefinito e dall'olezzo nauseabondo.
"Non ti preoccupare...è peggio di quel che sembra!" mi disse.
In quel caso fui io a storcere la bocca.
_________________

16 Ottobre 1460
Leenie
Erano ormai tre giorni che soggiornavo in quel fienile. Ormai, era pieno da scoppiare.

Ero riuscita a convincere Grevius a giocare a carte per fugare la noia dell’attesa. Stavo vincendo, quando gli portarono Mistic. Non volle più giocare per un po’.

Notoriamente non è il massimo giocare a briscola in tre, ma ci portarono presto il quarto, Morphea.
Temevo che non saremmo stati in grado di giocare per un po’, se dipendeva da lei.
Seguiva a ruota il Generale, che ultimamente passava più tempo disteso invece che in piedi, e non certo per sua scelta: appena guarito da una ferita, eccolo arrivare in barella col volto pallido e gli occhi chiusi. Ma respirava.

Ogni sera, dopo che qualcuno ci faceva la cortesia di portarci un piatto di minestra, arrivavano gli altri a salutare, a vedere i progressi delle ferite e a tenerci compagnia.
Quando Giubius arrivò puntò direttamente al pagliericcio di Legio. Si sedette al capezzale e parlarono a lungo, troppo piano perché potessi sentire. Valutai se zoppicare “casualmente” in quella direzione, ma poi decisi che non ne valeva la pena.

Notai solo che quando il Colonnello se ne andò, sorrideva.
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Giubius
L’odore della morte e del sangue ormai non erano più un problema, anzi, sembrava quasi che Giubius ne avesse bisogno. Passata l’ebbrezza dell’ennessima vittoria, bisognava pensare al giorno dopo. La cinica aritmetica dei cadaveri e feriti aveva dato un colpo importante ai nemici. Tenere, inoltre, fuori dalla città l’esercito del Principe da una parte e le orde serbo bosniache dall’altra, voleva dire anche affamarle giorno dopo giorno.

Giubius entrò nella tenda del quartier generale che in pratica era quella di Legio. Sicuramente vi era poco di marziale e disciplinato in quelle riunioni strategiche. In genere Legio si stravaccava sulla brandina in modo che la gravità aiutasse il boccale di vino nel suo compito. Bembe si sedeva sul tavolo delle mappe ad incidere paletti di legno con la spada; tabac con i piedi sul tavolo cercava maldestramente di imparare qualche parola di senso compiuto in Albanese: J U L U T E M .. per favore.... I K B R A T U A J …..togliti il reggipetto

Un senso di scoramento a volte lo prendeva ma in fondo era per questo che li amava,

Generalissimo!! Dobbiamo prepararci per la notte, fare i turni, predisporre i reggimenti...i rapporti dei capigruppo...

“Colonnè e che te tenemo a ffà? Pensace tu; già solo lasciare ogni volta il fienile per venire qui a dispensarvi strategie. C'ho le ferite!! ”

Tabac iniziò ad annusare l’aria “ Sniff Sniff, mi sa che sta per venire Samiro”
Neanche il tempo di dirlo e Samiro si catapultò nella tenda: "Ci sta un tizio qua fuori con una bandiera bianca, ha una lettera dal Principe Albanese”
“Di nuovo??? Fallo entrare, e mai che mandassero una donna a parlamentare” disse Legio con aria annoiata. Lesse la pergamena e la passò al Colonnello Giubius “ tiè vedi che vogliono che mò c’ho da ffà”
Giubius uscì dalla tenda a passo lesto pensando “fai questo, fai quello..peggio de na serva me trattano...”

Uscendo dall’accampamento per recarsi al luogo convenuto con il Principe Albanese, gli si fece incontro un contadino che gli porse un’altra lettera; Giubius non l’aprì, la ripose nella borsa e spronò il cavallo.
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Non potremmo distruggerli, ma gli strapperemmo un braccio e non gli può piacere.

Zippotrippo


"E che p..." La ferita bruciava.

"Uno si fa un mazzo così per 4 mesi a scarrozzare sta banda de'sorci per tutti i Balcani, mette a ferro e fuoco mari e monti, e poi si fa fregare da una sgarrupata..."

L'ennesima battaglia aveva visto il solito tributo di sangue...ma questa volta Zippo...non era rimasto illeso...Per la prima volta aveva assaggiato la spada del nemico....Ma anche il nemico aveva assaggiato la sua.

"Che devo dire...evidentemente mi ci voleva un po' di riposo..."

Si avviò lentamente, zoppicando, verso la tenda e si distese sul giaciglio.

"Ora vorrei qua una certa gattina infermiera...a cullarmi dolcemente affinchè lieto sia il riposo" e così si addormentò di colpo, beato.

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Silvestra
Avevo passato una notte agitata deliravo per via della febbre, una ferita profonda mi aveva quasi ucciso ma prima avevo ucciso uno dei loro ed un altro lo avevo ferito gravemente.
Nel delirio mi sembrava di vedere altra gente nei letti accanto a me
"Generaleeee anche voi quiii... io.... io sono stata un buon soldato.... un buon soldato.... è vero Generale? Solo un giorno, solo un giorno ....ho combattuto solo un giorno.....un altra volta...ancora ancora ...l'Altissimo...."
Il viso disfatto, il sudore mi bagnava la camicia da notte ed i capelli erano tutti appiccicati...
"infermiera...infermiera...c'è il Generale....il Generaleee.....mi devo mettere sull'attenti..."
Il Delirio durò per alcune ore, seguito da un sonno profondo, al mio risveglio ero cosciente e vidi che il Generale era davvero nel letto accanto al mio!
"InfermieraaAA!!! Ho bisogno di un bagno! Biancheria pulita!! Infermieraaa!! InFeeEEErmieraaAA!! EstetistaaaAAA! ParrucchieraaaAAAA!"
L'infermiera pensò che avessi ricominciato a delirare
Giubius
Giubius giunse all’accampamento del Principe Leka; più che un accampamento era un fortino improvvisato. Bassi muretti di fango circondavano una casupola di contadini, ove il Principe aveva raccolto quello che restava del suo Stato Maggiore. Scese da cavallo raccomandando alla sua scorta di restare fuori per evitare problemi. Entrò nella casupola tenendo l’elmo sottobraccio e fissò per un attimo il Principe Leka seduto ad un tavolo. Sembrava molto invecchiato rispetto a pochi giorni prima, quando, forte delle armate serbe e bosniache gli aveva intimato la resa incondizionata.

“Principe, i miei rispetti” esordì Giubius e continuando in uno stentato anglo/italico/albanese “ Vi porto i saluti del nostro generalissimo Legio che si scusa per non essere venuto di persona, ma è ancora convalescente; spero non vogliate chiedermi di nuovo la resa”.

Leka lo guardò in modo torvo: “ Voglio solo dirvi che nella nostra magnificenza e generosità abbiamo deciso di non attaccarvi stanotte e permettere così che la popolazione…”

Giubius alzò la mano e lo interruppe “ Principe, risparmiatemi i discorsi che farete alla vostra gente; sappiamo tutti e due che non potete permettervi un altro attacco in larga scala come quello di stanotte; ieri tramite il nostro contatto diplomatico vi avevo avvertito di non attaccare di nuovo. Il nostro Ordine non ha nulla contro gli Albanesi che stimiamo e rispettiamo come fratelli, anche se molti di loro danzerebbero sulla mia testa. L’ultima cosa che avremmo voluto fare era uccidere la vostra gente. Come prevedibile i Serbi e Bosniaci vi hanno usato in prima linea ed i vostri uomini sono stati i primi a cadere; ora siete bloccato ad est della città con pochi uomini e poco cibo, mentre i serbi per la quarta volta sono stati respinti con molte perdite ed ora avranno anche poco cibo.”

Il Principe non poteva certamente negare e si limitò ad ascoltare. “Principe noi vi accorderemo un cessate il fuoco immediato come da vostra richiesta, a condizione che i Serbi inizino oggi stesso la loro ritirata verso Zenica”

Voi scioglierete i vostri eserciti naturalmente”

“Principe! Mi avete chiesto la stessa cosa una settimana fa, ed eccoci qua; naturalmente l’esercito dell’Ordine non si scioglie. Date ordine ai Serbi di ritirarsi e noi non attaccheremo la città; Ci vorranno circa 5 giorni prima che giungano a Zenica, e nel frattempo potremo trovare una soluzione soddisfacente per porre termine a questa guerra. Ma non chiedetemi di nuovo di sciogliere il nostro esercito”

Dopo una mesta riflessione il Principe acconsentì “ Va bene, darò subito l’ordine di ritirata, ma consentitemi l’ingresso in città”

“Non posso, sapete bene che non posso farlo almeno finchè i Serbo/bosniaci non sono abbastanza lontani, però potrò concedere l’entrata ed uscita libera dalla città se ordinerete ai vostri di fare altrettanto”.

Il Principe chiamò un soldato e scrisse due righe affrettate consegnandogli la pergamena.

“Ecco fatto, ma dopo ve ne andrete vero?” chiese con tono speranzoso.

“ Principe, io sono solo uno dei fratelli e sorelle dell’Ordine, posso assicurarvi sicuramente quanto detto stasera, ma decidiamo sempre tutto insieme; vi prometto di parlarne con gli altri sperando che siano abbastanza sobri per prendere una decisione, ora scusatemi ma è meglio che ritorni dai miei” Giubius si accomiatò e nell’uscire aggiunse “ se vi serve cibo posso mandarvi qualcuno dei miei a rifornirvi”
Il Principe con sguardo rassegnato bofonchiò “ No grazie, ci arrangeremo”.

Tornando verso l’accampamento, Giubius e la sua scorta si diressero prima sulla collina da dove videro che i serbi stavano smantellando il loro campo. “Colonnè…se ne vanno davvero” urlò Bembe.
“ Come ha detto il buon Grevius - Timeo Danaos et dona ferentis – “
"E che vor dì?”
"Vuol dire che quando uno ti porge il ramoscello d’olivo da una mano, devi vedere prima cosa tiene nell’altra, quindi stasera ci si prepara lo stesso e domani sapremo con certezza; per ora manda qualche esploratore sui nodi così li controlliamo. Tornate dai nostri e riferite tutto a Legio, io resto ancora un po’ qui”

Restato da solo, prese la lettera aveva riposto nella borsa; dopo averla letta spronò il cavallo e si addentrò nel bosco.
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Non potremmo distruggerli, ma gli strapperemmo un braccio e non gli può piacere.

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