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Era mio padre

Leenie
Il lavoro delle pale si era appena arrestato, questa volta per riempire la fossa. All’idea che non l’avrei visto mai più, mi morì qualcosa dentro. Deglutii penosamente.
Venne poi collocata la pietra che era tutto ciò che di quell’uomo straordinario sarebbe rimasto visibile all’occhio dell’uomo comune. Il nome, le due date, una frase a lungo ponderata.

Sentivo Tiwaz tremare leggermente sotto la mia mano, di rabbia o di dolore non saprei dire, probabilmente entrambi.

Non era ancora finita.

Trascinai la ragazza giù da quella collina, stringendola forte, verso la cittadina.
Quello che sarebbe seguito era parte integrante del rito funebre. In cuor mio pensavo che lui avrebbe apprezzato: birra e porcello arrosto.
Vidi Leone Borromeo annuire, come approvando la scelta.

Nessuno di noi aveva molta fame, ma sapevo che questo gli era dovuto, né più né meno della sepoltura.
Presi perciò un piatto di coccio con l’arrosto, ne misi uno davanti a Tiwaz che era seduta, in silenzio su una panca, in disparte. Le misi davanti anche un boccale di birra e le intimai:

Bevi!

Non bevo, Liriel, lo sai.

Be’ questa volta berrai, scommetto che non ti dispiacerà.


Bevemmo tutti, il secondo, il terzo, il quarto boccale e quelli che seguirono andarono giù più facilmente anche per la piccola Tiwaz, alle prese con la sua prima sbronza.
Eriti e Petrus finirono ridacchianti, a giochicchiare uno con le mani dell’altra, come non li avevo mai visti fare da sobri.
Ilsebill e Samiro stavano concludendo una gara di rutti, come poche se ne vedono, a tutto vantaggio della delicata pulzella.
Memnone aveva appena finito di rivedere la sue porzione di arrosto in quel della latrina, e tornava, barcollante, sudato e malmesso.
Io passavo e ripassavo il dito umido sul bordo del bicchiere, pensando a quante volte mi ero ubriacata per uccidere il dolore che mi divorava dentro… la mia bimba…

Fu a quel punto che Leone Borromeo si avvicinò a me e a Tiwi, che russava al mio fianco riversa sul tavolo. Si chinò dolcemente sulla fanciulla addormentata, scostandole delicatamente dal volto una ciocca di capelli scuri. Notai che aveva lo sguardo distante, come se al suo posto stesse vedendo un’altra persona.
E poi mi disse, sedendosi con un sospiro:

Sapete, mi ricorda tanto… una persona che ho conosciuto.

Io mi alzai, un po’ incerta, reggendo tra le mani un boccale pieno.

Vado a dargli la sua parte… potete portare Tiwi a letto?

Sembrò riflettere un momento, prima di rispondere:

Aspettate, potete portarne due, di boccali, sulla collina? C’è un’altra persona lì a cui penso farebbe piacere.

Come due?

Aspettate un istante, prima di andare. Ho una storia da raccontarvi, se volete sentirla.

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Amsterdam707

Leone era seduto nel tramonto sulla terra calpesta e smossa di fresco.

Tiwaz gli si era addormentata in grembo e lui, a torso nudo, addentava la carne.

Sì forbì le dita in un ciuffo d'erba malfermo e cominciò a narrare:

"C'era una volta -sembra incredibile ma è così- tanto tempo fa, in un posto lontano, un mondo dove regnavano risa, onore, forza e rettitudine.
Dove ad ogni gesto si accompagnava un petto pronto a riceverne le conseguenze: fossero medaglie o lame affilate.

Esistevano eroi che affrontavano la morte con un sorriso dolce, e la beffavano. Compirono imprese tanto grandi da instillare timore e rabbia nei cuori delle menti semplici, fossero esse nobili o plebee. Furono composti canti, e storie, e perfino bugie e leggende su di essi.

Una di queste leggende narra:

C'era una volta, tra questi eroi, una bionda guerriera, forse la madre di tutti loro, la sorella di guerra del grande Eroe, di Colui che Prese il Potere.

Era bionda, fiera, allegra, saggia e acuta. Beveva birra e amicizia da chiunque la sfiorasse appena.

Era la donna più grande che ci fosse, in un tempo fatto di grandi donne, di dee ed eroine.

Ma come per tutte le grandi epoche dell'Uomo, venne anche per quell'epoca la fine, ed uno alla volta tutti gli Eroi e le Dee lasciarono questo mondo per scomparire, annullarsi, nascondersi.

Per la bionda guerriera pure venne la fine, e fu la fine che lei scelse, giocando ancora una volta con la morte e ridendo gioconda alla corda che la impiccò.

Il male, il tradimento, l'ignoranza e la stupidità -che saranno ripagate, oh, se lo saranno!!- vinsero sulla grandezza della vita. Piccoli uomini vinsero una grande donna, che non si difese...

Salvò vite con la sua morte, e fece varcare a Tergesteo il fiume della follia una volta e per sempre, lui che era il suo fratello di morte e che con lei allora non morì.

Tornò a casa, il corpo di Tergesteo, mentre la sua mente vagò per sempre più lontana di qualunque luogo che il corpo riuscì, affannato a raggiungere.

Fino a quando il corpo, senza più guida, trovò quel maledetto ramo in Albania che si prese anche la sua vita mortale.


Ecco, ora fratello e sorella, i due amanti del riso e della follia sono per sempre insieme, vicini in quella morte che corrompe i corpi e rafforza le leggende.


Io stesso composi la pira per la bionda guerriera, io ho scavato la fossa per mio fratello Tergesteo.




Io che non sono mai riuscito a raggiungerli."




Scoppiò in singhiozzi irrefrenabili e senza ritegno, la testa tra le ginocchia, il capo di Tiwaz posato delicatamente a fianco.



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Leenie
Sono una persona cattiva?
Io penso di sì.

Altrimenti avrei dovuto sentire dolore, avrei dovuto sentire qualcosa di fronte a un uomo che piange, di fronte a un uomo il cui dolore è tale che non si cura di mostrarlo ad un’estranea.
Invece in maniera distaccata, condizionale, pensavo che avrei, sì, avrei davvero dovuto fare qualcosa.

La Morte non è una cosa a cui bisognerebbe mai abituarsi.
E’ giusto sentirsi spiazzati di fronte ad essa.
Bisogna piangere e sfogare la propria amarezza, come stava facendo quest’uomo di fronte a me.

Nulla.
Solo il nulla.

O forse ero semplicemente troppo stanca, e troppo ubriaca.
Che cominciassi ad assuefarmi al fatto che non c’è mai nulla che io possa fare per proteggere gli altri dal dolore?
Avevo offerto a Tiwi il conforto momentaneo dell’oblio, che genere di conforto potevo offrire a quest’uomo?

Sono sempre stata più brava ad agire, che a pensare, che a sentire.
Anche questa volta fu così, semplicemente mi alzai, mi avvicinai, mi sedetti accanto a Leone Borromeo, lo storico di Fornovo, l’amico fraterno di Tergesteo e, non osando abbracciarlo data la scarsa confidenza, posai semplicemente la mano sulla spalla sussultante per i singhiozzi disperati, dapprima delicatamente, poi con stretta più decisa.
Dopo qualche tempo, finalmente quella spalla si fermò, fatto salvo il lievissimo movimento del respiro. Gli avrei porto il mio fazzoletto, ma era ancora sporco della terra proveniente dalla faccia di Tiwi.
Così, risparmiandogli l’imbarazzo di vedere riflesso il suo cordoglio nel mio sguardo, ormai un poco più sobria mi alzai, mi spazzolai la sottana e dissi sottovoce, gli altri ormai dormivano tutti:

Non scordatevi di portare la piccola guerriera a letto, per piacere. Vado a recapitare le ultime due birre.

E mi avviai.

Nel buio luminoso che precede l’alba, risalii la collina con due boccali e due mazzi di fiori.
Mi avvicinai cautamente alle due tombe e cominciai a chiacchierare con familiarità con i due occupanti, ero certa in cuor mio che in qualche modo potessero sentirmi, e che avrebbero badato alle convenienze ben meno dei vivi. Mi sembrava quasi di vederli, il Folle e la Guerriera Bionda della leggenda, intenti ad organizzare un assalto al Paradiso Solare:

Ecco Terge, Tiwi mi ha detto che ti piacciono le rose… ho dovuto chiedere a lei, non abbiamo mai parlato di che fiori preferivi. Non abbiamo parlato di tante cose, non c’è stato il tempo. Ma sì, tranquillo, ho portato anche la birra.

Versai il contenuto del boccale direttamente sulla lapide, poi mi avvicinai al mucchio di sassi.

Salute a te… mi spiace, a te ho portato dei fiori di campo, non sapendo quali fiori preferissi. Non so nemmeno se ti piacciono i fiori, ma non mi sembrava giusto portarli a Terge e a te no. Probabilmente non vi importa, ma fa sentire meglio i vivi, forse. Credo. In compenso per te ho il boccale di birra più pieno, contenta? Spero che apprezzerai, mi hanno detto di sì. Mi raccomando, prenditi cura di Terge. Terge, io mi occuperò di Tiwaz, per quanto possibile, lo prometto. Lei è molto arrabbiata con te, sai…

In quel momento il primo bagliore dell’aurora mi tolse di bocca le ultime parole.

Mi accovacciai e versai sulla terra umida per la birra qualcosa d’altro. Augurandomi che apprezzassero entrambi.
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