E finalmente erano ripartiti. Ora non restava che raccogliere, strada facendo, tutti gli amici, come briciole di pane seminate lungo il cammino per ritrovare la strada. La Brigata Fantasma si riuniva. O almeno ci provava.
Da Pontecorvo erano partiti in tre, Liriel, Samiro e Petrus. E Biagio, ovviamente, Petrus non si muoveva certo senza Biagio.
Cavalcava serena, godendosi l'aria ancora fresca del mattino. Nonostante i problemi e le preoccupazioni, e il morbo che devastava quelle terre, e gli amici da piangere che non mancano mai, voleva godersi per un attimo l'idea della Brigata riunita. Si sentiva bene, finalmente era guarita ed in forze.
Tuttavia, nonostante tutta la buona volontà, il barlume di buonumore si oscurò al pensiero dell'ultimo dono ricevuto, il cavallo che stava montando, appartenuto a Chikka. Solo lei poteva chiamare un cavallo Dondolo... ed ora lei non c'era più, portata via dal furore della tempesta.
La bestia apparentemente sembrava adattarsi alla perfezione alla precedente proprietaria, a dirla tutta aveva un'aria piuttosto squinternata; ma era una brava bestia, docile e affezionata, e Liriel si sentiva grata del fatto che Chikka l'avesse ricordata, anche in mezzo alla collera dei flutti. Il vestito nero stavolta era per lei.
Sora. Era sicura che Ilsebill fosse lì, glielo aveva scritto Memnone. E fu verso la sua casa che si diressero, appena arrivati.
Bussarono, ma non ci fu risposta. La bottega da fabbro proprio a fianco alla casa, era sprangata, e sicuramente la moglie a quell'ora era in prefettura. Ma Memnone dov'era?
Torniamo più tardi...Petrus detto ciò si era già avviato verso la taverna più vicina, ma Liriel lo trattenne per un braccio.
Aspetta, voglio vedere se...La porta era aperta. Samiro borbottò qualcosa circa il fatto che non si entra senza permesso nelle case altrui, ma Liriel incurante della buona educazione e preoccupata per l'amico, salì decisa al piano di sopra.
Trovarono Memnone a letto. Sicuramente qualcuno dei tre stava per fare una battuta sulla gente che dorme fino a tardi, ma avvicinandosi si accorsero del suo brutto aspetto. Sembrava sofferente, e febbricitante. E testone com'era, sicuramente aveva nascosto alla moglie le sue condizioni.
Memnone ma cosa? Scommetto che non lo hai detto a nessuno! Che stupido, dovevi chiamare un medico.
La Crociata non è ancora finita...
Eh? Ma lui si voltò nel letto e borbottò qualcosa di incomprensibile. E Liriel si illuminò di un'intuizione improvvisa.
Petrus, dove lo avevano ferito in Savoia?Lui si avvicinò, e senza una parola voltò Memnone supino e scostò la camicia. Sotto uno straccio che voleva simulare una fasciatura improvvisata, la ferita, che avrebbe dovuto essere chiusa da un pezzo, suppurava. Un'unica imprecazione collettiva si levò dai tre. Liriel imprecando sottovoce si sfilò il pugnale, e si diresse verso la cucina, infilandolo con precauzione tra le braci della stufa. Frugò un po' in giro e trovò una bottiglietta di liquore e uno straccio e tornò di sopra. A trovare un cerusico ci voleva troppo tempo, e loro dovevano partire presto.
Dopo aver ripulito la ferita, gli infilarono lo straccio in bocca, avendo cura che respirasse. E Liriel disse piano:
Avresti dovuto dircelo, Mem, che non guariva bene. Dovrebbe essere chiusa da settimane... ora sopporta un po', che domani ti voglio pronto a partire.Un sibilo, un urlo, odore di carne bruciata.
Un po' di unguento lenitivo e delle bende pulite che lei aveva imparato a tenere sempre nelle bisacce della sella, e tutto era concluso.
Bene, andiamo a cercare Ilsebill. Con un po' di fortuna lui dormirà tutto il giorno e non si ricorderà nemmeno che siamo stati qui. Domani potremo partire._________________