Samiro
Erano trascorsi molti giorni e non aveva più notizie dei suoi compagni, una volta uscito di prigione era rimasto solo come un tempo prigioniero della solitudine che gli era rimasta fedele, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Cosi una volta fuori dalle carceri Modenesi decise di fare ritorno da dove tutto era iniziato.
Afferrò le stanghe del suo carro e lentamente prese la strada che lo portava a Venezia.
Ci vollero alcuni giorni per mettere piede nella Serenissima, viaggiava tutta notte tra le strade buie lontano da occhi indiscreti, riuscì a intrufolarsi nella capitale chiusa a chiunque volesse entrarci, mentre di giorno riposava allinterno di qualche caverna o pertugio al riparo dalla calura estiva e dai raggi solari.
Lento era il pellegrinaggio che lo portava al compimento della sua missione, la stanchezza e la fame sembravano rendere il suo obbiettivo ancora più arduo, cosi scelse di fermarsi lungo la strada oggi non avrebbe continuato il suo viaggio, guardandosi attorno Samuele era conscio di essere a metà strada, un giorno in più non avrebbe avuto uninfluenza negativa per ciò che si era prefissato di fare e quel luogo era perfetto per sostare la notte aveva tutto quello che gli serviva, il corso dacqua era lideale per riempiere le anfore e dissetarsi, la caverna era un rifugio accogliete dove dormire.
Samuele con la diligenza che lo contraddistingueva iniziò la raccolta della legna, una volta portato a termine il suo dovere si lasciò cadere su un grosso albero abbattuto dal maltempo e dalle tasche afferrò due pietre mentre con forza le fece sfregare affinchè queste produssero delle scintille, ove unendosi alle foglie secche diedero vita a un piccolo fuoco.
Lentamente Samiro lo accudiva continuando a soffiare per fare alzare le fiamme e nutrendolo di foglie secche e piccoli rami essiccati.
Quando
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-Senza parole-
Cosi una volta fuori dalle carceri Modenesi decise di fare ritorno da dove tutto era iniziato.
Afferrò le stanghe del suo carro e lentamente prese la strada che lo portava a Venezia.
Ci vollero alcuni giorni per mettere piede nella Serenissima, viaggiava tutta notte tra le strade buie lontano da occhi indiscreti, riuscì a intrufolarsi nella capitale chiusa a chiunque volesse entrarci, mentre di giorno riposava allinterno di qualche caverna o pertugio al riparo dalla calura estiva e dai raggi solari.
Lento era il pellegrinaggio che lo portava al compimento della sua missione, la stanchezza e la fame sembravano rendere il suo obbiettivo ancora più arduo, cosi scelse di fermarsi lungo la strada oggi non avrebbe continuato il suo viaggio, guardandosi attorno Samuele era conscio di essere a metà strada, un giorno in più non avrebbe avuto uninfluenza negativa per ciò che si era prefissato di fare e quel luogo era perfetto per sostare la notte aveva tutto quello che gli serviva, il corso dacqua era lideale per riempiere le anfore e dissetarsi, la caverna era un rifugio accogliete dove dormire.
Samuele con la diligenza che lo contraddistingueva iniziò la raccolta della legna, una volta portato a termine il suo dovere si lasciò cadere su un grosso albero abbattuto dal maltempo e dalle tasche afferrò due pietre mentre con forza le fece sfregare affinchè queste produssero delle scintille, ove unendosi alle foglie secche diedero vita a un piccolo fuoco.
Lentamente Samiro lo accudiva continuando a soffiare per fare alzare le fiamme e nutrendolo di foglie secche e piccoli rami essiccati.
Quando
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